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« Questione immoraleStato esattore fraudolento »

Il buio degli spari sulla città del sole

Post n°795 pubblicato il 26 Settembre 2015 da ilpasquino.controinf
 

Non si riescono a comprendere le parole d’ottimismo, che vengono dalle istituzioni locali napoletane, su quanto sta avvenendo in città.

Siamo circa a un morto al giorno, scontri a fuoco in ogni quartiere, agguati, accoltellamenti, lo stesso sindacato di polizia ha dichiarato, dopo il grave ferimento dell’agente avvenuto nelle scorse ore a Fuorigrotta, che la città è in mano alla camorra, alle bande di teppisti e di malviventi, che 50 uomini in più non bastano…e non possono bastare.

Si sparge ottimismo, un po’ alla Renzi, anche quando la realtà è così crudele da sbatterti in faccia la verità di quel cancro che sta oscurando la città del sole, la sua storia, la sua cultura, le sue speranze, i suoi sorrisi.

Mille le ragioni e forse altrettante le giustificazioni di un degrado che non lascia intonso nessun quartiere, neanche quello citato come il “buono”, quello del Vomero, dove racket e bande di teppisti la fanno da padrone.

Lo Stato, ma sarebbe meglio dire il senso di legalità ed onestà, non c’è, non esiste, non si respira, non si pratica e non si vive. Anche i soloni della Napoli “intellettuale”, che si ergono sul “rucchiello” (in napoletano significa un supporto inesistente) a pontificare sui modi di uscire da questa notte senza fine, da questo buio che spegne le luci di ogni rinascita, ripercorrono discorsi e ragionamenti già fatti, detti e ridetti, senza spingersi oltre quel confine che, forse, toccherebbe troppi interessi, troppe collusioni.

Eppure è la stessa terra Campana che denuncia, tracimando la spazzatura degli accordi politico-mafiosi, da dove comincia quel “puzzo” che avvelena la città e l’intera Regione.

Lo dice un proverbio napoletano, il pesce puzza dalla testa, ed è dalla testa degli apparati partitici, non filtri che impediscono al peggio di gestire il potere, ma vere e proprie cinghie di  collegamento tra il “buono”  ed il “cattivo”, tra ciò che dovrebbe essere Stato e l’antistato, in una commistione di interessi e di scambio di favori, che si da voce e forza al fango, alla melma, a quel buio che riempie di spari e morti le strade e le lacrime di un popolo che non ci crede, forse, neanche più.

L’hanno dimostrato con le primarie del PD, dove la truffa era la regola, poi con la presenza, nelle liste d’appoggio dei partiti più grandi, degli eterni mammasantissima, di quella marmaglia alla quale dovrebbe essere impedito anche solo di presentarsi, per evitare che quel potere si trasformi in ricatto nei confronti di una città in cui la fame e la disoccupazione la fanno da padrona e dove lo Stato è presente solo con le tasse.

A chi denuncia, a chi si batte, si presenta  il conto, come a Vincenzo Russo, attivista del Movimento 5 stelle, in lotta da anni per scoperchiare l’avvelenamento del rione Pianura, al quale hanno bruciato il camper, senza che nessuno delle istituzioni abbia mostrato il minimo di solidarietà, o come è accaduto a quei pochi rappresentanti delle forze dell’ordine, che hanno avuto il coraggio di denunciare gli sversamenti di rifiuti nocivi, lasciati da soli, rimossi dagli incarichi, dimenticati.

Napoli non ha nel suo Dna la camorra, è lo Stato che con la camorra ha fatto e fa accordi, sono gli industriali, dell’ intero stivale, che hanno fatto affari con chi di professione uccide, è la giustizia che non riesce mai a fare il suo corso e libera, per cavilli, killer spietati, capi clan accreditati.

Non si può chiedere, a chi vive in quartieri dove la sanità pubblica è un miraggio, la scuola è fatiscente, il lavoro è a nero e sottopagato, di ergersi a paladino di una giustizia che offende l’intera città, ogni sua strada, ogni suo cittadino onesto.

Quel buio, riempito dagli spari, impedirà ogni futuro sino a che, chi insozza la nostra Regione, continuerà a farlo dall’alto delle sue sedie istituzionali, sino a quando sarà permesso, a camorristi e loro amici, di entrare nelle stanze pubbliche, di donare i pochi posti di lavoro ai loro bacini di voti, di ricattare e avvelenare, sino a che lo Stato rimarrà interessato testimone di un omicidio pensato e voluto e del quale è correo.

 
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