Creato da womenfree il 11/09/2011

no chains

rivolto alle donne

 

 

la trovata di sgarbi ......

Post n°51 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da womenfree

 

Sgarbi sceglie il suo vice con un concorso pubblico. Aperto solo a donne tra 25 e 45 anni

"E' la prima volta in Italia che si fa una selezione pubblica per la nomina di un vicesindaco", dice il primo cittadino di Salemi. "Ho pensato a una soluzione che superi i confini della politica tradizionale e il disorientamento dei partiti''. Alessandra Notarbartolo, tra le fondatrici di "se non ora quando", attacca: "Nessuna richiesta di professionalità, nessun titolo o esperienze attinenti. E' una vergogna"

Vittorio Sgarbi

Un concorso pubblico per scegliere il vicesindaco. A partecipare potranno essere soltanto le donne di un età compresa tra i 25 e i 45 anni: l’età e il sesso sono infatti i requisiti fondamentali pena l’esclusione dalla selezione. Il curioso bando è stato indetto dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, che dal 30 giugno 2008 è sindaco della città di Salemi. Non riuscendo a mettersi d’accordo con i consiglieri comunali per scegliere il suo nuovo vice, Sgarbi ha deciso di bandire il provocatorio concorso. “E’ la prima volta in Italia che si fa una selezione pubblica per la nomina di un vicesindaco – dice il primo cittadino di Salemi -. Dopo un incontro con i consiglieri comunali di maggioranza, verificate le difficoltà politiche per la scelta, nella prospettiva di rilanciare l’attività amministrativa in un momento di particolare attenzione per la prossima pubblicazione del bando del progetto Case a 1 euro, ho pensato a una soluzione che superi i confini della politica tradizionale e il disorientamento dei partiti”.

Nella nota diffusa dal comune di Salemi sono contenuti tutti i dettagli per la partecipazione all’inedito bando pubblico. Le domande di partecipazione dovranno corredate di curriculum e foto e dovranno essere spedite entro il 20 gennaio alla mail ufficiale del sindaco di Salemi (vittoriosgarbi@cittadisalemi.it). Le donne partecipanti dovranno essere lontane da qualsiasi partito politico. Entro il 30 gennaio saranno scelte dieci partecipanti che verranno esaminate da un apposita commissione “I curricula – spiega Sgarbi – verranno esaminati da una commissione composta dal consigliere comunale Fabrizio Gucciardi, dall’ingegnere Giuseppe Ilardi, dall’avvocato Fabio Cinquemani, con il “concorso esterno” di Gianni Pompeo e Italo Bocchino, ovvero il sindaco di Castelvetrano e il deputato del Fli”.

Immediata è arrivata la smentita del capogruppo dei finiani alla Camera che in un comunicato scrive di “non essere mai stato contattato dal Comune di Salemi in merito alla nomina del vicesindaco né ho intenzione di prender parte ad alcuna commissione, ritenendo che le scelte dei vertici amministrativi degli enti locali spettino alla responsabilità della politica e che non possano essere sostituite da attività concorsuali”.

Più seccata invece la replica del sindaco di Castelvetrano Gianni Pompeo che recentemente era entrato in polemica con il sindaco di Salemi rispetto all’atteggiamento irriguardoso tenuto da quest’ultimo nei confronti del prefetto di Trapani Marilisa Magno.

“Mi ero riproposto di non replicare più alle trovate di Sgarbi – ha detto il sindaco di Castelvetrano – ma a questo punto mi sembra che stia superando il limite. E’ evidente che non ci sarà alcun concorso e la sua è soltanto una volgare provocazione. Ha tirato in ballo sia me che l’onorevole Bocchino soltanto perché i nostri cognomi hanno un’assonanza con parole volgari che rimandano a concetti sessuali. Credo che anche Cinquemani sia stato inserito in questa fantomatica commissione solo per la connessione del cognome con pratiche sessuali. Sgarbi con le sue trovate vuole soltanto irridere le istituzioni”.

Il sindaco di Salemi però sembra convinto della possibilità di scegliere il suo vice mediante concorso: “La decisione di indicare una donna – ha aggiunto – risponde alle necessità di garantire le quote rosa e le pari opportunità. Sono invitate a partecipare al concorso le donne che non abbiano esplicite implicazioni di partito”.

Parole che non sono piaciute neanche ad Alessandra Notarbartolo, una delle fondatrici del movimento Se Non Ora Quando? “A parte la evidente incostituzionalità, – dice la Notarbartolo -visto che esiste una legge che regola le quote rosa, a parte il chiaro contrasto con le pari opportunità, che ricordo non valgono solo per le donne ma per tutte le categorie con difficoltà di rappresentanza, i criteri di ammissibilità al concorso sono vergognosi. Nessuna richiesta di professionalità specifiche, nessun titolo o esperienze attinenti. La restrizione dell’età a 45 anni, poi, – continua la Notarbartolo – è un chiaro segnale del baratro etico e culturale in cui versa questo paese. Trovo gravissimo che il sindaco Sgarbi possa fare impunemente una dichiarazione del genere. Trovo gravissimo che venga addirittura istituita una commissione di valutazione (per valutare cosa, mi domando, visto che non è richiesto alcun titolo? prenderanno le misure seno-fianchi-cosce?) e trovo grave anche la demonizzazione dei partiti, chiaramente strumentale in questo caso, che testimonia l’arroganza di quel potere ormai slegato da ogni forma di democrazia partecipata”.

 

 
 
 

lavoro .....

Post n°50 pubblicato il 29 Dicembre 2011 da womenfree

 

 

LAVORO E FAMIGLIA

Lavoro e figli ancora incompatibili
Il 37% delle donne lascia l'impiegoIl rapporto su "La conciliazione tra lavoro e famiglia" ribadisce come in Italia le attenzioni per la prole in tenerissima età resti un compito femminile, con conseguenti aggiustamenti nella vita lavorativa. Le occupate a tempo pieno vorrebbero più spazio per la famiglia nelle loro vite, soddisfatte le impiegate part-time

Lavoro e figli ancora incompatibili Il 37% delle donne lascia l'impiego ROMA - La cura dei figli, soprattutto in tenerissima età, in Italia continua a essere un compito da donne e la vita lavorativa deve necessariamente adattarsi alla condizione di madre anche in relazione all'indisponibilità di servizi di supporto adeguati alle proprie esigenze in termini di costi, orari, vicinanza alla zona di residenza e presenza di personale specializzato. La conferma arriva dallo studio Istat focalizzato su "La conciliazione tra lavoro e famiglia". Che, tra l'altro, evidenzia come le donne occupate a tempo pieno sognino di potersi dedicare di più alla cura del proprio nucleo affettivo, mentre le impiegate part-time sono in maggioranza soddisfatte dell'equilibrio tra tempo dedicato al lavoro e tempo dedicato alla famiglia. Profonda la differenza tra Nord e Sud: nel Mezzogiorno e nelle Isole è occupato il 34,6% delle madri, contro un valore quasi doppio (68,8%) rilevato per quelle che risiedono nel Settentrione.

Stop al lavoro per il 37% delle madri
. Sono 702 mila le occupate con figli minori di otto anni che dichiarano di aver interrotto temporaneamente l'attività lavorativa per almeno un mese dopo la nascita del figlio più piccolo: il 37,5% del totale delle madri occupate. L'assenza temporanea dal lavoro per accudire i figli continua a riguardare, invece, solo una parte marginale di padri. Anche il congedo parentale è utilizzato prevalentemente dalle donne, riguardando una madre occupata ogni due, a fronte di una percentuale del 6,9% dei padri.

Donne, . Circa il 40% delle occupate con un orario full time desidererebbe dare più spazio al lavoro di cura, mentre avere un'occupazione part-time sembra consentire una migliore allocazione del tempo: il 69,2% delle occupate a tempo parziale, 1 milione 424 mila donne, non vorrebbe modificare l'organizzazione della propria giornata, contro il 57% di chi lavora a tempo pieno. Ciò nonostante, non sono poche (438 mila donne pari al 30,8%) le occupate part-time che vorrebbero bilanciare meglio il rapporto tra tempi di attività di cura e tempi destinati al lavoro: per il 15,6% di queste i carichi familiari sono così pesanti che risulta impossibile dedicare più tempo al lavoro.

Quattro italiani su dieci si occupano di cura e assistenza. In generale, dall'indagine emerge che quasi quattro italiani su dieci dedicano tempo ad assistenza e cura e circa un terzo degli occupati con figli è insoddisfatto del tempo dedicato alla famiglia. Sono infatti circa 15 milioni 182 mila (il 38,4% della popolazione di riferimento), spiega l'Istat, le persone che nel 2010 dichiarano di prendersi regolarmente cura di figli coabitanti minori di 15 anni, oppure di altri bambini, di adulti malati, disabili o di anziani. Il 27,7% delle persone tra i 15 e i 64 anni ha figli coabitanti minori di 15 anni, il 6,7% si prende regolarmente cura di altri bambini e l'8,4% di adulti o anziani bisognosi di assistenza.

Insoddisfatto il 35,8%. Quasi tre milioni e mezzo di occupati con figli o con altre responsabilità di questo tipo (il 35,8% del totale) vorrebbe modificare l'equilibrio tra lavoro retribuito e lavoro di cura: il 6,7% dedicando più tempo al lavoro extradomestico e il 29,1% trascorrendo più tempo con i propri figli o altre persone bisognose di assistenza. I due terzi degli uomini e il 61,2% delle donne dichiara, invece, di non voler modificare lo spazio dedicato a queste due dimensioni della vita quotidiana, con quote più ampie tra i padri (66,1%) e tra le donne occupate che si prendono regolarmente cura di bambini (non figli coabitanti) (68,2%), meno elevate tra le madri (59,2%). Nel Mezzogiorno è più alta la percentuale (70% tra gli uomini e 63,2% tra le donne) di quanti affermano di non voler cambiare il rapporto tra lavoro e famiglia; inoltre, in questa ripartizione sono maggiormente rappresentate le persone che lavorerebbero di più (6,9% per gli uomini e 10% per le donne).

Più tempo alla famiglia o al lavoro? Manager e operai, rapporto inverso. Tra i dirigenti, gli imprenditori o i liberi professionisti sono più numerosi quanti modificherebbero l'organizzazione della propria vita a favore del tempo destinato alla famiglia (42,9% degli uomini e 43,7% delle donne). Gli operai, invece, più degli altri lavoratori, seppure in una piccola quota, vorrebbero dare più spazio al lavoro retribuito (7,8% tra gli uomini e 14% tra le donne).

part-time favorisce l'equilibrio

 
 
 

ciao stefania....

Post n°49 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da womenfree

                                                   

 

CIAO, STEFANIA, VOGLIAMO RICORDARTI COSì: CON LE TUE PAROLE, CON LE TUE LOTTE

 

"Queste righe sono per quelle donne che non hanno ancora smesso di lottare. Per chi crede che c’è ancora altro da cambiare, che le conquiste non siano ancora sufficienti, ma le dedico soprattutto a chi NON ci crede. A quelle che si sono arrese e a quelle convinte di potersi accontentare.

A coloro i quali pensano ancora che il "femminismo" sia l’estremo opposto del "maschilismo"

non risulta da nessuna parte che quest’ultimo sia mai stato un movimento culturale, nè, tantomeno, una forma di emancipazione! Cominciando con le battaglie inglesi delle suffragette del primo Novecento e passando per gli anni ’60 e ’70, epoca dei "femminismi", abbiamo conquistato con le unghie e con i denti molti diritti civili che ci hanno permesso di passare da una condizionedi eterne "minorenni" sotto "tutela" a una forma di autodeterminazione sempre più definita. Abbiamo ottenuto di votare e, solo molto dopo, di avere alcune rappresentanze nelle cariche governative; siamo state tutelate dapprima come "lavoratrici madri" e, solo dopo, riconosciute come cittadini. E mentre gli altri parlavano di diritto alla vita, di "lavori morali" e di dentalità, abbiamo invocato il diritto a decidere della nostra sessualità dei nostri corpi.

Abbiamo denunciato qualsiasi forma di "patriarcato", le sue leggi, le sue immagini. Pensavamo di aver finito. Ma non è finita qui.

Abbiamo grandi debiti con le donne che ci hanno preceduto.

Il corpo delle donne, ad esempio, in quanto materno, è ancora alieni iuris per tutte le questioni cosiddette bioetiche (vedi ultimo referendum), che vorrebbero normarlo sulla base di una pretesa fondata sulla contrapposizione tra creatrice e creatura, come se fosse possibile garantire un ordine sensato alla generazione umana prescindendo dal desiderio materno. Di questa mostruosità giuridica sono poi antecedenti arcaici la trasmissione obbligatoria del cognome paterno, la perdurante violabilità del corpo femminile nell’immaginario e nella pratica sociale di molti uomini e, infine, quella cosa apparentemente ineffabile che è la lingua con cui parliamo, quel tradimento linguistico che ogni donna registra tutte le volte che cento donne e un ragazzo sono, per esempio, andati al mare. Tutto, molto spesso, inizia nell’educazione giovanile in cui è facile rilevare la disuguaglianza tra bambino e bambina: diversi i giochi, la partecipazione ai lavori casalinghi, le ore permesse fuori casa. Tutto viene fatto per condizionare le ragazze all’interno e i ragazzi all’esterno.

Pensiamo poi ai problemi sul lavoro e, dunque, ai datori che temono le assenze, i congedi per maternità, le malattie di figli e congiunti vari, cosicchè le donne spesso scelgono un impiego a tempo parziale, penalizzando la propria carriera.

Un altro problema, spesso dimenticato, è quello delle violenze (specie in famiglia). Malgrado i risultati ottenuti, ancora nel 2005, una donna violentata "avrà avuto le sue colpe", "se l’è cercata" oppure non può appellarsi a nessun diritto perchè legata da vincolo matrimoniale al suo carnefice. Inoltre, la società fa passare pubblicità sessiste o che incitano allo stupro; pornografie e immagini che banalizzano le violenze alle donne.

Per non parlare di quanto il patriarcato resti ancora profondamente radicato nella sfera pubblica, nella forma stessa dello Stato.

Uno Stato si racconta attraverso le sue leggi, attraverso i suoi luoghi simbolici e di potere. Il nostro Stato racconta quasi di soli uomini e non racconta dunque la verità. Da nessuna parte viene nominata la presenza femminile come necessaria e questo, probabilmente, è l’effetto di una falsa buona idea: le donne e gli uomini sono uguali, per cui è perfettamente indifferente che a governare sia un uomo o una donna. Ecco il perchè di un’eclatante assenza delle donne nei luoghi di potere.

Ci siamo fatte imbrogliare ancora. Ma può un paese di libere donne e uomini liberi essere governato e giudicato da soli uomini? La risposta è NO.

Donne e uomini sono diversi per biologia, per storia e per esperienza.

Dobbiamo, quindi, trovare il modo di pensare a un’uguaglianza carica delle differenze dei corpi, delle culture, ma che uguaglianza sia, tenendo presente l’orizzonte dei diritti universali e valorizzandone l’altra faccia. Ricordando, ad esempio, che la famiglia non ha alcuna forza endogena e che è retta dal desiderio femminile, dal grande sforzo delle donne di organizzarla e mantenerla in vita attraverso una rete di relazioni parentali, mercenarie, amicali ancora quasi del tutto femminili; ricordando che l’autodeterminazione della sessualità e della maternità sono OVUNQUE le UNICHE vie idonee alla tutela delle relazioni familiari di fatto o di diritto che siano; ricordando che le donne sono ovviamente persone di sesso femminile prima ancora di essere mogli, madri, sorelle e quindi, che nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, nè, tantomento, di una religione."

Sen (Stefania Noce)

Nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, nè, tantomento, di una religione

 
 
 
 

test di verginita' nelle carceri egiziane ... la barbarie ....

Post n°47 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da womenfree

 
 
 

si chiamava stefania

Post n°46 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da womenfree

Si chiamava Stefania Noce ed ora è solo un trafiletto in cronaca.
È stata scannata dal suo ex fidanzato che non voleva accettare la fine di una relazione, aveva 24 anni. Colui che si riteneva il proprietario della vita di Stefania ha ammazzato anche il nonno. Tanto la disperazione e la passione, in un Paese che si indigna, giustamente per i delitti simili, commessi da e fra stranieri, sono ancora culturalmente ritenute atteuanti. A noi invece questa morte, come quella delle altre 92 donne uccise da amanti, mariti, padri, fratelli, padroni comunque, fa incazzare. Fa incazzare soprattutto sapendo che Stefania era una ragazza che si batteva per i diritti delle donne, non per quelle patinate da copertina, non per quelle eroine di cartone che ci propina l'informazione, ma di quelle in carne ed ossa che il patriarcato, come il capitalismo, lo vivono sulla propria pelle, giorno dopo giorno. Ci farebbe bene, soprattutto a noi uomini, saperne di più di Stefania e delle altre. Sapere cosa ha pensato Silvia, la giovane ragazza rumena uccisa a bastonate un giorno prima. Si prostituiva e il diciottenne italiano di buona famiglia, ha pensato bene di poterla eliminare, come si fa con una bambola rotta. Sapere delle tante storie nascoste che solo finora non sono esplose in morte e tragedia ma che covano dentro tante stanze e tante famiglie. Ci farebbe bene conoscerle, ci farebbero forse desiderare ancora di più un mondo diverso, per uomini e donne, non per persone ridotte a merce. C'entra qualcosa con la crisi? Si! E in maniera più profonda di quanto, soprattutto noi uomini, spesso, vogliamo e possiamo capire!

 
 
 

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Sky_Eagleang.giannibal_zacangelo286Marveliustestacreativapantouffle2011laurina_10solotudgl3fabryfabry666renny1963.rtcrygey77ricordi.ginestrexgazzellaxrogo3
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963