Creato da liberemanuele il 26/01/2009

Catallaxy

ordine spontaneo vs ingegneria sociale

 

 

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L’insostenibile ingegneria sociale del “Green deal”.

Post n°11 pubblicato il 24 Febbraio 2009 da liberemanuele
 

"Project Indipendence"

Il mito del "l'indipendenza energetica" è il cavallo di battaglia dell'amministrazione Obama, che vuole far passare l'uscita dalla crisi economica, attraverso la riconversione ecologica del sistema energetico americano. L'obbiettivo non è nuovo per gli Stati Uniti: già nel 1973, dopo tre settimane di embargo petrolifero arabo,  Nixon presentò alla nazione il "Project Independence" con il quale entro sette anni, avrebbero soddisfatto "autarchicamente" i propri bisogni energetici.

Ovviamente questo è un punto estremamente discriminante rispetto alla politica di integrazione globale dell'amministrazione Bush.

Gli Stati Uniti - a discapito dell'opinione diffusa, si riforniscono di petrolio e gas naturale principalmente dal Canada. La seconda fonte di approvvigionamento è il Messico e la terza il Venezuela - la quale col "socialismo del Ventunesimo secolo" di Hugo Chàvez sta nazionalizzando il settore privato e talvolta minaccia un embargo sui prodotti petroliferi diretti verso l'America.

Ma l'inconsistenza basilare della soluzione del "l'indipendenza energetica" è che esiste un solo mercato petrolifero mondiale e quindi anche nel caso gli Stati Uniti non importassero petrolio, sarebbero comunque sottoposti alle turbative delle forniture di petrolio al di fuori dei suoi confini.

Storicamente gli americani sono stati il primo esportatore al mondo di petrolio, nei tre decenni dopo Nixon sono passati dall'importare un terzo del loro petrolio ad importarne il 60%, ma se poi si parla di dipendenza energetica in senso più ampio le cose cambiano. Infatti il paese è autosufficiente al 70% per l'energia totale (carbone, nucleare e la crescente energia rinnovabile).


Le nuove "energie"

Paradossale la sorte del petrolio. In principio esso era considerato un carburante "verde", in quanto aveva decurtato la dipendenza dall'inquinante carbone inglese e prese il posto di alcuni biocarburanti come l'olio di balena. La parola biocarburante può assomigliare a una bestialità se accostata alla strage di balene di quei periodi, ma oggi i nuovi biocarburanti derivati da materie prime alimentari come il grano, spingerà i prezzi di quest'ultime a livelli altissimi. Tutto ciò è un male soprattutto per la parte più povera del mondo per tutte le ripercussioni che porterà al loro approvvigionamento alimentare.

"Le crisi energetiche non ci hanno ancora sopraffatto, ma lo faranno se non agiremo rapidamente. ... La cosa più importante, in queste proposte, è che l'alternativa potrebbe essere una catastrofe nazionale. Ogni rinvio può influire sulla nostra forza e potenza come nazione"   Presidente Jimmy Carter, 18 aprile 1977

Con queste parole il presidente Jimmy Carter inaugurava una stagione di lotta alla crisi energetica, varò sussidi per l'energia solare, eolica ed incoraggiò il risparmio energetico. L'invasione di pannelli solari fu accompagnata dal probabile avvento della macchina elettrica, inoltre Chrysler abbandonò la sua linea di vetture grandi. Anche allora l'idea che i mercati fossero troppo ottusi nel non aumentare i prezzi in maniera sufficiente a rendere necessari i carburanti sintetici si dimostrò solo un' arroganza.

Ad oggi il costo dell'eolico è concorrenziale al contrario del fotovoltaico. Le sovvenzioni federali in America aiutano l'uno e l'altro senza considerare che il primo non ne ha bisogno e il secondo non è ancora pronto.

"Eppure, molti sostengono che le energie rinnovabili siano la risposta al problema degli alti costi dell'energia, il che è un po' come Maria Antonietta che suggerisce ai contadini senza pane di mangiare brioches" Michael C. Lynch

Non è il momento di sprecare denaro in forme di approvvigionamento energetico anti economiche o non ancora pronte. Se prescindiamo da una visione del "mercato far-west" e approcciamo il mercato per quello che è, cioè la misesiana "azione umana", eviteremo inutili disquisizione su ciò che è giusto fare, intese come qualcosa che venga dall'alto e lasceremmo decidere al mercato, che poi siamo noi. Quando sarà il momento e saranno convenienti anche nuove forme di energia, queste si faranno strada da sole e vivranno di "luce propria".


Il risvolto politico: l'ingegneria sociale.

"La buona notizia è che le politiche necessarie per contrastare il cambiamento climatico sono le stesse che occorrono per risolvere la crisi economica e quella energetica"  Al Gore

"Né singoli provvedimenti, né un miglior ministero dell'ambiente per quanto necessari e sacrosanti potranno davvero produrre la correzione di rotta, ma solo una rifondazione culturale e sociale di ciò che in una società si consideri desiderabile." Alex Langer

Ci troviamo di fronte ad un chiaro influsso di ingegneria sociale o socialismo "scientista". Secondo Friedrich von Hayek - studioso austriaco che ha affrontato l'argomento nel "L'abuso della ragione", le elite culturali sono affette dal virus del "razionalismo costruttivista", per cui basterebbe riunire attorno a un tavolo gli scienziati più importanti per raggiungere quindi imporre una società migliore.

Capita sovente che gli assertori dell'ambientalismo energetico, auspichino a una presa di posizione dall'alto, che non tenga conto dello svantaggio economico o più semplicemente del radicale cambio d'abitudini e propongano così di "riprogettare" e "rivedere" la cultura in chiave ecosostenibile.


Ho fatto riferimento in larga parte per i dati dall'Occasional Paper di Michael C. Lynch "Crocifissi su una croce di biomassa?" e l'IBL Focus N.45/2007 di Daniel Yergin "Indipendenza Energetica", entrambi reperibili dal sito dell'Istituto Bruno Leoni - vedi link.

 

 

 
 
 
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