Creato da NeverInMyName il 09/11/2005

NeverInMyName

Gli orrori della guerra, una macchia sull'umanità. Per non vanificare il sacrificio di tante vittime, per non assistere inermi a un altro Vietnam, per non giustificare un'altra invasione come quella in Iraq. Per dire mai più a un altro Darfur: stand up togheter!

 

 

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Darfur, andata e ritorno dall'inferno... con una speranza 

Post n°475 pubblicato il 14 Luglio 2007 da NeverInMyName
 

Volti, sguardi, preghiere inascoltate. La rabbia repressa e il dolore immane per una vita strappata, una dignità violata, una ferita aperta che il tempo non riesce a sanare. Tutto questo e molto di più è il Darfur, la regione del Sudan martoriata da oltre quattro anni da un conflitto che ha provocato oltre trecentomila morti e costretto due milioni di persone ad abbandonare i propri villaggi. A spingerle lontane dalle loro case è la  paura dei janjaweed, i cosiddetti ‘diavoli a cavallo’, predoni senza scrupoli manovrati, secondo fonti internazionali, dal regime di Khartoum.
Dalle notizie delle ultime settimane sembrerebbe che il governo sudanese sia pronto a dar seguito al proposito di accettare il dispiegamento della forza Onu – Ua, approvata con una risoluzione nel 2006, ma non ha fornito alcuna garanzia che ciò avvenga in tempi rapidi. E proprio questo è il cuore del problema. La crisi umanitaria, già gravissima, rischia di diventare incontrollabile: gli sfollati e i rifugiati sono ormai un terzo della popolazione. Solo  nell'ultimo anno ne sono stati censiti 400 mila in più.
Nonostante la complessità della situazione che si è delineata nel corso delle ultime visite degli
osservatori  delle Nazioni Unite, e le preoccupazioni esternate dagli operatori delle Ong coinvolte nella missione Amis, uno spiraglio di speranza sembra accendersi. L’elemento nuovo è la disponibilità espressa, per la prima volta, dal Jem - movimento di ribelli che non ha firmato gli accordi di Abuja del maggio 2006, sottoscritti solo da una delle fazioni che si contrappongono al governo di Khartoum - a discutere di una nuova soluzione politica. Anche sulla forza ibrida di interposizione, composta da Caschi blu e militari dell’Unione africana, i ribelli si sono detti favorevoli, ma hanno manifestato perplessità sulla convenienza del dispiegamento del contingente prima che l’area sia realmente pacificata.
Basta parlare con i cooperanti presenti nella provincia di Al Fasher, nord Darfur, e i rifugiati dei campi che accolgono gli sfollati sopravissuti alle violenze delle milizie arabe per comprendere i timori di chi ritiene che l’arrivo di un contingente, che si frapponga tra le parti belligeranti, non basti a risolvere il conflitto.
Girando tra le capanne di Al Salam, dove sono assiepati  50mila disperati, è facile rendersi conto dell’emergenza che si sta vivendo nella regione.
Dopo gli ultimi arrivi della primavera scorsa, non c'è più posto nel campo e il governo sudanese, che controlla quest’area, non intende ampliarlo. Non viene più accettato nessuno.
Il messaggio degli sfollati e di chi li assiste è forte e chiaro. ''Fate presto”. Il dramma che si vive qui è lo stesso di tanti altri centri di accoglienza: poca acqua, cibo appena sufficiente, rifugi di fortuna e tutt’intorno il nulla.
L’appello di aiuto viene  pronunciato da tutti gli interlocutori che si incontrano. Un'invocazione che si legge sul volto delle donne e degli uomini assiepati nell’accampamento che dovrebbe garantirgli la sicurezza. E invece non è così. Dopo le quattro, appena comincia a calare il sole, gli operatori umanitari e gli addetti ai controlli vanno via per passare la notte a Al Fasher. Ad Al Salam, un’enorme distesa di tende e di capanne che si estendono per chilometri nell’arido deserto sudanese,
interrotte solo dalle tre grandi cisterne dove si conserva l'acqua, cala il buio: non ci sono generatori. E nessuna difesa.
Una situazione disperata, che coinvolge sempre più persone inermi, per lo più bambini e donne. Proprio queste ultime sono le principali vittime delle milizie arabe che, a detta delle ong presenti sul territorio, sarebbero utilizzate dai vertici governativi di Khartoum nella guerra contro la ribellione darfuriana.
Nel campo le testimonianze delle violenze sono tante. Donne e adolescenti picchiate, torturate, stuprate. Vittime penalizzate due volte: quelle che sopravvivono allo stupro e lo denunciano, oppure non riescono a nasconderlo, vengono rifiutate dai mariti e allontanate dalle comunità.
Il racconto di Kalima, che parla solo arabo e riesce a comunicare con noi grazie a un’operatrice di Icr, la ong che gestisce il campo, e tra i più dolorosi.
“Mia cognata è stata presa da un gruppo di tre uomini – dice con lo sguardo basso e senza smettere di intrecciare il cesto a cui lavora insieme alle altre donne impegnate nei
laboratori organizzati dai cooperanti -  Si era allontanata dal villaggio, ma non tanto, per raccogliere legna. Era sola. E proprio per questo l’hanno punita. L’hanno violentata perché, le hanno detto, non muovendosi in gruppo se l’era cercata. Quando è tornata e ha raccontato quello che era successo mio fratello l’ha cacciata e nessuno della famiglia l’ha aiutata. Ora è morta…”.
Non aggiunge altro Kalima. Non può. La nostra interprete ci dice che spesso le donne che subiscono questa tragica sorte si suicidano. Chi viene emarginato dalla comunità non ha molte speranze. L’inferno del Darfur è anche questo.

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>> LA RIVOLUZIONE E' INIZIATA! su la moscacieca
Ricevuto in data 16/07/07 @ 22:20
Ieri dalle 13 alle 19 c'è stata una manifestazione a Francoforte contro la BCE. I dimostranti, ci...

 
Commenti al Post:
Stefy14
Stefy14 il 15/07/07 alle 01:39 via WEB
ciao Anto, se mi autorizzi vorrei pubblicare questo post sul blog ottomarzo. purtroppo non riesco a visualizzare le immagini, ma già leggere quello che scrivi è terribile, senza bisogno di immagini. un abbraccio, Stefi
 
luisa.gandi
luisa.gandi il 15/07/07 alle 09:28 via WEB
POVERE DONNE...OLTRE ALLA TRAGEDIA ...LA BEFFA DELLA SOLITUDINE...CHE MONDO DIO MIO!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 15/07/07 alle 21:23 via WEB
Ogni giorno ci barrichiamo dietrole nostre convinzioni, credendo di essere gli unici a sopporatre fardelli ke c sembrano troppo pesanti per noi...poi capita di leggere parole cm qst, parole capaci di farti tremare il cuore e l'anima...a volte crediamo di fare qks d buono, ci laviamo la coscienza dicendo "poverini", dando meno delle briciole di quello ke potremmo davvero dare...io per prima... per noia, per indifferenza, perkè in fondo è tutto talmente lontano da noi... ma esistono angeli ke fanno davvero qks, e il mondo si basa davvero su quello ke loro fanno... sn loro i veri eroi, quelli ke sanno essere coerenti cn la loro coscienza, ke hanno il coraggio di agire, nn limitandosi a dire... io sn la prima a definirmi una vigliacca... vi stimo... un bacio Lucy
 
darlinggg
darlinggg il 16/07/07 alle 10:08 via WEB
Complimenti,di tanto in tanto ci si imbatte in qualche blog che tratta il sociale in modo "pieno ed esauriente".....ho avuto modo di conoscere il tuo blog leggendo l'intervista......Spero nn ti dispiaccia,ma ti aggiungo tra gli amici,cosi' potro' leggerti sempre. Buona giornata
 
hold72
hold72 il 19/07/07 alle 09:18 via WEB
Auguri di cuore per tutto ciò che fai e per cui ti impegni. E grazie soprattutto! Un abbraccio forte
 
toffee23
toffee23 il 19/07/07 alle 11:11 via WEB
Ciao Anto, speriamo che questa nuova soluzione politica di cui si inizia a discutere porti a qualche risultato soddisfacente. Ormai con il tempo anche la speranza si fa flebile ma continua ad esserci... Il Darfur versa in situazioni orribili, menomale che ci sono associazioni come le vostre che cercano di aiutare questa povera gente, anche se credo che le difficoltà in tal senso non siano poche e quindi ci vuole veramente un gran cuore per sopportare tutto questo. Un abbraccio.
 
andry5221
andry5221 il 22/07/07 alle 13:37 via WEB
Un picclo aiuto concreto potrebbe essere quello di mandare vagoni di macchine agricole affinchè questa gente impari a gestirsi da sola. Le nostre fattorie sono piene di macchine agricole in disuso (ancora utilizzabili). Per loro sarebbero una manna. Nessuna associazione ha voglia di aiutare qualche missione in questo modo? E' meglio imparare a pescare che aspettare qualcuno che ti dia un pesce. Con la pancia piena non si ha voglia di fare la guerra.
 
dream3r86
dream3r86 il 26/07/07 alle 12:50 via WEB
I tossicodipendenti vanno aiutati o lasciati liberi di scegliere della propria vita? clicca leggi e commenta
 
hostrettolemani
hostrettolemani il 30/07/07 alle 09:56 via WEB
Un abbracco ... ai gia detto tutto e ammiro il tuo corraggio ed iniziativa.
 
 
bolinanews
bolinanews il 30/07/07 alle 12:10 via WEB
C'è un modo per evitare le guerre interculturali? La risposta è positiva, ma si dovrebbero seguire le linee guida che trovate qui leggete e...i commenti sono aperti a tutti! Confrontiamoci su un argomento vitale
 
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