Montezuma

Ricchezze e miserie della vita terrena

 

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L'Intoccabile

Post n°3 pubblicato il 02 Maggio 2007 da andrea.muti
 

Mentre leggo le notizie sulla polemica innescata dalle parole conduttore Andrea Rivera durante la manifestazione del Primo Maggio, mi vengono in mente i risultati di una ricerca su base mondiale condotta sulla presenza del Papa e della Chiesa nei media. Ebbene, il nostro Paese si colloca di gran lunga al primo posto. Ho appreso questa "verità" il giorno di Pasquetta ed effettivamente guardando la tv quel giorno era impossibile sottrarsi al bombardamento ecumenico: preti dappertutto. Dico questo perché dare del "terrorista", come ha fatto L'Osservatore Romano oggi, a un povero cristo che ha approfittato di quell'attimo di notorietà per dirne quattro sacrosante al Papa è veramente troppo. Sua Santità ogni domenica (e forse anche di più) dà dei depravati e rovinafamiglie a milioni di persone che non la pensano come lui senza che accada nulla. Al massimo si becca qualche buffetto. Anche i vari monsignori ci mettono del loro e; come da ricerca citata prima, tutto viene amplificato dai giornali e tv. Costoro, Papa incluso, dovrebbero usare come segnalibro nel breviario la lettera che Zapatero scrisse al Papa in occasione dell'approvazione della legge sui matrimoni gay in Spagna. Un capolavoro che Repubblica pubblicò in prima pagina. E che anche Prodi dovrebbe rileggersi. Nel caso vi fosse sfuggita la missiva, vi basti rileggere quanto scritto a Benedetto XVI appena un anno fa dall'ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede Francisco Vazquez: "L'esecutivo governa per tutti i cittadini e non domanda prima quale sia la loro condizione, l'esecutivo non può occuparsi più del catechismo che del programma. La Spagna è uno stato aconfessionale. La Spagna non imporrà mai l'insegnamento della religione ai bambini che non lo vogliano". Quando si dice linguaggio diplomatico...

 
 
 

No time to waist

Post n°2 pubblicato il 23 Aprile 2007 da andrea.muti
 

Ho frequentato per lavoro un manager che sulla corona dell'orologio aveva scritto: "No time to waist", qualcosa come "Non c'è tempo da perdere". Ero un pivello e quella scritta mi incuriosì. Più tardi ho capito che quelle parole esprimevano un concetto molto importante per quel tipo di persone e che alcuni fondano la propria vita e il proprio lavoro esclusivamente sul fattore "tempo".  Lo stesso manager (era una prima linea di una grande azienda) mi confessò, evidentemente in un momento di debolezza, che il suo primo pensiero la mattina era come salvarsi il posto di lavoro. O forse voleva solo dire il lauto stipendio. Ecco entrare in gioco il secondo fattore fondamentale: il denaro. Avere a che fare con queste persone era un tempo stressante, ora non più. Per quanto lo "stile" non sia tra le loro prerogative, è possibile comunque imparare qualcosa dai loro comportamenti. In primo luogo si impara a prevederli. E scusate se è poco. In secondo luogo si impara a interpretarli. Questo li rende quasi inoffensivi. Inutile aspettarsi da loro spinte motivazionali: abbiamo visto quali sono lo loro e si aspettano che voi le condividiate. Se si accorgono che non siete dalla loro parte tenteranno di giocare con voi la partita del gatto col topo. Fate finta di starci. Non farete carriera, ma riuscirete a sopravvivere in un'azenda "quasi" felici.

 
 
 

Quelle email di troppo

Post n°1 pubblicato il 19 Aprile 2007 da andrea.muti
 

Più volte mi sono chiesto come facessimo, poco più di dieci anni fa, a lavorare senza la posta elettronica. Mi sono dato una risposta: col telefono e col fax. E prima del fax? Con il telefono e basta. E prima del telefono? Insomma, potremmo continuare così, ma la conclusione era che si lavorava ugualmente. Nel passato ci sono stati progetti estremamente complessi portati a termine in tempi record senza che sia stata prodotta nemmeno una email o un fax e, forse, nemmeno una telefonata. E innegabile che i nuovi strumenti abbiamo portato dei vantaggi in termini di rapidità e condivisione delle informazioni, ma tutto ciò ha portato anche a un eccesso di informazioni. Quante email arrivano nella nostra casella di posta (non consideriamo lo spam) da colleghi che sono totalmente inutili e fanno solo perdere tempo? Tante. La conclusione alla quale sono giunto è che per portare avanti un lavoro o un progetto conta la "qualità" dell'informazione. Sembra una banalità, ma è così. Il problema è che questa "banalità" raramente viene messa in pratica. E la qualità non che la si produce a iosa, ma è un "bene" che va centellinato, a uso e consumo di pochi. La facilità con la quale si può inviare una mail, la possibilità di condividerne con altri il contenuto, ha fatto sì che la posta elettronica sia diventata uno strumento di gestione del potere con un uso più o meno consapevole.  Su questo tema ci si potrebbe scrivere un trattato, ma vorrei fare solo una considerazione. La email "strumentale" (il cui contenuto costituisce mera gestione del potere) scritta da una persona intelligente è una esempio di managerialità (negativo o positivo, mettetela come vi pare). Scritta da una persona stupida è, se un fatto isolato, comica. Se reiterato, irritante. 

 
 
 
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Un blog di: andrea.muti
Data di creazione: 19/04/2007
 

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