PEPPERLAND & Co.

Racconti suoni e visioni che hanno reso mitici gli anni 60

 

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Dopo tanto tempo ... rieccomi coi Turtles!

Post n°9 pubblicato il 03 Marzo 2010 da ftrema
 

Ciao, amici dei Sixties!

Scusate il (troppo) prolungato silenzio, ma le vicissitudini della vita sono terribili e il tempo tiranno. Vengo a voi con questa mia, mentre ascolto una compilation (fra le mie preferite) che trovo eccezionale e consiglio a tutti, amanti e non dei '60, di una delle band (ingiustamente) considerate minori di quel favoloso decennio: i californiani TURTLES. Molti si chiederanno chi siano mai. Beh, vi cito due titoli su tutti: HAPPY TOGETHER, che qualche anno fa', nella versione dei Leningrad Cowboys, ha fatto da sottofondo alla pubblicità della Vodafone ed ELEONORE (in italiano divenuta SCENDE LA PIOGGIA, successo del Gianni Nazionale). Elementi di punta della band, i (ben) due cantanti: Howard Kaylan e Mark Volman, meglio noti come Flo & Eddie, ma da segnalare anche uno dei migliori batteristi della scena rock di quegli anni, Jo Barbata. Oltre ai già citati successi, i nostri si sono egregiamente cimentati con brani del mitico Bob Dylan (It Ain't Me Babe), di The Mama's and The Papa's (You Baby), di P.F. Sloan (Eve of Destruction). Da segnalare, per il sound emotivamente trascinante You Showed Me (che, per inciso, fa da suoneria al mio telefono cellulare), You Know What I Mean e, soprattutto, Lady-O, mentre belle ballate di respiro Summer of Love sono Can I Get To Know You Better, la scatenata Outside Chance, Guide For The Married Man ... 

20 Greatest Hits di The Turtles: trovatelo, mettetelo e godetevelo brano per brano: non vi  tradirà! Parola di Mr. Sixties!

The Turtles 20 Greatest Hits

Un saluto dal sempre vostro F.

 
 
 

... a proposito di TOO MANY COOKS (SPOIL THE SOUP)...

Post n°8 pubblicato il 09 Maggio 2008 da ftrema
 

Ciao, amici dei Sixties.

Rieccomi a voi con un nuovo post, su un argomento che ho già trattato nell'agosto dello scorso anno (ricordate? La collaborazione fra Jagger e Lennon nel brano riportato nel titolo, poi pubblicato sull'album The Very Best Of Mick Jagger) e sul quale, poi, non sono più tornato. Ebbene: sono riuscito a procurarmelo e vi garantisco che è una vera bomba R&B!

Innanzitutto preme precisare che di esso Lennon fu solo produttore. Il brano, scritto dallo stesso Jagger, venne registrato a Los Angeles nel 1973, con un gruppo di session men di tutto rispetto: alle testiere, Al Kooper, fondatore dei Blood Sweat & Tears nonché tastierista nella mitica Like a rolling stones dell'altrettanto mitico Bob Dylan; alle chitarre Danny Kortchmar (collaboratore di alcuni personaggi di punta del rock anni 60, quali David Crosby e Graham Nash di CSN&Y, e 70, come James Taylor e Carol King) e l'indiano americano Jesse Ed Davis, amico di Jagger e Lennon (diquest'ultimo, pure di scorribande per i locali di Los Angeles, durante i mesi del '74 che Lennon passò lontano da Yoko Ono e in compagnia della segretaria di questa, May Peng!) sin dai tempi del Rock'n'Roll Circus del 1968; sezione ritmica di tutto rispetto, con Jack Bruce (ex  dei Cream di Eric "Slow Hand" Clapton) al basso e Jim Keltner (collaboratore nelle carriere solistiche di Lennon, Harrison e Starr, nonché di gran parte del gotha musicale degli anni 60) alla batteria.

Il brano si apre col pulsare del basso (che si propaga, con grande virtuosismo e senza pause in tutto il brano), s'impreziosisce di una sezione fiati in puro Memphis style e raggiunge l'acme nell'assolo di sassofono. Una grande produzione per una magnifica esibizione, in un climax tutto R&B.

Semplicemente da ascoltare e riascoltare a volontà!

Un saluto dal sempre vostro F.

 
 
 

Pet Sounds: l'autunno dei Beach Boys

Post n°7 pubblicato il 07 Maggio 2008 da ftrema
 

Dopo qualche mese di silenzio forzato, per il quale mi scuso con tutti voi, cari amici dei Sixties, rieccomi a voi per commentare uno dei più grandi album degli anni 60: Pet Sounds dei Beach Boys, che la rivista Rolling Stones colloca (e non a torto) al secondo posto nella classifica dei 500 album migliori di sempre.
Occorre, però, prima di tutto fare una piccola digressione sul clima nel quale esso fu concepito e vide la luce.
Alla metà degli anni 60, sulle opposte sponde dell'Oceano Atlantico si era creata una sorta di rivalità fra i Beach Boys e i Beatles, coi primi a cercare d'eguagliare la bravura dei secondi. Fu proprio in questo clima di sana competizione che nacque Pet Sounds. Si dice in giro, infatti, che all'uscita di Rubber Soul, alla fine del 1965, il leader carismatico dei Beach Boys, Brian Wilson, decise che il loro album successivo avrebbe dovuto superare quello che era stato universalmente riconosciuto come un capolavoro, testimone di una crescita esponenziale stilistica, compositiva ed esecutiva dei Fab Four.
Fu così che nel maggio dell'anno successivo uscì Pet Sounds, un album che segnava il "salto del fosso" della band californiana: abbandonata la facile musica surf, con le sue atmosfere solari, estive, si può ascoltare una musica molto più riflessiva, ricercata negli arrangiamenti (con forte impiego d'organo, fiati ed orchestra a far da sfondo alle armonie vocali, già marchio di fabbrica della band) ed innovativa, che non avrebbe mancato d'influenzare il lavoro altrui.
Nel titolo ho riportato una definizione davvero azzeccata, che ho letto da qualche parte, in una delle mie infinite letture sulla storia musicale degli anni 60: Pet Sounds segna l'autunno dei Beach Boys. Le sonorità, i ritmi, l'atmosfera generale, infatti, ricordano proprio le giornate d'inizio settembre, quando le spiagge si spopolano, gli ombrelloni vengono tolti e resta solo il mare, desolato e grigio, sotto i nuvoloni che preannunciano la stagione autunnale. E ciò è tanto più vero se si pensa che di lì a poco, il genio compositivo e produttivo di Brian Wilson si sarebbe andato esaurendo, insieme alla sua salute mentale, fino alla sua uscita dalla band.
Come dicevo, l'album non mancò d'influenzare il lavoro dei contemporanei: lo stesso Paul McCartney, il quale ha il dono della comprensione profonda della musica, pare che abbia letteralmente consumato Pet Sounds, avendo la sensazione che, per la prima volta, sarebbero stati i Beatles a dover inseguire qualcuno per eguagliarlo. L'intento di Brian Wilson era riuscito e dobbiamo ringraziarlo: fu proprio Pet Sounds ad indurre McCartney e i Beatles a mettersi sotto e lavorare a quello che sarebbe diventato il capolavoro incontrastato della musica moderna: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, fortemente influenzato dalle atmosfere di Pet Sounds (basti pensare ai versi d'animali nel finale di Caroline No e Hang On To Your Ego, che troveranno un corrispettivo nel finale di Good Morning Good Morning su Sgt. Pepper).

Per me Pet Sounds è stata una vera e propria scoperta tardiva, giacché ne avevo sentito tanto parlare, ma non è stato facile reperirlo. L'ho trovato, però, un album di grande fascino, dalle atmosfere rilassanti, trasognate, gradevolissimo da ascoltare, che non stanca, ma, al contrario, si lascia godere a ripetizione. E rende ancora più forte il rammarico per la triste fine del suo mentore.

A presto. F.T.

 
 
 

Ma guarda un po' che ci tocca sentire!

Post n°6 pubblicato il 04 Gennaio 2008 da ftrema
 

Ciao, cari amici dei Sixties.

Dopo lunghi mesi di silenzio, dovuto a cause di forza maggiore, rieccomi a voi, per commentare insieme una notizia battuta oggi dalle agenzie di stampa e che potre leggere al seguente indirizzo: http://musica.alice.it/gallery/beatles_ipod.html.

Pare che la SONY/ATV MUSIC, proprietaria dei diritti su 259 canzoni di Lennon/McCartney, abbia autorizzato l'utilizzo delle medesime, in particolare l'inno All You Need Is Love, per lo spot dei pannolini di una nota multinazionale.

Ho sentito che i beatlesiani ortodossi si sono già "strappati le vesti" (peccato! Con quello che costano!!) all'idea.

Personalmente, la notizia non mi ha infastidito né scandalizzato più di tanto, anzi. Qualche mese fa, una compagnia assicuratrice ha fatto uso di Here Comes The Sun, riuscendo a tenermi incollato al video con uno spot (cosa che non faccio mai, cambiando decisamente canale quando va la pubblicità!). Credo, quindi, che possa far bene alla mia personalissima causa (diffondere la cultura musicale degli anni 60 fra le nuovissime generazioni) un'iniziativa simile, mettendo in contatto i più giovani, spesso grandi consumatori di spot, con la fantastica musica dei Fab Four.

E voi, che ne pensate? Aspetto i vostri (spero copiosi) commenti.

A presto da sempre Vostro F.

 
 
 

MA CHE BELLA NOTIZIA!!

Post n°5 pubblicato il 18 Agosto 2007 da ftrema

Eh si, cari amici, beatlesiani e non!

La notizia è davvero di quelle da brividi per chi, come me, adora gli anni '60.

Ieri, leggendo le notizie di Mediavideo (pag.145), ho appreso che il mitico "nonnetto" del rock, Mick Jagger, si appresta a pubblicare una collezione di suoi brani solisti. "E che c'è di tanto sensazionale in questo?" vi chiederete. La sensazione sta nel fatto che dei brani in essa pubblicati, ve n'è uno, intitolato TOO MANY COOKS, che Jagger incise nel '73 nientepopodimeno che con l'altrettanto mitico...John Lennon!

Avete capito bene, amici miei: un pezzo fino ad oggi inedito, che sta per esser dato in pasto a tutti noi, avidi consumatori di Beatles & Stones!

Ad ulteriore riprova di quanto da me affermato nel mio post di presentazione, cioè che quella fra i Fab Four e le Pietre Rotolanti era una rivalità più voluta dai media che non realmente esistente fra i quattro di Liverpool e i cinque londinesi.

Comunque, restiamo in attesa di sentire cosa combinarono in quel ormai lontano 1973 Mr. Jagger e Mr. Lennon (che, fra l'altro, con l'ossatura di quella che poi sarebbe stata la sua PLASTIC ONO BAND, era già stato ospite del ROCK'N'ROLL CIRCUS dei Rolling Stones nel 1968).

Un saluto a tutti e a molto presto! F.T.

 
 
 
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Data di creazione: 03/08/2007
 

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