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FASCISMI E REVISIONISMI

Post n°457 pubblicato il 23 Giugno 2021 da eliogente
Foto di eliogente

Chi non ricorda Giorgio Bocca,  penna acuta del giornalismo di sinistra?  In gioventù per i suoi scritti  fu premiato da Mussolini, il suo razzismo conclamato, poi divenne partigiano. Nel 1983 pubblicò un testo revisionista, Mussolini socialfascista, in cui il partigiano era ormai archiviato e l’antifascismo militante non pesava più sul giudizio storico. Nel centenario della nascita di Mussolini Bocca dialogò  con Giorgio Almirante su Storia Illustrata  ed espresse la necessità di sdoganare la destra.  Poi c’è stata la regressione, l'antifascismo aggressivo dei Bella ciao fatto di ignoranza storica e supponenza.  Nel libro Il fascismo ieri e oggi a  cura di Enzo Palmesano,  Bocca scriveva:  “La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia”. “Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista”. “Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo”. “Nel 1936, all’epoca dell’impero credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno”. “Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania”. “Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11, diventarono 12). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido. Il fascismo si differenziò proprio nell’essere largo nel lasciare autonomia alle scienze e alle arti”. “C’era una posizione abbastanza permissiva da parte del fascismo”. “Mussolini in campo culturale è stato un grandissimo giornalista e un politico professionale del suo tempo…come Gramsci, Togliatti, Nenni. Rispetto agli altri dittatori totalitari Mussolini era un uomo di mondo, aveva letto i libri giusti, aveva dei rapporti corretti con la cultura, mentre Hitler e Stalin non li avevano”. “Al di fuori del giornalismo non ha mai preso un soldo dallo Stato”. “Per il delitto Matteotti non credo che si possa parlare di mandante diretto, credo che sia stato interpretato in modo estensivo un suo scatto di malumore… Mussolini diede in escandescenza contro di lui ma senza mai dire ‘uccidetelo”. “La politica sociale del fascismo fu nei primi anni una politica riformista normale, furono introdotte alcune leggi che facilitavano l’agricoltura, mettevano un primo ordine nei luoghi di lavoro; assicuravano con l’IRI un industrialismo assistito, una rinuncia al capitalismo feroce”. “Eravamo un paese arretrato, con una classe imprenditoriale anch’essa arretrata, e ad un certo punto fu giocoforza fare un’economia protezionista”. “Il fascismo, nato come regime di massa, fece partecipare alla vita politica un numero maggiore di persone. I ceti medi, infatti, che nel regime liberale non avevano contato, sotto il fascismo, pur nei modi e nei limiti previsti, partecipavano alla vita politica”. “Non è esistito un razzismo degli italiani diverso dal razzismo di tipo coloniale… era politica di dominio non di sterminio. “Il popolo italiano le leggi razziali non le ha sentite per niente; l’adozione delle leggi razziali per adeguarsi alla Germania nazista furono una prova di subalternità rispetto alla Germania”. “In tutto il fascismo fino al 1935, non c’è la minima traccia di razzismo antisemita”. “Le affinità tra nazismo e fascismo sono pochissime e sono affinità di metodo: sono due regimi di massa, a partito unico, autoritari; ma le differenze sono molto più grandi delle somiglianze. Veramente fra fascismo e nazismo non c’è alcuna parentela”. “La concezione della razza resta fondamentale per differenziare il fascismo dal nazismo”. “Mussolini dell’ultimo periodo è stato un Mussolini con le mani legate, indubbiamente. Io credo che il motivo dominante dell’alleanza con la Germania sia stata la paura”. Erano le tesi dello scrittore ebreo socialista Renzo De Felice. Ma con i giudizi qui riportati, oggi Bocca sarebbe accusato d’apologia di fascismo. Altro che Il male assoluto di Mattarella…

 

 
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QUALE 25 APRILE?

Post n°456 pubblicato il 13 Aprile 2021 da eliogente
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E' giusto e comprensibile che gli italiani, col 25 aprile, festeggino la liberazione dal nazifascismo. E' del tutto improprio e controproducente che se l'attribuiscano. La nostra Repubblica nasce infatti su un equivoco: che a liberare l'Italia siano stati i partigiani e non gli Angloamericani. Che gli italiani si siano liberati da soli. In realtà la resistenza è stato un fatto del tutto marginale all'interno di quel tragico evento che fu la seconda guerra mondiale. Furono solo poche decine di migliaia di uomini (e donne) coraggiosi che vi parteciparono, ma ebbero un'incidenza insignificante nella liberazione della nostra Patria.

Così per più di 70 anni molti hanno cavalcato sull'equivoco della resistenza che ha consentito agli italiani di far finta di aver vinto la guerra, che invece avevano perso, e nel più ignominioso dei modi, e, a differenza dei giapponesi e dei tedeschi, ha impedito loro di fare fino in fondo i conti con se stessi. Gli italiani nell'aprile1945 si trasformarono da tutti fascisti, o quasi, quali erano stati, in tutti antifascisti sfilando sul carro dei vincitori. Ma poiché non si erano conquistata la libertà con le proprie mani, ma sui fucili e sull'eroismo degli Alleati, divennero ardentemente antifascisti in modo fascista, cioè con la stessa intolleranza e faziosità che divenne sempre più truculenta man mano che ci si allontanava dai fatti. Insomma non c'era praticamente nessuno che non potesse inventarsi patenti “resistenziali”, come minimo di essere stato ai monti almeno per una settimana come “staffetta”.

Quel pietoso fenomeno trasformista ha interessato ovviamente anche il nostro territorio, dove per quasi 70 anni si è fatto credere che inostro paesi erano stati liberati dai partigiani comunisti, e non dai soldati americani che sui nostri monti combatterono e versarono il loro sangue. Ecco perché ogni anno celebriamo una Messa, portiamo fiori e ci raccogliamo sotto la targa affissa nella piazza della chiesa in memoria dei 161 militari americani del 473° Rgt fanteria morti in combattimento dal 7 al 23 aprile per la liberazione dei nostri paesi, e in particolare ricordiamo quelli che caddero per cacciare i tedeschi arroccati nella trincea del Pino, e nelle gallerie sulla collina di Nicola. I loro nomi sono scolpiti nel Cimitero militare americano di Firenze, e indelebilmente anche neinostri cuori:Eckstrom Harold V.; Robert Crandall W.; Crawford Clifford E.; Crockett James H.; Dalton Robert L.; Dancy Marshall G.; Daniel James R.; Marian Norman H.; Martin Helmer; Mc Carthy John F.; Mac Lelland Clarence H:; Dowdy Jamers M.; Egan Patrick J.; Fountain Harold T.; Frazier Homer D.; Gallaway Harvey P.; Gramtky Leonard R.; Lynn Grover G.; Mackreth Hubert C.; Mann Forrest F.; Thomas Craig R.

 
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EROI DIMENTICATI

Post n°455 pubblicato il 18 Febbraio 2021 da eliogente
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E' uscito in questi giorni il volume di Elio Gentili: "Partigiani in cima ai monti, tedeschi alla pianura. La guerra civile in Val di Luni (1944-45)”. L'autore ricostruisce, attraverso documenti spesso inediti, la guerra fratricida che si combatté per 18 mesi in Val di Magra, alle spalle della Linea Gotica, mettendo in luce l'attività della formazione partigiana di ispirazione democristiana "R.Pinna", costituita dal Maggiore dei carabinieri Francesco Marra e praticamente ignorata dalla storiografia locale. E' stata la fortuita scoperta di documenti custoditi nel fondo librario composto da oltre 9000 volumi, dono degll eredi del prof. Dante Cicinato alla Biblioteca “Niccolò V di Sarzana, che ha permesso di ricostruire la storia della “Pinna”. Il Cicinato, nome di battaglia “Bruno”, rappresentante della Democrazia Cristiana all'interno del Sottocomitato di liberazione di Sarzana, fu uno stretto collaboratore del Comandante Marra, da lui incaricato di raccogliere nella formazione disertori e renitenti, e di mantenere i contatti col CLN della Spezia. Attraverso un ingegnoso sistema da lui escogitato, “Bruno” riusciva a far filtrare lettere e comunicati attraverso i posti di blocco tedeschi e fascisti. Una parte di quei messaggi non la poté spedire a causa del rastrellamento nazifascista del 29novembre 1944, a cui Cicinato sfuggì fortunosamente, ed è rimasta nascosta in uno scatolone di documenti per più di 70 anni. Tutta la corrispondenza di“Bruno” è stata recentemente inventariata dal personale della Biblioteca sarzanese, e in  parte pubblicata in un volume da M.L. Mauro.  Nel libro corredato con molto materiale fotografico, Gentili amplia la ricerca storica e approfondisce alcuni episodi controversi e poco conosciuti della lotta di liberazione combattuta dalla formazione “Pinna” soprattutto nel territorio tra Luni, Castelnuovo e Sarzana.

 
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ANCORA COL COMUNISMO

Post n°454 pubblicato il 30 Gennaio 2021 da eliogente
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Hanno celebrato la nascita del PCI, come evento fondamentale della storia d'Italia. Pare addirittura che lo Stato italiano abbia convcersso un finanziamento per dare risalto a quell'evento. Una vergogna. Il Parlamento europeo ha paragonato il comunismo al nazismo, la svastica alla falce e martello. Basta! Eppure c'è chi giustifica i comunisti, fa alleanze, partecipa ai social. UNA VERGOGNA! 

 
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CITTA' DI LUNI.

Post n°453 pubblicato il 01 Settembre 2020 da eliogente
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PRESTO IL COMUNE DI LUNI POTRA' FREGIARSI DEL TITOLO DI CITTA'. LUNI ANTICA RISORGE DOPO MILLE ANNI DI OBLIO.

 
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