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Non vi pago

Post n°697 pubblicato il 25 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
 

L’Inps italiana è quell’Istituto che paga gli assegni di invalidità a chi finge di star male e li taglia ai disabili, che prevede pensioni da fame per gli anziani e pensioni d’oro per i ladri italici, che cancella l’assistenza ai malati gravi e anche dopo sentenze di tribunale si rifiuta di adempiere al suo dovere.

Nel suo sito si legge questa frase : “Nato oltre cento anni fa, allo scopo di garantire i lavoratori dai rischi di invalidità, vecchiaia e morte…” ma diviene difficile capire quale sia veramente il suo “mandato”, oltre quello contabile, con un occhio di riguardo a chi ha amici potenti,  e meno attento quando si tratta di intervenire, nei fatti, sul drammatico stato di intere popolazioni avvelenate dai rifiuti tossici che lo Stato ha permesso, con il suo silenzio assenso(Napolitano docet), di interrare in intere regioni italiane.

Dovremmo versare spontaneamente dei soldi per una pensione che, vista la strage che si perpetua in Campania, sicuramente non raggiungeremo, dovremmo versarli mentre guardiamo i nostri figli ammalarsi, i nostri amici ricoverarsi, noi stessi sottoporci a mille esami per scongiurare quanto sta diventando una vera e propria epidemia, una strage di Stato…nell’indifferenza di quei burocrati da quattro soldi che, pur di mantenere il loro posticino mal pagato, fanno finta di non vedere, ti mettono i bastoni tra le ruote, ti creano problemi quotidiani…per mantenere in piedi quel bilancio fatiscente massacrato dagli stipendi indecenti dei loro dirigenti, dagli sprechi e dalle corruzioni, dalle incapacità e dalle collusioni.

“Non vi pago”… non siamo in una commedia di Eduardo, ma nella sede Inps di Soccavo dove Vincenzo Russo, geometra di Pianura, impegnato da sempre nella denuncia contro l’avvelenamento della sua terra, del cratere Senga e del vecchio acquedotto romano, e a difendere la vita della sua famiglia, di sua figlia ammalata e dei suoi concittadini, porta cartelle piene di documenti che confermano l’inquinamento, il nesso tra quei fanghi, quei rifiuti tossici e le malattie che colpiscono chi abita in quei luoghi e chiede, al funzionario, al dirigente del posto: “devo pagare i miei arretrati o salvare mia figlia?”.

Solidarietà a parole, carte che fanno il loro corso, in quell’iter burocratico che di umano non ha più nulla, neanche chi dietro a quelle scrivanie risponde impacciato e di regole infrante, da un omicidio di massa, si fa scudo.

“Non possiamo fare nulla, così va il mondo” è la risposta di rito del manichino di turno… “possiamo cambiare il mondo” è la risposta di un uomo.

 
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