Creato da SemperIdem il 09/04/2007

Non praevalebunt

Stiamo vivendo uno scontro culturale epocale: la modernità, intesa come sovvertimento di ogni norma naturale e razionale prima che cristiana, sta sferrando un attacco violento ai fondamenti della civiltà occidentale, mettendo in atto una sistematica persecuzione della Chiesa, che appare l'unica forza atta a opporsi alla ruina mundi. Questo blog nasce da una volontà di impegno: la difesa della civiltà occidentale e della Chiesa di Dio non può essere lasciata alla gerarchie ecclesiastiche, i laici cristiani che siano in piena comunione con il Sommo Pontefice, devono scendere in campo e combattere. Combattere con l'umiltà di chi sa che la vittoria finale può ottenerla solo Cristo, mentre noi siamo collaboratori della Verità. Combattere con decisione e mitezza, con amore e senza risparmio, avendo nel cuore la certezza che, alla fine di tutto, le forze del male NON PRAEVALEBUNT.

 

 

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"Family Day indispensabile. E' in gioco la nostra civiltà"

Post n°1 pubblicato il 10 Aprile 2007 da SemperIdem
 

Il primo post del mio blog è dedicato a un tema di scottante attualità: i Di.co., le loro ragioni, i loro presumibili effetti. Riporto stralci dell'intervista al Prof. Vittorio Possenti, ordinario di Filosofia politica dell'Università di Venezia, realizzata da Lucia Bellaspiga e pubblicata su Avvenire sabato 7 aprile (le sottolineature sono mie). Gli astiosi nei confronti della Chiesa e dei cristiani notino che sono parole di un docente di Filosofia politica di un ateneo statale, non di un qualche ecclesiastico rettore di una università pontificia.

"La famiglia nella società civile e' all'ordine del giorno da 60 anni, da quando è nata la Costituzione repubblicana, eppure non si osno mai visti passi avanti [...] La manifestazione del 12 maggio è l'occasione da non perdere, la palla al balzo da prendere per rilanciare un tema che altrimenti rischia di scomparire del tutto dalle grandi questioni pubbliche".
Eppure persino qualche intellettuale cattolico sostiene non solo l'inutilità del "Family Day", ma addirittura ventila il rischio che possa essere dannoso.
"Io invece penso che non è più opportuno pazientare ancora, dopo decenni di questione familiare gravemente disattesa da tutti i governi, compresi quelli democristiani".[...]
Si sostiene però che un solo evento, seppur massiccio, non cambierà le cose.
"Le manifestazioni 'una tantum' hanno comunque un significato positivo, anche se non risolvono: denunciano una disattenzione che in Italia è endemica e ha radici antiche".
Quando inizia la "disaffezione" che porta ai risultati odierni?
"Se guardiamo agli ultimi 60 anni di storia nazionale, vediamo che la famiglia è spesso stata schiacciata in nome della libertà radicale dell'individuo. Si è dimenticato che l'uomo è un essere sociale ma ancor prima familiare: il primo carattere di questa socialità è la familiarità. La nuova proposta dei Dico è solo l'ultima conseguenza del fatto che si è affievolito il ruolo della famiglia come 'società intermedia' tra persona e Stato, tra singolo e società civile".
Colpa di un individualismo estremo che sta minando la nostra cultura?
"Alla famiglia sono state tolte molte attribuzioni in nome di un individualismo libertario dilagante, che dà valore solo alle scelte del singolo. In realtà la nostra Costituzione si basa sulla persona intesa non solo come singolo ma in una rete di relazioni fondamentali, nelle quali i singoli si completano reciprocamente".
Una rete fatta di diritti e di doveri: ciò che in embrione è la famiglia, e più in grande la società. Dunque l'individualismo selvaggio che incontriamo nella vita sociale è persino anticostituzionale...
"Appunto. E c'è un altro fraintendimento di base: ricordo che lo Stato non è tenuto a riconoscere tutte le spontaneità sociali, come ad esempio le coppie di fatto. La parola 'diritto' oggi è usata impropriamente per coprire ogni forma di richiesta, ma bisogna distinguere tra diritto e pretesa".
Qual è il confine tra le due cose?
"I diritti si accompagnano a dei doveri. Ma nel caso dei Dico, a fronte di un presunto diritto manca l'elemento della responsabilità, del dovere. I diritti non sono infiniti e questo buonismo che porta a vederli anche dove non sussistono è fuorviante. Ad esempio, esigere la pensione di reversibilità se si ha convissuto qualche anno è una mera pretesa, non giustificabile.
Ma tutto questo che cosa ha a che fare con l'essere cattolici o laici?
"Nulla. E proprio per ciò io penso che il problema dei Dico non solleva una questione di conflittualità tra cattolici e laici, né tra Stato e Chiesa, ma deve essere inteso come un tema che riguarda tutti. Qui non è in gioco un interesse confessionale ma il giusto modo di concepire l'intera vita sociale. Perciò è falso e fuorviante dire che i credenti sono contrari ai Dico e i non credenti sono pro, e la manifestazione del 12 maggio deve essere aperta a tutti: a tutti coloro che vogliono difendere la famiglia e la sopravvivenza esistenziale del popolo italiano.
In che senso la sopravvivenza del popolo?
"Da 30 anni in Italia la natalità è scesa a picco, ormai siamo gli ultimi al mondo, e non si può scindere il problema della famiglia da quello della denatalità. L'episcopato italiano già 20 anni fa lanciava questo allarme, ma non si è fatto nulla, mentre Francia e Germania hanno saputo invertire la tendenza grazie a forti politiche familiari. Ma se in Italia prevale il diritto del singolo va a fondo tutto il resto, ed è un abisso dovuto al fatto che i grandi maestri del passato hanno parlato invano, inascoltati".
A chi si riferisce in particolare?
"A Dossetti, che già nel 1951 (in Funzioni e ordinamento dello Stato moderno) denunciava la mancanza di una politica per la famiglia e l'assoluta precarietà in cui questa era posta da una visione individualistica".
Già nel 1951? Eppure in quegli anni la famiglia era ben solida...
"Lo era nei rapporti quotidiani, ma nella cultura e nel pensiero politico moderno, soprattutto da Marx in poi, era già minata: tra i due poli -l'individuo e lo Stato- non c'era più quella 'società intermedia' che è la famiglia, il primato era già del singolo e la sua libertà di prescindere da legami sociali diveniva assoluta. Noi siamo l'esito di questa ideologia libertaria radicale".
Torniamo alla manifestazione del 12 maggio: ma queste cose si possono dire in una piazza?
"Tutti, anche solo a pelle, le sentono. Tutti comprendono che sono nati in una famiglia, che se le nascite si azzerano un popolo muore, che i Dico riconoscono solo la libertà individuale senza una pari responsabilità, che fomentano un atteggiamento permissivo senza un equivalente dovere: che sono una pretesa, non un diritto".

Parole precise, parole dure: i Dico, frutto di una ideologia follemente libertaria, potrebbero mettere in pericolo la stessa esistenza del popolo Italiano. Per accontentare le lobby degli omosessuali e i furori di politici (catto)progressisti, siamo disposti a pagare questo scotto? Chi non lo è, si ritrovi a Roma il 12 maggio per difendere la famiglia. La famiglia, in sé, senza aggettivi: perché non c'è una famiglia tradizionale e una famiglia, diciamo così, moderna. Di famiglia ce n'è solo una: ce l'hanno consegnata i nostri padri, con la fiducia che l'avremmo trasmessa ai nostri figli.

+AMDG




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Commenti al Post:
SeoSem
SeoSem il 12/04/07 alle 20:30 via WEB
Ma chi sei ? Un crociato smummificato nel 2007 ?
 
 
SemperIdem
SemperIdem il 12/04/07 alle 20:32 via WEB
no, una persona di buon senso.
 
mauro757
mauro757 il 14/04/07 alle 23:21 via WEB
quando si scrivono certe cose bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di mettere il lettore nella condizione di capire chi sta leggendo... perchè non scrivi un paio di righe per dire chi sei e cosa fai?
 
 
SemperIdem
SemperIdem il 15/04/07 alle 00:10 via WEB
Chi sia io e che cosa io faccia nella vita, non è importante. Credo che importanti siano i concetti espressi, e se siano, o meno, validamente argomentati: questo può capire il lettore, su questo si può discutere. Il resto, conta poco.
 
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