Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Messaggi del 16/05/2024

Notti calde e bellicismi ostinati.

Post n°3192 pubblicato il 16 Maggio 2024 da fedechiara
 

Le caldi notti dei nostrani Tibbs. - 16 maggio 2022
Sarà un calda estate. Come la notte dell'ispettore Tibbs (1967).
Solo molto più lunga e affannosa. E guai a chi userà il condizionatore o l'avesse sul terrazzo, rumoroso e facilmente identificabile quando è in azione notturna. Ne va della libertà dell'Ucraina, sapete.
Il momento è grave, tenetene conto, cittadini/e e stringetevi a coorte con quel che segue.
Che volete che sia il vostro affannoso respirare e sudare a fronte degli eroi immortali che si tenta di salvare dall'inferno di bombe sull'acciaieria dove stanno rannicchiati e rassegnati al loro destino.
Mai come in questo scampolo di millennio entrante era accaduto che i paciosi cittadini di una generazione che 'non ha conosciuto guerre' (non direttamente combattute e indossate le divise) fosse chiamata alle armi di retrovia per una azione militare indiretta - qual'è quella di rinunciare al proprio benessere e alla propria salute (la calde notti dei nostri anziani male in arnese) e, quest'inverno, al calore irradiato dai termosifoni, imputati di usare il venefico gas russo a basso costo in bolletta.
Mai ci era accaduto di provare sulla nostra pelle e salute il senso e il valore dei trattati sottoscritti con l'organizzazione militare della Nato e di partecipare coram populo alle sanzioni imposte alla Russia - e di rispondere in proprio e del proprio reddito di sopravvivenza per le scelte folli dei presenti s-governanti, proni alle aggressive scelte 'atlantiste' degli Stranamore di oltre oceano.
E mai si era visto un dispiegarsi così ottuso e micidiale di giornalisti embedded al Verbo bellico Nato e di politici che imputano chi distingue e prova a suggerire un varco alle trattative di pace di essere 'filo Putin', il tragico dittatore e novello Hitler dei noantri.
Fatevi coraggio e cercate di non soccombere, cittadini, al grande caldo e alla prima prova di sopravvivenza che ci affanna. Resistere, resistere, resistere. Fino all'aprirsi delle urne.
Poi potrete sfogarvi e mandarli a casa (tenete conto che le Camere verranno dimezzate, alleluia!). Facciamo vincere il meno peggio dei presenti partiti.
Anche un Salvini e un Conte, pacifisti in ritardo e per mera convenienza politica, andranno bene (ma se avete di meglio suggeritemelo, ne terrò conto e tributerò pubblico ringraziamento).
Come eravamo.

 
 
 

Di chi parla la lingua dell'Amore.

Post n°3191 pubblicato il 16 Maggio 2024 da fedechiara
 

Se non parli la lingua dell'Amore - 16 maggio 2013

Non è solo il 'morire di maggio' che esige 'molto coraggio' – come recita la nota canzone di De Andrè. Ed è metafora che dice il morire affanno atroce - e se è primavera e il sole scalda e tornano le rondini a riempire i cieli vuoti quell'affanno mozza davvero il respiro e chiude gli occhi.
Il vero coraggio è affermare le proprie opinioni 'fino in fondo' e i veri coraggiosi sono quei moribondi e i loro familiari che scelgono il funerale laico - e nessun prete strano intorno alla bara a incensare e a officiare i riti del trapasso e a ricordarci che solo la 'resurrezione in Cristo' dà senso alle nostre vite. Che sarebbe un bel conforto, non c'è discussione, ma cozza (l'ipotetica resurrezione) contro l'evidenza che di tutti i morti della storia dell'umanità non uno si è risvegliato ed è uscito dalla tomba fin qua - e Giosafatte è ormai un luogo mitico che scomparirà dalle enciclopedie non appena inizieranno i viaggi spaziali.
I funerali laici sono incontri informali di molte (o poche) persone che ricordano il vissuto comune di chi 'ci ha lasciato' ed esercitano il 'conforto della memoria' - che è quanto dire, scolasticamente: 'A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti...' Ma la memoria nostra di uomini e donne, lo sappiamo, è virtù neuronica fragile e bastano tre generazioni a mandare in rovina le gloriose urne e le tombe e disperdere i ricordi di chi ha vissuto ed è transitato tra 'i più' della Storia lontana.
E se la Storia non è magistra e tuttora va col passo del gambero (uno avanti e due indietro) è proprio perché la memoria è fragile, ahinoi, e ben lo sanno le maestre/i e i professori/esse quanto sia difficile riempire le zucche vuote di certe allievi di tutto quanto è necessario sapere perché la vita degli uomini e donne migliori col passare delle generazioni e il futuro torni ad essere quello sognato delle 'magnifiche sorti e progressive'.
Però quei coraggiosi dei funerali laici hanno almeno il merito di metterci di fronte al senso finale delle cose. Che senso ha farsi benedire da un prete e ascoltare tutte quelle improbabili promesse di 'vita dopo la morte' e speranza di resurrezione -che tante discussioni hanno suscitato in vita, ma è solo nel momento del trapasso che devi dire la parola finale che ci angoscia: credo o non credo e chissà che Luce c'è dall'altra parte degli occhi che si chiudono per sempre.
E se Luce c'è, io credo ci sarà per tutti: credenti e laici e cristiani e ortodossi e induisti e islamici. L'intera umanità richiamata in vita (forse, chissà) a celebrare i fasti e i nefasti del comune cammino nel Bene e nel Male nel quale ci siamo impantanati senza ben sapere che senso avessero le guerre che abbiamo combattuto e le distruzioni e gli omicidi e i femminicidi e le corruzioni e le ruberie e le contrapposizioni politiche che fanno il nostro tristissimo e tragico 'vissuto' collettivo.
E, forse non a caso, c'è sempre qualcuno che, anche nel corso di un funerale laico, ci richiama alla mente la parola fondamentale, la parola 'Amore', comunque e con chiunque coniugata - e torna la lettera di san Paolo, interpretata in chiave laica, ma liaison con i 'credenti' di ogni fede, che ci ha incantato guardando il meraviglioso 'film blu' di Kieslowski.
Perché puoi 'sapere tutte le lingue del mondo', ma se non hai parlato la lingua dell'Amore nei giorni e gli anni della tua vita niente ha avuto un senso.
Amen e così sia.

 
 
 

I buoni giardinieri.

Post n°3190 pubblicato il 16 Maggio 2024 da fedechiara
 

Contro l'entropia degli universi. - 16 gennaio 2014
Ho scoperto, con mio sommo sgomento, che l'attività di giardiniere è 'di destra'. Tutto quel potare e tagliar via 'ciò che risulta eccessivo' (G. Celaya) ed eliminare le piante parassite e il regolare la prodigiosa crescita del convolvolo a favore del gelsomino in fiore e la guerra contro il formicare incessante di migliaia di formiche - che cento ne stermini ed altrettante si ripresentano all'appuntamento il giorno dopo provenienti da chissà dove, chissà dove.
E il combattere tutti i santi giorni i voraci afidi che si mangiano le foglie tenerelle appena apparse e l'accostargli le coccinelle (anch'esse di destra, autentiche formazioni paramilitari in divisa a pois) che se li mangiano di gusto e disinfestano in modo ecologico - tutto questo è maledettamente 'di destra' e legato a un'idea di 'ordine', di 'selezione della razza', di volontà di opporre un'idea regolatrice al dilagare del Caos. Che dalla sua ha l'arma di distruzione di massa della proliferazione incessante e il vento e gli uccelli che trasportano i semi da ogni dove - e ti ritrovi stranissime piante nei vasi germogliate chissà come, e le osservi crescere curioso fino al momento in cui decidi di estirparle 'perché non danno frutto', come suggerisce un apologo citato nei Vangeli.
E sarà di destra quella predicazione di Ghandi che, visitando gli slums di Calcutta e Bombay osannato dai suoi poveri, suggeriva loro - vanamente - di tornare ai villaggi dove vige la frugalità contadina e un piatto di riso lo rimedi ogni giorno - mentre in quegli slums orribili a vedersi si consumava violenza e criminalità assassina e nessuno si prendeva cura dei troppi miseri che morivano di fame per strada?
E, per tornare ai giardini (e alle rose che venivano amorosamente coltivate dagli aguzzini dei campi di concentramento, come si scoprì a Norimberga), sarà di destra anche l'ammirazione che proviamo per i giardini di Versailles e le altre regge europee che abbiamo visitato? Non sarà che tutto quell'ordine e le geometrie dell'arte topiaria e le fontane e le ninfe statuarie e gli Ercoli muscolosi e i putti al centro delle vasche nascondano un'idea di maledetto ordine avverso al proliferare del Caos?
'Ho coltivato l'idea della perfezione', confidava di recente un Eugenio Scalfari disilluso e reso saggio dall'età, 'ma mi sono dovuto arrendere al Caos trionfante e imperante.'
Anche i più lungimiranti semidei del pensiero ordinativo depongono le armi, ahinoi.
Che ne sarà di questa nostra Europa che ha saputo riordinare le sue città oppresse dalle macerie della guerra totale e si era brevemente illusa di andare incontro alle 'magnifiche sorti e progressive' di uno sviluppo economico ininterrotto e di governare al meglio il suo futuro? Saprà ritrovare se stessa e la sua Gioia, cantata a gole spiegate nell'inno di Schiller, anche nel disordine imperante e incessante delle sue frontiere di terra e di mare?
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