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CRISTIANO GODANO - ROCKSTAR (MAGGIO 2006)

Post n°87 pubblicato il 17 Maggio 2006 da Darkthrone85
 
Foto di Darkthrone85

Di Cellulari, Appuntamenti e Sunn O)))

La Giornata a Torino era iniziata in modo altalenante. Ero giunto in treno dal mio ameno altipiano pedomontano, in accordo con RIccardo E Luca che la sera sarebbero venuti in auto, per l'appuntamento di cui parlerò più n là (la macchina del sottoscritto era in ogni caso fuori uso). Sulla banchina d'arrivo la mia colombella già mi stava aspettando, proveniente anche lei da fuori: il  mio viaggio era molto meno lungo del suo, ma in ritardo era il mio convoglio... (Al cellulare ebbi modo di tenerla informata in tempo reale sull'ennesima defaillance delle Ferrovie Italiane). Ci aggirammo tubando per la Torino olimpica, gustandone il diverso ritmo e i diversi colori rispetto al grigiume che il pregiudizio le ha un pò affibbiato addosso, e ciò che infastidiva leggermente il cittadino indigeno all'erta rispetto alle ingombranti novità, era ciò che non mi dispiaceva per nulla: visto da esterno, in qualità di sfaccendato flaneur senza mezzo mobile sotto il sedere, il via vai sorridente della quotidianità vestita a festa era superficialmente gradevole.

 

La fase discendente dell'altalena giunse con la telefonata sul cellulare del capo officina, che tentennando mi disse di non saper come dirmi che il danno era cosa seria, e che avrei dovuto pagare una somma considerevole (lui disse "una bella botta...") non osava azzardare la cifra orientativa e si riservava di redigere al più presto un preventivo dettagliato, chiedendomi se andare avanti o meno nella cura che si stava per rivelare laboriosa e lunga (ore e ore di manodopera). Messe così le cose mi ingrigii io il giusto, e per una quindicina di muniti controbilanciai, ovunque intorno a me, l'atmosfera della città rinata. Poi un bacio speciale ebbe il potere di levare via lo sporco che ombreggiava il mio viso e tornò la festa. Risistemate così le vicende ci avvicinammo spensierati all'ora del mio primo appuntamento (non quello di cui in apertura di queste mie parole), e mi accorsi all'ultimissimo istante che stavo per essere in ritardo. Di corsa abbandonammo le gaiezze del centro e ci mettemmo sotto il posteriore un mezzo pubblico per raggiungere l'incrocio per il tale che dovevo incontrare per chiacchiere per così dire lavorative, lo trovammo più puntuale di noi, e sorseggiando buon vino rosso in una enoteca, ci spingemmo sino alle 20,30.

 

Nel frattempo avevo sentito al cellulare Max Casacci, e ci accordammo per spostare l'appuntamento con lui (eccolo.. quello di cui...) alle 21,30. Con calma ci dirigemmo dunque verso l'incrocio Y presso cui Riccardo e Luca stavano sopraggiungendo, e alle 21,40 sostavamo davanti al bar dove ci attendeva il subsonico... Convenevoli veloci e dritte sommarie per raggiungere il ristorante a due isolati più in là, chi a piedi chi su quattro ruote, ed eravamo già belli seduti, in sette, in una piccola sala di una taverna dedita a piatti un pò anticonvenzionali: lui, un architetto (ciao Marco!) e noi quattro. Come mai questa combriccola? Max stava facendo un incontro di chiarificazione con tutti i gruppi che avrebbero partecipato al "Festival mondiale del libro" il 23 aprile a Torino, giacché lui era il direttore artistico della kermesse musicale serale, e quella sera toccava a noi... Io ero già al corrente della sua idea curiosa di sperimentare una decina di minuti con i Mau Mau, perchè me ne aveva parlato una certa qual sera ubriaca in una certa discoteca di cui dissi due numera fa su queste pagine, e ora che scrivo ancora non so (ovviamente) come è andata a finire (ma chi legge e s'è stato si...) Poi un'altra idea altrettanto curiosa attraversò il suo cervello, e propose a tutti di andare a vedere dopo il concerto super cool di due gruppi americani: Sunn O))) e Earth. al cellulare chiamò un suo amico musicista per invitarlo a sua volta...

 

Non ne sapevo nulla di quelle due band, e dunque il fatto che fosse una situazione super cool era cosa che recepivo passivamente e con divertimento. Entrammo nel locale che li ospitava (uno stanzone spoglio preceduto da una sorta di largo corridoio con piccolo palco quadrato di sei/sette metri per lato) e già gli Earth stavano suonando. Stoner-rock in seconda marcia a freno tirato, eseguito male e con poca determinazione: avevo la sgradita sensazione che quel tipo di atteggiamento (super cool?) di finto scazzo e finto stordimento zero-comunicativo di cui sono in genere abili rappresentanti certi gruppi inglesi, ma magari erano solo devastati da chissà quanti chilometri fatti... Quello che arrivava alle mie orecchie, fatto sta, che non mi regalava nulla di nulla se non prevedibili successioni di accordi stra-sentiti, e non mi vene nemmeno voglia di fissare qualche secondo in più la mia attenzione sul palco per vedere meglio gli strampalati musicisti. Nel frattempo erano giunti i due Mau Mau, Luca Morino e Fabio Barovero, coi quali avevamo il terzo appuntamento della giornata, e fu indolore per il me spettatore andare fuori a parlottare... Sulla piattaforma d'ingresso del locale discutemmo in modo molto sommario sul da farsi relativamente alla nostra collaborazione, e stabilimmo due o tre generiche coordinate comportamentali da lì al giorno delle prove, fissato altrettanto approssimativamente a ridosso dell'evento del 23. Ne approfittai per proporre a Luca lo scambio di numeri del cellulare...

 

Poi rientrammo in attesa dei Sunn O))) e confesso che ero piuttosto disilluso, per quanto tentassi di tener vivo un briciolo di curiosità super cool. Iniziò una emissione insistita di fumo dalle macchine apposite poste sul palco e la cosa a un certo punto divenne avvertibile (fffsss fffsss fffsss). Le note di sottofondo, poi, dannazione!, erano di un pezzo di musica contemporanea che avevo sentito in casa neanche tanti gironi addietro, e merda! Non mi veniva in mente di chi era... Ero perlomeno super stupito ("Senti questo magnifico pezzo! Ce l'ho anche io e non mi ricordo cos'è... Direi Luciano Berio, ma sento che sto sbagliando..."), e di sicuro quelle note attenuarono la mia propensione all'indifferenza. A un certo punto arrivarono loro e si posero davanti una rimarchevole e possente parete di ampli dal look antico e vissuto. Vestiti come dei monaci medievali (perlomeno, direi...) lasciavano intravedere del loro corpo solo le mani, le punte del naso e folte barbe appropriate alla mascherata che proponevano: il resto era saio marrone e saio marrone, da capo a piedi, letteralmente. E basta. Io ero seduto su una divano rosso e non vedevo tutto, ma siccome facevo il romantico (e lo ero) gradivo starmene in disparte con lei. Non prestai dunque subito l'attenzione adeguata a ciò che stava iniziando, ma fin da quel momento percepivo la singolarità di quella assurda non-musica. Grazie a questa percezione poco dopo mi alzai e cominciai ad avvicinarmi alla gente assembrata nei pressi: il suono si diffondeva come  inesorabile  colata lavica insieme al fumo che non cessava, e incominciavo a intuire l'intento di questi tipi. Ma ancora non mi lasciai catturare del tutto e attraversai il pubblico per posizionarmi con le dall'altra parte della sala: in mano un bicchiere di Pernod. Guardavo e ascoltavo, e cominciavo anche a verificare l'effetto di stralunato rapimento che inducevano nei bendisposti (che non erano tutti i presenti, metà dei quali restava invece perplessa o perplessa iniziava la levata di gambe). Mi alzai quindi una seconda volta e mi riavvicinai: un'incredibile suono distorto solo sulle basse frequenze avvolgeva e abbracciava i corpi li sotto, e il fumo stesso, che mai aveva smesso di spandersi, rafforzava tanto fisicamente quanto ineffabilmente quella sensazione di malsana perversità. Mi affascinava sempre più questa assenza di note: le pennate dei monaci, brutte a vedersi in quel sollevare platealmente il braccio come cattivi imitatori di Pete Townshend, erano lente e misuratissime, e servivano soltanto a sostenere l'effusione in senso orizzontale di ciò che i coni degli amplificatori emettevano. Tendevano a scongiurare il decadimento del rombo acustico, più che ad articolarlo in colori ed altezze di suono, e ci riuscivano in modo esemplare. Ecco perchè era un non-musica: perchè era l'unica, gigantesca vibrazione di ampli ruggenti sui toni super bassi,e mai, dico mai, ho sentito partire un larsen sulle acute se non in rarissimi e dunque magnifici interventi che producevano lo stridio voluto di note medio-alte: lamenti di sapore post-moderno in forma di quasi inavvertibili flash sonici. Tornai da lei e mi rimisi a bere Pernod. Poi, poco dopo, decidemmo di andare perchè Luca e Riccardo non erano "entrati" in quel quid che mi era arrivato come piacevole folgorazione, e avevo preso voglia di mettersi in viaggio. Non fu a malincuore che accettai di lasciare quel posto: era tardi, eravamo stanchi, i chilometri ancora molti, la giovinezza scaltra e insonne di un temo era stata sostituita dagli sbadigli dei trentottenni che in media ora siamo.

 

Quando uscii misi le mani in tasca e mi accorsi di aver perso il cellulare. La rubrica... I messaggi memorizzati... Alcune foto preziose... Il numero Mau Mau... Tornai dentro super deluso e semi affranto, e qui iniziò la fase incredibile e surreale che vissi a coronamento delle incompiute sensazioni precedenti: rovistai fra i cuscini del divano, perlustrai le piastrelle dell'impianto dall'altro lato della sala e dalle parti del bancone, entrai nella selva di gambe e braccia dei pochi rimasti ingolfati nella coltre di fumo. Ero ingobbito, ricurvo, piegato su me stesso, alla ricerca di un oggetto metallico grigio lucente. Il suono si spandeva inesorabilmente uguale a prima, e le facce della gente erano modellate sulle sembianze di una specie di catatonia pre zombie che le ondate di distorsione tattile modellava sulla loro morfologia impressionabile. Garantisco che quella vana ricerca, durata dieci buoni minuti, proiettandomi in quel modo assurdo e accidentale nel climax e nell'epicentro dell'emotività del concerto, facendomi urtare corpi insensibili e quasi non reattivi, catturati da un'atmosfera unica e sinistramente galleggiante, me lo ha reso esperienza esclusiva e memorabile. Tanto da aver molta voglia di rivedere al più presto questi moderni e folli monaci americani.

 

Forse super cool.

(Cristiano Godano)

P.S. La foto in alto a sinistra, è una delle due pagine, dedicate da Rock Star, allo scritto di Godano (di questo mese, ovviamente) Come al solito, un grandissimo ringraziamento va ancora una volta a Enrica una grande fan dei marlene che mi fornisce da tantissimo tempo il materiale primario per trascrivere gli articoli, ovvero la scannerizzazioni delle pagine, grazie ancora!
Se volete eo potete commentate questa mia trascrizione, grazie! Saluti ;)

 

 
 
 
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