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Mitologia Fenicia - La bella storia di Adonis e Astarte (Capitolo 7)

Post n°38 pubblicato il 21 Marzo 2013 da nami.1991
Foto di nami.1991

La storia commovente di Adonis ed Astarte si legherà per sempre al fiume di Biblo, che scaturisce dal monte Libano e prende il nome di Adonis. Ma c'era proprio bisogno che gli dei s'ingelosissero della bellezza di Adonis, per riservargli tale destino?

LA PUNIZIONE DEGLI DEI

Ricapitolando i fatto. Mirra era figlia di Tiante, re dell'Assiria.
Bella, corteggiatissima, tutto pareva destinarla a una vita felice e serena. Essa commise tuttavia una colpa incofessabile.
Per punizione, gli dei la trasformarono in una pianta di mirra. E, siccome era incinta, la corteccia della pianta scoppiò al termine del nono mese.
Nè uscì un bimbo di colorito alabastrino, bello come il sole: Adonis. Due dee, Astarte e Persefone, si contesero la tutela del piccolo.
Ciascuna faceva le sue ragioni, che erano in verità quelle dell'amore. Zeus, contrariato, decise di arbitrare la contesa: Adonis avrebbe trascorso una metà dell'anno con Astarte, l'altra con Persefone.
Adonis scelse tuttavia di passare tutto il tempo con Astarte. Mal gliene incolse: le dee sono gelose.
Sanno dissimulare a lungo una ferita, ma non la scordano. Adonis divelle uno splendido giovane; il suo amore per la dea cresceva di giorno in giorno.
Quanto ad Astarte, Ovidio dice di lei che preferisse il bell'Adonis a tutto il resto, cielo compreso,
"Non si stacca da lui, va soltanto con lui, e lei che sempre è stata avvezza a starsene comodamente all'ombra, a curare la propria bellezza e accrescerla ancora, vaga ora per i colli, per selve, tra rocce e cespugli spinosi, con la veste tirata sopra il ginocchi, alla maniera di Diana". (Ovidio, Metamorfosi, X)

LA SCOERTA DELLA PORPORA

Un bel giorno di primavera, i due amanti passaggiavano sul litorale di Biblo. D'un tratto, videro il loro cane corrergli incontro.
Abbaiava e aveva il muso chiazzato di rosso; tra identi serrava un incantevole mollusco. Scorgendo questa tinta rosa violetto, Astarte esclamò: "Mio bell'Adonis, sarò la più felice delle donne se mi troverai una tunica si quel colore!".
Per un cuore amoroso, ogni desiderio è un ordine. Adonis prese il mollusco e rientrò a casa.
Studiò il modo di rivavarne pigmento suffucente a tingere una tunica. Prova e riprova, Adonis finalmente scoprì il processo si preparazione del colore...La scoperta della porpora guadagnerà ai fenici una nomea che travalica gli oceani e i continenti!
Astarte di vide dunque offrire la più bella delle tuniche di porpora. Commossa dall'impegno del suo amante, gli promise eterno amore.

LA CACCIA AL CINGHIALE

Anche le più belle storie d'amore, purtroppo, finscono. E gli dei sono preda di gelosie feroci, al pari dei mortali.
Persefone, tormentata dall'amarezza e dal rancore, finì per vendicarsi degli amanti. Adonis e Astarte uscivano sovente per cacciare selvaggina. Come mai quel giorno il cuore di Astarte era tanto pieno d'angoscia?
"Resta a casa, Adonis, te ne supplico! Non andare a caccia, oggi..."
Adonis non prestò ascolto ai presentimenti di Astarte. Sicuro di sè, non comprese i patemi della dea.
Come giunse nel bosco, Adonis vide un cinghiale grosso come un toro farglisi incontro.
Aveva zanne come quelle di un elefante, "gli occhi scintillano di sangue e fuoco; le setole rizzate come aculei; bava ribollente scorre sul vasto petto, il fiato brucia le frasche" (Ovidio, Metamorfosi, VIII).
Il cinghiale affondò le zanne nel giovane corpo di Adonis. Goccie di sangue spillarono da petto.
In quella, avvenne il prodigio: quando toccarono il suolo, le gocce di sangue si mutarono in rose. Astarte accorse e si gettò singhiozzante nelle braccia di Adonis. Troppo tardi! Ella stringeva l'amato, piangendo tutte le lacrime di cui il corpo è cpace.
Le lacrime si mutarono in anemoni. Il terreno su cui s'era svolto il dramma si coprì di fiori rosa e bianchi.

IL FIUME ADONIS

La vendetta di Persefone era compiuta. Le acque del fiume Biblo di tinsero allora di un rosso intenso, colore del sangue del giovane dio.
Da allora il fiume, rinominato Adonis, di tingerà di rosso tutti gli anni a primavera, annunciando così agli abitanti della regione il tempo del lutto.
Erano le adonie, celebrate con fervore nell'antichità in Libano, a Cipro, in Grecia e più oltre. Le donne, vestite di nero dalla testa ai piedi, piangevano la morte precoce dell'adolescente.
Le devote non dubitavano che, in quel periodo, adonis venisse sempre di nuovo ferito a morte, anno dopo anno.
E che la natura sempre di nuovo si tingesse  del suo rosso sangue. Adonis è il dio  della morte e della ressurezione. Egli simboleggia il ciclo delle stagioni.
Toccati dagli amori e dal fascino di quei giovani dei, i greci diedero ad Astarte il nome diAfrodite, e introdussero Adonis come Adone nel pantheon dei loro dei.

Fine Capitolo Sette

 
 
 
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