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USA controlla le nostre opinioni

Post n°148 pubblicato il 18 Marzo 2011 da BROWSERIK
 

Usa pronti a controllare l’opinione pubblica online Notizia shock: gli Stati Uniti starebbero lavorando a un sistema in grado di modificare l’opinione pubblica sfruttando i social network. Dici che è impossibile, che è esagerato? Eppure è assodato che la Centcom statunitense ha stipulato un accordo con Ntrepid, una società californiana, per lo sviluppo di un “online persona management service”. Vale a dire un sistema in grado di creare e assegnare il controllo di dieci account a una sola persona reale. Basta un centinaio di addetti e, in pratica, è possibile diffondere notizie e “opinioni” da parte di 1000 profili diversi. Falsi. Tranquillo, comunque, al momento la richiesta è avanzata per 50 operatori, per un totale di 500 profili. Sul “tranquillo” ero ironico.

La notizia è riportata dal Guardian, che parla di un vero e proprio servizio di creazione di account dal background credibile, e dunque in grado di esprimere valutazioni e opinioni e contribuire a campagne di vario tipo. Non è dato sapere quali, ma con un pizzico di fantasia si possono ipotizzare campagne pro reclutamento militare, oppure politiche, oppure per promuovere certe strategie economiche. Le possibilità sono infinite, anche perché la tecnologia commissionata non pone limiti ai social network sfruttabili, citando esplicitamente “personas must be able to appear to originate in nearly any part of the world and can interact through conventional online services and social media platforms”. In pratica, i profili fasulli devono sembrare creati da qualsiasi zona del mondo e attraverso qualunque tipo di piattaforma online. Non giriamoci intorno: un vero e proprio reclutamento di account falsi che diffondano notizie e opinioni, e ne controbattano altre, in modo credibile.

Questa "simpatica" iniziativa rientra nella Operation Earnest Voice (OEV), nata, guarda un po’, durante la guerra in Iraq, per contrastare la massiccia presenza online degli emissari di al-Qaida. In pratica, gli Stati Uniti puntano le armi di social engineering anche al di fuori del territorio arabo. E ciò che più preoccupa, come giustamente sostiene il Guardian, è che questo comportamento potrebbe essere preso come esempio anche da altre nazioni. Nel frattempo chi si sfrega le mani è Ntrepid, forte di un obolo di 2,76 milioni di dollari per eseguire i lavori. A noi, invece, il compito di distinguere tra le opinioni genuine dei nostri contatti e le panzane studiate a tavolino da esperti militari.

 
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