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Capire perché l’Unione Monetaria Europea ci sta distruggendo (Grecia, noi, e poi Germania e tutti gli altri).

Post n°157 pubblicato il 18 Maggio 2010 da Darkthrone85
 

Ecco cosa è successo. A distanza di 8 anni dal fatidico 1 gennaio 2002 - quando l’Euro divenne definitivamente la moneta comune a 16 nazioni in Europa - i mercati finanziari (leggi il Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori) hanno finalmente compreso che i Paesi d’Europa non sono più sovrani, specialmente nell’emissione della loro moneta. Dunque i mercati hanno dato un’occhiata ai grandi debiti dei 16 Stati della zona Euro e hanno concluso che per noi ripagarli è un vero problema. Da qui il loro panico, e la conseguente crisi di cui tutti i giornali parlano, che oggi colpisce la Grecia ma domani colpirà tutti gli altri, Germania inclusa. E ciò perché è una crisi strutturale, non di un paio di Paesi.

Vi chiederete: perché ripagare i nostri debiti è diventato un problema così allarmante? Non eravamo indebitati anche prima dell’Euro? Oggi noi Stati della zona Euro stiamo USANDO l’Euro, non ne siamo più i proprietari. Una volta noi italiani possedevano la lira, i francesi i franchi e i tedeschi i marchi ecc. Non siamo cioè più sovrani nell’uso della nostra moneta. L’Euro è a tutti gli effetti una moneta senza Stato, è una moneta ‘mercenaria’ che tutti i sedici USANO. Fra usare una moneta e possederla la differenza è enorme. Perché oggi ogni Paese dell’Euro deve, PRIMA DI SPENDERE per la cittadinanza, fare una di due cose: 1) prendere in prestito l’Euro, 2) TASSARE i propri cittadini per racimolarlo.

Spiegazione di 1) Prendere in prestito l’Euro: letteralmente dobbiamo andarlo a trovare, proprio come fa un padre di famiglia che prima di pagare le spese di casa deve trovare i soldi da qualche parte (lavoro, prestiti). Oggi, si badi bene, un Paese come l’Italia o la Francia deve bussare alle porte di creditori privati per farsi PRESTARE gli Euro PRIMA di poterli spendere per la comunità (vendiamo titoli di Stato sui mercati di capitali dove dobbiamo competere e pagare tassi decisi dai privati). Il nostro Tesoro e la nostra Banca Centrale non possono più emettere moneta in autonomia. Ecco perché oggi i nostri debiti sono un vero problema.

Al contrario, prima dell’avvento dell’Euro, noi eravamo Paesi sovrani nella moneta (lira, franchi, marchi…), e i nostri governi potevano spendere senza il bisogno di trovare il denaro in anticipo. Letteralmente se lo inventavano, come fanno oggi gli USA o la Gran Bretagna per esempio. Magari spendevano troppo, è possibile (caso Italia), ma con la propria moneta sovrana avevano tutti i mezzi per rimediare. Certamente si indebitavano, eccome, ma era un debito che contraevano DOPO AVER SPESO, non prima ancora di spendere come accade con l’Euro oggi, e soprattutto lo potevano ripagare semplicemente inventandosi il denaro necessario (suona incredibile ma è esattamente così), come fanno oggi gli USA o il Giappone. Avevano cioè il potere sovrano di gestire la propria moneta e di conseguenza i propri debiti in autonomia, e questo rassicurava i mercati finanziari che non andavano nel panico sul debito nazionale di allora come invece è accaduto oggi con la Grecia (e domani con tutti i sedici Paesi dell’Euro).

E infatti, nonostante USA o Giappone siano indebitati fino al collo, nonostante l’Inghilterra sia messa forse peggio della Grecia in quanto a debiti, i mercati non sono nel panico per loro. Il motivo, lo ripeto, è che USA, Giappone o Inghilterra hanno moneta sovrana, cioè possono spendere senza doversi PRIMA indebitare, e possono ripagare i loro debiti inventandosi moneta, cose che noi 16 non possiamo fare più. Considerate inoltre che un ‘caso greco’ non si verificò mai, per esempio, con l’Italia spendacciona, indebitata, inflazionistica ma con moneta sovrana degli anni ’60 e ‘70. Al contrario, quell’Italia era assai prospera, e la sua ricchezza di allora ancora oggi ci nutre.

Ecco cosa sta accadendo.  Di chi è la colpa? Dell’inganno dell’Euro voluto a tavolino dai grandi burocrati europei (Prodi, Ciampi e centrosinistra in Italia) per l’esclusivo interesse del Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori (e degli USA naturalmente), i quali oggi (ma già da prima) ci saccheggiano imponendoci misure di tagli a tutto ciò che è pubblico per comprarselo domani a due soldi. Possono farlo perché oggi noi, per i motivi sopraccitati, siamo indebitati veramente, e siamo ricattabili. Non per nulla alla Commissione Europea trovano pianta stabile 229 lobbisti del Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori, in un rapporto di 4 a 1 rispetto a chi perora la causa dei cittadini.

p.s. Sapete chi ha voluto l’Italia nell’unione monetaria? La confindustria tedesca, che ha voluto inchiodare la nostra industria nella moneta unica così che ci fosse impossibile in futuro svalutare la lira per renderci competitivi contro il marco e vendere più di loro. Capito? Prodi non è scemo, è un criminale. Altro che caso Anemone.

 
 
 

G.O.T.A.

Post n°156 pubblicato il 18 Maggio 2010 da Darkthrone85
 

 

La Cabala è una filosofia misterica che ha le sue radici nella filosofia greca, e che è stata mantenuta viva nel misticismo ebraico e nella tradizione magica occidentale. I Qliphoth sono il lato oscuro di questa tradizione. I Qliphoth sono i principî dell'ombra e le antitesi che sono nascoste dietro tutte le cose. Il lato della luce rappresenta, nella Cabala, principî matematico/geometrici attraverso i quali Dio ha creato il mondo. I Qliphoth corrispondono ai frattali e ai principî del caos. I Qliphoth sono le forze divisorie e distruttive. La Cabala Qliphotica usa le forze della distruzione per liberare l'adepto dalle limitazioni della creazione. Attraverso queste forze possiamo imparare a creare. Nella Cabala, Lucifero e gli angeli caduti sono coloro che per primi usarono le forze Qliphotiche per liberarsi da Dio. I pr principî della luce mantengono gli angeli ed il resto della creazione nei loro cerchi rigidi e predeterminati. Le forze oscure rompono questi cerchi e rendono possibile una libera volontà ed un'esistenza individuale al di fuori di Dio.

La Demonologia e la magia Goetica fanno parte della Cabala Qliphotica, con le quali il mago congiura ed evoca forze oscure personificate nella forma di diversi demoni. Nel Dragon Rouge usiamo a questo scopo i tradizionali testi magici e demonologici, ma abbiamo adattato questi vecchi metodi al nostro sistema draconiano. Il Testamento di Salomone, le Chiavi di Salomone, il Lemegeton e Le Dragon Rouge sono esempi di testi demonologici usati dal Dragon Rouge.

La Runosofia Odinica è la tradizione iniziatica Nordica e Gotica. La Runosofia è la saggezza intorno ai segreti delle rune, ed il dio Odino è il principale iniziato in questi misteri. Negli antichi linguaggi Nordici e Germanici, "runa" significa "segreto", "mistero", "saggezza segreta" o "sussurro segreto". Ad un livello più esteriore, la parola "runa" denota gli antici segni di scrittura Nordici. Ad un livello più profondo, essa simboleggia le forze dell'universo e può descrivere tutta la spiritualità occulta Nordica. La Runosofia Odinica è un "Helwegr", un percorso verso il reame della morte e della dea della morte - Hel. In queste oscure e profondissime parti dell'esistenza sono nascoste le chiavi della saggezza e dell'immortalità.

Nel Dragon Rouge lavoriamo con le rune in molte forme differenti. Un aspetto è il discusso Uthark, che si ritiene essere la forma nascosta ed interiore della sequenza runica. Usiamo anche i sistemi runosofici delle Adulrune di Johannes Bureus. Le dimensioni interne delle rune sono chiamate Adurlrunor o Alrunor (Mandragora).

Odino è un dio oscuro e demonico, e la runosofia Odinica include anche la licantropia e la necromanzia. La Runosofia Odinica è una forma di magia Gotica. La magia Gotica non è solo magia runica e Runosofia, discipline che si concentrano sugli antichi simboli runici Nordici. La magia Gotica è connessa al lato notturno ed ai misteri oscuri. Questo differenzia la magia Gotica dalle forme di magia runica che sono connesse all'Asatro e alla lotta per ripristinare l'antica fede Nordica. La magia Gotica non può essere connessa ad un certo luogo o ad un certo tempo. La magia Gotica corrisponde ad una dimensione mitica nella quale l'uomo diventa dio.

Il Tantra Vamachara è il sentiero di mano sinistra nella tradizione Indiana. L'obiettivo del Tantra è di risvegliare la forza interiore latente, chiamata Kundalini. A differenza dello Yoga e della meditazione ordinari, il Vamachara non cerca solo la forma di illuminazione chiamata Samadhi, dove l'adepto diventa come "uno con Dio", quando la kundalini si fonde insieme alla zona energetica Sahsrara, sopra la testa. Il Tantra Vamachara si sforza di ottenere uno stato dove la kundalini arrivi oltre il Sahsrara. Questo non porta al Samadhi, ma ad uno stato che nel Tantra Vamachara è chiamato "kaivalya", e nel quali l'adepto diventa come un dio. Nel Dragon Rouge lavoriamo anche con i chakra nascosti, come il chakra nero Sunya sopra il Sahsrara, oltre i chakra dello Yoga ordinario. Il Tantra Vamachara è connesso al culto di Kali e all'infame tradizione Aghora. La differenza tra il sentiero di mano destra ed il sentiero di mano sinistra è eloquentemente spiegato da Julius Evola nel libro "Lo Yoga della Potenza":

"È significativo che una delle differenze fra le due vie tantriche dei gradi superiori, fra quella della Mano Destra e quella della Mano Sinistra (qui messe entrambe sotto il segno di Shiva - shaivâcâra), viene indicata nel fatto che mentre anche nel più alto compimento, siddhi, proprio alla prima esiste sempre, per l'adepto, <<qualcosa al di sopra di lui>>, nella siddhi della Via della Mano Sinistra egli <<diviene lo stesso sovrano>> (cakravartî=re del mondo)". [pp. 75-76]

L'Alchimia Typhoniana è fondamentale nel sistema iniziatico del Dragon Rouge. L'alchimia è l'arte del nobilitare, ed ha le sue radici nell'antico Egitto, dove fu chiamata Khemeia, "la produzione della pietra nera". L'obiettivo di quest'arte era di produrre un elisir di eterna giovinezza, che corrispondeva alla pietra nera, o diamante nero. La parola Khem significa "nero", ed è l'arte nera originaria, nella quale l'uomo lotta per diventare come gli dei. Khem è anche il nome del dio dell'Alchimia. Il dio oscuro Set è anche connesso con l'Alchimia e alla pietra nera. Nella tradizione greca ed ermetica, Khem era rappresentato dal dio Pan, e Set da Typhon. L'alchimia Typhoniana può essere ricondotta alle tradizioni di Alchimia egiziane, greche ed ermetiche, nelle quali l'obiettivo corrisponde al sentiero di mano sinistra. L'alchimia Typhoniana è costruita intorno ad un processo graduale di nobilitazione che rappresenta i livelli draconiani di iniziazione. Il processo alchemico trasforma il carbone, l'elemento fondamentale di ogni forma di vita, dalla sua forma più debole e porosa - attraverso un processo di indurimento e di nobilitazione - nell'eterno ed indistruttibile diamante nero (Adamas Ater, A.A.). Questo processo è rappresentato dal dio Khephra e dal suo ingresso nel regno della morte, dove muore e si ricrea come una sua propria creazione. Nel Libro Egiziano dei Morti, Khephra dice: "Io sono Khephra, colui che si è creato da solo". Typhon rappresenta il Drago Rosso e l'eterna forza e materia primeva da cui tutto ha origine.

 
 
 

La Magia Iniziatica Draconiana

Post n°155 pubblicato il 18 Maggio 2010 da Darkthrone85
 

L'Iniziazione Draconiana è basata su 1+9+1 livelli, che insieme costituiscono gli 11 gradini che corrispondono ai Qliphoth e agli 11 demoni sovrani, che fungono da lato oscuro e da antitesi della creazione. Il primo gradino è dove il non-iniziato comincia. L'apertura del cancello verso il lato oscuro. I 9 scalini seguenti rappresentano i 9 livelli del lato oscuro o del mondo sotterraneo attraverso i quali Odino passa nella sua iniziazione nei segreti delle rune. Questi gradini portano l'adepto al cuore dell'oscurità e trasformano l'uomo in un dio (come promesso dal serpente nella Genesi 3:5, dove l'uomo comincia l'iniziazione mangiando i frutti della conoscenza). L'ultimo gradino è oltre i limiti della crezione.




1. Lilith 1.0°. Il cancello verso l'ignoto.

2. Gamaliel 2.0°. I sogni oscuri. Magia astrale. Stregoneria. I misteri della luna oscura. La Dea oscura.

3. Samael 3.0°. La filosofia del sentiero di mano sinistra. La saggezza della follia. Magia Yezidi. Il lato oscuro dei Chakra.

4. A'arab Zaraq 4.0°. Magia Luciferina. Il lato oscuro di Venere. Eroto-misticismo ed il sentiero del guerriero.

5. Thagirion. 5.0°. L'illuminazione del lato oscuro. Il sole nero. L'unione del dio e della bestia.

6. Golachab 6.0°. Ragnarök. L'attivazione di Surt/Sorath. Il magnetismo della lussuria e della sofferenza.

7. Gha'agsheblah 7.0°. I livelli superiori dell' eroto misticismo. Preparazioni per l'abisso.

8. Satariel 8.0°. L'apertura dell'occhio di Lucifero/Shiva/Odino. Il principio del Drakon.

9. Ghagiel 9.0°. L'illuminazione della stella Luciferina.

10. Thaumiel 10.0°. La realizzazione della promessa data dal serpente. Divinità.


11. Thaumiel 11.0°. Il buco nero. L'entrata in una nuova creazione. L'universo B.

Le quattro tradizioni principali che stanno dietro il sistema magico del Dragon Rouge hanno una cosa importante in comune. Esse conducono l'adepto passo dopo passo nella tenebra dove lui/lei possono diventare dei. Entrando nel lato oscuro come Odino o Khephra e sacrificandosi, ci si può trasformare da una creazione in un creatore.

 
 
 

Magia · Occultismo · Goticismo

Post n°154 pubblicato il 13 Maggio 2010 da Darkthrone85
 


"L'oscurità è uno specchio del profondo dell'anima. Tutto ciò che si nasconde dentro di noi, i nostri desideri, le nostre paure, è proiettato nell'oscurità."

Il Dragon Rouge è un ordine nordico con gruppi operativi in molte parti del mondo. Studiamo Magia ed occultismo sia in pratica che in teoria. E' uno dei pochi Ordini a focalizzarsi sul lato oscuro della Magia e sul sentiero della mano sinistra. Esploriamo, infatti, la tradizione del lato oscuro a diversi livelli. Il Dragon Rouge è principalmente un ordine iniziatico, ma è anche una fratellanza/sorellanza. Il nostro scopo è di rendere possibile lo sviluppo e l'educazione nell'occulto, oltre che di divenire un punto d'incontro e di scambio di conoscenze ed esperienze. Il Dragon Rouge è un ordine magico-pratico dove l'esperienza individuale è fondamentale. Siamo basati su di un empirismo occulto ed accentuiamo il valore della conoscenza generata dall'esperienza.

Per diventare membro: inviaci una lettera, descrivendoti e parlandoci delle tue precedenti esperienze magiche/occulte. Dovresti anche dirci perchè hai deciso di entrare a far parte del Dragon Rouge. L'affiliazione annuale costa 40 Euro in Europa, e 45 fuori da essa. Come membro sarai il benvenuto ai nostri seminari introduttivi, ad incontri magici e festività. Riceverai quattro volte l'anno la pubblicazione per i membri Dracontias, che contiene articoli unici, cerimonie e altre importanti informazioni sulle tradizioni magiche che studiamo. Ogni membro decide quanto vuole essere attivo all'interno del gruppo. L'Ordine è costituito da tre parti fondamentali: una esterna, aperta a tutti i membri, una interna che è fondata su 11 livelli di iniziazione, ed infine la Cerchia Interna (Inner Circle). Come membro avrai anche la possibilità di cominciare il nostro corso di iniziazione. Una volta che l'avrai ordinato e ricevuto, ti sarà anche assegnato un Tutor che ti seguirà passo passo durante il corso stesso.

Possono esserci molti motivi per i quali si entra nel Dragon Rouge. Alcuni divengono membri perché condividono le nostre preferenze culturali ed i nostri interessi filosofici. Altri per supportare attivamente il nostro lavoro, altri semplicemente per far parte della Fratellanza/Sorellanza Draconiana. La maggior parte, comunque, si affiliano per far parte di un ordine fondato su di un sistema iniziatico unico e potente, al fine di praticare e studiare il lato oscuro della Magia. La Magia pratica ed iniziatica costituisce le fondamenta dell'ordine.

Quando ci invii del denaro, preoccupati di conservare la ricevuta, in quanto è l'unico documento che dimostra l'avvenuto pagamento nel caso non ci arrivassero i soldi.

DRAGON ROUGE, Box 777, 114 79 Stockholm, Sweden

mail@dragonrouge.net

 

Il Dragon Rouge esplora il lato oscuro focalizzandosi su 5 punti fondamentali:
- L'Ordine
- Cultura
- Filosofia
- Psicologia
- Magia Iniziatica


Il Dragon Rouge è un ordine dove sono fondamentali la creatività dei membri e i forti legami fraterni tra questi. Lealtà, onestà e devozione verso il lavoro di tutti sono qualità importantissime per i nostri membri. Ognuno sceglie per se il livello di partecipazione nelle attività ufficiali, ma spingiamo sempre a prender parte al lavoro di gruppo, anche per migliorare il proprio livello individuale. Conduciamo costantemente cerimonie, lavori magici di gruppo, organizziamo serate di studio, visiti in siti di culto e luoghi di potere come i Tumuli delle Navi in Svezia e Externesteine in Germania. Per i membri iniziati, vi sono anche serate di discussione filosofica, cene e festività.

In ambito culturale ci occupiamo di tutto ciò che tende ad atmosfere Gotiche, ed ovviamente del lato oscuro dell'esistenza in ogni sua espressione. Studiamo la letteratura gotica di Howard Phillips Lovecraft, Hanns Heinz Ewers, Bram Stoker ed Edgar Allan Poe. Siamo interessati ai classici della letteratura Satanica come la Divina Commedia di Dante, "il Paradiso Perduto" di Milton, ed i testi sulle leggende legate al Faust. Baudelaire e Comte de Lautréamont sono ad oggi tra le più grandi ispirazioni per molti dei nostri membri. Il nostro interesse è quindi per la Tradizione Gotica, compresi poeti e scrittori come Johannes Bureus, Georg Stiernhielm e la cerchia artistica della Società Gotica della Svezia. Tra i nostri membri annoveriamo molti musicisti, pittori, scrittori ed accademici. Musicalmente, Richard Wagner e le sue opere mitiche sono importantissime nell'ambito del Dragon Rouge, ma anche la musica sperimentale moderna. In arte, il nostro interesse è per il Gotico romantico decadente, come Arnold Böcklin e Caspar David Friedrich, e il simbolismo di Franz von Stück e Fidus, come per i surrealisti Salvador Dalí e Max Ernst. Il Mago ed Artista Austin Osman Spare è un ottimo esempio di come magia ed arte siano indissolubilmente legate. Tutto quello citato finora circa i nostri interessi nella cultura oscura, è solo un frammento di un grande interesse nelle forme di cultura oscura che, crediamo, possano dare all'uomo un riflesso di quelli che sono i lati nascosti dell'esistenza.

La filosofia del lato oscuro è rappresentata dalla via della mano sinistra e dallla sua ideologia. Questa deriva dalla concezione dell'esistenza di due vie spirituali: la via della mano destra, che si evince da molte forme religiose e dai movimenti di massa. Si basa sulla Magia della luce e il suo scopo include la fusione con Dio. L'altra, è la via della mano sinistra; esso enfatizza ciò che unico, deviante, esclusico. Il metdo ad esso collegato si basa sulla magia oscura, ed il suo scopo è l'autodeificazione. Tra i suoi esponenti, i membri dell'ordine leggono in particolar modo le opere di Carlos Castaneda, Julius Evola, e Kenneth Grant. Inoltre, seguiamo molti filosofi, dai più classici quali Eraclito, Platone e Plotino, ai più moderni Nietzsche, Heidegger e Henry Bergson. Incorporiamo a questi inoltre la filosofia orientale, leggendo testi classici indiani e cinesi come Upanishads e Tao te ching. Molto della filosofia della via mano sinistra si può inoltre trovare tra gli insegnamenti tantrici.

Il lato oscuro può inoltre essere studiato sotto la prospettiva psicologica. Una delle tesi del Dragon Rouge è che l'uomo ad oggi usi solo una minima parte della sua totale capacità, il che porta a farci sperimentare solo una insignificante parte della realtà. La maggior parte dell'uomo è, quindi, nascosta. Questa parte può essere contattata, o riportata in superificie, tramite le pratiche occulte tradizionali. A questa parte appartengono i lati della psiche non attualizzati e non sviluppati, che possono essere risvegliati attraverso il lato oscuro. Solo cosi potremo poi confrontarci con ciò che abbiamo di più oscuro e represso, come le paure, l'aggressività e gli istinti primordiali. C.G. Jung è il più importante psicologo per il Dragon Rouge:"L'illuminazione non si raggiunge vedendo la luce, ma esplorando l'oscurità". Da questa prospettiva, il Dragon Rouge lavora con il lato oscuro. Altri psicologi che ci interessano sono Marie-Louise von Franz e Wilhelm Reich col suo concetto di forza, l'Orgone, e Stanislaf Grof con la sua ricerca psichedelica. Nelle aree nascoste della psiche umana possiamo trovare quelle che vengono chiamate abilità parapsicologiche come la telepatia e la psicometria. Studiamo, quindi, anche la parapsicologia e conduciamo esperimenti al riguardo.

I membri che lo desiderano possono entrare nel nostro sistema di magia iniziatica, attuale base dell'ordine. Cosi l'adepto raggiunge i livelli più avanzati di lavoro di studio del lato oscuro. I primi tre livelli del sistema iniziatico, composto da 11 livelli, sono basati su di un corso per corrispondanza e la comunicazione costante con un tutor dell'ordine. I livelli rimanenti d'iniziazione sono rivelati esclusivamente a chi oltrepassa i tre preparatori. Oltre alla disciplina teorica, il lavoro iniziatico si basa sulla costante pratica magica. Lo scopo di questo sistema è l'autodeificazione: un processo passo dopo passo nel quale il mago evolve, si nobilita e diventa un "dio". Diventare un dio significa che si è riusciti a trasformare la propria vita da un'essenza predeterminata e predestinata da condizioni esterne, nello stadio in cui si è raggiunta una vera volontà libera. L'uomo diventa dio quando cessa di essere il creato e diventa il creatore. Nella magia iniziatica il mago lavora con:

1. Visione, viaggio onirico e magia astrale.
2. Attivazione delle proprie forze interne nascoste, ed uso di quelle esterne.
3. Comunicazione con l'ombra ed il lato oscuro.

L'iniziazione draconiana è basata su quattro tradizioni principali: la Cabala goetica, la Runosofia Odinica, il Tantra e l'Alkhimia. L'iniziazione del mago è un processo che si protrae per tutta la sua esistenza, per alcuni addirittuare si espande per molte reincarnazioni. Un'impresa spirituale che richiede autosacrificio, devozione, pazienza e disciplina, un'impresa che il mago completa con i suoi confratelli e consorelle, sul sentiero draconiano.

 
 
 

Dioniso e la via della “Mano Sinistra” - di Julius Evola

Post n°153 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da Darkthrone85
 

Inizio questa nuova sezione del blog con un'introduzione alla via di Mano Sinistra del grande maestro e filosofo Julius Evola.

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Quali sono tratteggiati nell'esposizione di una delle prime opere, assai suggestiva, di Federico Nietzsche - La nascita della Tragedia - i concetti di Dioniso e di Apollo hanno una scarsa corrispondenza col significato che queste entità ebbero nell'antichità, specie in una loro comprensione esoterica. Ciò nondimeno qui ci rifaremo proprio a quella loro assunzione nietzschiana come punto di partenza, al fine di definire degli orientamenti esistenziali fondamentali.
Cominceremo col presentare un mito. Immerso nella luminosità e nell'innocenza favolosa dell'Eden
l'uomo era un beato e un immortale. In lui fioriva l'Albero della Vita e lui stesso era questa vita luminosa. Ma ora sorge una nuova, inaudita vocazione: la volontà di un dominio sulla vita, il superamento dell'essere, per il potere di essere e non essere, del Si e del No. A ciò si può riferire l'Albero del Bene e del Male. In nome di esso l'uomo si stacca dall'Albero della Vita, il che comporta il crollo di tutto un mondo, nel lampeggiamento di un valore che dischiude il regno di colui che, secondo un detto ermetico, è superiore agli stessi dèi in quanto con la natura immortale, a
cui questi sono astretti, ha nella sua potenza anche la natura mortale, epperò con l'infinito anche il finito, con l'affermazione anche la negazione (tale condizione fu contrassegnata dall'espressione di “Signore delle Due Nature”). Ma a questo atto l'uomo non fu sufficiente; lo prese un terrore, da cui fu travolto e spezzato. Come lampada sotto uno splendore troppo intenso - è detto in un testo cabalistico -, come un circuito percosso da un potenziale troppo alto, le essenze si incrinarono. A ciò va rapportato il significato della “caduta” e della stessa “colpa”. Allora, scatenate da questo terrore. le potenze spirituali che dovevano essere serve, immediatamente si precipitarono e ghiacciarono in forma di esistenze oggettive autonome, fatali. Sofferta, resa esterna e fuggente a se stessa, la potenza prese le specie di esistenza oggettiva autonoma, e la libertà - l'apice vertiginoso che avrebbe instaurato la gloria di un vivere superdivino - si fece la contingenza indomabile dei fenomeni fra i quali l'uomo vaga, trepida e misera ombra di se stesso. Si può dire che questa fu la maledizione scagliata dal “Dio ucciso” contro colui che fu incapace di assumerne l'eredità. Con Apollo, inteso sempre in termini nietzschiani, si sviluppa ciò che deriva da questo venir meno. Nella
sua funzione elementare, deve essergli riferita la volontà che si scarica di sé stessa, che non vive più
se stessa come volontà, sebbene come “occhio” e come “forma” - come visione, rappresentazione, conoscenza. È appunto l'artefice del mondo oggettivo, il fondamento trascendentale della “categoria
dello spazio”. Lo spazio, inteso come il modo dell'esser fuori, come ciò per cui le cose non sono più vissute in funzione di volontà bensì sotto le specie di immagini e di visività, è l'oggettivazione primordiale della paura, dell'incrinarsi e dello scaricarsi della volontà: trascendentalmente, la visione di una cosa è la paura e la sofferenza riguardanti quella cosa. E il “molteplice”, l'indefinita divisibilità proprie alla forma spaziale ne riconfermano il significato, riflettendo appunto il venir meno della tensione, il disgregarsi dell'unità dell'atto assoluto 1. Ma come l'occhio non ha coscienza
di sé, se non in funzione di ciò che esso vede, del pari l'essere, reso esteriore a sé stesso dalla funzione “apollinea” dello spazio, è essenzialmente dipendente, legato: è un essere che si appoggia,
che trae da altro la propria consistenza. Questo bisogno di appoggio genera la “categoria del limite”:
la tangibilità e solidità delle cose materiali ne sono l'incorporazione, quasi la sincope stessa della paura che arresta l'essere insufficiente sul limitare del mondo “dionisiaco” . Perciò la si potrebbe chiamare il “fatto” di questa Paura, di cui lo spazio è l'atto. Come caso particolare del limite, si ha la legge. Mentre colui che è da sé stesso non ha paura dell'infinito, del caos, di ciò che i Greci chiamavano l'apeiron, perché anzi vi vede riflessa la propria natura più profonda di ente sostanziato
di libertà, colui che trascendentalmente viene meno ha orrore per l'infinito, fugge da esso e cerca nella legge, nella costanza delle sequenze causali, nel prevedibile e nell'ordinato un surrogato di quella certezza e di quel possesso da cui è decaduto. La scienza positiva e ogni morale potrebbero, in un certo senso, rientrare in una non diversa direzione. La terza creatura di “Apollo” è la finalità. Per un dio, il fine non può avere alcun senso, dato che egli fuori di sé non ha nulla - né un buono, né un vero, né un razionale, piacevole o giusto - da cui trarre norma ed essere mosso, ma buono, vero,razionale, piacevole e giusto si identificano con ciò che egli vuole. semplicemente in quanto lo
vuole. In termini filosofici, si può dire che della sua affermazione, la “ragion sufficiente” è l'affermazione stessa. Invece gli esseri esteriori a sé stessi per agire hanno bisogno di una correlazione, di un movente dell'azione o, per meglio dire, della parvenza, di un movente dell'azione. Infatti in casi decisivi, fuori da contesti banalmente empirici, l'uomo non vuole una cosa perché la trova, ad esempio, giusta o razionale, ma la trova giusta e razionale semplicemente perché la vuole (la stessa psicanalisi ha dato, a tale riguardo, alcuni contributi validi). Ma di scendere nelle profondità in cui il volere o l'impulso nudamente si afferma, egli ha paura. Ed ecco che la prudenza
“apollinea” preserva dalla vertigine di qualcosa che possa accadere senza avere una causa e uno scopo, ossia unicamente per sé stessa, e secondo lo stesso movimento con cui liberò la volontà in una visività, fa ora apparire, attraverso le categorie della “causalità” e della cosiddetta “ragion sufficiente”, le affermazioni profonde in funzione di scopi, di utilità pratiche, di motivi ideali e morali che le giustifichino, su cui si appoggino. Così tutta la vita della gran massa degli uomini prende il senso di un fuggire dal centro, di una volontà di stordirsi e di ignorare il fuoco che arde in loro e che essi non sanno sopportare. Tagliati fuori dall'essere, essi parlano, si agitano, si cercano, si amano e si accoppiano in richiesta reciproca di conferma. Moltiplicano le illusioni e così erigono una grande piramide di idoli: è la costituzione della società, delle moralità, delle idealità, delle finalità metafisiche, del regno degli dèi o di una tranquillizzante provvidenza, per supplire all'inesistenza di una ragione centrale, di un significato fondamentale. Tutte “macchie luminose a soccorso dell'occhio offeso per aver fissato nell'orribile tenebra” - per usare le parole di Nietzsche. Ora l'altro - l'oggetto, la causa, la ragione, ecc. - non esistendo in sé, essendo soltanto una apparizione simbolica del deficiere della volontà a sé stessa, con l'atto in cui questa chiede ad altro la sua conferma, in realtà va solo a confermare la sua stessa deficienza2. Così l'uomo vaga, simile a colui che insegue la propria ombra, eternamente assetato e eternamente deluso, creando e divorando
incessantemente forme che “sono e non sono” (Plotino). Così la “solidità” delle cose, il limite apollineo, è ambiguo; esso viene meno alla presa e rimette ricorrentemente ad un punto successivo la consistenza che esso sembrava garantire e con cui lusingava il desiderio e il bisogno. Donde, oltre
quella dello spazio, la categoria del tempo, la legge di un divenire di forme che sorgono e si dissolvono - indefinitamente -, perché per un solo istante di arresto, per un solo istante in cui non agisse, non parlasse, non desiderasse, l'uomo sentirebbe crollare tutto. Così la sua sicurezza fra le cose, le forme e gli idoli è spettrale quanto quella di un sonnambulo che va sull'orlo di un abisso 3. Tuttavia questo mondo può non essere l'ultima istanza. Non avendo infatti radice in altro, essendone soltanto l'Io il responsabile e tenendone egli entro di sé le cause, egli ha in via di principio la possibilità di operarne la risoluzione. Così è attestata una tradizione riguardante la grande Opera, la
creazione di un “secondo Albero di Vita”. Questa è l'espressione usata da Cesare della Riviera, nel suo libro Il mondo magico degli Heroi (2a ed. Milano, 1605), dove tale compito è associato alla “magia” e in genere alla tradizione ermetica e magica. Ma in questo contesto è interessante considerare ciò che è proprio alla cosiddetta “ Via della Mano Sinistra”. Essa comporta il coraggio di strappar via i veli e le maschere con cui “Apollo” nasconde la realtà originaria, di trascendere la forme per mettersi in contatto con l'elementarità di un mondo in cui bene e male, divino e umano, razionale e irrazionale, giusto e ingiusto non hanno più alcun senso. Nel contempo, essa comporta il saper portare all'apice tutto ciò da cui il terrore originario è esasperato e che il nostro essere naturalistico e istintivo non vuole; saper rompere il limite e scavare sempre più profondamente, alimentando la sensazione di un abisso vertiginoso, e consistere, mantenersi nel trapasso, da cui altri
sarebbero spezzati. Da qui la possibilità di stabilire una connessione anche col dionisismo storico, a tale riguardo entrando in questione non quello “mistico” e “orfico”, bensì quello tracio, che ebbe alcuni aspetti selvaggi, orgiastici e distruttivi. E se Dioniso si rivela nei momenti di crisi e di crollo della legge, anche la “colpa” può rientrare in questo campo esistenziale; in essa il velo apollineo si squarcia e, messo di faccia alla forza primordiale, l'uomo giuoca la partita della sua perdizione o del suo farsi superiore a vita e a morte. È interessante che il termine tedesco per delitto comprenda il significato di uno spezzare (ver-brechen). Un atto lo si può continuare a chiamare colpevole in quanto è un atto di cui si ha atto lo si può continuare a chiamare colpevole in quanto è un atto di cui si ha paura, che non ci si sente di poter assumere assolutamente, per cui si viene meno ad esso, che incoscientemente giudichiamo essere qualcosa di troppo forte per noi. Ma una colpa attiva, positiva.
Ha qualcosa di trascendente. Novalis ebbe a scrivere: “Quando l'uomo volle divenire Dio, egli peccò, quasi che questa ne fosse la condizione”. Nei misteri mithriaci la capacità di uccidere o di assistere impassibili ad una uccisione (anche se simulata) costituiva una prova iniziatica. Allo stesso contesto potrebbero essere riportati certi aspetti dei riti sacrificali, quando la vittima veniva identificata con la stessa divinità, eppure il sacrificatore doveva abbatterla affinché lui magicamente convergeva - si liberasse e passasse l'assoluto: la trascendenza nella tragicità del sacrificio e della colpa., superiore alla maledizione e alla catastrofe, in lui - ma anche nella comunità che in lui magicamente convergeva - si liberasse e passasse l'assoluto: la trascendenza nella tragicità del sacrificio e della colpa. Ma l'atto può anche portarsi su sé stessi, in alcune varietà della “morte iniziatica”. Far violenza alla vita in sé, nell'evocazione di qualcosa di elementare. Così la via che in alcune forme dello yoga tantrico si apre a kundalini viene chiamata quella in cui “divampa il fuoco della morte”. L'atto tragico del sacrificatore qui si interiorizza e diviene la pratica con la quale la stessa vita organica nella sua radice viene privata d'ogni appoggio, viene sospesa e trascinata di là da sé lungo la “Via Regia” della cosiddetta sushumnâ, “divoratrice del tempo”. È noto che storicamente il dionisismo ha potuto associarsi a forme di scatenamento frenetico, distruttivo eorgiastico, come nel tipo classico della baccante e del baccante (Dioniso = Bacco), della menade e del coribante. Ma qui è difficile separare ciò che può rifarsi alle esperienze dianzi accennate, da fenomeni di possessione, di invasamento, specie quando non si tratta di forme istituzionalizzate e legantesi ad una tradizione. Comunque è sempre da ricordare che qui ci si trova sulla linea della “Via della Mano Sinistra”, la quale costeggia gli abissi, e andar sulla quale, è detto in alcuni testi, rassomiglia all'andare su di un fil di spada. Il presupposto, sia nel campo della visione  (aprovvidenziale) della vita, sia di questi comportamenti è la conoscenza del mistero della trasformazione del veleno in farmaco, la quale costituisce la forma più alta dell'alchimia.


note  :

1 In questo contesto si potrebbe ricordare la teoria di Henri Bergson, il quale spiega lo spazio appunto come “il disfarsi
di un gesto”, con un processo inverso a quello onde molteplici elementi in uno slancio sono raccolti e fusi insieme e in
una semplicità qualitativa.

2 A ciò si potrebbe associare il senso più profondo della dottrina patristica, secondo la quale il corpo, il veicolo
materiale, sarebbe stato creato al momento della “caduta” onde impedire l'ulteriore precipitare delle anime (cfr. per es.
ORIGENE, De princip.,I, 7, 5). Apollo è un tale dio prudente. Inoltre si pensi ad una paralisi dovuta ad uno spavento: è
come un ritrarsi, un gettarsi indietro dell'Io, per via del quale ciò che era dominato e compreso organicamente come un
corpo vivo e pulsante si fa cosa inerte, rigida, estranea. Il mondo oggettivo è il nostro “grande corpo” paralizzato -
congelato o fissato dalla condizione del limite, attraverso la paura.

3 Cfr. C. MICHELSTAEDTER, La persuasione e la retorica, parte II e passim.

 
 
 

Paolo Barnard risponde a Marco Travaglio- parte 2 di 2

Post n°152 pubblicato il 18 Settembre 2009 da Darkthrone85
 

 
 
 

Paolo Barnard risponde a Marco Travaglio- parte 1 di 2

Post n°151 pubblicato il 18 Settembre 2009 da Darkthrone85
 

 
 
 

Manca Ricca, poi ho finito

Post n°150 pubblicato il 18 Settembre 2009 da Darkthrone85
 

Sapete una cosa? Avete ragione, devo piantarla di scrivere di questi 'paladini' e falsari dell'Antisistema italiano. Ho già detto tanto, fin troppo, ed è tutto pubblicato per chi sa capirlo. Inutile insistere.

Ma ci mancava Piero Ricca, che era ancora il più sgarruppato, il più simil-genuino della truppa. Era. Ora è una Star (e ti pareva), e ho l'ultimo commento proprio  per lui. A Ricca l'onore di chiudere il mio lavoro su questa desolante e drammatica piaga italiana.

Mail a Piero Ricca del 18/09/09.

Signor Alza la Testa, ti ho inviato per due volte un link con preghiera di pubblicazione sulla storia dell'abbandono legale di Report (http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=133), che dimostra come l'ipocrisia più sordida si nasconda proprio nel cosiddetto Antisistema, a danno, grave danno, di tutti gli italiani in buona fede che ci credono; a danno infatti di tutta l'Italia decente. Tu zitto, non rispondi e non pubblichi. Ma poi hai la faccia tosta di denunciare sul tuo blog "l’operazione di pulizia etnica ai danni delle ultime voci non allineate" in riferimento a quell'abbadono legale del programma di Milena Gabanelli. Oggi lo scrivi. Ma dov'eri quando era la Gabanelli a fare pulizia etnica delle "ultime voci non allineate", quando era la Gabanelli in combutta con la RAI a negare l'assistenza legale e a zittire i giornalisti come me? Perché non ne parli oggi, Signor Alza la Testa? Perché non rispondi, Signor Alza la Testa? Forse perché nel 2008 un guizzo di coraggio l'avevi avuto, morto sul nascere, e infatti scrivesti:

"Il Caso Barnard

Aprile 3, 2008 on 5:04 pm | In Informazione | 58 Comments

Ieri ho cercato il giornalista Paolo Barnard per un’intervista sulla sua vicenda di “censura legale”, con annessa vertenza con la Rai e polemica con Milena Gabanelli. Il Caso Barnard, che ha già fatto il giro della Rete, riguarda la residua libertà di inchiesta giornalistica in Italia e merita di essere conosciuto, approfondito e dibattuto, senza censure... Torneremo sul tema."

Il guizzo si spense come una candela in acqua (chissà perché, chissà per quali considerazioni). E io ne diedi conto in un mio articolo nel seguente modo:

"Il 2 aprile 2008 Ricca mi scrive: 'Caro Barnard, vorrei capire meglio la vicenda che la riguarda. Vorrei farle un'intervista, magari video, ma non necessariamente, da far girare online, a partire dal mio blog. Un cordiale saluto, Piero Ricca'. Ne sono felice, accetto... Nel frattempo lo rendo edotto di ciò che penso dell’Industria della Denuncia e dell’Indignazione, e glielo dico chiaro, lui c’è dentro fino al collo. Parliamone. Inoltre gli manifesto il mio disagio di fronte a certi suoi, chiamiamoli, eccessi di provocatorietà nel corso dei suoi arrembaggi a Vip politici o finanziari. Il rischio, suggerisco, è proprio quello di replicare metodi violenti nel nome di una autoreferenziale giustezza civica. Piero si risente un poco, me lo comunica. Il tempo però passa, e dell’intervista che mi voleva fare si sono perse le tracce."

Dunque ti sei dato latitante già una volta su questa storia, e ora è la seconda.

Alza la Testa Ricca, perché se su questa ipocrisia che avvelena tutti noi la tieni giù, diventa come quella di tutti coloro che detesti. O forse lo è già? Tuo Barnard

 
 
 

Il giornalismo dei piagnucolanti

Post n°149 pubblicato il 18 Settembre 2009 da Darkthrone85
 

Ma dov’è la dignità di Santoro? Di Travaglio? Della Gabanelli? E delle centinaia di migliaia di voi che li seguite? Lewis Hill si vergognerebbe di loro, e di voi.

Rampognano da non so quanti anni che in Italia c’è ilregime’, un regime viepiù bieco e nero, ma poi alle casse del ‘regime’ vanno a piagnucolare spazi televisivi e denaro. Mai nella storia degli oppositori d’Italia, dai giorni dei fratelli Rosselli a oggi, né nella storia d’Occidente, si è vista una condotta talmente penosa. E voi pubblico strillate che l’informazione è di ‘regime’, ma tutto quello che volete fare è starvene a casa in salotto e avere la libertà servita gratis in Tv dal ‘regime’. Ridicoli. Mai nella storia delle società civili organizzate, dalla nascita del socialismo a oggi, si sono visti così tanti incapaci cittadini.

Santoro naviga per 20 anni fra le fila dei comunisti e post comunisti di Ingrao nella televisione di Stato, e oggi finge di non sapere che la Tv di Stato è un cadavere decomposto, inutile scuoterlo. Gabanelli si infila nella Tv di Stato di Craxi, col socialista Roberto Quagliano (vero ideatore di Report) e con Giovanni Minoli, e oggi lamenta ‘censura’ dopo 5 anni di prime serate sotto Berlusconi. Travaglio dichiara che nella Tv di Stato “tutti hanno il guinzaglio, e senza guinzaglio lì dentro non ci si entra”, poi sta anche lui abbarbicato al botteghino di viale Mazzini ad attendere i suoi contratti firmati. Tutti e tre a pretendere la paghetta dal 'regime'.

Uno spettacolo indecente. Nel 1943, un uomo di nome Lewis Hill contemplava il suo Paese, gli Stati Uniti, in piena corsa agli armamenti, controllato con ferrea determinazione da un ‘regime’ militare, poliziesco, ma soprattutto bancario e industriale senza pari nel mondo occidentale. Non esisteva, negli USA di allora, neppure la più pallida idea di partecipazione democratica nei media, meno che meno la libertà di espressione. Hill e alcuni giornalisti-attivisti si trovavano a quell’epoca internati in un campo di semi-libertà per obiettori di coscienza a 2.500 metri di altezza sulle Sierra Mountains; non avevano telefoni, Internet, né editori nazionali che li pubblicassero, né V-day pensabili o Star di sostegno. Lewis Hill e il suo collega Roy Finch volevano la libertà dei media. Era tutto ciò per cui vivevano e avevano lavorato. Non bussarono alle porte del New York Times o di NBC Radio, né in seguito alla CBS o ABC. Non rampognarono i consiglieri d'amministrazoie dei media americani per uno spazio nel ‘regime’. Ebbero dignità.

Hill partì da un seminterrato di San Francisco con un microfono e due idee: libertà di opinione a qualsiasi costo e i finanziamenti da chi ascolta. Le sue prime parole all’etere, il 15 aprile 1949 alle 3 del pomeriggio, furono: "Questa è radio KPFA, Berkeley”. Gli ascoltatori accertati quel giorno furono 12. Oggi quel microfono perduto nell’indifferenza del dopoguerra, è divenuto Pacifica Radio e la Tv Democracy Now!, la più vasta rete di media pubblici d’America e del mondo, con 800 stazioni che la ospitano, più satellite e internet, e una audience mondiale di quasi 200 milioni di persone. Interamente auto-finanziata.

Eppure mai, mai in questa grande storia di giornalismo libero è accaduto che un singolo giornalista di Pacifica e Democracy Now! si sia sognato di bussare alle porte del ‘regime’ a elemosinare libertà. Essi hanno capito che un cadavere non rivive, che bisogna abbandonarlo alla decomposizione e partorire altro. Esattamente quello che si dovrebbe fare in Italia. Ma costa. Costa l’immenso prezzo dell’oscurità per decenni, costa, cari finti eroi della finta libera informazione italiana, la perdita della carriera, delle copertine sui giornali, delle collaborazioni con i settimanali, delle folle adoranti, dell’adrenalina dell’essere famosi, della candidature in politica, delle cene con magistrati o ‘principessine’. Significa affrontare il destino amarissimo di coloro che hanno dato tutta la vita per poter raccontare il mondo, ma gli tocca farlo dalle catacombe dei 12 ascoltatori o giù di lì, giornalisti come Carlo Ruta, Antonella Randazzo, Carlo Gubitosa, Paolo Barnard, e tanti altri come noi. Come Lewis Hill quel pomeriggio di 60 anni fa.

Ma se fra Santoro o Gabanelli e Lewis Hill o l’attuale Amy Goodman passa un’oceanica differenza in dignità (oltre che bravura), lo stesso va detto degli attivisti italiani e di quelli americani. Qui si fanno feste di piazza e falò colorati, girotondi patetici o petizioni, poi tutti a casa, e quando c’è da metterci le proprie ore di uggioso e anonimo lavoro per pagare e per far funzionare un'informazione libera, capita sempre che dopo il solito strepitoso inizio rimanete in 5, perché un mese dopo c’è già un altro V-day da fare, e via! di corsa tutti al nuovo party. Così, in questo Paese di pavidi e adoranti servili, sono fallite tutte la iniziative ispirate a ciò che invece gli altri sanno fare.

Gli altri hanno giganti del calibro di John Pilger, Dean Baker, Alexander Cockburn, Amy Goodman, Naomi Klein, Nir Rosen, Amira Hass, Akiva Orr, Tariq Ali…, che nessuno ha mai, mai visto, neppure per sbaglio, aggirarsi per i corridoi del ‘regime’ a piagnucolare per un paio di riflettori puntati addosso.

Berlusconi li vede i piagnucolanti, e non per nulla, mentre alternativamente gli allunga un tocco di pane o glielo toglie, li disprezza.

 
 
 

Censura Legale e repliche

Post n°148 pubblicato il 18 Settembre 2009 da Darkthrone85
 

CENSURA LEGALE

 Cari amici e amiche impegnati a dare una pennellata di decenza al nostro Paese, eccovi una forma di censura nell'informazione di cui non si parla mai. E' la peggiore, poiché non proviene frontalmente dal Sistema, ma prende il giornalista alle spalle. Il risultato è che, avvolti dal silenzio e privi dell'appoggio dell'indignazione pubblica, non ci si può difendere. Questa censura sta di fatto paralizzando l'opera di denuncia dei misfatti sia italiani che internazionali da parte di tanti giornalisti 'fuori dal coro'.

 Si tratta, in sintesi, dell'abbandono in cui i nostri editori spesso ci gettano al primo insorgere di contenziosi legali derivanti delle nostre inchieste 'scomode'. Come funziona e quanto sia pericoloso questo fenomeno per la libertà d'informazione ve lo illustro citando il mio caso.

 Si tratta di un fenomeno dalle ampie e gravissime implicazioni per la società civile italiana, per cui vi prego di leggere fino in fondo il breve racconto.

 Per la trasmissione Report di Milena Gabanelli, cui ho lavorato dando tutto me stesso fin dal primo minuto della sua messa in onda nel 1994, feci fra le altre un'inchiesta contro la criminosa pratica del comparaggio farmaceutico, trasmessa l'11/10/2001 ("Little Pharma & Big Pharma"). Col comparaggio (reato da art.170 leggi pubblica sicurezza) alcune case farmaceutiche tentano di corrompere i medici con regali e congressi di lusso in posti esotici per ottenere maggiori prescrizioni dei loro farmaci, e questo avviene ovviamente con gravissime ripercussioni sulla comunità (il prof. Silvio Garattini ha dichiarato: "Dal 30 al 50% di medicine prescritte non necessarie") e spesso anche sulla nostra salute (uno dei tanti esempi è il farmaco Vioxx, prescritto a man bassa e a cui sono stati attribuiti da 35 a 55.000 morti nei soli USA).

L'inchiesta fu giudicata talmente essenziale per il pubblico interesse che la RAI la replicò il 15/2/2003.

Per quella inchiesta io, la RAI e Milena Gabanelli fummo citati in giudizio il 16/11/2004(1) da un informatore farmaceutico che si ritenne danneggiato dalle rivelazioni da noi fatte.

Il lavoro era stato accuratamente visionato da uno dei più alti avvocati della RAI prima della messa in onda, il quale aveva dato il suo pieno benestare.

Ok, siamo nei guai e trascinati in tribunale. Per 10 anni Milena Gabanelli mi aveva assicurato che in questi casi io (come gli altri redattori) sarei stato difeso dalla RAI, e dunque di non preoccuparmi(2). La natura dirompente delle nostre inchieste giustificava la mia preoccupazione. Mi fidai, e per anni non mi risparmiai nei rischi.

All'atto di citazione in giudizio, la RAI e Milena Gabanelli mi abbandonano al mio destino. Non sarò affatto difeso, mi dovrò arrangiare. La Gabanelli sarà invece ampiamente difesa da uno degli studi legali più prestigiosi di Roma, lo stesso che difende la RAI in questa controversia legale.(3) Ma non solo.

La linea difensiva dell'azienda di viale Mazzini e di Milena Gabanelli sarà di chiedere ai giudici di imputare a me, e solo a me (sic), ogni eventuale misfatto, e perciò ogni eventuale risarcimento in caso di sentenza avversa.(4)

E questo per un'inchiesta di pubblico interesse da loro (RAI-Gabanelli) voluta, approvata, trasmessa e replicata.*

*(la RAI può tecnicamente fare questo in virtù di una clausola contenuta nei contratti che noi collaboratori siamo costretti a firmare per poter lavorare, la clausola cosiddetta di manleva(5), dove è sancita la sollevazione dell'editore da qualsiasi responsabilità legale che gli possa venir contestata a causa di un nostro lavoro. Noi giornalisti non abbiamo scelta, dobbiamo firmarla pena la perdita del lavoro commissionatoci, ma come ho già detto l'accordo con Milena Gabanelli era moralmente ben altro, né è moralmente giusificabile l'operato della RAI in questi casi).

Sono sconcertato. Ma come? Lavoro per RAI e Report per 10 anni, sono anima e corpo con l'impresa della Gabanelli, faccio in questo caso un'inchiesta che la RAI stessa esibisce come esemplare, e ora nel momento del bisogno mi voltano le spalle con assoluta indifferenza. E non solo: lavorano compatti contro di me.

La prospettiva di dover sostenere spese legali per anni, e se condannato di dover pagare cifre a quattro o cinque zeri in risarcimenti, mi è angosciante, poiché non sono facoltoso e rischio perdite che non mi posso permettere.

Ma al peggio non c'è limite. Il 18 ottobre 2005 ricevo una raccomandata. La apro. E' un atto di costituzione in mora della RAI contro di me. Significa che la RAI si rifarà su di me nel caso perdessimo la causa. Recita il testo: "La presente pertanto vale come formale costituzione in mora del dott. Paolo Barnard per tutto quanto la RAI s.p.a. dovesse pagare in conseguenza dell'eventuale accoglimento della domada posta dal dott. Xxxx (colui che ci citò in giudizio, nda) nei confronti della RAI medesima".(6)

Nel leggere quella raccomandata provai un dolore denso, nell'incredulità.

Interpello Milena Gabanelli, che si dichiara estranea alla cosa. La sollecito a intervenire presso la RAI, e magari anche pubblicamente, contro questa vicenda. Dopo poche settimane e messa di fronte all'evidenza, la Gabanelli tenta di rassicurarmi dicendo che "la rivalsa che ti era stata fatta (dalla RAI contro di me, nda) è stata lasciata morire in giudizio... è una lettera extragiudiziale dovuta, ma che sarà lasciata morire nel giudizio in corso... Finirà tutto in nulla."(7)

Non sarà così, e non è così oggi: giuridicamente parlando, quell'atto di costituzione in mora è ancora valido, eccome. Non solo, Milena Gabanelli non ha mai preso posizione pubblicamente contro quell'atto, né si è mai dissociata dalla linea di difesa della RAI che è interamente contro di me, come sopra descritto, e come dimostrano gli ultimi atti del processo in corso.(8)

Non mi dilungo. All'epoca di questi fatti avevo appena lasciato Report, da allora ho lasciato anche la RAI. Non ci sarà mai più un'inchiesta da me firmata sull'emittente di Stato, e non mi fido più di alcun editore. Non mi posso permette di perdere l'unica casa che posseggo o di vedere il mio incerto reddito di freelance decimato dalle spese legali, poiché abbandonato a me stesso da coloro che si fregiavano delle mie inchieste 'coraggiose'. Questa non è una mia mancanza di coraggio, è realismo e senso di responsabilità nei confronti soprattutto dei miei cari.

Così la mia voce d'inchiesta è stata messa a tacere. E qui vengo al punto cruciale: siamo già in tanti colleghi abbandonati e zittiti in questo modo.

Ecco come funziona la vera "scomparsa dei fatti", quella che voi non conoscete, oggi diffusissima, quella dove per mettere a tacere si usano, invece degli 'editti bulgari', i tribunali in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi; comportamenti tecnicamente ineccepibili, ma moralmente assai meno.

Questa è censura contro la tenacia e il coraggio dei pochi giornalisti ancora disposti a dire il vero, operata da parte di chiunque venga colto nel malaffare, attuata da costoro per mezzo delle minacce legali e di fatto permessa dal comportamento degli editori.

Gli editori devono difendere i loro giornalisti che rischiano per il pubblico interesse, e devono impegnarsi a togliere le clausole di manleva dai contratti che, lo ribadisco, siamo obbligati a firmare per poter lavorare.

Infatti oggi in Italia sono gli avvocati dei gaglioffi, e gli uffici affari legali dei media, che di fatto decidono quello che voi verrete a sapere, giocando sulla giusta paura di tanti giornalisti che rischiano di rovinare le proprie famiglie se raccontano la verità.

Questo bavaglio ha e avrà sempre più un potere paralizzante sulla denuncia dei misfatti italiani a mezzo stampa o tv, di molto superiore a quello di qualsiasi politico o servo del Sistema.

Posso solo chiedervi di diffondere con tutta l'energia possibile questa realtà, via mailing lists, siti, blogs, parlandone. Ma ancor più accorato è il mio appello affinché voi non la sottovalutiate.

In ultimo. E' assai probabile che verrò querelato dalla RAI e dalla signora Gabanelli per questo mio grido d'allarme, e ciò non sarà piacevole per me.

Hanno imbavagliato la mia libertà professionale, ma non imbavaglieranno mai la mia coscienza, perché quello che sto facendo in queste righe è dire la verità per il bene di tutti. Spero solo che serva.

Grazie di avermi letto.

Paolo Barnard

dpbarnard@libero.it

 

Note:

 

1) Tribunale civile di Roma, Atto di citazione, 31095, Roma 10/11/2004.

2) Fatto su cui ho più di un testimone pronto a confermarlo.

3) Nel volume "Le inchieste di Report" (Rizzoli BUR, 2006) Milena Gabanelli eroicamente afferma: "...alle nostre spalle non c'è un'azienda che ci tuteli dalle cause civili". Prendo atto che il prestigioso studio legale del Prof. Avv. Andrea Di Porto, Ordinario nell'Università di Roma La Sapienza, difende in questo dibattimento sia la RAI che Milena Gabanelli. Ma non me.

4) Tribunale Ordinario di Roma, Sezione I Civile-G.U. dott. Rizzo- R.G.N. 83757/2004, Roma 30/6/2005: "Per tutto quanto argomentato la RAi-Radiotelevisione Italiana S.p.a. e la dott.ssa Milena Gabanelli chiedono che l'Illustrissimo Tribunale adìto voglia:...porre a carico del dott. Paolo Barnard ogni conseguenza risarcitoria...".

5) Un esempio di questa clausola tratto da un mio contratto con la RAI: "Lei in qualità di avente diritto... esonera la RAI da ogni responsabilità al riguardo obbligandosi altresì a tenerci indenni da tutti gli oneri di qualsivoglia natura a noi eventualmente derivanti in ragione del presente accordo, con particolare riferimento a quelli di natura legale o giudiziaria".

6) Raccomandata AR n. 12737143222-9, atto di costituzione in mora dallo Studio Legale Di Porto per conto della RAI contro Paolo Barnard, Roma, 3/10/2005.

7) Email da Milena Gabanelli a Paolo Barnard, 15/11/2005, 09:39:18

8) Tribunale Civile di Roma, Sezione Prima, Sentenza 10784 n. 5876 Cronologico, 18/5/2007: "la parte convenuta RAI-Gabanelli insisteva anche nelle richieste di cui alle note del 30/6/2005...". (si veda nota 4)


per tutti gli approfondimenti del caso vi invito a visitare le pagine presenti nella home:
http://www.paolobarnard.info/censura.php

 
 
 

CENSURA LEGALE presentazione

Post n°147 pubblicato il 18 Settembre 2009 da Darkthrone85
 

La mia denuncia della cosiddetta “Censura Legale” e della collusione in essa di RAI, Report e di Milena Gabanelli ha, senza esagerazioni, creato un putiferio in Rete, ma anche su alcuni organi di stampa (pochissimi). Le cose da farvi notare qui sono due: primo, io ho denunciato una pratica di una gravità inaudita ai danni della libera informazione italiana, e dunque un fatto di pubblico interesse – non lo dimenticate; secondo, il coinvolgimento in “Censura Legale” della ‘pladina’ televisiva del reportage-coraggio, Milena Gabanelli, e l’omertà con cui tutti i suoi omologhi ‘nuovi paladini’ della controinformazione italiana hanno trattato la vicenda, confermano appieno quanto vado dicendo da anni sia sul pericolo dell’adesione acritica e adorante alle gesta di costoro da parte di migliaia di italiani in buona fede, che sull’assioma secondo cui spesso gli italici antagonisti al Sistema hanno finito per replicare i suoi peggiori tratti.
La vicenda è lunga, densa di colpi di scena, ma non dimenticatelo: non si tratta di una battaglia di Barnard per una sua disavventura col Potere, ma di una battaglia per il nostro diritto a una informazione libera e a informatori che siano veramente liberi e morali.
Il primo testo qui sotto sulla mia denuncia di “Censura Legale”, contiene all’interno le repliche di Milena Gabanelli (pubblicate in Rete) con le mie puntuali contro-repliche; segue un assortimento di email inviatemi da cittadini comuni, selezionate da un totale di oltre 3.200 lettere ricevute; infine uno degli atti processuali che testimonia come fino all'ultimo la signora di Report sia rimasta collusa con la RAI nell'indecente tentativo di censurare me e solo me per il mio lavoro, che essi avevano entusiasticamente voluto e trasmesso (si legga: "parte convenuta RAI-Gabanelli insisteva anche nelle richieste di cui alle note del 30.6.2005", quelle dove per la prima volta essi mi scaricavano e mi censuravano, nda). Per comprendere la cosa è necessario leggere almeno il primo documento della lista.

 
 
 

CRISTIANO GODANO - LUNGA VITA A ROCKERILLA !

Post n°94 pubblicato il 29 Giugno 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Salve a tutti, dopo l'aggiornamento dove vi ho scritto del mio sito - parallelo a questo, ovvero la mia webzine black metal (a proposito, contattatemi via mail se c'è qualcuno che vuole far recensioni per la mia webzine, ok?) ora vi trascrivo un altro articolo di Cristiano Godano, però questa volta...  per un'altra rivista... Rockerilla... godetevelo, saluti ;)

Lunga Fede A Rockerilla  

 

Rockerilla ha determinato un cambio radicale nella mia vita: era l’anno 1982, quello dei Gun Club in copertina in occasione del loro magnifico “Miami” (rea gialla o rossa? Non ricordo bene…), io avevo sedici anni, e dal giorno in cui comprai quel primo numero qualcosa di magico si accese in me, per modificarmi, per migliorarmi dentro e indirizzarmi verso gli orizzonti che ho in seguito raggiunto.

Migliorarmi… E sì, perché contrubuì a portarmi sulla strada degli ascolti intensi e attente della musica, la qual cosa per me equivale a impreziosire lo spirito “acquietandolo ed emancipandolo dalle idiosincrasie degli uomini stressati, che si innervosiscono per un non-nulla e, ingigantendo le loro piccolo insofferenze, giungono alle guerre”: queste asserzioni le fece prima di me e in modo pii stringato un direttore d’orchestra due tre anni fa, su un quotidiano, rispondendo ad una domanda inserita in una rivista, e da quel giorno, come da tantissimi altri giorni in occasione di altre acquisizioni o riflessioni della stessa natura, ho meglio definito la mia consapevolezza in continua crescita e maturazione intorno alle cose dell’arte. Ecco dunque che non temo di spingermi sulle alte vette di frasi solo all’apparenza più grandi di noi e delle nostre modeste gioie intorno al rock, perché credo fortemente che perdere la propria testa nelle “inutili” emozioni che la ricerca creativa di ascolti speciali regala, sia attività di alto valore spirituale potenziale. Quando divenni un acquirente di Rockerilla mi ritrovai immerso in una fantasmagoria di emozioni e suoni speciali, esclusivi, immaginati e desiderati con sempre maggior entusiasmo: il giovane che ero  all’epoca era un ragazzo di Fossano (provincia di Cuneo), e a parte il mio amico Silvio, con il quale inizia la mia personale avventura, non v’era alcun altro con cui condividere le nuove emozioni…

Il primo contatto con questo nome evocativo (Rockerilla) l’ebbi intravedendone un girono la pubblicità su Ciao 2001, testata musicale di impronta decisamente meno indie: in copertina si distinguevano delle creste punk e una sfilza di nomi che non conoscevo, di cui ricordo solo “Echo and the Bunnymen”. Con netta sensazione credo di poter dire che da quel momento una delle mie necessità di vita divenne il trovare quella rivista, la stessa per cui appronto ora queste parole… Mi giravo nelle varie edicole di Fossano, chiedevo, mi informavo, insistevo: nulla, nessuno sapeva darmi conforto. Conoscevo ai tempi un incredibile metallaro a nome Oreste (lo è tuttora), il quale decise un giorno di darmi l’informazione giusta indirizzandomi verso il giornalaio della stazione: ci andammo io e Silvio, con la estenuante frenesia di individui alla spasmodica ricerca di qualcosa di preziosissimo, e il signore della stazione, coi suoi capelli bianchi e il suo baffo folto, ci disse che sì, riceveva quel giornale (una copia! quella di Oreste evidentemente…) e che avremmo potuto ordinarne altre… Uscimmo di lì con una splendida felicità, finalmente certi che il mese successivo sarebbe stato quello dell’ingresso in qualcosa di nuovo e strepitoso. Vi arrivammo puntuali al giorno uno, ma egli ci disse che era presto… Tornammo il due, il quattro, il cinque, il sette… Insomma: solo a metà mese o poco prima l’agognata copia si materializzò, ed eccoli lì, Jeffrey Lee Pierce e i suoi compagni, a campeggiare sullo sfondo giallo o rosso con postura fiera e immagine artatamente trasandata!

Ho acquistato centinaia di numeri di Rockerilla, e penso che avrò mancato due o tre appuntamenti in tutto. Ho vissuto le varie stagioni delle correnti (leggi: mode) e grazie ai vari articolo e recensioni ho vissuto incredibili amori. Ero il tipo di lettore che acquista a scatola chiusa fidandosi dei giornalisti che ha imparato a conoscere, e per un discreto periodo sono anche stato il tipo di lettore che si vanta di avere in casa vinili che pochi altri hanno, quasi come se un gruppo fosse figo solo perché sconosciuto a quasi tutti. Ho fortunatamente perso questa sciocca attitudine, e crescendo ho scoperto che un sacco di dischi che ho comprato facevano e fanno in realtà cagare. Ma grazie a Rockerilla ho appreso di gruppi che sono tuttora i miei punti di riferimento imprescindibili. Ora il mio modo di recepire la musica è andato in un’altra direzione rispetto al modo di chi ne parla sulle testate, e di rado una recensione di qualsiasi giornale mi invoglia all’acquisto o mi trova concordante appieno con gli entusiasmi dichiarati. Ma, lo ri-sottolineo, Rockerilla mi ha cambiato la vita, e per onorare al meglio l’ospitalità che mi è stata offerta non go saputo far di meglio che organizzare il mio piccolo peana a questa gloriosa e rispettabilissima rivista, progenitrice di tutta la carta stampata super specialistica che in seguito s’è moltiplicata. Lunga vita!
(Cristiano Godano)

 
 
 

Yngwie J. Malmsteen - Total Guitar Television

Post n°89 pubblicato il 19 Maggio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Salve a tutti, ho messo un altro video su video libero, dedicato al grande virtuoso della sei corde Yngwie Malmsteen, godetevi il video ;)






 
 
 

CRISTIANO GODANO - ROCKSTAR (MAGGIO 2006)

Post n°87 pubblicato il 17 Maggio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Di Cellulari, Appuntamenti e Sunn O)))

La Giornata a Torino era iniziata in modo altalenante. Ero giunto in treno dal mio ameno altipiano pedomontano, in accordo con RIccardo E Luca che la sera sarebbero venuti in auto, per l'appuntamento di cui parlerò più n là (la macchina del sottoscritto era in ogni caso fuori uso). Sulla banchina d'arrivo la mia colombella già mi stava aspettando, proveniente anche lei da fuori: il  mio viaggio era molto meno lungo del suo, ma in ritardo era il mio convoglio... (Al cellulare ebbi modo di tenerla informata in tempo reale sull'ennesima defaillance delle Ferrovie Italiane). Ci aggirammo tubando per la Torino olimpica, gustandone il diverso ritmo e i diversi colori rispetto al grigiume che il pregiudizio le ha un pò affibbiato addosso, e ciò che infastidiva leggermente il cittadino indigeno all'erta rispetto alle ingombranti novità, era ciò che non mi dispiaceva per nulla: visto da esterno, in qualità di sfaccendato flaneur senza mezzo mobile sotto il sedere, il via vai sorridente della quotidianità vestita a festa era superficialmente gradevole.

 

La fase discendente dell'altalena giunse con la telefonata sul cellulare del capo officina, che tentennando mi disse di non saper come dirmi che il danno era cosa seria, e che avrei dovuto pagare una somma considerevole (lui disse "una bella botta...") non osava azzardare la cifra orientativa e si riservava di redigere al più presto un preventivo dettagliato, chiedendomi se andare avanti o meno nella cura che si stava per rivelare laboriosa e lunga (ore e ore di manodopera). Messe così le cose mi ingrigii io il giusto, e per una quindicina di muniti controbilanciai, ovunque intorno a me, l'atmosfera della città rinata. Poi un bacio speciale ebbe il potere di levare via lo sporco che ombreggiava il mio viso e tornò la festa. Risistemate così le vicende ci avvicinammo spensierati all'ora del mio primo appuntamento (non quello di cui in apertura di queste mie parole), e mi accorsi all'ultimissimo istante che stavo per essere in ritardo. Di corsa abbandonammo le gaiezze del centro e ci mettemmo sotto il posteriore un mezzo pubblico per raggiungere l'incrocio per il tale che dovevo incontrare per chiacchiere per così dire lavorative, lo trovammo più puntuale di noi, e sorseggiando buon vino rosso in una enoteca, ci spingemmo sino alle 20,30.

 

Nel frattempo avevo sentito al cellulare Max Casacci, e ci accordammo per spostare l'appuntamento con lui (eccolo.. quello di cui...) alle 21,30. Con calma ci dirigemmo dunque verso l'incrocio Y presso cui Riccardo e Luca stavano sopraggiungendo, e alle 21,40 sostavamo davanti al bar dove ci attendeva il subsonico... Convenevoli veloci e dritte sommarie per raggiungere il ristorante a due isolati più in là, chi a piedi chi su quattro ruote, ed eravamo già belli seduti, in sette, in una piccola sala di una taverna dedita a piatti un pò anticonvenzionali: lui, un architetto (ciao Marco!) e noi quattro. Come mai questa combriccola? Max stava facendo un incontro di chiarificazione con tutti i gruppi che avrebbero partecipato al "Festival mondiale del libro" il 23 aprile a Torino, giacché lui era il direttore artistico della kermesse musicale serale, e quella sera toccava a noi... Io ero già al corrente della sua idea curiosa di sperimentare una decina di minuti con i Mau Mau, perchè me ne aveva parlato una certa qual sera ubriaca in una certa discoteca di cui dissi due numera fa su queste pagine, e ora che scrivo ancora non so (ovviamente) come è andata a finire (ma chi legge e s'è stato si...) Poi un'altra idea altrettanto curiosa attraversò il suo cervello, e propose a tutti di andare a vedere dopo il concerto super cool di due gruppi americani: Sunn O))) e Earth. al cellulare chiamò un suo amico musicista per invitarlo a sua volta...

 

Non ne sapevo nulla di quelle due band, e dunque il fatto che fosse una situazione super cool era cosa che recepivo passivamente e con divertimento. Entrammo nel locale che li ospitava (uno stanzone spoglio preceduto da una sorta di largo corridoio con piccolo palco quadrato di sei/sette metri per lato) e già gli Earth stavano suonando. Stoner-rock in seconda marcia a freno tirato, eseguito male e con poca determinazione: avevo la sgradita sensazione che quel tipo di atteggiamento (super cool?) di finto scazzo e finto stordimento zero-comunicativo di cui sono in genere abili rappresentanti certi gruppi inglesi, ma magari erano solo devastati da chissà quanti chilometri fatti... Quello che arrivava alle mie orecchie, fatto sta, che non mi regalava nulla di nulla se non prevedibili successioni di accordi stra-sentiti, e non mi vene nemmeno voglia di fissare qualche secondo in più la mia attenzione sul palco per vedere meglio gli strampalati musicisti. Nel frattempo erano giunti i due Mau Mau, Luca Morino e Fabio Barovero, coi quali avevamo il terzo appuntamento della giornata, e fu indolore per il me spettatore andare fuori a parlottare... Sulla piattaforma d'ingresso del locale discutemmo in modo molto sommario sul da farsi relativamente alla nostra collaborazione, e stabilimmo due o tre generiche coordinate comportamentali da lì al giorno delle prove, fissato altrettanto approssimativamente a ridosso dell'evento del 23. Ne approfittai per proporre a Luca lo scambio di numeri del cellulare...

 

Poi rientrammo in attesa dei Sunn O))) e confesso che ero piuttosto disilluso, per quanto tentassi di tener vivo un briciolo di curiosità super cool. Iniziò una emissione insistita di fumo dalle macchine apposite poste sul palco e la cosa a un certo punto divenne avvertibile (fffsss fffsss fffsss). Le note di sottofondo, poi, dannazione!, erano di un pezzo di musica contemporanea che avevo sentito in casa neanche tanti gironi addietro, e merda! Non mi veniva in mente di chi era... Ero perlomeno super stupito ("Senti questo magnifico pezzo! Ce l'ho anche io e non mi ricordo cos'è... Direi Luciano Berio, ma sento che sto sbagliando..."), e di sicuro quelle note attenuarono la mia propensione all'indifferenza. A un certo punto arrivarono loro e si posero davanti una rimarchevole e possente parete di ampli dal look antico e vissuto. Vestiti come dei monaci medievali (perlomeno, direi...) lasciavano intravedere del loro corpo solo le mani, le punte del naso e folte barbe appropriate alla mascherata che proponevano: il resto era saio marrone e saio marrone, da capo a piedi, letteralmente. E basta. Io ero seduto su una divano rosso e non vedevo tutto, ma siccome facevo il romantico (e lo ero) gradivo starmene in disparte con lei. Non prestai dunque subito l'attenzione adeguata a ciò che stava iniziando, ma fin da quel momento percepivo la singolarità di quella assurda non-musica. Grazie a questa percezione poco dopo mi alzai e cominciai ad avvicinarmi alla gente assembrata nei pressi: il suono si diffondeva come  inesorabile  colata lavica insieme al fumo che non cessava, e incominciavo a intuire l'intento di questi tipi. Ma ancora non mi lasciai catturare del tutto e attraversai il pubblico per posizionarmi con le dall'altra parte della sala: in mano un bicchiere di Pernod. Guardavo e ascoltavo, e cominciavo anche a verificare l'effetto di stralunato rapimento che inducevano nei bendisposti (che non erano tutti i presenti, metà dei quali restava invece perplessa o perplessa iniziava la levata di gambe). Mi alzai quindi una seconda volta e mi riavvicinai: un'incredibile suono distorto solo sulle basse frequenze avvolgeva e abbracciava i corpi li sotto, e il fumo stesso, che mai aveva smesso di spandersi, rafforzava tanto fisicamente quanto ineffabilmente quella sensazione di malsana perversità. Mi affascinava sempre più questa assenza di note: le pennate dei monaci, brutte a vedersi in quel sollevare platealmente il braccio come cattivi imitatori di Pete Townshend, erano lente e misuratissime, e servivano soltanto a sostenere l'effusione in senso orizzontale di ciò che i coni degli amplificatori emettevano. Tendevano a scongiurare il decadimento del rombo acustico, più che ad articolarlo in colori ed altezze di suono, e ci riuscivano in modo esemplare. Ecco perchè era un non-musica: perchè era l'unica, gigantesca vibrazione di ampli ruggenti sui toni super bassi,e mai, dico mai, ho sentito partire un larsen sulle acute se non in rarissimi e dunque magnifici interventi che producevano lo stridio voluto di note medio-alte: lamenti di sapore post-moderno in forma di quasi inavvertibili flash sonici. Tornai da lei e mi rimisi a bere Pernod. Poi, poco dopo, decidemmo di andare perchè Luca e Riccardo non erano "entrati" in quel quid che mi era arrivato come piacevole folgorazione, e avevo preso voglia di mettersi in viaggio. Non fu a malincuore che accettai di lasciare quel posto: era tardi, eravamo stanchi, i chilometri ancora molti, la giovinezza scaltra e insonne di un temo era stata sostituita dagli sbadigli dei trentottenni che in media ora siamo.

 

Quando uscii misi le mani in tasca e mi accorsi di aver perso il cellulare. La rubrica... I messaggi memorizzati... Alcune foto preziose... Il numero Mau Mau... Tornai dentro super deluso e semi affranto, e qui iniziò la fase incredibile e surreale che vissi a coronamento delle incompiute sensazioni precedenti: rovistai fra i cuscini del divano, perlustrai le piastrelle dell'impianto dall'altro lato della sala e dalle parti del bancone, entrai nella selva di gambe e braccia dei pochi rimasti ingolfati nella coltre di fumo. Ero ingobbito, ricurvo, piegato su me stesso, alla ricerca di un oggetto metallico grigio lucente. Il suono si spandeva inesorabilmente uguale a prima, e le facce della gente erano modellate sulle sembianze di una specie di catatonia pre zombie che le ondate di distorsione tattile modellava sulla loro morfologia impressionabile. Garantisco che quella vana ricerca, durata dieci buoni minuti, proiettandomi in quel modo assurdo e accidentale nel climax e nell'epicentro dell'emotività del concerto, facendomi urtare corpi insensibili e quasi non reattivi, catturati da un'atmosfera unica e sinistramente galleggiante, me lo ha reso esperienza esclusiva e memorabile. Tanto da aver molta voglia di rivedere al più presto questi moderni e folli monaci americani.

 

Forse super cool.

(Cristiano Godano)

P.S. La foto in alto a sinistra, è una delle due pagine, dedicate da Rock Star, allo scritto di Godano (di questo mese, ovviamente) Come al solito, un grandissimo ringraziamento va ancora una volta a Enrica una grande fan dei marlene che mi fornisce da tantissimo tempo il materiale primario per trascrivere gli articoli, ovvero la scannerizzazioni delle pagine, grazie ancora!
Se volete eo potete commentate questa mia trascrizione, grazie! Saluti ;)

 

 
 
 

MARLENE KUNTZ  - SONICA (IL VIDEO)

Post n°86 pubblicato il 14 Maggio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Salve a tutti, ho scoperto con mia grande gioia,una nuova funzione del portale di libero, che sono i video, ho appena messo un mio video sul portale (si tratta del videoclip di Sonica dei mitici Marlene Kuntz) gustatevelo, saluti ;)

P.S. l'immagine che ho inserito è un pò antica, ma d'altra parte sonica è una delle primissime canzoni che il gurppo ha inciso, dunque non aveva senso mettere un'immagine "nuova" dei marlene, ovvero in formazione attuale a 3 più special guest al basso (gianni maroccolo).





 
 
 

Darkthrone - (We Are) The Evil Crew

Post n°85 pubblicato il 13 Maggio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Poche parole e tanta sostanza per presentare un gruppo che non dovrebbe avere bisogno di introduzioni. I norvegesi darkthrone sono tornati con l'ennesimo capitolo della loro discografia, dirigendosi verso un "evil black rock" sempre più sarcastico e marcio. Nella migliore tradizione norvegese, il leggendario Nocturno Culto (prossimo al debutto cinematografico!) affronta questa intervista non perdendosi in chiacchiere, ma andando dritto al punto e confermando di non prendere minimamente in considerazione tutte le discussione che una band di questo calibro è destinata a suscitare ad ogni uscita discografica.

D : Dopo un paio d'album in cui avete cercato di aggiustare il tiro, finalmente siete riusciti ad amalgamare perfettamente le influenze punk e rock al classico sound black metal. Eppure, nonostante i Darkthrone siano indiscutibilmente fra i fondatori di questo genere, molti detrattori continuano a sostenere che abbiate tradito le vostre radici mischiando il "true" black metal con delle sonorità che non dovrebbero avere nulla a che spartire con il metallo nero. premesso quanto certe pretese di posizione a priori facciano cadere le braccia, vuoi rispondere un paio di parole per dire la tuia?
R : "Puoi contarci! Trovo veramente assurdo che così tanta gente sia all’oscuro di quali siano le radici della musica che ascoltano. Che tristezza! Mi consola il pensiero che, con il passare del tempo, molti di questi ragazzi cresceranno ed impareranno qualche cosa di utile sulle origini del black metal, o forse decideranno di ascoltare il pop. Il collegamento fra black metal e punk è evidente agli occhi di tutti, basta ascoltare i Venom, i Celtic Frost e i primi Bathory per capire quanto ciò che sostengo sia fottutamente ovvio! I Darkthrone sono stanchi di tutti questi presunti codici di comportamento emersi negli ultimi tempi, che pretendono di inquadrare ogni genere in un unico contesto. Noi, per esempio, siamo stati dei grandi fan dei Motorhead, e lo saremo sempre: Fenriz è stato fortemente influenzato dal drumming di Phil "Animal" Taylor sin dagli inizi della nostra carriera. Fortunatamente la scena black metal e metal in generale ha ancora tonnellate di ottime band su cui contare, che non si fanno traviare da questi atteggiamenti di merda, quindi non mi preoccupo più di tanto."

D: Hai giustamente citato i Celtic Frost, la cui influenza è ben riconoscibile nel vostro sound. Che cosa ti aspetti dalla loro reunion?
R : "Sono Felicissimo di vederli nuovamente insieme, e credo che abbiano il potenziale per dimostrare che sono ancora loro i monarchi di questa musica. Non vedo l'ora di far girare il loro LP nel mio giradischi, sempre che il nuovo disco venga stampato anche in vinile".

D : Sono rimasto sorpreso dall'ascoltare un certo numero di assoli e di melodie chitarristiche in "The Cult Is Alive (l'ultimo disco) . Alcune, come nel caso di "Forebyggende Krig" mi hanno addirittura ricordato le sonorità più marce della NWOBHM!
R : "Wow, ti ringrazio per il complimento. Penso che gran parte del merito sia da attribuire agli studi dove abiamo registrato. I Necrohell 2. Trattandosi della nostra sala di registrazione privata abbiamo avuto tutta la libertà di tempo che prima ci eravamo solo limitati a sognare. Ora possiamo prenderci cura della musica senza alcuna pressione, magari concedendoci qualche pausa per bere birra. I Necrohell 2 hanno giovato moltissimo al sound, ed io mi sento felice come un pesce che, dopo essere stato preso all'amo, venga rigettato nel lago."

D: Quindi questo è il motivo per cui Fenriz si è dato così tanto da fare, cantando su "Graveyard Slut" e suonando la chitarra ritmica su "Tyster Pa Gud" ?
R : "Esatto, ancora una volta dobbiamo ringraziare i Necrohell 2 per aver reso possibili esperimenti di questo genere."

D : Parlando del pubblico, è indubbio che una buona parte di esso vi abbia conosciuto grazie ad album come "Transilvanian Hunger". Ora che il vostro sound ha virato verso una sorta di black 'n' roll, come ha reagito la parte più intransigente del vostro seguito?
R : "COme al solito una parte ha reagito egregiamente, mentre non sono mancate le proteste le lamentele da parte di quei fan che avrebbero preferito vederci pubblicare sette dischi identici a "Transilvanian Hunger". Per quanto mi riguarda possono fottersi tutti, noi siamo sempre andati per la nostra via, incuranti di che cosa potesse pensare la gente. Stiamo agendo nella maniera che riteniamo più giusta, questo è l'importante."

D : Per la prima volta i Darkthrone hanno pubblicato un singolo (escluso "Crossing The Triangle Of Flames" del 1993, che viene generalemnte catalogato come EP), "Too Old, Too Cold". E' un modo per celebrare il vostro ritorno alla Peaceville?
R : "Si e no. Essenzialmente volevamo diffondere la nostra musica in maniera più veloce ed efficace di quanto fatto dalla Moonfog, e poi ci tenevamo a suonare una cover ma non avevamo intenzione di inserirla nel full-lenght album."

D : La vostra versione di "Love in A Void" dei Siouxie And The banshee ha sicuramente lasciato il segno, cosavi ha spinto verso un brano così diverso dal vostro stile?
R : "Non ho nulla da raccontare in proposito, volevamo farlo e l'abbiamo fatto. probabilmente in futuro saremo alla prese con altre cover."

D : Capisco. Sempre a proposito di "Too Old, Too Cold", so che avete girato un video per promuovere questa canzone.
R : Il video di "Too Old, Too Cold" è low budget e grezzo, quindi non aspettatevi effetti speciali o circhi ambulanti, perchè un clip black metal deve essere puro e spoglio come la musica."

D : Restando in argomento, ho sentito dire che hai in cantiere una sorta di film, è vero?
R : Verissimo, dovrei finire il montaggio verso Ottobre, e quindi inizierò a cercare una distribuzione. Si tratterà di una strana via di mezzo fra un documentario ed un film vero e proprio, la cui trama verterà sugli aspetti più particolari della cultura Norvegese e della scena metal."

D : Non si può dire che riposiate sugli allori, alla luce di tutti questi progetti diversi. A proposito come sta andando la label Tyrant Syndacate? credo che "The Merciless" degli Aura Noir sia uni dei dischi più competitivi usciti da molto tempo a questa parte.
R : Gli Aura Noir sono una band immensa e hanno ancora moltissimo da dare al pubblico. In questo momento stanno lavorando al nuovo disco e credo che ci siano molti fan in attesa febbrile. L'etichetta sta crescendo molto, non possiamo proprio lamentarci: negli ultimi tempi abbiamo messo sotto contratto delle formazioni favolose come i tedeschi Old e gli americani Abscess. Non nascondiamo di avere un debole per il sound orientato verso gli 80s, il decennio in cui il metal estremo ha visto la luce. Purtroppo al giorno d'oggi molte band suonano nello stesso modo, mentre a quei tempi ogni formazione riusciva ad esprimere uno stile originale. Comunque anche la scena attuale è colma di buone proposte, e siamo felici di avere l'opportunità di promuovere questa nuova generazione di musicisti attraverso la nostra label."

D : E' indubbio che gli anni '80 ci abbiano dato veramente molta buona musica, anche per quanto riguarda l'Italia. So che apprezzate molto i leggendari Bulldozer, per esempio.
R : "Non c'è bisogno delle mie parole per elogiare i Bulldozer, basta la loro musica. Io e Fenriz siamo dei grandi fan, anzi, vo9glio approfittare di questo spazio per salutare qualsiasi membro dei Bulldozer ci stia leggendo : a mightly hail to you!"

D : Spero che il vostro messaggio arrivi a destinazione, ovviamente anche tutta la redazione di Rock Hard si aggrega a questo saluto. Cambiando argomento, un paio di anni fa hai suonato con i Satyricon al wacken Open Air, mettendo su un breve show incentrato sul repertorio dei Darkthrone. Dobbiamo considerare quell'episodio come una delle rare esibizioni live del tuo gruppo, oppure si è trattato semplicemente di una rimpatriata tra amici?
R : "Non riesco ad immaginare i Darkthrone impegnati in un concerto e non lo dico per fare il personaggio o per darmi delle arie: è la sincera linea di pensiero della band. Siamo delle persone che preferiscono essere lasciate in pace, non ci piace coltivare le relazioni pubbliche ed è per questo che non suoniamo dal vivo. CI piace incanalare il 100% della nostra energia sui dischi."

D: Immagino che questo risponda alla mia domanda. Venendo a te, spesso Fenriz ha dichiarato che Nocturno Culto è il "salvatore" dei darkthrone, che cosa pensi che intendesse dire?
R : (Ride) "Non so esattamente che cosa passi nella testa di Fenriz, ma immagino che questa dichiarazione abbia a che fare con il mio ruolo di "manager" della band. Sono io che mi occupo della promozione, dei contratti con le label e roba del genere. Nel corso degli anni ho imparato a guardarmi alle spalle, perchè nel mondo della musica non appena ti distrai ci sono centinaia di bastardi pronti a fregarti e non voglio che questo ci accada, in tutti questi anni siamo stati molto fortunati, ma devo ammettere che negli ultimi tempi una società di merchandising e distribuzione discografica è riuscita a prendersi gioco di noi, dimostrandoci un'assoluta mancanza di rispetto. Sono solo degli infami che meriterebbero di essere fucilati in un luogo pubblico! Attualmente il nostro distributore ufficiale di merchandising è Razmataz e sta facendo un lavoro egregio."

D: Alla luce della tua risposta sono veramente curioso di sapere che cosa ne pensi del file-sharing, lo consideri un'indebita appropriazione della vostra musica?
R : "Questa è una domanda a cui trovo molto difficile dare una risposta, dato che sull'argomento sono diviso fra due differenti opinioni. Da una parte penso che l'avere il nostro disco online due mesi prima dell'arrivo nei negozi possa essere fonte di promozione, ma ne profondo della mia anima credo che il download illegale rappresenti una mancanza di rispetto per il nostro lavoro di musicisti, che dovrebbe appartenerci completamente. Questa situazione ci ha particolarmente infastidito per quanto riguardo gli ultimi due album, che sono stati distribuiti sulla rete a causa di un tecnico del suono poco professionale."

D : Ho letto sul libretto del cd che "Atomic Coming" è dedicata allo scomparso Piggy dei Voivod.
R :  La musica dei Voivod ci ha influenzato sin dagli esordi, è un peccato che una persona talmente piena di talento non ci sia più, e per questo motivo abbiamo ritenuto giusto tributargli il dovuto rispetto."

D : Vorrei concludere questa intervista con una domanda che mi sta molto a cuore: l'attitudine ed i look dei Darkthrone sono all'apparenza molto seri ed "evil", ma leggendo i vostri testi è facile imbattersi in una sana dose di humor nero. Pensate che sia importante ridere di voi stessi, oppure preferite prendere tutto sul serio?
R : Chiunque dovrebbe coltivare l'autoironia, è una qualità che non può mancare negli esseri umani. Se qualcuno non è d'accordo con quanto ho detto, allora si che ha dei grossi problemi! In passato ho avuto anche io un periodo in cui tendevo a prendermi troppo sul serio, ma crescendo ho capito quanto fosse stupido un simile atteggiamento. Ora prendo le cose con filosofia, e perchè no, con divertimento. QUando guarderai il mio film capirai che cosa intendo."

Articolo a cura di Francesco Bucci, Rock Hard Italia, maggio 2006

P.S. nell'immagine, da sinistra Fenriz, e Nocturno Culto. Saluti a tutti ;)

 
 
 

TOOL - 10,000 Days

Post n°83 pubblicato il 06 Maggio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Salve a tutti! Oggi vi parlo dell'immenso disco dei Tool (10,000 Days) uscito ormai una settimana fa, un disco che ascolto da sabato (quando l'ho acquistato) e che ogni volta che lo riascolto non è mai banale anche dopo ripetuti ri-listenings ;)
Approfondirò ora traccia per traccia il disco.

Vicarious è la prima traccia di questo capolavoro assoluto, da questa traccia si capisce già che il disco sarà un'evoluzione del suo fantasmagorico  predecessore (Lateralus).
La canzone si presenta con riff potentissimi, un grandissimo cantato e con la batteria che come al solito, tra stacci, cambi di tempi e doppio pedale è disumana e emozionante, la canzone dura 7 minuti e 6 secondi e durante tutta il suo arco di tempo tiene perfettamente in tensione e in attesa l'ascoltatore, che non sa mai cosa aspettarsi da un gruppo come i tool (o forse si, ovvero la perfezione!) La nota sorprendente (assieme alla musica ovviamente) è che in questa opener, Manyard (voce) usa la voce in maniera diversa dal solito, spostandosi su altri registri vocali.

La seconda canzone del lotto è "Jambi" qui la durata totale aumenta 7,28 di lunghezza, introdotti e continuati da un riff di chitarra ossessivo poi come al solito grandiosi stacchi armonici e cambi di tempo, senza però tralasciare il riff ossessivo che c'è dall'intro della song stessa, anche questo è un pezzo estremamente potente e "alla Tool" altra song, altro apice creativo di una band davvero inarrestabile per fortuna di noi ascoltatori, graffianti le vocals di Manyard, la batteria è come al solito esaltante mentre chitarra e basso fanno bene il loro dovere.
Bellissimo il finale della canzone con la voce in eco, veramente ottima.

La terza e la quarta canzone, sono la Parabol-Parabola di quest'album, ovvero una vera e propria suite unica, anche perchè sommando le due tracce arriviamo a 18 minuti e passa.
La suite formata appunto da "Wings For Marie (Part 1)" e "10.000 Days ( Wings pt. 2 )" è veramente pregna di spunti, musica, emozioni, pathos. La canzone nella prima parte (6,11) è molto lenta, poi va in crescendo, grandioso Adma Jones alla chitarra che ci regala con la sua chitarra delle vere perle, facendoci trasognare per tutto il disco e per tutta la sua durata.
Nella seconda parte della suite (11,13) l'inizio è lento e la canzone è così nella sua interezza, infatti l'ascoltatore pensa che da un momento all'altro la struttura della canzone cambi, che esploda in un rock travolgente, e invece, tutto questo non si concretizza mai, cosa che non è un male ma che lascia l'ascoltatore un pò inebetito (ovviamente la cosa è voluta). Allucinanti gli stacchi chitarristici del solito Jones e la grande batteria di Carrey.

La quinta composizione "The Pot" inizia con un cantato abbastanza stridulo "non ortodosso" ma non per questo meno bello e coinvolgente, accompagnato da un grandissimo riff di basso e da un'altrettanto ottima batteria, un brano in cui si ritrova tantissima tensione che la band sembra dover scaricare contro qualcuno.

La sesta  composizione "Lipan Conjuring" spezza completamente la tensione fin qui accumulata con i dei vocalizzi che ci rimandano in maniera molto profonda ai canti dei pellerossa e anche la successiva settima traccia "Lost Keys" altro non è che un intervallo per far ricaricare l'ascoltatore e per toglierli tensione accumulata fin quì dalle precedenti 5 tracce.

L'ottava canzone "Rosetta Stoned" (11,11) è veramente un brano mastodontico, imponente, heavy, hard, insomma un brano tool, forse tool all'ennesima potenza, soprattutto basso e  batteria sono potentissimi e così anche la voce che esegue vocalizzi letali e abbastanza veloci e letali, bellissimi poi i break in cui si affaccia una strepitosa sequenza ritmica guidata da una batteria veramente superlativa. In questa canzone c'è il "tutto" e il "nulla" dei Tool, come si dice: prendere o lasciare.

La nona song "Intension" (7,21) è una vera e propria ancora di salvezza, molto delicata e ovviamente suonata  e cantata con classe sopraffina dagli stessi tool, sempri maestri e padroni della loro classe durante tutto l'album, interessantissimo il suono della batteria in questa composizione, davvero particolare, quasi ovattato, delicato, ma non "spazzolato" ottimo il break con la grandissima chitarra onirica del grande adam Jones e ottimo anche l'innesto di basso del bravissimo Chancellor.

La decima composizione "Right In Two" 
è veramente l’ennesima perla del disco. Ottimo il cantato di Keenan che è come sempre padrona della scena ma che non ruba spazio agli altri, tutti bravissimi, questo è il classico brano “alla tool” senza però ricadere e ricorrere nei vari cliches che li hanno resi famosi in tutto il mondo, e con una grandissima cura per tutti gli arrangiamenti davvero fantastici di cui gode questa song in particolare, ma in generale tutto questo geniale album.
Altamente spettacolare in questa canzone l’ultima parte che vede degli arrangiamenti davvero fantastici ed eseguiti con una tecnica fuori dal comune.

L'undicesima e ultima traccia si intitola "Viginti Tres" è l'outro del disco, dopo più di 70 minuti di musica chiude l'album in modo avveniristico (una via di mezzo tra King Krimson, per altro amati dai Tool, e Robert Fripp).

Cos'altro dire,  Concludo questa recensione dicendo che per me questo potrebbe davvero essere il disco più bello della carriera dei Tool (forse) l’album è davvero intenso, emozionante, completo, potente e al contempo delicato. Insomma un disco che al momento solo i Tool potevano concepire. Onore a questa band che rinnovandosi sempre riesce a creare ogni volta dei piccoli-grandi capolavori emozionali

Un ultimissima nota va al un packaging sontuosissimo, un libretto con tantissime foto, due lenti per vedere il libretto stesso in modo "tridimensionale" e tante altre cosette di questo genere, insomma, DOVETE ACQUISTARLO, perchè se lo scaricate, apprezzate il disco solo a metà, anche e soprattutto perchè non potrete godere dello straodinario artwork...
Ovviamente l'immagine che vedete in alto sulla sinsitra è la copertina del disco!

i Tool sono:
Maynard James Keenan (voce)
Adam Jones (chitarre)
Danny Carrey (batteria)
Justin Chancellor (basso)

 
 
 

IL TORNASOLE - DI E CON ANDREA PEZZI

Post n°82 pubblicato il 20 Aprile 2006 da Darkthrone85
Foto di Darkthrone85

Salve a tutti, buonasera, ho appena finito di vedere un programma interessantissimo, diciamo pure l'unico culturale, ma nel senso più stretto del termine, che non sia semplicemente un documentario, della tv italiana (di stato e non). Il programma si chiama i Tornasole, è in onda tutti i mercoledì alle 23,00 circa e in ogni puntata Andrea Pezzi (conduttore) insieme ai vari ospiti (il più delle volte, intellettuali,filosofi,politici o semplicemente "gente di cultura") si interrogano e dibattono di un argomento importante, poco fa si è scelto di parlare del 25 aprile. Il tema era il seguente, ad oggi, ripensando al 25 aprile del 1945, possiamo dire che l'Italia è stata liberata o colonizzata? Il tema era molto importante ed è stato trattato benissimo, vi invito a guardare questa bella e "didattica" (passatemi il termine) trasmissione, vi lascio con il link al sito del conduttore, dove chi vuole si può scaricare le puntate precedenti (se ve le siete perse, oppure se volete vedere di cosa si tratta). Saluti

http://www.madeinpezzi.com/speciale/download.htm

P.S. un plauso particolare va per me ad Andrea pezzi, il quale conduce benissimo la trasmissione senza mai cali di tono, e che dice in faccia come la pensa senza aver paura di niente e nessuno, continua così Andrea!

 
 
 

Uli Jon Roth - Live @ Stazione Birra 31-03-2006

Post n°81 pubblicato il 15 Aprile 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Salve a tutti, dopo un tot di tempo, finalmente ho messo online le foto del concerto, visto da me alla Stazione Birra di Roma, dell'immenso re della 6 corde Uli Jon Roth Band, il maestro infatti si era portato una band di tutto rispetto...

ULI JON ROTH (Scorpions) - guitars
Francis Bucholz (Scorpions) - Bass
Ferdy Doernberg (Axel Rudi Pell) Keyboards
Olaf Senkbeil (Dreamtide) Vocals
Michael Ehre (Metalium) Drums

insomma una line-up a dir poco fantastica.
Il concerto nella sua interezza è stato letteralmente strabiliante, i fraseggi e i passaggi chitarristici di Uli sono qualcosa di stellare, lui è un grande al di là del talento, anche dal punto di vista umano, infatti lh'o conosciuto durante il soundcheck del concerto, mi ha firmato tutti i dischi che mi ero potato, vinile e cd, anche quelli con gli scorpions, dove lui ha militato per un pò. poi mi ha spiegato come sarebbe stato il concerto, e mi ha detto un pò di cose tecniche a livello chitarristico e qualcosa di personale, poi  andato via, e tornato per il cocnerto, nel quale ha performato le sue canzoni, le classiche degli scorpions di quando c'era lui e qualche canzone storica di Jimi Hendrix da lui soprannominato.. "Il vivaldi americano" con marcato accento tedesco, ma devo dire che ogni tanto il buon uli si sforzava di dire qualcosa in Italiano, insomma un concerto letteralmetne strepitoso, alla fine ho avuto anche il piacere di farmi una foto con lui, un grande!

 
 
 

CRISTIANO GODANO - ROCKSTAR (APRILE 2006)

Post n°80 pubblicato il 14 Aprile 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Salve a tutti, oggi vi propongo l'interessante articolo, scritto da Cristiano Godano, per il mensile Rockstar, di questo mese, ovvero di Aprile, Cristiano, questa volta ci parla della sua ammirazione verso la grande e semi sconosciuta band “Liars” (bugiardi, tradotto in italiano) e di come su un forum di un sito non ufficiale dedicato ai Marlene (ceicarni) vi siano stati commenti poco felici.

Leggete con cura, saluti ;)

 

 

 

La Liars - Mania 

 

L'estate del 2002 io e Dan Solo andammo a Londra per incontrare quelli che sarebbero divenuti i co-produttori del nostro quinto disco (Senza Peso). Nei due giorni seguenti che ci prendemmo a mò di vacanzina, facemmo alcune cose tipiche, fera cui impostare delle belle nottate e fare delle belle camminate (adoro perdermi un minimo nelle città, possibilmente attraverso i parchi; e in una passeggiata solitaria che feci il terzo mattino vidi la mostra di Yabbn Arthus-Bertrand, fotografo che non conoscevo e che mi colpì a tal punto da sperare di poter utilizzare un suo scatto per la copertina del disco: ma i costi proibitivi che il suo management esibì ci federo desistere presto dall'impresa...). In una delle suddette belle nottate una mia cugina e due amiche ci portarono in un club dove avrebbero performato i Liars, gruppo di australiani residenti a New York. Li avevo sentiti nominare più volte dal popolo degli addetti ai lavori, ma non ne avevo nessuna cognizione specifica, nel senso che solo una vaga sensazione di quale ambito del rock perlustrassero con le loro musiche mi diceva qualcosa a riguardo, il concerto che vidi piacque un po’ più a Daniele che a me, e fu lui a notare che il cantante ci sapeva fare. Visto che io ero rimasto indietro al bancone a giogioneggiare un po’ e a intrattenermi tanto doverosamente quanto piacevolmente con Miriam (la cugina – di secondo grado – che vedevo per la quarta volta in vita mia, essendo le tre precedenti relegate al periodo della nostra infanzia), non avevo colto un granché e, e lui mi aiutò a darmi una regolata. Decisi dunque di avvicinarmi percorrendo l’ala a sinistra a fianco del piccolo palco, leggermente elevata rispetto allo stesso, per mettermi a guardare ed ascoltare. Quattro tipi provati da un buon numero di date precedenti, giungenti da chissà dove e con alle spalle un’ottima quantità di chilometri, si opponevano al loro ingombrante peso giocandosela al massimo e spingendo come dannati sull’acceleratore del rock maledetto: il cantante in particolare si contorceva con sfrontatezza sugli sguardi un po’ assurdi del pubblico- troppo dark per una band di quel calibro. e il suo piroettarsi sulle prime file, quasi a illudermi di volerle raggiungere con la bocca urlandogli e sputacchiandogli in faccia qualcosa, mi fece pensare alla giustezza della sensazione di Daniele, che mi aveva poco prima confessato di vedere in lui un novello Nick Cave. A ben guardare la morfologia stessa dava legittimità a tale sensazione, laddove un naso importante e rotondo e una fronte che, da dove ero, mi sembrava spaziosa il giusto, caratterizzavano in modo essenziale quel volto niente male. Quello che stavo ascoltando era probabilmente più buono di quanto allora avessi capacità e voglia di percepire, ma ormai ero (e sono) in un altro mood, e non andai al di là della certezza di star vedendo gente tosta che sapeva far bene quel che stava facendo. Diciamo che se lo avessi visto anche solo tre anni addietro, quel concerto mi sarebbe piaciuto d un trenta per cento di più a dir poco.

 

Ho avuto nuovamente a che fare ci Liars qualche mese fa, quando una visita alla Virgin-Emi ne sono uscito col nuovo disco in mano, Drum’s Not Dead. Ogni volta che siamo nella sede dei nostri discografici  ci facciamo dare un tot di roba facendo incetta, e in quel caso tornai a casa con materiale multiassortito tipo una compilation dei Residents, e un massiccio cd nero e della copertina minacciosa di Diamanda Galas, un discaccio dei King Krimson, tre riedizioni degli XTC, roba di musica classica, l’ultimo dei Depeche Mode, i Blind Boys Of Alabama, Michael Nyman, Richard Hawley e quant’altro. Questi me li diede Mario Sala, ottimo ascoltatore di materiale insospettabile,. Poi, in uscita, mi imbattei in Cristiano Maggi, il quale, dando un’occhiata alla borsa di plastica ricolma, mi chiese se mi era stato regalato pure il disco dei Liars. Dissi di no e manifestai l’ovvio desiderio di volere anche loro. Me li andò a prendere dicendo che era un lavoro che non sapeva apprezzare e che, anzi, detestava un po’… (Ora : io sto per parlare sommariamente, ma molto bene di quel disco, e però non me ne voglia il caro Cristiano  mio omonimo, poiché non c’è alcuna allusione implicita ai suoi gusti e alla sua gradevole persona). La prima cosa che mi colpì fu la pessima e illeggibile copertina, sulla quale nemmeno sapendolo è facile intravedere le 5 lettere che compongono il loro nome. Poi giunsi a casa, e quando mi accinsi a sentire un po’ di roba nuova, loro arrivarono per quarti o quinti o giù di lì. Il primo pezzo destò immediatamente in me una attenzione speciale, poiché il rivolto del prima accordo di chitarra, suonato con l’indolenza giusta, lasciava assaporare una combinazione di note che al mio orecchio suonava accattivante fin dai tempi di Evol, anno 1986. Da lì in poi un susseguirsi di gorgheggi stonati e stralunati, di percussionismi sgraziati e sghembi, di creatività e ispirazioni underground fascinosamente primitive: musiche psichedeliche, tribali, ripetitive (e per nulla ossessive), nei modi sottoprodotti da una attitudine che sa fermarsi al giusto risultato imperfetto con esperta intuizione. Ciò che mi catturò lentamente, ascolto dopo ascolto, fu proprio la qualità stranita dell’ispirazione, le sue tinte sfumate, i suoi programmi alieni, le sue conquiste: ovvero la peculiarità che pone i pezzi in sufficiente distacco dalle cose di qui contesti. Non qualcosa destinato a rimanere come caposaldo nella storia della musica underground, ma che sa farsi immediatamente notare nel suo essere surrealmente figo (e molto meno “rock” di quanto avessi sentito al concerto londinese).

 

Decisi che sarebbe stato il mio suggerimento agli altri Marlene per creare l’atmosfera prima dei concerti del nostro S-low Tour: non avendone a loro volta, quasi sempre abbiamo messo i Bugiardi prima di salire sul palco…

 

Per la promozione del tour stesso mi ritrovai un mesetto dopo a Milano, negli studi di All Music, il giorno seguente la prima la prima all’Hiroshima di Torina (la sera avrei poi suonato al Fuori Orario vicino a Reggio Emilia). Era una trasmissione in diretta e ci arrivai piuttosto di corsa a causa del solito ritardo del treno. Feci in tempo a far la conoscenza con l’addetto all’accoglienza dei musicisti, mangiai trafelato un panino e mi feci spiegare cosa sarebbe successo in quella manciata di minuti dedicati alla mia presenza: egli mi spiegò che una cosina ricorrente di quel programma,a cui tutti gli ospiti aderivano era lo scrivere su una lavagnetta la prima cosa che mi fosse passata in mente. Più essa fosse stata anomala più i conduttori sarebbero stati stimolati dal chiedermene la ragione. Approfittai di questa rivelazione per non arrivare impreparato (detesto le improvvisate, perché mi fregano), e mi venne in mente di scrivere “Brecht” e “Liars”. Il primo perché da poche settimane avevamo finito di musicare, per il Teatro Strehler di Milano, tre minuti di rappresentazione del suo famoso lavoro Madre Coraggio, reintrerpretandone il pezzo portante composto all’epoca dal musicista Paul Dessau.

 

I Secondi perché era ed è un disco che mi piace tanto, e mi sembrava una gran bella cosa sfruttare il mezzo televisivo per consigliare dell’ottima musica, aiutando il gruppo a godere di un po’ di pubblicità. Così feci, e puntualmente i conduttori si incuriosirono chiedendomi il perché di quei due nomi: l’esca aveva funzionato, e io avevo potuto spendere qualche bella parola in favore di una giusta causa.

 

Qualche giorno più tardi entrai in un forum di un sito unofficial a noi dedicato, come a volte mi può capitare, e scoprii che era stato inserito un post con la registrazione video scaricabile della mia apparizione a All Music. Non mi guardai, ma mi imbattei in un commento che ora vado a riprendere. Eccolo : “Spero che, dopo il consiglio di Cristiano, non si scateni la Liars-Mania. Sminuirebbe l’indubbio valore della band”.

 

Chiedo: ma perché si pensano le cose in questo modo?

Cristiano Godano

P.S. l'immagine in allegato, è tratta proprio da rockstar di questo meso, overo è la scannerizzazione della prima pagina del suddetto articolo, per questa scan ringrazio chi me l'ha fornita, ovvero Enrica, grazie ancora ;)

 
 
 
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