Creato da Pugpug il 03/05/2006

Life on Mars

una terrestre su Marte

 

 

Il male minore

Post n°100 pubblicato il 25 Gennaio 2014 da Pugpug

Era sceso il silenzio. Betty guardava Adam guidare silenzioso.

"che succede Adam?"

"Niente...mi è sceso un po di sonno"

Ma Betty dopo altri dieci minuti chiese nuovamente ad Adam perché fosse cosi silenzioso.

"Niente - rispose Adam - è la fame"

Mentre si avvicinavano all'auto di Betty, parcheggiata vicino alla palestra della squadra di pallavolo, Betty chiese ancora ad Adam cosa fosse tutto quel silenzio.

"Niente - rispose Adam - è solo che sto cercando di smettere di fumare e la cosa mi rende nervoso...".

Arrivati all'auto di Betty, Adam spense il motore dell'auto e disse "Sai...ad essere sinceri il reale motivo per cui sono cosi è talmente stupido che me ne vergogno."

Betty disse "Ok...sentiamo" sorridendo

Adam prese tutto il coraggio che aveva e le disse "Sono i tuoi stivali...i tuoi stivali!!!".

Betty aveva con se anche un paio di scarpe col tacco molto alto, nella sacca nera del lavoro, ma la stanchezza e quel freddo pungente l'avevano fatta desistere dal "cambio". Adam avrebbe voluto che lei sfoggiasse una calzatura elegante. Adam non aveva notato il dettaglio della collanina a ciondolo, della magliettina nera vedo non vedo. Del trucco più accurato o della sua voglia di stare bene e farlo stare bene. Quegli stivali neri col pelo che le avevano salvato i piedi dal freddo di una casa fredda e umida avevano fatto la differenza sostanziale per Adam.

Betty penso seriamente se offendersi o meno. Ma non era la prima volta che Adam le faceva queste rimostranze, e mentre un tempo le viveva come un attacco alla sua femminilità, ora improvvisamente le viveva come un problema di geloni o non geloni. Praticamente non le faceva più male.

"Buonanotte Adam" disse

"Te ne vai di già? Non resti? Non resti un po? Davvero...mi dispiace...scusami...sono un bambino".

Betty rimase in auto il tempo necessario a tranquillizzare Adam. No...lei non avrebbe smesso di amarlo per quello che lui le aveva detto. Se non aveva smesso prima...

Aveva solo voglia di dormire. Solo quello.

Non faceva più male, non sentiva più dolore. Mentre guidava verso casa sentiva tutto il tepore dei suoi stivali e dell'amore che provava per sé stessa.

Sarebbe stato peggio se per accontentare Adam avesse indossato il tacco dieci e fosse morta di freddo. Non si sarebbe amata. Quello avrebbe fatto male.

 
 
 

Cittadino del mondo

Post n°99 pubblicato il 22 Gennaio 2014 da Pugpug

"Me ne vado". Fu quando me lo disse che capii chiaramente che stavo perdendo un amico. È strano, come certi rapporti nascano in sordina e poi diventino importanti di botto. Non ce ne accorgiamo nemmeno, se non quando dobbiamo salutarci. Nuno è entrato nella mia vita quasi un anno fa, cosi, in sordina. "È arrivato un tipo nuovo -mi hanno detto - un portoghese...ma non parla". In effetti non parlava con nessuno, se non per comunicazioni di lavoro. Un giorno però mi ha detto "tu sei la meglio qui" e io che mi faccio sempre i cazzi miei e non do peso ai giudizi altrui, me ne sono fregata. Ma poi abbiamo iniziato a lavorare a stretto contatto, e lui si è guadagnato prima la mia stima e poi la mia antipatia. Perché aveva delle serataccie o delle giornataccie e se per quello, le avevo anche io. E allora erano frecciatine, rimbrotti, perfino una litigata. Lo capivo e non lo capivo. Capivo che era dura la sua vita, lontano dagli amici, dalla famiglia, appena lasciato dalla fidanzata...ma capivo anche la mia vita. No, non la capivo...ma la trovavo dura. Poi una sera mi ha chiesto di parlare. "io non so cosa ho sbagliato,ma voglio capire". Gli ho detto che non volevo parlare. Alla fine abbiamo parlato. Non so cosa gli ho detto, ma credo che in quel momento lui abbia capito chi ero. Non c'è stato più un giorno senza un suo sorriso, una sua battuta, un suo abbraccio. Niente di malizioso, solo amicizia. Io, col mio perenne bisogno di affetto, lui col suo bisogno di non sentirsi solo. La sigaretta prima del turno, o dopo il turno, le risate, quelle volte che mi ha abbracciato forte facendomi fare le piroette, quelle volte che mi ha preso in giro...

"Nuno...che nome è?"

"Un nome portoghese intraducibile...molti viaggiatori portoghesi si chiamavano Nuno."

Nuno, magro magro nella sua camicia grigia, mi ha raccontato delle sue scelte di vita, tra una sigaretta e una riflessione. Lasciare il Portogallo , andare in Inghilterra, lasciare il lavoro in Inghilterra per inseguire un amore italiano, ritornare in Inghilterra per ricominciare...il nome non è mai un caso...è il destino che i nostri genitori ci danno inconsapevolmente. Nuno viaggia. È nel mondo. E come tale...ne è cittadino. Quante volte mi ha dato consigli, quante volte mi ha chiesto di uscire, perché si sentiva solo...

e io che vivo nella paura di vedere i rapporti sbriciolarsi come biscotti, gli ho sempre detto di no. Siamo usciti coi colleghi, ma Nuno, ribelle e caratteraccio , a tratti veniva lasciato solo. E alla fine Nuno se ne va. Davvero. E dispiace un po a tutti. A me immensamente. Perché tutte le piccole grandi ore passate insieme a parlare,a lavorare o semplicemente a dire "mah...mah", pensando che a volte la vita è una merda, hanno costruito quel rapporto speciale che rende due persone "fratelli".

"domani alla capoarea dirai che hai conosciuto una persona meravigliosa..." gli ho detto scherzando. Ma un po lo pensavo.

"Io ti carico in valigia e ti porto con me".

Che ti porterai di me in Inghilterra? Di questa pazza che correva per la sala e gridava buona sera! Facendo sventolare la porta a soffietto? Di questa donna uggiosa e a tratti troppo stanca che hai consolato più del dovuto mentre il mondo che ci girava intorno faceva finta di niente?

Ci sarà posto nella tua valigia per il mio ricordo? Mentre comprendo quanto sono stata fortunata nell'averti incontrato, troppo tardi ormai, il tempo batte i tuoi ultimi giorni con noi e con me.

E io mi commuovo. Perché sei mio amico.

 
 
 

Che fine hai fatto?

Post n°98 pubblicato il 20 Gennaio 2014 da Pugpug

Che fine hanno fatto?

Si, a 34 anni puo anche permetterti una breve occhiatina alle persone del passato e può capitare che rimbalzi sopra una notizia inaspettata. Tipo quella dell'ex che si sposa, della vecchia amica che si licenzia, dell'ex capo che fallisce. Che siano notizie belle o notizie brutte...ci interessano sempre un po'. Fanno dire a noi stessi "io per fortuna sono ancora in piedi" o " purtroppo non ho fatto le scelte giuste, ma lei si".

In dieci anni ho visto persone fare i fuochi d'artificio e poi scavarsi scrupolosamente e quotidianamente la fossetta sotto i piedi e ho visto persone che non valevano niente raggiungere obiettivi ragguardevoli.

E io?

Io sto nel mezzo. Ho avuto momenti grigi e bigi e momenti meravigliosi. Una persona normale con una vita normale. Nonostante a detta di tutti io sia una rocker esuberante e fuori dalle righe. Ma alla fine...non ho mai fatto scelte troppo azzardate, non mi sono mai sposata sulla scia del momento, non ho mai lasciato lavori sicuri per seguire incognite. Ho solo...sognato molto.

Ah...diciamolo...non ho mai raggiunto obiettivi ragguardevoli, sebbene fossi una promettente studentessa.

Ma quando ti accorgi che gli altri fanno scivoloni da campioni, che azzardano il passo più lungo della gamba, che agiscono per fretta o senza testa, io...parlo per me...mi metto una mano sulla fronte e penso "Si, lo so, mi attende una vita in cui non andrò mai all'altare, probabilmente. Non avrò mai figli...probabilmente. Mi attende una vita fatta di amici , uscite, lavoro e scrittura. Una vita comune e forse un po' solitaria. Ma...è una mia scelta. Non sopporterei il peso di un matrimonio fallito, di un obiettivo non raggiunto, di un amore sgretolato, il peso di una maternità con un marito padre assente o squattrinato".

Vedete...io penso che questo appartenga al lato delle mie ambizioni. E del valore che do alle cose. Al matrimonio, ad esempio, do un valore alto tanto quanto alle mie amicizie (certe amicizie). Ci vogliono i materiali giusti per COSTRUIRE. Se non li ho , non costruisco. Non significa mettere da parte i sogni, ma attendere. E se un giorno...magari...accadrà, non potrò dire di non aver messo in campo tutte le migliori risorse disponibili in quel momento.

Che poi, lo so perfettamente che le cose possono fallire comunque. Ma almeno...posso dire di averci provato nel modo migliore. Non per fretta, non per istinto, non per capriccio.

Vengo a volte tacciata di eccessiva riflessività ( "tu ci pensi troppo, fallo e basta. Ti tormenti e perdi tempo. Agisci, scatta!" ).

Se agissi scattando sarei il mio cane. Ma io non corro sulla scia di una pallina che rimbalza. O di una fetta di torta sopra il tavolo.

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Da facebook

"Non voglio affatto criticare cose che probabilmente non avrò mai, ma vedere foto di matromoni fatte con la digitale, con pranzi in casa, vestiti male, con 13 invitati di cui il novanta percento sono anziani, mi fa venire una tristezza cosmica. Una volta li chiamavano matrimoni riparatori, ma al giorno d'oggi mi pare chiaro che è un concetto che non esiste più. Il matrimonio "triste" è una scelta. Ma dovrebbe essere un giorno da ricordare, non una cosa fatta alla cazzo-scazzo. No, sono sicura di questo e che Dio mi bruci se non lo farò : non credo che mi sposerò mai a quelle condizioni. E in quelle condizioni. E' lo svilimento del matromonio. E comunque ... non mi sposo."

 

Basta sapere sempre quello che vuoi. Da li parte la corsa per una vita felice.

 

 

 
 
 

La freccia

Post n°97 pubblicato il 15 Gennaio 2014 da Pugpug

Aveva sempre l'abitudine di disegnarle una freccia sull'agenda. Era un bell'uomo, un uomo buono. Aveva una moglie e due figli. Ed era il suo psicologo.

"Vede Clara, lei non deve mai dimenticarsi di essere una freccia"

E segnava con forza i contorni di quella freccia, che Clara seguiva con gli occhi, sperando in cuor suo di svegliarsi improvvisamente dal suo incubo di essere una donna e di ritrovarsi freccia.

"Dico quello che penso...faccio quello che dico" ripeteva lui.

Lei, Clara, diceva sempre quello che pensava,ma il suo problema era che non faceva quello che diceva di voler fare.

Non sempre...non con tutti...ma a volte si...a volte voleva puntare ad est ed invece puntava a ovest. A volte...lei sapeva quando...e anche lui, lo psicologo, lo sapeva. E lo sapeva anche Giulio, il suo più caro amico. E chi altro lo sapeva? Nessuno.

Clara era una persona buona, tranquilla, piena di vita e per piena di vita intendo veramente PIENA DI VITA. Riusciva a far ridere il più serio, compito, triste uomo sulla faccia della terra. Erano sempre belle le risate che si facevano con Clara, perchè lei era buona e la vedevano cattiva solo quelli che, da tutta quella voglia di vivere si sentivano minacciati...o ne erano invidiosi forse.

Ma a volte...e dico a volte...e lei solo sapeva quando e perchè, tutta quella voglia di vivere si perdeva in un'angoscia strana, lambita da una strana rassegnazione. Allora Clara, che aveva i suoi buoni motivi, spariva.

Non rispondeva agli sms, alle chiamate. Si, Clara spariva. Forse tentava di andare dritta dove puntava ... forse ci provava a diventare quella freccia.

"Sa - disse un giorno al suo psicologo - e' dura diventare quella freccia"

Lo psicologo la guardò e col sorriso più dolce del mondo le disse , con sospiro di reale comprensione "LO SO CHE E' DURA...CLARA...IO LO SO".

Lui lo sapeva, Giulio lo sapeva. Era risaputo. E li stagnava il suo problema.

"Cosa vuole Clara? Cosa vuole?"

"Tranquillità" rispose lei. Decisa e precisa. Disse quello che pensava.

"Per raggiungerla deve fare le cose che le piacciono"

E Clara automaticamente pensò che senza Ted..senza una condivisione con lui...tutto le sembrava privo di senso e che siccome lo amava , le sarebbe bastato condividere con lui un panino, per trovare quel panino "più buono". Se non quando lui...era infelice con lei. Allora non aveva senso la condivisione.

Una sera, dopo l'ennesima chiacchierata con Giulio, Clara capì che stava guardando lo stesso vecchio film di un mese prima del mese prima del mese prima del mese prima.

"Posso fare niente per te Ted? Qualunque cosa Ted". Lei amava Ted.

No, le disse lui. Ora no. Vedo tutto nero io...sono gli errori del passato.

Clara non poteva cancellare gli errori del passato, raccoglierli e buttarglieli dietro le spalle. Stava cercando di farlo con sè stessa....farlo per entrambi sarebbe stata un'impresa coraggiosa, sfrontata, esagerata...quasi impossibile.

E pensare che mezz'ora prima Ted le aveva detto che era una persona stupenda. Ma mezz'ora dopo non voleva più vederla . "Non sono dell'umore" le disse.

Clara che aveva smesso di darsi un voto da uno a dieci in base alle gratificazioni esterne, Clara che ogni giorno viveva una vita normalissima spaccandosi il culo al lavoro e cercando di condurre un'esistenza pacifica col mondo, cercando di vederlo bello nonostante tutto, questo mondo (nonostante qualcuno qualche giorno prima le avesse rigato l'auto), Clara rivide lo stesso vecchio film. Non si sentiva migliore o peggiore, ma non voleva sentirsi protagonista dello stesso film.

"Ted---che posso fare Ted?"

Niente, disse lui di nuovo.

E allora...se niente è quello che posso fare ...niente sarà quello che farò.

Clara era diventata una freccia. Lo pensò, lo disse, lo fece. Anzi non lo disse, se non tra sè e sè. Ma non poteva dire di non averci provato, a chiedergli cosa poteva fare. Ci aveva provato.

Non era più bandiera, scudo, arma, ago, spillo, scarpe. Era freccia. Puntava a Nord. L'amava davvero lei, Ted. A questo lei non poteva fare niente. Ma non era necessario trovare una soluzione anche a quello.

 

 
 
 

Emozioni bignami

Post n°96 pubblicato il 07 Gennaio 2014 da Pugpug

Sono i piccoli particolari che rendono speciale un rapporto. I momenti migliori, quei momenti che rimangono cristallizzati nella mente come se il tempo si fermasse tutte le volte che ci si ritorna su, sono sempre caratterizzati da particolari minuscoli, agli occhi altrui perfino poco interessanti o squallidi. "verrai a fumarti una sigaretta sotto casa mia" mi dice Roberto, quando ha voglia di vedermi. E quella sigaretta, che spesso diventano due o tre, è il particolare che caratterizza la nostra amicizia, insieme alle lunghe telefonate e alle cantate al karaoke. Poi ci sono i piccoli particolari coi colleghi più cari. La chiacchierata serale davanti alla porta sul retro del locale, ridendo ma non solo delle cose di ogni giorno. Ricordo con tenerezza i sonnellini estivi di mio padre, che erano sacri, rigorosamente nel primo pomeriggio, in cui per non svegliarlo bisognava volare per il corridoio e bisbigliare in cucina, perché aveva il sonno leggero, lui. Mia madre e le sue parole crociate in cucina intorno alle cinque di sera che, a dirla tutta, sarebbe il suo momento di relax, che io interrompo a volte perché mi piace farla ridere coi miei racconti quotidiani. E poi ci sono i momenti preziosi con una delle mie muse ispiratrici, croce e delizia, e allora il caffè in autogrill alle due di notte tanto perché li c'è più silenzio che altrove, o suonare l'ukulele in auto vicino a casa mia, diventano particolari fondamentali e caratterizzanti di quel rapporto. Nel mio essere un Po animale sociale, un po orso, ritrovo per ognuna delle persone menzionate, quei momenti piccoli ma vivaci che, come consuetudini preziose, rendono la loro immagine colorata e definita. C'è l'amico dell'ultima sigaretta, quello che vuole insegnarmi a suonare, quella che deve fermarsi a resocontare la sua vita in bignami di 5minuti fuori dal locale. Una vita fatta di emozioni bignami...

 
 
 

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