La cņona San Bruno

Post n°2 pubblicato il 10 Novembre 2013 da LUIGIdettoPAINO

LA CÒNA SAN BRUNO

“Bruno redi: nactam tibi suummo numine sponsamnon acquum est solam desuruisse: redi!”

                     S’erano fatti tutti farisei;

                     alla cchiésa gni éva ppiù nniciùno,

                     -È’ me la còllo  ̕̕̕n méso a cchist’Abbrèi,

                     è’ no nnepòzzo ppiù! Disse San Bruno.

                           

                            I no  nne pòtte ppù! Llosì   ̕ndajàto,

                            sténnì pe ttèra largo  ̕no pipiàle

                            ̓j jettà sópre tuttoacciaugliato,

                            ʼn càmici, ʼno cappéglio ʼno  messale,

                    

                     ʼna mìtria co ʼna croci, ʼna curona.

                     Allìà tutto quanto a ʼn pastorale,

                     i frabbottènno comme ʼn temporale,

                     s’abbià, zain  ̕a spalla… M’alla còna,

                           

                            che allora no gni stèva, all’antrasàtta,

                            la Matònna   ̓j ss ̓addètte,  tutta bbèlla

                            i addéllorata  ʼnuno.  ̕J  disse: - Bruno

                            retórnate, non fa’ de cóglitélla!

 

                     ̕ Nn è ggiusto de lassà, senza niciùno,

                     ̕sta  póra Segni, dàtate pe spósa

                     da Ddio Patre, Su, retórna Bruno!

                     Non se lassa a perditìccio ogni ccósa!

                            S’addenocchià San Bruno, i ttutti chigli,

                            che vetéro sparì Matònn ̕ i ttròno,

                            gnottéro la  ʼncazzata i gli così gli,

                            poté co San Bruno jo perdono!

                    

                     I nonni degli nnònni Mastrobruno

                     de Mémmo Caromàco i dde Chiappone

                     ficéro chélla còna de San Bruno,

                     lòc ̓ aglio Laco, addó ̓  se ttròva móne!

 

Poesia in Segnino tratta dal Libro “̕ J SÓ̕ REVENUTO”

 di PIPPO FAGIOLO detto PEPERONE)) 

 

                       

 
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LA PORTA SARACENA

Post n°1 pubblicato il 19 Gennaio 2013 da LUIGIdettoPAINO

ALLA PORTA SARACENA

Da quanno che glio munno è munno,

piantata sta agli fianchi de so monte,

tutti se n'hao iti a funno

ma tu cogli secoli si fatto ponte!

Forte, robusta, de pietra tutta piena,

si proprio bella, Porta Saracena.

        Jo tempo ch'è passato non se conta

l'acqua si reparata è stata tanta,

jo vento te tira spisso sponta

la luna coglio sole sempre te canta.

Ogni giorno, ogni notte, ogni momento

si sempre no solenne monumento.

Se potessero parlà si sassi

solo per raccontà chello si visto,

migliuni de fogli a longhi passi

pe scrive la storia prima de Cristo,

nsuno a chella della romanità,

più vecchia ancora è la segninità.

Pe nu si cara, Porta Saracena!

apposta simo fatto sto sodalizio

te recordimo sempre, a pranzo i cena,

nisciuno po scingià sto sposalizio.

I se quachiduno ne vò taglia i passi

i sfascimo jo capo co si sassi.

 

(Poesia tratta dal libro “CÓSE SERI, SCHERZI I PASSONATE”

Raccolta di poesie segnine di REMO FAGIOLO

 

 

 
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