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COOPERATIVISMO SOCIALE

Post n°246 pubblicato il 09 Giugno 2017 da enricomonzatti
Foto di enricomonzatti

La transizione tra lavoro materiale e lavoro immateriale:

Nell’era del capitalismo cognitivo si dà sempre maggiore importanza all’attività creatrice intellettuale, il cui valore viene costantemente captato, acquisito dall’alto. Per questo motivo il capitale diventa parassitario, in quanto crea profitto valorizzando la ricchezza prodotta da reti che non gli appartengono.

 Se nell’epoca del fordismo (termine coniato dal nome del magnate dell’ auto Henry Ford, riferito al lavoro in catena di montaggio) il controllo era quello dei corpi nelle fabbriche, nel postfordismo il controllo si esercita indiscriminatamente sulle masse di popolazione passiva, attraverso la guerra, la paura, il consumo, l’uso pervasivo e analfabetizzante di mezzi di comunicazione quali la televisione. Il paradosso è che, essendo il controllo stesso la tecnologia del potere, esso viene percepito come normale. Ma per altri versi, la trasparenza con cui oggi si presentano i processi di globalizzazione nel loro estremo radicamento nel mercato non potrà nascondere ancora per lungo tempo l’enorme sbilanciamento a livello distributivo delle ricchezze, esercitato dal governo mondiale degli interessi corporativi.

 In risposta al controllo strategico delle menti, nel metodo proposto da Antonio Negri (ben descritto nel suo libro “Movimenti nell’ Impero” ) si rifiuta l’esistenza di ogni metafisica, di ogni trascendenza, di ogni fuori insomma, «per ritrovare nell’umanità la capacità di produrre, ritrovare i valori per i quali la gente lavora e produce».

La speranza è che il lavoro mentale e linguistico continui a perseverare lungo la strada del cooperativismo, il nuovo parametro che gli permetterà di diventare lavoro vivo, ovvero attività radicata in tutti gli uomini per tutti gli uomini. In un’ibridazione continua, proposta dall’intellettualità ad ogni produzione, il lavoro si va facendo sempre più immateriale.

 Il metodo è lavoro vivo in termini di conoscenza per creare un cooperativismo sociale in grado di passare da una sitazione passiva a quella attiva, raealizzando in tal modo il passaggio dal politico all’etico, come azione ed esistenza politica dal basso.

 

 
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