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« Svolte operaieUn quadro desolante »

La rivoluzione nel cuore

Post n°687 pubblicato il 08 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Si commemorano i morti, non la storia.

Le donne e gli operai sono la Storia pulita del nostro paese, che si vuol “seppellire” sotto quel cumulo di falsità che politica e informazione prezzolata spargono a piene mani.

Non sono le figlie dei banchieri, come la Boschi, degli industriali, come la Guidi, a dimostrare il superamento delle differenze di genere che in Italia, come altrove, trovano la loro conferma nella disoccupazione femminile, vicina al 60%, e nelle disparità di salario a parità di funzioni, né le balle di Marchionne e Renzi messe assieme, cancellano la verità sugli stabilimenti Fiat, a cominciare da Pomigliano, dove ancora circa la metà degli addetti permane in quella cassa integrazione, che il Jobs act ha peraltro cancellato, per finire a Melfi, dove 20 operai preferiscono dimettersi piuttosto che accettare condizioni di lavoro simili a quelle degli schiavi del precedente millennio.

“Ci vogliono riportare al 1943 – denuncia Mara Malavenda del Comitato mogli operai – quando dietro alle buste paga, che contenevano le tasse da pagare per il pane, per i defunti in fabbrica, il cui “costo” veniva coperto dagli stessi operai, c’era la scritta: Taci ! Quanto più tacerai su tutto quello che fai e che  fanno i tuoi compagni di fabbrica, tanto più presto sarà raggiunta la vittoria, quindi anche il benessere tuo e della tua famiglia”.

“Vogliono isolarci, lasciarci soli con i nostri problemi, costringerci ad accettare condizioni di lavoro da schiavi, costringerci ad iscriverci a quei sindacati che hanno firmato di tutto, spezzare quella solidarietà che serviva, a quelli prima di noi, per sentirsi meno soli, più forti, capaci di pretendere che i propri diritti non fossero quotidianamente calpestati”.

Ora, vicino alle prossime elezioni regionali, si rivede il viavai dei politici di professione, di quegli stessi che hanno firmato e votato quelle leggi che hanno ridotto il lavoro ad un “piacere” del padrone, che costringono le persone a rinunciare alla propria dignità di uomini e di donne.

Si moltiplicano le “nuove” formazioni delle cosiddette opposizioni, quelle come il Movimento 5 stelle, al quale è stata affidata, dal Comitato mogli operai e dallo Slai cobas, una dettagliata denuncia sui soldi che la Fiat ha ricevuto dallo Stato in cambio del deserto occupazionale creato in Fiat e nell’Alfa Romeo, che Prodi regalò agli Agnelli, rimasta nei cassetti e mai presentata.

Tutti zitti ed allineati sino a ieri, oggi nuovi “rivoluzionari”, replicanti di quel viavai che ad ogni tornata elettorale vede i sempre “soliti”, quegli stessi che votano la distruzione dei diritti e delle libertà, conquistati, da chi ci ha preceduto, con il proprio sacrificio quotidiano, con la propria lotta, con la propria vita, proporsi a “salvatori” della patria, a spalla consolante, a “sinistra” radicale, pronti a riempirsi la bocca, ad ogni “commemorazione” che questo nostro paese conosce, di Costituzione e lavoro, di donna e liberazione.

Ma quella Storia di battaglie e di coerenza, di dignità e di onestà, di ribellione alle ingiustizie e di rivendicazione dei propri diritti, vive nei cuori di chi oggi, come ieri, non abbassa la testa, in quelle figlie degli operai che non si fanno prendere in giro e lo scrivono a tutti i giornali, in Vincenzo, figlio di un licenziato politico dello Slai cobas, che da il suo contributo creando la vignetta che accompagna il comunicato della giornata di lotta e di festa, in quegli operai ed in quelle operaie che sanno bene, sulla loro pelle, che il senso dell’8 Marzo vive grazie a chi ricorda e perpetua, con il suo esempio, quei valori, quelle lotte, quelle vittorie che hanno fatto la democrazia nel nostro paese.

 
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