Creato da Pugpug il 03/05/2006

Life on Mars

una terrestre su Marte

 

 

Non ci sono (per questo esisto)

Post n°105 pubblicato il 04 Agosto 2014 da Pugpug

Mi dici che sei contento che io sia diventata una a cui piace viaggiare da sola.

Credo che una delle cose che tu ami di più di me sia la mia crescente , spropositata indipendenza. Di pensiero, di corpo. Indipendenza come libertà.

Hai ragione, adoro viaggiare da sola. E spero di andare sempre più lontano, sempre più in la. Facendo scorta di pensieri, di volti, di mani da stringere, di brutti pensieri ,non da lasciare a casa. ma da accortocciare come vecchi scontrini.

Stavolta è stata Trieste la meta. Volevo un viaggio molto low cost. E volevo un viaggio in treno. E volevo toccare un pezzo di famiglia. (mia mamma ha parenti la...)

"si ma non vedevo l'ora di arrivare - mi dici - di venirti a prendere. Pensavo che ti saresti annoiata da sola...senza nessuno con cui parlare"

E infatti sei arrivato dopo due giorni, col tuo cappellino a quadretti buttato di lato sulla testa, mentre io dondolavo i miei piedi sul molo.

"è stato bellissimo venirti a prendere sul molo" hai detto

Io , vestita di nero, con un paio di saldali neri alla birkenstock, figurina magra e scura coi capelli tutti raccolti, tu, coi tuoi occhi stanchi color del mare.

Ma io ero serena. Ma io stavo bene.

Quel molo, quella piazza, quella gente, il mio bar, la mia camera d'albergo. Le "mie" montagne verdissime. Le navi all'orizzonte. Roberto, barista napoletano . Anna , la receptionist (senza di lei...sarebbe stato un po' più difficile). Le mie cene con la musica in sottofondo, un pianobar in piazza Unità mentre un inglese, Igor, cerca di rubarmi un po' di tempo per un caffè (lusingata, ma no...grazie), mentre tutto era mio e solo mio.

La condivisione fa parte della vita, è essenziale, ma ci sono momenti in cui dobbiamo partire da soli. Condividere con noi stessi. Raccogliere ricordi da raccontare.

"non sono poi molte le donne che viaggiano da sole" mi dicono

Non sono nemmeno così poche. E forse adesso le capisco.

Niente orologi, niente chiacchiere di rito, niente compromessi.

Un'altra città in cui ho lasciato il cuore, meravigliosa Trieste, meravigliose persone, i triestini. Sono tornata da un giorno, ma per l'ennesima volta, sono ancora qualcosa di nuovo. E prendo coscienza di ciò che davvero conta per me.

...

......

.............

e tutto il resto sono chiacchiere.

 

 

 
 
 

Artista

Post n°104 pubblicato il 30 Luglio 2014 da Pugpug

Nella mia vita ho avuto a che fare spesso, anche senza volere, con gente molto artistica. Scrittori, fotografi, disegnatori, ristrutturatori, musicisti e cantanti.

Ci sono finita in mezzo, come si finisce in mezzo a una tromba d'aria.

E tutto quello che mi portavo dietro prima è stato spazzato via. Perchè il fuoco "artistico" brucia tutto il resto, come se fosse superfluo.

Ho sempre avuto una certa inclinazione per la musica, la scrittura e la pittura, senza (lo dico apertamente) saperne spesso una mazza. Però senza saperne una mazzarella, proprio perchè non ne sapevo una mazzarella, ho cominciato a diventare (e restare) una grande consumatrice di arte. L'arte è un mare immenso. Non finisce mai. E come tutte le forme di "comunicazione sociale" si evolve. Cresce. Cambia.

Al di la della scrittura, passione prima nella mia vita, sono sempre stata trascinata da una forte passione per (già detto, lo so) la musica e il canto (da sempre direi) , la fotografia (da quando avevo sei anni), il disegno (da quando ne avevo 8...di anni).

Di quello che so...mi sembra di saperne sempre troppo poco. E' proprio quello il motivo per cui resto sbigottita di fronte ai complimenti o non mi sono mai permessa di insegnare qualcosa a qualcuno.

I miei amici/conoscenti mi definiscono un'artista. Ma ultimamente mi sorge il dubbio che questa parola sia stata usata e abusata. E anche un po' scarnificata.

Sono una di quelle persone che non crede che il valore della parola artista sia direttamente proporzionale al guadagno. O al successo.

Ho conosciuto grandi artisti in persone che non bramavano nè la fama, nè il denaro. Si dedicavano alle loro passioni con lo stesso spirito gratuito e appassionato con cui io mi dedico a chi amo.

E poi ho conosciuto gente poco conosciuta, conosciuta in ambito locale, che era mercenaria più di un pirata, piccata e altezzosa. Ecco...io penso che questi individui, questi mercenari, che spesso si arrogano il diritto di giudicare gli altri, questi qui, che si mettono dietro un tavolino e danno "i voti" sui social network , mai elogiando, sempre e solo criticando e spalando "feci" addosso a chi, secondo loro, proprio non sa cosa sia la vera "arte" e la padronanza della stessa...io penso che questi siano a tutti gli effetti DEGLI ESECUTORI. Non trovo un briciolo d'arte in una persona che non vuole trasmettere con amore l'arte.

E' come se avessero smesso di comunicare se non in un senso , l'univoco senso delle loro parole piene di disprezzo per tutto ciò che non sia "cosa loro".

Però sono artisti.

Ma l'arte è davvero di chi non ha modestia? Di chi ha smesso di avere voglia di insegnare? Di chi dona i propri lavori solo in cambio di denaro? Di chi disprezza così tanto i lavori degli altri da permettersi ... da arrogarsi il diritto di sedersi dietro la "sedia del giudice di gara" senza che nessuno gliene abbia dato il diritto tranne il loro spropositato IO?

E' vero. Ci sono stati certi geniacci in giro , certi diamanti brillanti, che lo ammetto, avevano anche un caratteraccio.

Ma qual'era la frase? Genio e spregiudicatezza? Genio e follia? Mi pare che fosse quella la chiave di volta.

Non era certo "genio e tracotanza" o "genio e supponenza".

Mio padre un giorno mi ha detto "c'è una grande differenza tra una madre e una figliatrice. La madre mette al mondo con amore e per amore. la figliatrice mette al mondo. Punto"

Credo sia (ma è il mio modesto parere) la stessa differenza che esiste tra un artista e un esecutore. Hai figliato, ma il valore della tua opera non è nell'amore che ci hai messo, ma in quanti "like" ricevi. E anche in quanti soldi, ricevi.

 

 

 
 
 

Lettera a un amico perduto

Post n°103 pubblicato il 13 Giugno 2014 da Pugpug

"ti ho chiamato per la solita bottiglia d'acqua, ma siccome non hai risposto bevo quella del sindaco".

Speravo che la nostra amicizia sarebbe stata diversa, ma alla fine era utilitaristica, proprio quel tipo di utilitarismo che tu avevi messo alla gogna.

Ti ho smascherato. Io ti sono servita. Ad uscire dal tuo buco, a "toglierti la pelle da orso". E mentre collezionavo autoscatti di noi due e credevo che tu fossi diverso (lo dicono tutti...lo so), appena mi libero dal lavoro ti chiedo cosa volevi, come stai...le solite domande tra amici. E tu mi rispondi che volevi una bottiglia d'acqua. Ti ho aperto le porte di casa e del mio cuore, per sentirmi dire, a distanza di un anno, che mi hai chiamato per la solita stronzissima bottiglia d'acqua gasata???? Perché tu hai il colpo di caldo e non ce la fai ad andare al supermercato. No. Stai male.

E mentre ti rispondo che non ho risposto alla tua chiamata perché stavo lavorando, vengo presa da una stretta allo stomaco. È vomito.

"se non fosse per te, che mi hai trascinato fuori di casa, io sarei ancora li, pronto a dirmi che sono un orso".

Non sei un orso, ti dicevo. Sono più orso io.

Era anni che non piangevo per un amico. Le mie amicizie sono sempre state una grande fregatura, quindi prima di uscire con te ci ho pensato 7anni.

Differenza d'età, tu 50 io 34. E paura. A questo punto tutta motivata. Perché quando ti ho tolto la pelle di orso, tu hai cominciato ad intavolare rapporti solo virtuali con donne troppo distanti o troppo giovani perché tu stesso possa credere di essere l'uomo adatto. Ma un'illusione ti piace di più di un'amica che sta a 10 minuti da casa tua e ti porta la bottiglia d'acqua. Avresti potuto giocartela meglio. Avresti potuto essere meno banale o gretto, ma ti è uscita quella frase (e non è la prima volta), perché, ti giustificherai, quando ho caldo non ci sto con la testa. Sto male. Ho i lupi cattivi fuori di casa, i pensieri, le depressioni.

Dai valore alle cose che hai li....vicino a te...altrimenti preparati a salutarle.

Se servo solo a farti la spesa, a portarti l'acqua o a farti sentire di essere importante perché esci, hai amiche e sono tutte donne intelligenti, dal conteggio togli me.

 
 
 

Ispirazione

Post n°102 pubblicato il 05 Maggio 2014 da Pugpug

C'è aria di cambiamento. O forse ... c'è aria di ritorni.

Mi eri mancata.

Agguerrita, ma con una punta di cinismo in più.

Non ti riconosco più. Non (mi) riconosco più.

Ma ho bisogno di darti un volto. Ho bisogno di ridarmi un volto.

Ho bisogno di darti tramonti, albe, emozioni. Ho bisogno di darti un nuovo progetto di vita. Ho bisogno di darti solitudini da riempire.

Sei ritornata...stanca di vedermi affannata in obiettivi a breve termine.

E' iniziato tutto con un lieve malessere. La notte non dormivo. Semplicemente ... mi domandavo dove stavo andando. Mi mancava la fantasia di cercare nuovi obiettivi. Mi occupavo di quelli degli altri. Ma non erano i MIEI. Mentre cercavo di realizzare le aspettative degli altri, di renderli felici (il mio errore in loop), e devo ammettere di esserci riuscita, io mi dicevo "VOGLIO SCRIVERE".Ma non riuscivo a scrivere niente che toccasse il mio cuore.

Mi mancava la RABBIA. Per un anno l'ho tenuta sotto il tappeto insieme a tutte le cose che non andavano. Mi mancava quella persona arrabbiata, delusa e stanca che ha dato vita alla mia ispirazione. E mentre cercavo l'ispirazione in situazioni bucoliche o erotiche che non mi stimolavano per niente, perdevo per strada la mia voglia di scrivere. Non è qui....mi dicevo. Non è qui...in questa mediocre donnetta...che si alimenta la mia ispirazione. Ma ero io che mi guardavo allo specchio. E francamente ... il taglio giusto...il vestito giusto...le scarpe giuste...mi avevano STOMACATO.

Dicono che il cambiamento sia costante. Che noi non restiamo mai quello che siamo. Che l'evoluzione sia continua. E che noi...ce ne accorgiamo. Ma io credo che ciò che siamo davvero, nel profondo, resti invariato. Sperimentiamo, ci adattiamo alle nostre esigenze, ma il nostro profondo non cambia. E ritorna ... sempre.

Allora voglio scrivere...ecco quello che voglio. Lo voglio perchè sono arrabbiata. Con me stessa e con la stupidità umana. Sono arrabbiata con la società, con le decisioni sbagliate, con mia madre. SI. SONO ARRABBIATA. Con gli arroganti, con i fastidiosi, con chi sta fermo e pretende di insegnarmi a correre.

Sono in trattative con me stessa. E mi va bene così.

Intanto ... facciamo uscire da sotto il tappeto un po di sporcizia. Via.

E ricominciamo a scrivere.

Bentornata...ISPIRAZIONE.

 

 

 
 
 

Speciale

Post n°101 pubblicato il 30 Gennaio 2014 da Pugpug

Non mi voglio più ricordare cosa vuol dire sentirsi importante per qualcuno. Mi farebbe troppo male.

A questo pensava Giada, mentre ripuliva le spinatrici, dopo una serata passata a guardare la pioggia scendere dalle vetrate del bar.

Era stata una serata fiacca, pochi clienti, lei, il capo e la sua tristezza. E poi quello stupido litigio con Renato via sms. Avrebbe voluto andare da Renato subito e chiarire ma non poteva. Doveva lavorare.

Le sfuggiva qualcosa di importante, forse anni di vita, forse soluzioni pratiche, forse ... Se stessa.

Mentre guardava l'ora sul display della cassa e cercava qualcosa da fare, mentre pensava a quanto dovesse accettare il fatto che a volte le cose vanno storte nonostante tutto, e che vanno accettate come parte integrante della vita capi che non avrebbe mai nemmeno potuto dire "sto male" a quel mondo.

Tutti l'avrebbero incolpata cercando il capo d'accusa. Nessuno, nessuno mai le avrebbe detto che in fondo anche lei ogni tanto poteva stare male. Tutti e dico tutti si sarebbero sentiti incolpati di non fare abbastanza.

"e quando mai sei felice?" le avrebbero detto.

Ecco cosa non andava. Giada era troppo se stessa in ogni momento e in ogni situazione. Gli altri giocavano a nascondino ma Giada era triste o tremendamente felice senza filtri. Era lei.

Gli altri invece mettevano le maschere, i filtri, le,protezioni...e mentre parevano sempre uguali a se stessi in realtà gioivano o stavano male, ma dentro. Dentro. Ben nascosto.

Cosi forse era per quello che avevano smesso di farla sentire speciale. Non era speciale. Era scomoda come un gatto che ti pianta le unghie sulla pancia mentre dormi.

C'erano state delle volte che aveva creduto di essere arrivata da qualche parte tenendo fede a sé stessa. Ma poi il mondo le aveva ributtato indietro tutto. Chi con disprezzo, chi con cattiveria.

Ora lei era davvero triste. Aveva finalmente capito che se anche intorno a lei ci fosse stato qualcuno come lei, non lo avrebbe mai incontrato. Perché se era furbo si nascondeva o aveva smesso di sperare e fingeva.

E che per non sentire più tutta quella solitudine avrebbe dovuto fingere anche lei.

Non si sarebbero incontrati mai. E non sarebbe mai stata davvero speciale per nessuno.

E forse non le importava più.

Giada tornò a casa, accese la Tv e pianse.

Quella era una nuova inaspettata tragedia.

 
 
 

I MIEI LINK PREFERITI

IL MIO CANALE YOUTUBE - TELLMEASTORYABOUTUS

EXTERNAL_ALT_STRING669ngdCpjQbU0?autoplay=1

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I MIEI BLOG AMICI

Citazioni nei Blog Amici: 6
 

ULTIME VISITE AL BLOG

snaps228matteoperazzolobirrettadamezzostikeyclaudio.guerra71peppinello62viscomi1971il.mio.viaggiorexton2013romatony69PugpugtylermanrasflaSoavepiaceresandro3009
 

ULTIMI COMMENTI

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963