Creato da conoscerelalocride il 02/12/2005
blog sui giovani della locride
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Calabria
Limoni su uno sfondo bianco e azzurro
dove il cielo con il mare si confonde:
è questa la mia terra
acre e dolce ad un tempo,
dove le donne vanno fiere e calme,
quasi sottomesse,
ma in verità regine
del loro mondo sfumato di emozioni
e denso di realtà gioiose e tristi.
Questo blog parlera di tutta la Calabria ma sopratutto di tutto ciò, che e la Storia del passato e presente della Locride.
Volevo dire che in questo Blog fara anche un servzio News sulla Calabria e la Locride e altri posti del Mondo.
Per tanto chi vuole commentare o collaborare per far crescere questo Blog eccoci qua vi aspettiamo
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La relazione "nascosta". Lo sviluppo che non c'è: la Salerno-Reggio Calabria
1963, si comincia a costruire l’A3, Salerno-Reggio Calabria, l’autostrada che avrebbe collegato il Mezzogiorno al resto d’Italia. 443 chilometri, una lunghissima, immensa, lingua d’asfalto che si snoda, all’incirca per un terzo dell’Italia.
Questa è la A3, Salerno-Reggio Calabria, l’unica arteria di scorrimento che, attraversando territori campani lucani e calabresi, collega il Meridione, Sicilia compresa, alla grande rete autostradale del resto Paese, senza l’obbligo di pedaggio, in base alla legge 729.
I tempi di costruzione, dipanati nell’arco di una decina d’anni, sono abbastanza rapidi, un’autostrada che di autostrada ha ben poco e che diventa fin da subito un bocconcino piuttosto appetibile per le cosche.
Proprio in quegli anni, la ‘ndrangheta è alla ricerca di una nuova identità, di nuovi palcoscenici da calcare, di nuovi investimenti da fare e, di conseguenza, di nuovi, tanti, soldi da maneggiare. Appare inevitabile come, per le cosche, la targa A3 diventi fin da subito una sigla da mettere al primo posto in agenda.
L’accrescimento del patrimonio mafioso passa inevitabilmente dall’intrusione nella costruzione di opere pubbliche; e così ben presto le cosche si assicurano la quasi totalità degli appalti e gestiscono, direttamente o indirettamente, i cantieri già attivi nella costruzione del tracciato.
Di ciò se ne accorgono tutti, tranne lo Stato e così sottomettersi al volere e ai costi della nuova politica ‘ndranghetista diventa oltre che obbligatorio, anche, paradossalmente, conveniente: sono le stesse ditte del Nord che gestiscono gli appalti a prendere, spontaneamente, contatti diretti con le cosche; in questo modo avranno “protezione” e la possibilità di lavorare senza subire danneggiamenti o sabotaggi.
Fu il questore di Reggio Calabria, Emilio Santillo, uno dei pochi a capire e sottolineare come le imprese settentrionali vincitrici degli appalti si rivolgessero ad esponenti mafiosi prima ancora di aprire i cantieri. Scrive Francesco Forgione, nel quarto capitolo della sua relazione sulla ‘ndrangheta: “…contraevano così una sorta di precontratto per garantirsi la sicurezza e affidare loro le guardianìe, per selezionare l’assunzione di personale e assegnare le forniture di calcestruzzo, e le attività di movimento terra”.
Insomma, fin dai primi giorni di vita della A3 le cosche riescono a mettere il becco un po’ ovunque, approfittando di ogni opportunità loro concessa; opportunità che, a partire dal 1997, quando cominciano gli infiniti (e tuttora attivi) lavori di ammodernamento dell’arteria, si moltiplicano a dismisura. Le cosche, da sempre e ancora oggi, hanno spartito la torta secondo zone di competenza, “a me tocca quello, a te tocca questo”.
Appare quindi cristallino come tutto ciò freni i lavori e quindi lo sviluppo: che interesse dovrebbero mai avere le ‘ndrine ad accelerare i lavori, quando essi, invece, rappresentano un cospicuo ed assicurato bottino da spartire?
Il Sogno
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