Creato da liberemanuele il 26/01/2009

Catallaxy

ordine spontaneo vs ingegneria sociale

 

 

« G20: la dittatura degli ...Uno strano politico. »

Terremoto. Tra uomo e natura.

Post n°26 pubblicato il 07 Aprile 2009 da liberemanuele
 

 

 Le scene di questi giorni, riportano noi umbri indietro di più di dieci anni, al 1997. La stessa scossa, quella delle tre e mezzo - decisamente avvertita anche da qui -, ha subito riacceso in noi quelle paure, la consapevolezza di poter perdere tutto, la speranza che questa volta sia più lieve. I secondi sono stati un interminabile aspettare, attendere per capire se sia soltanto una scossa o il ripetersi di una tragedia. Finiti quegli attimi, presa coscienza che è stata più paura che altro, abbiamo cercato di riprendere sonno, alcuni invano: il ricordo è ancora forte.

Ma la mattina i telegiornali ci hanno detto che qualcosa è successo. Brutto, anzi tremendo. L'inizio di un tragedia, questa volta però è toccato a qualcun'altro. Nemmeno il tempo per rendersi conto di averla scampata e si comincia la crudele ed impietosa conta: di morti, dispersi, feriti (a cui non si presta mai la dovuta importanza) e i “salvi” - che però dopo un terremoto sono “sfollati”.

Comincia la corsa: agli aiuti, alle donazioni (che oggi hanno fortunatamente moltissime forme di raccolta) e non solo di denaro ma di sangue - salito sulla macchina per andare a lavoro la mattina, il sangue era un' emergenza; la sera gli addetti ringraziavano e avvertivano che ce n'era più che sufficienza.

Quindi arriva la sera è con essa si raccontano le storie personali, c'è chi ha perso un figlio, chi i genitori, molti “tutto”.

Ma non si perde mai "tutto". La “natura” ci può prendere molto, anche tutto è vero, ma poi come abbiamo costruito una volta, ricostruiremo ancora e meglio (alcuni tecnici spiegano come non è il terremoto che uccide, sono le costruzioni non adeguate: in California – seguivano ieri sera in televisione – un terremoto così non avrebbe fatto morti).

Stiamo dimostrando questi giorni che è possibile. Non bisogna – e lo so che in teoria è “troppo” facile – disperare, ma andare avanti, sempre, nella consapevolezza che non è la natura che ha costruito ciò che poi ha distrutto, e che quindi il futuro è in mano nostra.

Ciò che sta accadendo in questi momenti, non è riducibile ad un esile “aiuto”, ma è la vigorosa risposta umana ad una “natura” che non è né buona né cattiva. La forza vitale delle braccia che scavano e che salvano, i camion che portano un riparo e qualcosa da mangiare, uomini che non si riconoscono nemmeno una tregua per raggiungere il loro “scopo”.

Allora di fronte a questo non dobbiamo sentirci piccoli ma grandi, per la capacità di reazione, che però non si deve fermare a salvare: i salvati, o i salvi, poi devono ricostruire loro stessi, la loro vita. La disperazione non deve fermare la “forza vitale” dell'uomo; la natura non può bloccarci. Dobbiamo continuare e anche ripartire da zero. Nessuno ci ha mai regalato niente, siamo sempre noi che ci siamo costruiti e inventati tutto: possiamo e dobbiamo ancora farcela.

E' il nostro “scopo”.

“ …. Oggi nel cataclisma abruzzese, non il primo né l’ultimo, rileggiamo la filogenesi dell’Italia e la fierezza del suo ricostruirsi. I Marsi abruzzesi, al riguardo, sono campioni di muscolatura e volontà. La loro Primavera sacra non finisce qui”.

 Alessandro Giuli da “ilFoglio”

 

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

LE "INDISPENSABILI" DAL WEB

 

FACEBOOK

 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

AVVERTENZA.

Tutti i testi sono liberamente copiabili e riutilizzabili, le immagini sono prese dalla rete: eventualmente venisse riscontrato una violazione di diritti vari, gentilmente, AVVERTITEMI.

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963