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Il Tempio della Scienza apre le porte alla Chiesa

Post n°233 pubblicato il 06 Novembre 2009 da Fratus

Ad una cosa la sentenza sui crocefissi è servita: aprire le porte del tempio della scienza ai simboli della Chiesa. La notizia, clamorosa ma sfuggita ai più, è contenuta in un’intervista pubblicata su la Repubblica, alla pagina 3 del numero di 4 novembre 2009. L’intervistatore rivolge al medico padovano Massimo Albertin, esponente dell’UAAR e promotore dell’iniziativa che ha portato alla nota sentenza del Parlamento europeo, la seguente domanda: “Cosa vi ha spinti a condurre fino alla vittoria la vostra battaglia”. Ecco la risposta di Albertin:

“Non troviamo giusto che un ragazzo a scuola abbia in un ora l’insegnante di scienze che gli insegna come l’uomo sia frutto dell’evoluzione, e l’ora dopo quello di religione che gli insegna che l’uomo è creato da Dio. Con un crocefisso appeso alle spalle degli insegnanti finisce che una delle affermazioni sembra essere appoggiata dallo Stato”.

La frase pronunciata dal vincitore della prima battaglia apre uno spiraglio per il negoziato. Non è che vuole a tutti i costi togliere il crocefisso, anzi, lo potrebbe lasciare al patto che si tolga dall’aula l’insegnante di religione. Se questa fosse l’offerta, io non saprei cosa scegliere: il simbolo o l’insegnante. In entrambi i casi per Chiesa sarebbe comunque una vittoria: potrà tenere la propria bandiera nel campo dell’avversario, ma una sola. Però ha un’occasione storica di poterlo fare con trattato di tipo concordatario. Esaminiamo per ora l’ipotesi di lasciare il simbolo e mandare via l’insegnante di religione.

Ci sarebbero ovviamente molti  particolari da discutere, magari in sede di commissioni parlamentari e ministeriali. Ad esempio, il crocefisso può stare lì sempre, oppure solo quando si insegna l’evoluzione e il Big Bang? E se dovesse prevalere la seconda proposta si dovrà oppure no creare una nuova figura professionale “guardiacrocefisso” che dovrà vigilare che il crocefisso sia messo sul muro e rimanga lì per tutta la durata della lezione, ma venga rimosso subito dopo? Io direi di sì, perché una legge senza strumenti applicativi è come se non ci fosse. In più il “guardiacrocefisso” dovrebbe avere costo zero per lo Stato, altrimenti la legge magari è bella, ma poi il Ministero dell’Istruzione, quello delle Finanze, la Corte dei Conti, il Presidente della Repubblica, insomma se ne parlerà per 10 anni e non se ne farà niente. Una soluzione potrebbe essere quella di riqualificare il prete da insegnante in “guardiacrocefisso”. Qualcuno potrebbe storcere il naso e non gradire che un simbolo sacro si trasformi in gadget pubblicitario sponsorizzato dallo Stato, con i preti muti e imbavagliati a fianco all’insegnante che insegna l’evoluzione. Riflettano bene, perché il loro Maestro sa trasformare anche le pietre in testimoni, figurarsi i crocefissi. Che poi magari davanti a una scena così grottesca, con il prete imbavagliato, i ragazzi – che non sono nati con la tessera dell’UAAR – finiscono per simpatizzare con lui e poi fuori dalla scuola corrono ad ascoltarlo.

Ma c’è un ma. Il mondo non inizia né  il 14 gennaio 1976 quando Eugenio Scalfari – il fratello maggiore dell’Onnisciente – si decise di dare i suoi precetti in forma scritta, scegliendo come eletto il popolo italiano, né il 4 dicembre 1986 quando è nata l’UAAR, il suo tempio.  Forse Ezio Mauro e Massimo Albertin non lo sanno, ma la loro idea non è affatto originale, è stata collaudata per oltre mezzo secolo in altri paesi. Trovo utile spiegare come e con quali conseguenze, per evitare alcuni trabocchetti.    

La ricetta fu applicata dalla defunta ex Unione Sovietica e molti dei defunti ex regimi da essa istaurati in paesi europei di antica tradizione cristiana. Lì la cosa aveva qualcosa di grandioso e non era una farsa come quella dell’accoppiata UAAR – Parlamento europeo. Si faceva in grande, non ci si occupava delle icone, ma direttamente delle chiese A mosca ne buttarono giù parecchie, forse perché erano brutte. Ma le migliori le hanno lasciate in piedi. Purché sistemate “alle spalle” dei magnifici cortei degli insegnanti della nuova religione. Naturalmente in quelle chiese i preti potevano solo fare i “guardiaicone”, pagate dallo Stato. Il negoziatore della Chiesa e/o il Governo dovrà tenere presenti queste recenti esperienze prima degli incontri con il negoziatore del’alleaza UAAR – Parlamento UE.

Comunque sia la Repubblica ha confermato di essere la vera fucina delle idee. Ora capisco perché i professori universitari aspettano le proposte del quotidiano per mettere poi solo la firma. Ma Ezio Mauro non può fare tutto da solo. Pensate alla visita annullata di Benedetto XVI alla Sapienza, dove sarebbe bastato togliere il crocefisso, mettere il ritratto di Darwin “alle spalle del Papa” e l’ospite sarebbe diventato gradito. Non sarebbe nello stile accademico, ma ciò che hanno fatto lo è ancora meno. Ecco perché l’idea dell’UAAR, a prima vista censoria, in realtà è una importante apertura. Arriva molti decenni dopo i fatti di Mosca, ma erano altri tempi, altri uomini. Gli emuli sono sempre un po’ ridicoli.

Principe Faina 

 
 
 
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