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Berlino 2009 - La Teta Asustada vince l'Orso d'oro

Post n°192 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da Una.donnaconlagonna

La Teta Asustada

 

Regia : Claudia Llosa ; sceneggiatura : Claudia Llosa ; fotografia : Natasha Braier ; montaggio : Frank Gutierrez ; musica : Selma Mutal ; interpreti : Magali Solier (Fausta), Marino Ballòn (Onkel Lucido), Susi Sànchez (Aida), Efraìn Solìs (Noe) ; produzione : Oberon Cinematogràfica, Wanda Vision ; distribuzione : Tha Match Factory ; origine : Spagna/Perù, 2009 ; durata : 94’.

 Foto di Una.donnaconlagonna

 

 



Non tutti si ricordano che la storia recente del Perù è stata segnata da un drammatico clima di terrore. Dal 1980 al 2000, nel paese sudamericano, sono stati registrati 70000 omicidi ed innumerevoli casi di stupro e di abuso. Un ventennio indubbiamente tragico ed oscuro.
La regista Claudia Llosa, nata a Lima nel 1976, ha vissuto in prima persona la tragedia di questo periodo e conosce perfettamente le sensazioni che si provano in quei momenti. Llosa, già apprezzata per il film MADEINUSA (2006) e qui alla sua seconda prova nel lungometraggio, ha sentito ora il bisogno di raccontare il dramma di questi venti anni e di farlo in maniera indiretta, puntando il suo sguardo sulle conseguenze del presente piuttosto che sulle colpe del passato. Calamitando il suo sguardo sull’attuale realtà peruviana, la regista-sceneggiattrice ci narra la storia di Fausta, giovane ragazza che ha contratto una malattia dal latte della madre. La malattia, denominata la teta asustada, non consiste in nessuna infezione batterica, bensì in una condizione in cui vengono rinchiuse tutte le donne che durante il periodo del terrorismo hanno subito un abuso od uno stupro.
La vera malattia di Fausta è la paura. E’ questa infatti l’eredità ricevuta dalla madre. L’anziana donna, che muore e scompare dalla scena dopo pochi minuti dall’inizio del film, ha vissuto sulla sua pelle il dolore degli anni del terrorismo e la figlia è proprio il frutto di questo periodo. Fausta sente dentro di sé la sua malattia, indotta più che altro dall’assuefazione alla credenza popolare in essa. Vissuta sempre con il marchio della teta asustada stampatogli addosso dalla famiglia, la ragazza manifesta la sua paura nei confronti della vita, della società e dei rapporti interpersonali, con l’inserimento di una patata nella vagina finalizzato alla protezione da eventuali stupri. E’ in questo gesto che la storia scritta da Claudia Llosa riassume l’irrimediabile fragilità della sua protagonista. Quest’azione autoprotettrice porta in sé i dolori del passato di un intero popolo, è il segno di una ferita ancora difficile da rimarginare, è la metafora di un dolore ereditario.
Attraverso il personaggio di Fausta, la regista riesce a fare un salto nel passato nero del Perù ed allo stesso tempo a guardare con speranza (rappresentata nel finale) verso il futuro. In lei viene racchiuso quel senso di impotenza che ha vissuto la nazione nei vent’anni di terrore e solo in lei può essere scovato il coraggio per ripartire verso un nuova ricostruzione, una nuova era che però deve sempre ricordarsi del passato.
Finora ci siamo focalizzati solamente sul personaggio di Fausta. Ciò non vuole però implicare l’assenza di una dettagliata delineazione delle figure di contorno. Tutt’altro. Se infatti Fausta costituisce il perno centrale del film, attorno a lei ruota un nutrito gruppo di personaggi che rispecchia le diverse anime del paese. Dalla ricca signora per cui lavora, all’affettuoso zio -seriamente convinto, nonostante il tentativo di persuasione di un medico, che la giovane sia malata di teta asustada - fino a tutti i componenti della sua famiglia, i caratteri che si muovono nel contraddittorio territorio peruviano sono l’immagine delle loro tradizioni e della loro cultura unica e singolare.
Una nota conclusiva la merita il lavoro registico di Claudia Llosa. Sebbene il film presenti in diversi momenti un’eccessiva dilatazione dei tempi del racconto, appare sorretto da un pacato - e mai presuntuoso - senso poetico, espresso in un’insistenza ammaliante sui silenzi e sulle sensazioni della splendida protagonista Magali Solier.


di A.Spera

 
 
 

Ancora una violenza sulle donne

Post n°191 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da Una.donnaconlagonna

Roma | 23 gennaio 2009
Fidanzato chiuso nel bagagliaio, giovane violentata alle porte di Roma
Hanno prima picchiato e chiuso nel bagagliaio lui, poi in cinque hanno violentato a turno la sua fidanzata. E' successo questa notte a Guidonia dove una coppia e' stata aggredita da cinque uomini, forse dell'Est.

 La violenza e' avvenuta intorno all'una di notte: la coppia si era appartata in auto in una stradina isolata di Guidonia quando e' stata avvicinata dai malintenzionati che prima hanno violentemente malmenato il giovane di 24 anni, lo hanno chiuso nel portabagagli e poi hanno stuprato a turno la ragazza di 21 anni. La giovane e' stata medicata all'ospedale Pertini di Roma. Sull'accaduto stanno indagando i Carabinieri della compagnia di Tivoli.

MA LO STATO COSA FA?

«Oggi per me è stato un giorno  tristissimo. Ero felice perchè lo avevano preso. Ora mi sento  sprofondare di nuovo ». Così Eleonora, la ragazza di 25 anni,  violentata a Capodanno, commenta con il «Messaggero» la notizia che il giovane arrestato per lo stupro è agli arresti domiciliari. «Perchè è ricco, se era uno povero e disgraziato -sottolinea  la giovane scoppiando a piangere- stava dentro. Quella sera mi diceva  cose irripetibili, mentre con una mano mi stringeva il collo e con le ginocchia teneva aperte le mie gambe. Aveva una rabbia inaudita, inspiegabile. Mi ha rovinato la vita, l'ha trasformata in un inferno e non ha passato nemmeno un giorno in carcere, sta tranquillo a casa».

Eleonora che non va più a lavoro e nemmeno riesce a guidare racconta: «Quando vado in piazza al paese mi guardano tutti, hanno pure scritto che ero ubriaca e drogata e che sono appartata con quella  bestia...mentre l'ho solo conosciuto e poi incontrato al bagno  chimico...l'hanno rilasciato perchè è benestante, mentre noi siamo una famiglia umile».

25 gennaio 2009

 
 
 

In onore del poeta sempre presente a 10 anni dalla sua scomparsa

Post n°190 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da Una.donnaconlagonna

Fabrizio De Andrè
Verranno A chiederti Del Nostro Amore

Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a crederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta

non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"

non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai.

E dietro ai microfoni porteranno uno specchio
per farti più bella e pesarmi già vecchio
tu regalagli un trucco che con me non portavi
e loro si stupiranno
che tu non mi bastavi,

digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni
per ritornare dopo l'amore
alle carenze dell'amore
era facile ormai

non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai.

Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,

ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi

sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.

Ma senza che gli altri non ne sappiano niente
dirmi senza un programma dimmi come ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l'amore per amore
o per avercelo garantito,

andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori
o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,

continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.

 

...Ha stravolto i canoni della canzone italiana con le sue ballate, sempre sospese tra mito e realtà. E ha sfidato gli arroganti di ogni tempo con il linguaggio sferzante dell'ironia. Senza mai cedere alle "leggi del branco"....Fabrizio De Andre' e' morto alle ore 2,30 dell'11 gennaio 1999, all'Istituto dei Tumori di Milano. Lascia alla cultura italiana versi e suoni da ricordare perchè lui era un grande, uno che non metteva mai in fila le cose: quello che aveva da dire lo diceva.Lui era un grande poeta. 

 
 
 

Post N° 189

Post n°189 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da Una.donnaconlagonna

Innamorarsi di due occhi,
dei tuoi occhi profondi,
grandi, sinceri e maliziosi,
che mi guardano fisso
e che mi comandano
con un solo sguardo.

Uno sguardo...
un tuo sguardo basta
a dare la vita a un uomo,
che crede di essere
padrone di sé,
della propria vita,

e che si sente, invece,
solamente una spiaggia
senza anima viva
e senza bambini...
quando non ci sei
tu... vicino a lui

(di DiegoNicol)

 
 
 

donna

Post n°188 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da Una.donnaconlagonna



Nel tuo esserci l'incanto dell'essere,

La vita, tua storia,

segnata dal desiderio d'essere

semplicemente donna!

Nel tuo corpo ti porti,

come nessun altro,

il segreto della vita!



Nella tua storia

la macchia dell'indifferenza,

della discriminazione, dell'oppressione…

in te l'amore più bello,

la bellezza più trasparente,

l'affetto più puro


che mi fa uomo
!

(Eliomar Ribeiro de Souza)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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