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Messaggi del 22/05/2006

 

AUTOCRITICA SOCIALISTA I

Post n°88 pubblicato il 22 Maggio 2006 da fra.gas
 
Foto di fra.gas

 Non sono in grado di rispondere alla tua antologia di eventi 
problematici .
O meglio, la loro quantità mi disorienta e mi impedisce di decidere 
su quale interloquire .

Allora ti intrattengo su un fatto che tu non hai citato perché è 
piccolo piccolo e recente recente : calciopoli .

Già ho scritto una lettera, che ti allego, a Maro Adinolfi (lo 
conoscerai, penso), ma l’ altro giorno la mia attenzione è stata 
attratta da un fatto accessorio della vicenda : questa famosa GEA 
attorno alla quale ruota gran parte dei loschi traffici di cui oggi 
si parla è amministrata e/o diretta da :
-       il figlio del sig. Moggi, direttore della squadra pluricampione,

-       il figlio del sig Lippi, allenatore della Nazionale e come 
tale leader del calcio italiano,

-       la signorina Geronzi, figlia del signor Geronzi presidente di 
Capitalia, la banca che più ha investito (dicono) nel mondo del 
pallone .

Problemi di trasparenza e di opportunità non se ne parla neanche, 
vero ?
Ma, a parte le questioni morali, la riflessione che mi è venuta è 
che io, a differenza di quegli importanti babbi, non potrò dare a mio 
figlio la possibilità di diventare subito il manager di una 
importante società né nel campo del calcio, che non conosco, ma 
neanche nei campi in cui sono più ferrato .
Per avere un posto eccellente dunque non bisogna guadagnarselo col 
sacrificio, bisogna essere il figlio del babbo giusto .
Questa forse è sempre più una società dove i figli dei notai fanno 
i notai, i figli dei professori universitari fanno i professori 
universitari, i figli dei manager delle coop fanno i manager delle 
coop, i figli dei loschi personaggi del calcio fanno i loschi 
personaggi del calcio, e così via . E per la nostra generazione non 
era così .
Come vedi, l’ elemento morale (il “losco”) è una componente 
secondaria .
La componente primaria è che non c’ è mobilità sociale .
E la questione è molto grave : significa che c’ è un esteso 
deficit di democrazia in tutti gli organismi della società .
Significa che da noi ci sono regole per cui chi ha un potere in un 
partito, in un’ azienda o anche in una bocciofila ha la possibilità 
di usare le risorse di cui dispone per garantire e ampliare e il suo 
potere senza troppo preoccuparsi di produrre quegli eccellenti 
risultati che sono l’ unica seria motivazione per il mantenimento di 
un potere .
E se questo permea tutti gli organi della società fatalmente i 
migliori saranno umiliati e i peggiori avranno successo .
Non mi piace scomodare la parola democrazia perché da noi se ne fa un 
certo abuso (e poi mi ricordo sempre che la DDR era “democratica”) 
ma in questo caso mi pare che se ne possa proprio parlare .
E quello che manca è una democrazia diffusa che deve entrare nei 
meccanismi di formazione della classe dirigete di ogni organismo 
sociale, dal partito alla bocciofila .
Mobilità sociale, possibilità per tutti di arrivare a ogni 
traguardo, eliminazione dei poteri gelosi : questo dovrebbero 
chiedere i nostri giovani, altro che l’ eliminazione del precariato .
Ti ricordi ? Napoleone diceva che ogni soldato aveva nello zaino il 
bastone da maresciallo ed era così davvero perché prima gli 
ufficiali erano tutti nobili e, con la rivoluzione, erano tutti 
scappati ; i nuovi ufficiali venivano dalla truppa e dovevano 
meritarselo ; e infatti se lo meritarono .
Noi invece abbiamo ancora gli ufficiali che vengono dalla nobiltà! .
Ciao
Guido

 
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“calciopoli”

Post n°87 pubblicato il 22 Maggio 2006 da fra.gas
 
Foto di fra.gas

  A proposito di “calciopoli”

 

Però la cosa che mi fa più arrabbiare è che tutto questo avviene in un sistema in cui corrono soldi pubblici .

Se le malversazioni e gli sporchi interessi dei signori del calcio coinvolgessero solo il denaro dei loro amici e di coloro che liberamente hanno deciso di essere loro soci e/o loro clienti, direi :  “Coglioni ! Comunque se volete, e se potete, andate da un giudice a reclamare e a chiedere giustizia per la fiducia tradita ”

E la cosa potrebbe finire lì pur trattandosi sicuramente di uno scandalo .

Ma invece questi hanno fatto i loro sporchi interessi anche avvalendosi del denaro pubblico, ovvero del denaro preso ai cittadini con la forza delle tasse  : anche coi soldi delle mie tasse ; e questo mi fa veramente girare i “cabasisi” (citazione di Montalbano) .

 

Vogliamo davvero fare una politica “U” ?  Bene, allora chiediamo a questo nuovo governo le seguenti cose :

-                 Non un euro di denaro pubblico vada più al “sistema calcio” . E’ troppo estremista ? Vabbe’, facciamo che in 3 (tre) anni i trasferimenti dal pubblico erario al “sistema calcio” si debbono azzerare (-33%,  -33%  -33%). Così nel frattempo uscieri e faccendieri avranno il tempo di trovarsi un altro lavoro (possibilmente onesto e sicuramente, soltanto nel settore privato ; perché non voglio che, a diverso titolo, tornino a carico delle mie tasse)

-                 L’ ottimo Rossi torni a impegni più consoni al suo valore e alla sua esperienza, perché non è giusto né dignitoso che lo stato impieghi un suo “grand comis” per regolare questioni che riguardano il passatempo di alcuni nostri concittadini . Nell’ amministrazione dei passatempi le cose debbono regolarsi da sole o , nei casi patologici, con l’ aiuto dei carabinieri e dei magistrati .

 

Che ne dici ? si può provare ?

Certo meglio subito che sotto elezioni .

Come per tutte le liberalizzazioni : gratuite o vantaggiose per quanto riguarda le finanze pubbliche, ma costose (sarà poi vero ?) quanto al consenso .

 Saluti

 Guido

 
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GULAG

Post n°83 pubblicato il 22 Maggio 2006 da fra.gas
 
Foto di fra.gas

 Altri Olocausti 


  Stalin e l'Arcipelago gulag

  Gulag (dal russo ГУЛАГ: Главное Управление Исправительно— Трудовых Лагерей, "Glavnoye Upravleniye Ispravitelno-trudovykh Lagerey", "Direzione principale dei campi di lavoro correttivi") era il ramo della Polizia dell'interno e servizio di sicurezza sovietico che costituì il sistema penale dei campi di lavoro forzato. Benché questi campi fossero stati pensati per criminali di ogni tipo, il sistema dei Gulag è famigerato soprattutto come mezzo di repressione degli oppositori politici dell'Unione Sovietica.

 

Il sistema dei campi di concentramento puntitivi appartiene infatti alla storia sovietica sin dagli esordi, dai tempi di Lenin (già nel '20, presso le isole Solovki, situate nel Mar Bianco, a circa duecento chilometri dal circolo polare artico, era stato creato un "lager di lavori forzati per i prigionieri della guerra civile", dove vennero imprigionati tutti coloro che si opponevano al nuovo regime, non solo
zaristi quindi, ma anche anarchici, socialisti rivoluzionari, menscevichi).

Dopo la presa del potere con la rivoluzione d'ottobre del 1917, Lenin - mentre procedeva a tappe forzate all'industrializzazione del paese e al miglioramento del livello dell'istruzione - mise in piedi in Russia un apparato di repressione delle classi non proletarie: la nobiltà, la borghesia e il clero. Il sistema concentrazionario, indicato dall’acronimo Gulag (Direzione generale lager: presiedeva alla reclusione e al lavoro schiavistico dei prigionieri o zek nella costruzione delle infrastrutture, delle mostruose companv-town subpolari, nelle miniere), ne era la sintesi.

Non furono anni di consenso assoluto da parte del popolo: particolarmente significativa fu la ribellione dei marinai di Kronstadt del marzo 1921, con la quale gli stessi uomini che, sollevandosi, avevano dato inizio alla rivoluzione dell'ottobre '17, tentarono di rovesciare il potere comunista. Stavolta vennero "massacrati come anatre nello stagno" dall'armata rossa di Trotsky.

Il maggior sviluppo dei gulag avvenne però negli anni del consolidamento del potere di Stalin, e durante il suo lungo "regno", che va dagli anni trenta fino alla metà degli anni cinquanta. Morto Lenin nel '24, Stalin e gli altri proseguirono sulla strada da lui indicata: mandarono a scuola tutti i contadini, e immisero nelle campagne migliaia di trattori. Ma non per questo i contadini mostravano l'intenzione di trasferire la loro terra ai colcozi. Allora, dal 1929 al '32, Stalin e i comunisti 'repressero' con fredda determinazione i kulaki e i subkulaki, deportandoli a morire con le mogli e i figli - quindici milioni di esseri umani - nelle tundre gelate della Russia europea e nelle zone disabitate della Siberia. A questa deportazione, e alla mancata messa a coltura di molti campi, fece seguito una terribile carestia (1932-33) che comportò altri sei milioni di morti.

Nel '36 Stalin dichiarò ufficialmente costruito il socialismo (con la nuova Costituzione) e iniziata la costruzione del comunismo. Stalin sapeva però bene che il socialismo non era stato costruito affatto: reintrodusse quindi contemporaneamente - e sviluppò al massimo - alcune forme di repressione già attuate da Lenin su frange proletarie corrotte, e cioè l'epurazione (che divenne una sorta di setacciatura periodica, a turno, di tutti senza eccezione gli strati proletari). Introdusse inoltre la 'rieducazione mediante il lavoro' (forzato), allargando a dismisura la rete dei lager creata da Lenin per la rieducazione dei nemici di classe (si andò così formando lo sterminato 'arcipelago Gulag' descritto poi con tanta efficacia da Solgenìtsin: alla morte di Stalin, nel '53' vi erano rinchiusi 15 milioni di proletari: la mortalità vi era elevatissima, ben pochi ne uscivano vivi). Introdusse infine,   un indottrinamento quotidiano obbligatorio (almeno un'ora al giorno per ogni cittadino lavoratore).

Di queste tre forme di repressione quella che toccava più direttamente i membri del partito e in genere i detentori del potere era senza dubbio l'epurazione, la quale giorno dopo giorno, con le sue metodiche fucilazionì, così come setacciava gli altri strati, 'purificava' imparzialmente a turno (con o senza processi) anche gli strati dell'apparato comunista. Si pensi per esempio che nell'anno 1937 furono fucilati ben 400.000 'comunisti fedeli'. E non soltanto dei livelli inferiori: infatti delle 31 persone che fecero parte dal 1919 al 1938 dei politburo di Lenin e di Stalin, 19 complessivamente vennero fucilate, 2 si suicidarono, 4 morirono di morte naturale, solo 6 (Crusciov, Mikojan, Molotov, Kaganovic, Voroscilov e Andreev) sopravvissero a Stalin.

Non esiste un computo esatto delle perdite umane: Solgenitsin e gli altri dissidenti sovietici parlano in genere di 60 milioni.

 

Gli italiani nei Gulag

Durante gli anni Trenta, il terrore staliniano colpì duramente le comunità straniere che vivevano in Unione Sovietica e, fra queste, anche quella italiana conobbe l'esperienza della persecuzione e della deportazione nei Gulag. Sospettati, nella maggior parte dei casi, di attività antisovietica e di spionaggio, alcune centinaia di italiani, per lo più emigrati politici e giunti in URSS negli anni Venti, morirono fucilati dopo processi sommari o subirono lunghe sofferenze nei campi di lavoro forzato. A questa vicenda di dolore e di morte si aggiunse, negli anni della seconda guerra mondiale, la dura esperienza della deportazione e del lavoro coatto nelle colonie per gli italiani che vivevano a Kerc', in Crimea, questi ultimi discendenti di famiglie pugliesi trasferitesi in Russia sin dal XIX secolo.

 

Bibliografia

  • Elena Aga-Rossi

    e Viktor Zaslavsky, Togliatti e Stalin, Il Mulino, 1997
  • Aldo Agosti

    e Lorenzo Brunelli, I comunisti italiani nell'URSS. 1919-1943, in "Il partito comunista italiano. Struttura e storia dell'organizzazione", n. anno XXI, a cura di Massimo Ilardi e Aris Accornero, "Annali della Fondazione Feltrinelli", 1982
  • Pier Luigi Bassignana,

    Fascisti nel paese dei Soviet,
    Bollati Boringhieri, 2000
  • Robert Conquest, Il grande terrore, Edizioni BUR, 1999

  • Marcello Flores e Francesca Gori (a cura di), Gulag, il sistema dei lager in URSS,  Edizioni Gabriele Mazzotta, 1999

  • Varlam Šalomov, I racconti della Kolyma, Adelphi, 1999

  • Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag, Oscar Mondadori, 1990

  • Fonti :http://taranis.altervista.org/index1.htm?comun.htm

  • http://www.gulag-italia.it/gulag/gulaghome2.htm

  • http://www.romacivica.net/anpiroma/deportazione/deportazionealtri2.htm

 
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I'm sorry!

Post n°82 pubblicato il 22 Maggio 2006 da fra.gas
 
Foto di fra.gas

 Mi scuso per il mancato raggiungimento

dei 1.000 visitatori!

Mi scuso per il mancato raggiundimento dello scopo,

cercato con una dubbia operazione "trasparenza"

Mi scuso per qualche e-mail di troppo! Mi scuso con gli amici e gli amici

 degli amici, che non avrebbero voluto ricevere tali e-mail!

A volte facendo si sbaglia.

Gradirei molto i vostri commenti, pro o contro, saranno pubblicati!

Per cercare di di farmi perdonare visitate il sito dedicato al Don Chisciotte

con le stupende grafiche di G. Doré. Buona lettura!

http://www.liberliber.it/biblioteca/c/cervantes/don_chisciotte_della_mancia/html/index.htm

Grazie

 
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PARTITO DEMOCRATICO ?

Post n°80 pubblicato il 22 Maggio 2006 da fra.gas
 
Foto di fra.gas

CONTRIBUTO DEL CIRCOLO AL CONVEGNO: 

La Margherita Rifiorirà? (titolo provvisorio)

(data da definire a fine giugno?) HOTEL SAVOIA BOLOGNA

 

  Le Premesse per la nascita di un Partito Democratico Italiano ed Europeo

 

Aderire al gruppo EuroSocialista od EuroPopolare? I rapporti con l’Internazionale Socialista? I rapporti con la Chiesa Cattolica?

E’ una premessa assolutamente ineludibile da cui partiremmo per verificare le compatibilità delle anime del possibile partito Democratico.

Ci sono tre storie: La plurimillenaria storia della chiesa, la bicentenaria storia del Partito socialista con le sue diaspore, scissioni e deviazioni Comunista e Fascista-Sociale (di cui come socialisti dobbiamo farci carico per ritrovare un’ identità laburista-socialista) e la secolare storia Popolare alias Democristiana ( di cui debbono farsi carico per superare una certa “confessionalita” e sposare culture assolutamente laiche). Ciascuno deve trovare la pace con il proprio passato e l’equilibrio tra le giuste idealità e trascorse ideologie. Ciascuna delle anime deve lavare   pubblicamente i propri panni sporchi e mondare i propri peccati. Deve esplicitare il limite alle rinunce alle proprie radici ed all’accettazione di quelle altrui. E’ la premessa draconiana e necessaria anche solo per avviare il discorso. Individuate le radici comuni e la compatibilità delle parti irrinunciabili degli altri, fatte le dovute autocritiche occorre verificare la necessaria sostenibilità di ciò che è comunemente accettato! Altro discorso ancora è costruire uno statuto democratico dei principi e degli obiettivi strategici e dei percorsi ragionati per arrivare al teoricamente voluto Partito Democratico Italiano PDI. Verificato il teorema, occorre dimostrarne la validità, non solo e non tanto in termini di assioma per una minor emoraggia  di voti e di salvaguardia delle poltrone, come sono partite a spron battuto le Direzioni Nazionali, espressione più del passato che del futuro. Occorre valutare un’ipotesi di percorso federativo sui comuni minimi denominatori, tra cui non può neppure essere incluso il superato antiberlusconismo, a ieri l’unico collante, oggi il consolidamento del Potere raggiunto! Occorre passare dai processi assolutistici di vertice ai processi democratici di base con un ampio dibattito su questi temi e sui significati di un’evoluzione politica che risponda agli infiniti problemi sul tappeto a partire dal metodo elettorale: proporzionale o maggioritario, premi o non premi di maggioranza; assetto istituzionale: premierato si o no, repubblica presidenziale? Quale federalismo: no a quello padano! No a quello delle modifiche al Titolo V! Sì quello fiscale, ma detto così sa di struzzo, perché non esplicita cosa comporta!

Occorre una prima analisi su premesse, principi e percorsi da parte degli organismi a ciò deputati: i congressi! Che devono in primis chiarire all’interno dei partiti “conferenti”, già di per sé compositi, la loro vera natura, la loro mission, la loro espressione e rappresentanza delle anime che già caratterizzano le basi popolari!

Occorre una verifica sul campo del rispetto della vera volontà popolare uscita dalle ultime elezioni:

  • Lavoro
  • Sviluppo
  • Supporto alla Famiglia
  • Diminuzione della pressione fiscale
  • Grandi opere
  • Sicurezza
  • Nessuna nuova tassa

 

 L’inizio lascia già dei dubbi: Di Pietro che vuole una poltrona in più (ma gli italiani all’estero non hanno affondato l’unico ministro a ciò deputato nei 140 anni di Unità nazionale?), sul significato della famiglia invece di agire si crea confusione con le unioni di fatto ed i pacs, il neo Ministro dei Trasporti il prof. Alessandro Bianchi, reggino, cassa il ponte di Messina, senza neppure un ministro siciliano nella compagine governativa (ma vogliamo capire cosa ne pensano i Siciliani del loro isolamento?).

  Fino ad arrivare a definire se l’Europa Unita è un a Repubblica o una Monarchia!

Occorre una costituzione su basi politiche, non solo economiche, chiara e leggibile che fissi i veri principi unificanti, e lo dico da agnostico, riconosca le radici Cristiane dell’Europa, e se è no all’ entrata della Turchia, oggi già indesiderata economicamente, si individueranno costituzionalmente i meccanismi di partenariato!

   Le assisi congressuali dovranno valutare in primis le esperienze, il livello dei rapporti nelle amministrazioni locali, il rispetto delle reciproche valenze di Margherita e DS! Valutare il percorso per le sperimentazioni, quali i gruppi consiliari “unificati”, per quelli  parlamentari è però mancata ogni  forma di assenso di base ed ogni dibattito preliminare. Riteniamo che i dictat siano inaccettabili, prima di tutto metodologicamente! Ed in democrazia sia l’ultimo degli iscritti che il Segretario nazionale devono aver diritto di parola!

 
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