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LE BUGIE DI CUBA

Post n°25 pubblicato il 22 Marzo 2006 da rimortealcomunismo

 

Lettera aperta all’arcivescovo di Genova
Signor Bertone,
non appena lette le sue dichiarazioni al ritorno da Cuba, dove ha detto che “Fidel Castro ci chiede aiuto per combattere la piaga dell’aborto a Cuba”, ho provato a telefonarle, volevo soltanto spiegarle alcune cose ma purtroppo non mi stato impossibile parlare con lei perché impegnato in un’altra telefonata. Signor Bertone le cose che volevo dirle sono queste. Mi pare molto strano che Fidel Castro chieda aiuto per risolvere un problema creato da lui, creato per il suo regime. L’aborto in tutti gli anni di questo regime è stato un affare, non so se lei lo sa, o non lo vuole sapere, ma il prezzo dell’aborto a Cuba è pari a una donazione di sangue.
Cioè, ogni donna che doveva abortire, non importa l’età, non importa il tempo di gravidanza, doveva portare un donatore, che donasse il sangue, non per usarlo in caso di emorragia ma per la raccolta di donazioni “volontarie” che poi il regime vendeva ai paesi in cui non si fanno molte donazioni. Signor Bertone, le racconto di più. Non so se lei sa, o le interessa sapere che a Cuba c’è una dottoressa, Hilda Molina, che ha un figlio in Argentina. E nonostante i diversi tentativi del figlio di portare sua madre in quel paese le è stato impossibile andare. La motivazione di questa detenzione nell’isola prigione riguarda l’arbitrario affare dell’aborto promosso per il regime.

La dottoressa Molina lavorava nel Cirem, Centro internazionale di restaurazione neurologica (dove lavorano anche i medici del dittatore Castro), in questa istituzione del regime di Fidel Castro a quanto pare ha scoperto una sostanza chiamata “nigra fetale”, costituita da cellule spinali e tessuto neurale dell’embrione umano. Questa sostanza si dice possa avere effetto rigenerativo nel tessuto nervoso dell’adulto ma deve essere trapiantata da un embrione umano vivo. Il direttore del Cirem, Julian Alvarez in un libro dal titolo “Artigiani della vita” spiega che attualmente a Cuba si realizzano 100 mila aborti all’anno. Il suo centro spera per questo di ottenere con relativa facilità il tessuto embrionale da usare in certi trattamenti.

Inoltre il dott. Alavarez ha detto che il giorno in cui si deve realizzare un neurotrapianto, una equipe dei loro specialisti si sposta in uno degli ospedali dell’Avana. Così ottengono il tessuto embrionale. La donante viene trasportata al Cirem, dove avviene l’intervento, secondo loro con il consenso della donna. Chi conosce la realtà cubana sa bene che le pazienti non possono decidere, e molti aborti avvengono per la necessità del Cirem. La dottoressa Molina era una delle direttrici del Cirem, e il regime è preoccupato da una eventuale fuoriuscita di notizie. Da cosa la signora Molina può dire di quella fabbrica “artigiana della vita” e dei dollari che vi girano, perché non è a disposizione della popolazione cubana, ma di stranieri disposti a pagare in dollari americani.

Potrei andare avanti con i retroscena di questa storia e di quella che viene definita da alcuni cubani fabbrica dell’orrore, ma forse lei non capirà, o non vorrà capire. Forse a lei semplicemente non interessa capire, o forse mi risponderà come il suo segretario, “Castro è veramente pentito di aver promosso l’aborto”. E allora le dirò, come al suo segretario, se è veramente pentito, perché non libera il dott. Oscar Elias Biascet, condannato a 25 anni di prigione per reati come quello di aver rispettato la vita, rifiutandosi di fare aborti. No signor Bertone, forse lei si è sbagliato, non doveva andare da Castro, doveva andare da Oscar Elias Biscet, nella sua cella di un metro e venti per un metro, doveva andare nella sua cella di punizione, dove ogni tanto resta tanti giorni per aver “preteso” una Bibbia, doveva andare nella cella di Jorge Luis García Pérez (Antunez), doveva depositare un fiore nella tomba di Pedro Luis Boitel, giovane cattolico morto per la sua fede, morto per il suo amore verso Cristo, morto urlando “Viva Cristo Re”.

Signor Bertone lei ha usato una frase in parte giusta ma in parte sbagliata “La diffusione dell’aborto, come ha sottolineato Fidel Castro, è tra le cause della crisi demografica del Paese. Ed è anche una conseguenza della piaga del turismo sessuale. E’ naturale che Castro sia preoccupato e che io mi vergogni del comportamento di certi italiani all’estero”. La diffusione dell’aborto a Cuba è colpa di un regime totalitario che per oltre quaranta anni ha vietato la fede, che ha ridotto alla povertà totale, ha tolto ogni speranza, ha tolto la moralità e la possibilità di decidere sulla propria vita, anche sull’aborto, e sulla vita del nascituro. Signor Bertone lei ha detto “mi vergogno del comportamento di certi italiani all’estero”, e poi “ho invocato la benedizione del Signore su Fidel”, responsabile di tutto questo.

Joel Rodriguez
cubano, rifugiato politico in Italia

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