Ommdeprejafinestra dell'anima |
LA CULTURA
Raffaello - La scuola di ATENE -
LA SCUOLA DI ATENE (1509-1510) Realizzata nella stanza della Segnatura è un omaggio all'importanza della cultura classica e vengono raffigurati filosofi dell'antichità classica mentre discutono fra loro.
DEDICATO A TUTTI GLI AMICI CHE, COME ME, AMANO LA MUSICA.
LA MUSICA E' UNA LEGGE MORALE: ESSA DA' UN'ANIMA ALL'UNIVERSO, LE ALI AL PENSIERO, UNO SLANCIO ALL'IMMAGINAZIONE, UN FASCINO ALLA TRISTEZZA, UN IMPULSO ALLA GAIEZZA E LA VITA A TUTTE LE COSE. ESSA E' L'ESSENZA DI TUTTE LE COSE, ESSA E' L'ESSENZA DELL'ORDINE ED ELEVA CIO' CHE E' BUONO, DI CUI ESSA E' LA FORMA INVISIBILE, MA TUTTAVIA SPLENDENTE, APPASSIONATA ED ETERNA.
(DA PLATONE)
PLATONE
La giusta maniera di procedere da sè o di essere condotti da un altro nelle cose d'amore è questa: prendendo le mosse dalle cose belle di quaggiù, al fine di raggiungere il Bello, salire sempre di più, come procedendo per gradini, da un solo corpo bello a due, e da due a tutti i corpi belli, e da tutti i corpi belli alle belle attività umane, e da queste alle belle conoscenze, e dalle conoscenze procedere fino a che non si pervenga a quella conoscenza che è conoscenza di null'altro se non del Bello stesso, e così, giungendo al termine, conoscere ciò che è il Bello in se.
Dal SIMPOSIO (Sull'amore)
Trd. Giovanni Reale
PERCHE' UN BLOG?
Quando ho deciso di aprire questo blog, mi sono proposto di insistere su alcune tematiche che io ritengo fondamentali. Viviamo in un momento di transizione o, a mio parere, di smarrimento della nostra società, preda di una grave confusione ideologica e attraversata da una sorta di furia iconoclasta. Si sono smarriti i "Valori" fondativi del nostro vivere in comunità, si sono tagliate le nostre "Radici culturali"; prevale l'opinione, si è abbandonato il dialogo e il confronto, privilegiando lo scontro ideologico e l'odio; così una società corre verso il "Nulla" e si autodistrugge, non avendo più una propria identità che unisca anche gli opposti.
Tuttavia, vedo molti segnali positivi, tante persone, ogni giorno di più, che vanno riposizionandosi alla ricerca di quei valori e di quelle radici che rendono una società coesa e forte.
Dunque, ritengo di dover riproporre questi temi, per offrire un contributo alla costruzione di una società laica-liberale-riformista. Pertanto questo mio tentativo si svilupperà così: continuerò a proporre e riproporre i "Valori" di riferimento; ricorderò con insistenza e perseveranza le nostre "Radici Culturali" greco-romane-giudaico-cristiane; cercherò di mantenera viva la memoria di quegli uomini che questi valori hanno difeso anche a costo del sacrificio della loro vita.
La mia insistenza, infine, sul tema della giustizia è finalizzata a far capire che una società liberale non sopravvive se la giustizia è esercitata in forma ideologica e non come servizio alla comunità e se il giudice si ritiene anche al di sopra delle leggi.
ATTUALITA' DI PLATONE
DA "LA REPUBBLICA"- MIO LIBERO COMPENDIO DAL LIBRO 8° PARAGRAFI XIV E XV
In uno stato democratico la libertà è il bene più prezioso e perciò ogni uomo colà vorrebbe vivere; ma, attenzione, affinché l'insaziabilità di libertà e la non curanza del resto non producano una mutazione di questa forma di governo e non la preparino a trasformarsi in tirannide.
Quando un popolo, assetato di libertà, è alla mercé di cattivi maestri che lo incitano ad inebriarsi sempre più di libertà, sino a smarrirne la giusta misura, se i governanti non sono arrendevoli a questo degrado, li pone in stato di accusa e li indica come scellerati e despoti, perché rifiutano che la libertà divenga licenza. E coloro che obbediscono ai governanti, li copre di improperi trattandoli da gente contenta di essere schiava e buona a nulla, mentre loda e onora quei governanti che siano simili ai governati e i governati simili ai governanti. Così in quello stato vi nasce l'anarchia: il padre si abitua a rendersi simile al figlio e a temere i figlioli, e il figlio simile al padre e a non sentire nè rispetto nè timore dei genitori, per poter essere libero; il maestro teme e adula gli scolari, e gli scolari s'infischiano dei maestri e dei pedagoghi. In genere i giovani si pongono alla pari degli anziani e li emulano nei discorsi e nelle opere, mentre i vecchi accondiscendono ai giovani e si fanno giocosi e faceti, imitandoli, per non passare da spiacevoli e dispotici.
Tutte queste situazioni sommate insieme impressionano l'animo dei cittadini a tal punto che, se si volesse prospettare loro un qualunque limite, come ad esempio il rispetto delle leggi o il corretto vivere in comunitò, si indignerebbero e non lo tollererebbero, per essere assolutamente liberi e senza padroni.
Ecco, dunque, qual'è l'inizio, bello e gagliardo, donde viene la tirannide: dalla licenza che riduce progressivamente la democrazia in schiavitù. Ogni eccesso suole comportare l'insorgere di grandi trasformazioni nel senso opposto: così nelle stagioni come nelle piante e nei corpi e anche, in sommo grado nelle costituzioni. L'eccessiva libertà che diviene licenza e anarchia produce, dunque, la tirannia!
Così circa duemila e quattrocento anni fa scriveva Platone; ancora oggi le sue analisi possono essere riferite alla nostra società, dove nessuno degli ingredienti descritti è venuto a mancare, anzi pare che invece vi abbondino. Ci stiamo, dunque, avviando alle medesime conclusioni?
Certamente No, se i cattivi maestri verranno progressivamente emarginati; No, se la ricerca del consenso cesserà di incitare e di eccitare gli istinti peggiori della società; No, se la via della responsabilità e della ragionevolezza prevarrà in tutti noi!
LA PREMESSA NECESSARIA (1°)
I mali del nostro Paese, quelli che ci trasciniamo da alcuni decenni, possono essere così individuati: la mancanza di un grande partito socialdemocratico sul modello europeo; la presenza di un troppo piccolo partito liberale, perciò ininfluente e irrilevante; l'inesistenza di una borghesia liberale; la contrapposizione politica tra un partito contenitore e il più grosso partito comunista dell'occidente. Analizzeremo tutte queste diverse situazioni, per giungere a conclusioni utili, per tentare di costruire una società liberale.
Innanzi tutto, crediamo che il tempo degli "ex", dei "post", dei "neo" e dei "vetero" sia tramontato, perchè trascina con se un retaggio del passato pesante e inutile, che impedisce di costruire il nuovo, di elaborare una sintesi socio-politica aggiornata e adeguata ai mutamenti della nostra società, che cambiano velocemente, troppo velocemente, per continuare a guardare al futuro con gli occhi e la testa rivolti al passato.Anche i vetero/neo-liberali, i vetero/neo-laici e i vetero/neo-riformisti non sono ciò di cui abbiamo bisogno; quegli atteggiamenti malinconici vanno abbandonati; il nostro Paese ha bisogno, finalmente, di autentici liberali, di autentici laici (non di anticlericali), di autentici riformisti e non di caricature del tempo che fu. Nel grande gioco delle parole, dobbiamo diffidare di quanti, e sono troppi, si definiscono liberali, mentre invece riducono il liberalismo a un "ismo" senza qualità: un liberalismo dell'indifferenza.
La rimozione degli ostacoli
Tuttavia, difficilmente il nostro Paese potrà raggiungere una vera stabilità politica nell'ambito di una società liberale e democratica, se prima non sarà riuscito a rimuovere il macigno dei residui ideologici, culturali e politici del comunismo, che impediscono il cammino delle libertà. Purtroppo, ancora ai nostri giorni, a cura delle componenti ex-post-vetero-catto-comuniste, assistiamo alla sottile, quotidiana e insinuante azione di disinformazione, la tristemente famosa "disinfomazia" di sovietica memoria, che inquina ogni fonte di informazione e cosparge di veleni la vita e le attività dei cittadini. Vale la pena sottolineare il giudizio sui caratteri identificativi del PCI, espresso nel 1953 nella "Storia del Partito Comunista Italiano" da Giorgio Galli e Fulvio Bellini: "Un partito nato leninista e sviluppatosi stalinista che, in pochi anni di vita nell'ambiente italiano, ha assunto gran parte delle caratteristiche dei vecchi movimenti, integrate da peculiarità della sua formazione, quali: il monolitismo burocratico, l'atmosfera di inquisizione, l'uso ormai congenito della menzogna e della calunnia quale arma di lotta politica, in misura mai verificatasi in precedenza."
Continua
SECONDA PARTE
Sulla borghesia, ridotta ai salotti radical-schic, e sugli intellettuali è utile riportare l'opinione di Robert Conquest: " L'accettazione da parte di certe èlites di inganni su realtà cruciali è, ed è stata a lungo, una grande debolezza della democrazia. La vera natura del regime sovietico e degli altri regimi comunisti non è stata ancora solidamente stabilita. D'altra parte è ancora spesso diffusa l'ostilità alle società libere. Infatti, la mancanza di ogni alternativa plausibile sembra rendere gli oppositori della democrazia più irrazionali ed estramisti che mai. Le minacce al nostro ordine, con tutte le loro differenze, hanno una cosa in comune: sono sempre basate su una convinzione pervicace che si è raggiunta la certezza, e sul rifiuto di confrontarsi con le complessità del mondo reale, della storia, dell'umanità.
Le convinzioni dei fanatici non si sono formate col pensiero, ma con un'infezione mentale. Dobbiamo renderci conto che le sue configurazioni storiche sono costantemente di fronte agli intellettuali; ma al contempo non dobbiamo mai dimenticare che ci sono individui e movimenti le cui azioni vanno combattute e che provengono da quella classe."
Lo storico Robert Service, infine, definisce il comunismo come la tragedia di una ideologia fondata su una analisi economica sbagliata che, piuttosto che riconoscere i propri errori, si è trasformata in un dogma imposto con la violenza e si è diffusa come un cancro le cui metastasi, pure dopo la caduta del Muro di Berlino, continuano a infettare in particolare l'Europa anche tramite ambienti che non si dichiarano comunisti.
La mancanza di una revisione storica e politica della natura del comunismo, ci porta oggi a non capire o, per meglio dire, a far finta di non capire i comportamenti illiberali della sinistra e a trovare del tutto logico e accettabile l'esistenza di più partiti che si richiamano ufficialmente al comunismo, come se quel sistema di potere dispotico fosse stato frutto di un errore di interpretazione filosofica o una errata applicazione pratica e non una infezione mentale connessa all'idea stessa e una sua malformazione genetica.
Ancora oggi chi, pur non dichiarandosi comunista, proviene da quella ideologia e da quella cultura, assume atteggiamenti di "superiorità" nei confronti dei suoi interlocutori, di cultura liberale e democratica, dimenticando che la sua presunta "superiorità" può essere equiparata al periodo di convalescenza di chi è stato affetto da una grave malattia. Se questi "convalescenti" fossero in grado di acquisire un pò di cultura liberale, probabilmente, assumerebbero atteggiamenti di grande umiltà intellettuale.
OMAGGIO A GIUSEPPE NENCINI, MUSICISTA. 1°PARTE
Dopo anni di ricerche, per ritrovare le composizioni di questo musicista, finalmente il 23 aprile, al Teatro dei Concordi di Roccastrada - GR - si è tenuto il primo concerto dedicato a Giuseppe Nencini. Due violoncellisti, un pianista e una mezzosoprano hanno eseguito nove composizioni, tra le quali la preghiera di San Bernardo alla Madonna tratta dal canto 33°del Paradiso di Dante. L'Ommdepreja è particolarmante emozionato e, allo stesso tempo, orgoglioso per essere riuscito a realizzare questo suo desiderio, di restituire al pubblico composizioni di grande valore musicale. Altri concerti sono in fase di organizzazione in diverse città.
Ma chi era questo musicista, caduto nell'oblio?
Giuseppe Nencini nasce a Grosseto nel 1874; rimasto orfano nel 1884, viene affidato ad un tutore che, constatata la passione per la musica del giovinetto, lo porta a Milano al Regio Conservatorio, dove studia violoncello con uno dei più grandi violoncellisti dell'epoca: il maestro Giuseppe Magrini. Si diploma nel 1892 e, dopo un periodo nell'orchestra del Teatro Dal Verme, entra nell'orchestra del Teatro Alla Scala diretta del Maestro Arturo Toscanini, che particolarmente lo apprezza, essendo anche lui un violoncellista. Benchè ancora giovanissimo inizia la carriera di concertista, costituendo prima un quartetto, poi un quintetto e, infine, come solista. Comincia così una carriera ricca di successi in Italia e in molti importanti teatri d'Europa; si trasferisce per un breve periodo a Siena e, nel 1904 a Lucca, dove viene chiamato a insegnare violoncello alla Scuola Musicale Pacini, poi Conservatorio Luigi Boccherini, dove rimane sino al pensionamento nel 1940.
La Regina Madre Margherita di Savoia, rimasta affascinata da un suo concerto, lo volle alla propria corte come insegnante di musica.
Il centro della sua attività artistica è Lucca, dove tra insegnamento, concerti e vita mondana, trascorre i migliori anni della sua vita. Qui comincia anche a dare concerti come direttore d'orchestra e successivamente a dirigere molte opere liriche, attività nelle quali ottiene successo a giudicare da come tanti importanti teatri se ne contendano le prestazioni. Nel 1916, insieme ad altri concertisti e professori, fonda la "Società Orchestrale Lucchese". Conosce e diviene amico e spesso collaboratore dei maggiori artisti del suo tempo, soprattutto del Maestro Giacomo Puccini, del quale raccontava molti episodi delle loro frequentazioni.
La sua attività di compositore inizia nei primi anni del novecento e continuerà sino alla sua morte. Molte composizioni sono pubblicate, mentre, soprattutto quelle successive al suo pensionamento, erano state da lui destinate alla pubblicazione dopo la sua morte a cura dei suoi eredi; purtroppo la distruzione della sua casa nel 1944, per eventi bellici, ha portato alla distruzione di quasi tutte le sue composizioni.
Come a tutti gli artisti, anche a lui vengono attribuite frequenti scappatelle galanti e, proprio per episodi di questa natura nel 1940 la famiglia lo costrinse a vendere la casa di Lucca e la villa di Viareggio e a ritirarsi a Roccastrada, nella casa della moglie. Racconterà anni dopo che lo avevano "recluso", estirpandolo dal suo mondo e isolandolo da tutte le sue amicizie, diceva:"Mi hanno preso il cuore e i sentimenti e li hanno rinchiusi in una scatola per biscotti, per poterli controllare in ogni momento della mia giornata".
GIUSEPPE NENCINI 2* PARTE
Questo trasferimento si rivelerà una sciagura. Nel mese di giugno del 1944, i tedeschi in ritirata, subito un attentato, rientrano a Roccastrada, catturano i pochi vecchi presenti in paese, tra questi anche Giuseppe Nencini, per fucilarli per rappresaglia. L'ntervento della farmacista, altoatesina, riesce a scongiurare la tragedia, ma i tedeschi, prima di ritirarsi definitivamente, danno fuoco al paese e soprattutto alle Rocche, zona antica e storica del paese. Così la casa del Nencini viene distrutta completamente. Di questo episodio era solito raccontare che, improvvisamente, davanti all'ineluttabile, come per miracolo, la paura cessa e subentra la rassegnazione e la forza d'animo, tanto da poter affrontare l'evento con coraggio o, meglio, con indifferenza.
Ma i guai non erano finiti; con grande rammarico e dolore, ricordava l'arresto ai domiciliari, per se e per la figlia Maria, disposto con provvedimento di P.S. dal sindaco di Roccastrada il 16 settembre 1944, per essere stati iscritti sino al 1943 al Partito Fascista, in quanto pubblici dipendenti, lui insegnante al conservatorio, la figlia maestra elementare. Furono confinati nella casetta degli attrezzi agricoli di un podere, fuori dal paese, per due mesi, senza acqua, senza luce, senza servizi igenici, senza vestiti e biancheria di ricambio, costretti a dormire sopra un pagliericcio, col divieto di avere rapporti con i propri concittadini. Diceva:"Sono stato trattato come un furfante e ancora non ne capisco il perchè!".
Il Comando Militare Alleato di Grosseto revocò il provvedimento perchè immotivato; il sindaco fu costretto a sua volta a revocare gli arresti, ma lo fece con un provvedimento con minacce di gravi ritorsioni se fosse stato trovato a "sparlare". Il dolore rimase come un marchio che si portò nella tomba.
E'morto a Roccastrada il 2 maggio 1957.
COMPOSIZIONI DI GIUSEPPE NENCINI (CONCERTO).
POESIE
SALVATORE QUASIMODO
Ed è subito sera
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
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SAFFO
Frammento 34
Gli astri intorno alla bella luna
nascondono il volto di luce
quando nel plenilunio si rischiara
tutta la terra
ALLA COMPAGNA DI UNA VITA
IL TUO SGUARDO
PROFONDO
MI EMOZIONA
IL TUO SORRISO
DOLCE
MI COMMUOVE
IL TUO CORPO
ARMONIOSO
ANCORA MI SEDUCE
L'AMORE......
A NICOLETTA PER S.VALENTINO
Non ti voltare
per cogliere la memoria
di un momento
passato.
Non ti voltare
per rivedere
con malinconia
come eravamo.
Non ti voltare
per capire
il senso della vita.
La nostra giornata
ci dona ancora
il raggio caldo
e luminoso
di un domani
maturo
e sereno.
Non ti voltare....
TRAMONTO SULLA SPIAGGIA, CON NICOLETTA
Fermati e ascolta
il lento sospiro del mare.
Ha rubato i raggi dorati del sole,
i colori dell'arcobaleno
e il frinire di grilli e cicale
per accompagnare con dolci note
il racconto saputo della memoria,
dei pensieri e delle emozioni vissute.
La brezza disegna sulla sabbia
i volti amici dei tempi passati
che la risacca lentamente cancella.
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I MIEI BLOG AMICI
OMAGGIO PER DIANAVERA
"NELLA VITA DI UN UOMO
CI SONO MOMENTI SOLENNI
QUASI MAGICI
QUANDO INCONTRA
UN'ANIMA BELLA."
OMAGGIO PER ALE
"Un tramonto lontano
l'ultimo raggio del sole
accende
di rosso intenso e dorato
un fiore di croco
forse è il sorriso
di una giovane donna
o il riflesso
della sua intimità
profonda."
OMAGGIO A LOREDANA
Leggere danzano le ore
sulla torre del tempo
il cuore attende
sereno
il nuovo giorno
lo sguardo
tenero e romantico
invita a sognare
ALLA CARA AMICA GIGLIOLA GIOVANI
Avvolta in una nuvola
di rosso intenso
come un tramonto estivo
caldo e luminoso,
brucia il fuoco
della tua intimità nascosta,
così intuisco nei tuoi occhi
tra dolcezza profonda
e ansia di libertà
le parole non dette.
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Il testo della canzone è composto e cantato da Gigliola. E' brava e anche una bella ragazza.
Immagini di Marzo 2024
INFO
SUBLIMI FERIAM SIDERA VERTICE
In onore e in memoria di mio padre!
Mio padre è stato un generale dell'Aeronautica Militare, pluridecorato al valore, durante la 1° Guerra Mondiale. Come tutti i piloti aveva un suo stemma con delle lettere punteggiate, queste: S.F.S.V. Solo da poco tempo ho trovato una sua lettera, del maggio del 1917, con la quale chiedeva al suo comandante l'autorizzazione a potersi fregiare dello stemma che gli indicava; era lo stemma gentilizio di famiglia, con un cartiglio dove erano riportate le seguenti parole:
SUBLIMI FERIAM SIDERA VERTICE. (MI INNALZERO' SINO ALLE STELLE A TESTA ALTA.)
(è l'ultimo verso della I° Ode di Orazio, dedicata a Mecenate.)
IL MOTTO DI QUESTO BLOG!
CARERE DEBET OMNI VITIO
QUI IN ALTERUM DICERE
PARATUS EST.
(Deve essere privo di ogni vizio chi si appresta a criticare gli altri).
PROVOCAZIONI? 1°
Da alcuni decenni, quattro bamboccioni - Casini, Fini, Franceschini e Rutelli - precocemente invecchiati e consumati nella vana attesa di un "futuro radioso", si esibiscono nel teatrino della politica.
Un quinto, Follini, si è, per nostra fortuna, smarrito nelle "Terre di Mezzo" e non riesce più a raccapezzarsi di dove si trovi.
Oggi i nostri quattro eroi, preda delle sindromi di Peter e di Cipolla, sono in attesa di essere riposti definitivamente dietro le quinte, tra le scenografie superate e inutili!
L'ARMATA BRANCALEONE
QUALCUNO HA PARAGONATO IL GRUPPO DI FINI, FUTURO E LIBERTA', ALL'ARMATA BRANCALEONE.
NON SONO ASSOLUTAMENTE D'ACCORDO, L'ARMATA BRANCALEONE E' UNA COMMEDIA CINEMATOGRAFICA SPIRITOSA E COMICA, CHE SUSCITA SANA ALLEGRIA, PERCIO' E' UN'OPERA SERIA!
IL GRUPPO DEI FININI ASSOMIGLIA INVECE ALL'ESERCITO BORBONICO DI RE FRANCESCHIELLO: GENERALI E COLONNELLI CON RICCHE DIVISE, MEDAGLIE E PENNACCHI, CHE AL PRIMO STORMIR DI FRONDE SCAPPARONO A GAMBE LEVATE ( GRIDANDO: CON LA PAGLIA, SENZA PAGLIA! PER NON PERDERE IL PASSO!)!
CHE RIMARRA', POI, PASSATA LA BUFERA, SE NON QUALCHE PENNACCHIO (HO SCRITTO PENNACCHIO E NON PERNACCHIO!), QUALCHE MEDAGLIA DI CARTONE, E MOLTI FESTONI E DECORAZIONI LACERATE E INUTILI, MEMORIA TRISTE DI UNA ILLUSIONE, SENZA CONSENSO?
COSI', FINALMENTE, DIVENTERA' UTILE ANCHE IL GRANATA, OVVIAMENTE, PER SPAZZARE CIO' CHE RESTA DELLA FARSA DI UN ESERCITO DI GENERALI E DI COLONNELLI SENZA SOLDATI, ANZI, SENZA ELETTORI!
DEL BAMBOCCIONE E DEI SUOI BAMBOCCINI
Il nostro bamboccione, Fini, chiede a Berlusconi "discontinuità", evidentemente non ha neppure buona memoria, ha dimenticato che fine ha fatto Follini che della discontinuità è stato il campione. Ma la stranezza di questo uomo, consumato nell'invidia e nella presunzione di se, è di comportarsi come tanti "intellettuali" di sinistra memoria: arrogante, altezzoso, depositario di presunte verità inoppugnabili e perciò assolutamente antipatico, come i suoi bamboccini, ovviamente.
Credo si tratti della stessa infezione mentale che ha tarato il comunismo, caratteristica del resto di tutte le ideologie totalitarie; è senz'altro il retaggio della cultura malata da cui proviene, una cultura che, pur denegata, non viene superata, ma resta nei comportamenti e nell'ostentazione di una presunta superiorità intellettuale, propria delle ideologie illiberali.
Chi è ancora in fase di convalescenza da questa lunga malattia, dovrebbe, quanto meno, esibire un senso di umiltà, almeno pari alla pregressa presunzione di superiorità.
Si vede che ricoprire certi incarichi, per i quali non si hanno attitudini o sono al di sopra delle proprie capacità, portano gli uomini al delirio: ricordate che fine hanno fatto Irene Pivetti e Carlo Scognamiglio e Casini?
Auguri, Bamboccione, il tempo, come abbiamo visto, è galantuomo!
Mi piacerebbe terminare queste considerazioni, citando un famoso proverbio milanese, tuttavia essendo un poco volgare, non lo faccio, ma lo accenno: si tratta di ciò che succede quando qualcosa di inopportuno sale sugli "scàgn".
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LA COMMEDIA MUSICALE
Non è nostalgia del tempo passato, ma un omaggio all'eleganza di due grandi artisti; la canzone è comunque molto bella e ancora oggi ha un suo fascino; entrambe le cose certamente e validamente possono arricchire il nostro presente.
Conservare ciò che è bello del passato ci aiuta a capire meglio il nostro tempo, a giudicarlo con oggettività, al di fuori delle mode contingenti.
E tutto ciò ci rende più liberi!
MARTIRI E CARNEFICI
Un altro dissidente cubano, un giornalista in carcere da undici anni, è stato ricoverato in ospedale dopo sedici giorni di sciopero della fame e della sete. A Cuba c' è il carcere americano di Guantanamo, dove sono rinchiusi terroristi e attentatori; nel resto del territorio cubano invece i terroristi sono al potere e in galera c'è chi chiede libertà e rispetto dei diritti umani.
Perchè chi ha da sempre esaltato il regime cubano, come quel politico di casa nostra, di lungo corso e poca memoria, non abbandona le sue giacche di cashemir e non si presenta ai fratelli Castro, proponendo uno scambio: lui resta a Cuba in cambio della liberazione dei dissidenti? Magari portandosi dietro quell'imbecille di pseudo giornalista, lo avete forse dimenticato, quel Gianni Minà, che per anni ha cercato di convincerci, con i suoi reportage, sulla grande democrazia di Cuba e sulla inimitabile libertà dei cubani! Non bastasse, in questi giorni, un appello di sostegno al regime castrista che definisce i dissidenti "delinquenti comuni" è stato sottoscritto da sei docenti (docenti de che!) universitari e naturalmente anche dal Minà vagante, un vero petardo di imbecillità!
Che vergogna! e ancora affermano di essere orgogliosamente comunisti!
Ma che vadano a quel paese! insieme a quel famoso velista con le scarpe di Ferragamo fatte a mano e con tutti i loro accoliti, dei quali continuerò a parlare, sintantochè non li vedrò presi a calci nel sedere da tutti quegli italiani, a loro volta presi per i fondelli dalle loro atroci bugie sui paradisi del socialismo reale, come avevano la spudoratezza di definire quelle tirannie, lorde di sangue innocente!
ANCORA SULLA GIUSTIZIA
Calogero Mannino, ex ministro democristiano, dopo sedici anni e cinque processi subiti, è stato assolto in via definitiva dalla Corte di Cassazione dai reati di mafia ascrittigli.
Il Mannino ha subito 9 mesi di carcere e 13 mesi di arresti domiciliari!
La sua vita e la sua dignità di uomo e di politico sono state distrutte; ma ancora una volta i nostri eccelsi difensori della Costituzione sono rimasti silenti.
O, forse,per usare un'espressione da codice penale, quello stesso codice penale che lasciano stravolgere, capovolgere e stracciare, sono latitanti?
Qualcuno sarà chiamato a pagare per questi "orrori" di giustizia?
ANCORA SULLA GIUSTIZIA
Del Turco, un mese nelle patrie galere, poi agli arresti domiciliari; costretto a dimettersi da Governatore dell'Abruzzo; nessuna prova a suo carico!
Si può togliere la libertà e la dignità ad un uomo, senza prove nè riscontri del presunto reato commesso?
In questo paese, il paese della giustizia targata Di Pietro, si può!
La Carcerazione preventiva da eccezionale è diventata abituale e assomiglia tanto alla reintroduzione della "Tortura"!
Ancora silenzio da parte dei difensori della Costituzione!
PARAFRASANDO UN CELEBRE EPIGRAMMA DI U.LAMPREDI
A presentarci Silvio mendace
De Bortoli complottista e Casini meretrice
Gran fatica Di Pietro non fè
Copiò se stesso e si divise in tre!
LUANA O DEL SENSO DELLA VITA
Ho lasciato passare qualche giorno dal ricordo di Luana, per evitare di fare un discorso in qualche modo scontato, in un senso o nell'altro.
Mi piacerebbe che si potesse avviare un confronto laicamente corretto, privo di estremismi ideologici; capisco le difficoltà di questo tentativo, tuttavia bisogna provarci.
Premetto che provo molto disagio nei confronti del padre, che ha preso quella decisione terribile di togliere la vita alla propria figlia, seppur asserendo di aderire alle volontà di lei.
Altro disagio provo nei confronti della magistratura, che è intervenuta in una materia certamente non di sua competenza, mentre in Parlamento era in discussione la legge che tale materia stava regolamentando, assumendo una decisione in contrasto proprio con le indicazioni del Parlamento medesimo. Per giunta la decisione è stata assunta nell'ambito di un ricorso per Giurisdizione Volontaria, istituto che normalmente è riservato alla soluzioni di controversie civilistiche, quelle ad esempio in materia di confini.
Possiamo discutere della vita come se fosse una qualunque merce, per la quale si può decidere se sia di buona o scadente qualità e pertanto mandarla al macero?
SE la vita non la si vuol considerare, in senso cristiano, sacra, dobbiamo, quanto meno laicamente considerarla indisponibile e inviolabile, tanto è vero che rifiutiamo la pena di morte e la guerra.
Se decidiamo che, rispetto ad una situazione di coma o di stato vegetativo, i parenti o una commissione di medici può decidere se interrompere quella forma ridotta di vita, sospendendo idratazione e alimentazione, noi abbiamo reso disponibile quella vita a valutazioni contingenti. Potrebbero prevalere considerazioni di carattere economico come il costo dell'assistenza a questi pazienti; questioni ereditarie, oppure errate interpretazioni della volontà della persona colpita da quella sventura.
Noi andremmo ad interpretare quello che è il senso della vita: cioè che cosa è la vita e quando questa cessa veramente, o entrare nel merito della qualità della vita.
Scientificamente, noi sappiamo ancora pochissimo sul cervello umano e sul suo funzionamento, ma riteniamo di poter decidere se una persona in quelle condizioni percepisca o meno stimoli o sensazioni che gli giungono dall'esterno, solo perchè non abbiamo apparecchiature che ci consentano di valutare esattamente tutto ciò.
A Londra alcuni sperimentatori pare che abbiano trovato il modo di stimolare il cervello di uno di questi pazienti ricevendone alcune risposte. Forse è ancora poco per gridare al miracolo scientifico, ma è sufficiente per riaffermare l'indisponibilità della vita, a qualunque stadio questa venga a trovarsi, ogni giorno, infatti, nuove scoperte e nuovi farmaci riaprono la speranza di cura e di guarigione per malattie prima considerate incurabili, mantenere in vita anche questi pazienti vuol dire coltivare la speranza che possano essere recuperati.
Perciò e infine, ai medici, dobbiamo ricordare che il loro dovere è di curare il paziente, per mantenera accesa la candela della speranza, e non di accompagnarlo alla buona morte.
Inviato da: virgola_df
il 30/12/2017 alle 10:20
Inviato da: virgola_df
il 31/05/2015 alle 08:27
Inviato da: virgola_df
il 30/12/2014 alle 12:50
Inviato da: virgola_df
il 23/12/2014 alle 10:27
Inviato da: virgola_df
il 20/04/2014 alle 10:32