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Giulio Bedeschi - Centomila gavette di ghiaccio

Post n°83 pubblicato il 29 Dicembre 2010 da Nappolomeo

Dopo le letture di vari (e a volte noiosi) saggi storici, mi sono voluto concedere finalmente un romanzo storico. Questo "Centomila gavette di ghiaccio" mi ha preso e mi ha stupito, mi ha angosciato e infine indignato.
L'autore, Giulio Bedeschi, è un alpino che ha partecipato alla campagna di Russia durante la Seconda guerra mondiale, e in questo libro ci fa rivivere attraverso il suo alter ego Italo Serri, sottotenente medico della Julia, l'intera vicenda partendo dal fronte greco-albanese per poi arrivare alla tragica disfatta russa.
Se la prima parte del libro (quella riguardo il fronte greco albanese) serve al lettore per prendere confidenza con i personaggi, i termini tecnici ed il periodo storico, è da metà libro che la storia diviene più incalzante: dapprima la spedizione alpina verso il Don, la stenua resistenza e poi la tragica ritirata. Proprio le pagine della ritirata sono quelle più belle e toccanti perché riescono a descrivere lo sforzo e le sofferenze bestiali del corpo di armata Alpino, come nessun film, documentario o saggio storico mi ha saputo regalare. Dopo l'atroce ritirata fino in Italia, il libro si chiude in modo ancora più amaro...
Lo stile di Bedeschi è abbastanza asciutto e semplice ma tremendamente efficace; la politica e l'ideologia sono completamente assenti (cosa che ho molto apprezzato), e vengono posti in primo piano gli Alpini e i loro combattimenti, la neve, il freddo, la fame, il loro senso del dovere più forte di ogni altra cosa, il loro cameratismo...e la loro morte.

 

 
 
 

Tra Italia e Serbia vince...il buon senso?

Post n°82 pubblicato il 12 Ottobre 2010 da Nappolomeo

Tutti abbiamo visto quello che è successo prima di Italia - Serbia. E ancora sono qui a chiedermi come possano avermi rovinato la serata (ero già piazzato in poltrona con tanto di birrozzo gelato). Perché io devo avere sempre le idee meno diplomatiche rispetto agli altri? Perché mi viene sempre da risolvere faccende del genere in maniera drastica?
Allora, ci fossi stato io la situazione si sarebbe risolta in 10 minuti 10. Prima di tutto con un paio di cecchini si tirava a quei due scimmioni appollaiati sulle transenne. Dopodichè senza tanto preavviso si entrava con i celerini e giù manganellate.
E poi vedevi come stavano buoni e io mi sarei potuto godere la partita. Invece così non è stato e domani ci darà sempre qualche coglione che va allo stadio a rovinare la partita a qualcuno... 

 
 
 

Agalloch - Pale folklore

Post n°81 pubblicato il 31 Agosto 2010 da Nappolomeo

Gli Agalloch sono stati e sono tutt'ora un gruppo tutto da scoprire, almeno per me.
Originari dell'Oregon, sembrerebbero invece provenire da chissà quale desolata landa nordica. Sì perché il loro Pale folklore risulta un disco costantemente in bilico tra sonorità doom e black, ed è impregnato di un mood decadente e una triste atmosfera accompagna l'ascoltatore lungo tutto il disco.
Si tratta di un lavoro molto omogeneo, pochi cambi di tempo e in tutti i pezzi il metronomo non tende mai a salire troppo. 
La sensazione che si prova ascoltando il disco è quella di abbandono e solitudine; a farla da padrone sono le chitarre, spesso protagoniste di arpeggi acustici, che poi sfociano in distorsioni prettamente black ma con ritmi sempre contenuti.
Lo scream accompagna bene la parte strumentale, ma rimane quasi in secondo piano rispetto ai vari temi e assoli di chitarra che vengono proposti nei pezzi più lunghi e articolati. Di melodia ne abbiamo a palate, a tratti forse anche troppa...ogni tanto fa capolino anche una voce lirica femminile, superflua.
Nulla di particolarmente originale, per carità, però quando un pezzo di 10 minuti sembra che duri la metà, questo significa che gli Agalloch centrano in pieno l'obiettivo e l'ascoltatore è in qualche modo rapito dalle atmosfere gelide e decadenti.
A quanto si dice in giro la band dell'Oregon è cresciuta dopo questo esordio, non mi resta che verificarlo.

 
 
 

Grossi cambiamenti

Post n°80 pubblicato il 18 Agosto 2010 da Nappolomeo

L'estate 2010 verrà da me ricordata come l'estate delle novità. Direi piuttosto che la mia vita nell'ultimo mese è stata rivoltata come un calzino. Time will tell

 
 
 

Katyn

Post n°79 pubblicato il 04 Agosto 2010 da Nappolomeo

E' possibile che ancora oggi ci sia in Italia censura politica su fatti avvenuti durante il secondo conflitto mondiale?
La risposta, almeno in parte, è sì.

Katyn è un film girato e prodotto in Polonia nel 2007 e racconta uno dei tanti crimini di guerra compiuti circa 70 anni fa quando 22000 ufficiali e soldati polacchi vennero giustiziati dai soldati dell'Armata rossa.
Si tratta di un film crudo, realistico, storicamente attendibile, senza supereroi alla Rambo o giù di lì. Il film segue tutta la vicenda partendo dall'invasione congiunta dei tedeschi e dei russi ancora legati dal patto ribbentrop-molotov, per passare poi alla deportazione di ufficiali e soldati polacchi, alla loro esecuzione e all'insabbiamento della verità.


Ne esce fuori una visione che più che un film sembra una lezione di storia, anzi, una scoperta. Sì perché il massacro non è meno o più importante di altre stragi avvenute in quel periodo, ma è stato praticamente dimenticato, anzi, fatto dimenticare. Sembra quasi che il mondo si sia ricordato di Katyn solo quando l'aprile scorso è precipitato l'aereo con gli esponenti del governo polacco che andavano appunto a commemorare la strage. Ai russi c'è voluto la caduta del comunismo per rilevare timidamente le prove di quello che è accaduto nella foresta di Katyn nel 1940. E gli stessi alleati hanno chiuso un occhio volentieri anche durante la guerra, per non perdere un prezioso alleato come l' URSS.

E in Italia? Incredibile ma vero, il film è stato praticamente snobbato dalle sale cinematografiche pur avendo vinto il Golden globe ed essere stato candidato all'oscar come miglior film straniero. Nella prima settimana su 107 capoluoghi lo hanno proiettato solo Milano, Rimini e Napoli. Forse è stata una scelta commerciale, dato che comunque la gente preferisce vedersi l'ennesima "Vacanza di Natale", almeno si vedono un po' di culi e di tette e battute reciclate da film a film. Ma non può essere stato solo quello a suscitare tutta questa indifferenza, questa è censura bella e buona. Ho trovato difficoltà anche a reperirlo in rete, in Russia poi è stato bandito dalle autorità (ma va?).

 
 
 
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