Creato da Io_piccolo_infinito il 14/12/2008

PICCOLO INFINITO

"NOI STESSI SIAMO L'INFINITAMENTE PICCOLO E L'INFINITAMENTE GRANDE E LA VITA CHE LI UNISCE(GIBRAN)Vorrei parlare di tutto ciò che mi piace e che mi và sul momento....senza dare un limite o un' impronta precisa a questo blog....

 

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"L'USIGNOLO E LA ROSA"

 L'usignolo e la rosa

«Ha detto che danzerà con me se le porterò delle rose rosse», gemeva il giovane Studente, «ma in tutto il mio giardino non c'è una sola rosa rossa.»
Dal suo nido nella quercia lo udì l'Usignolo, e guardò attraverso le foglie, e stupì.
«Non una rosa rossa in tutto il mio giardino!», gemeva lo Studente, e i suoi begli occhi erano pieni di lacrime. «Ah, da quali inezie dipende la felicità! Ho letto gli scritti di tutti i sapienti, conosco tutti i segreti della filosofia, eppure la mancanza di una rosa rossa sconvolge la mia vita.»
«Ecco finalmente un vero innamorato», disse l'Usignolo. «Notte dopo notte ho cantato di lui, benché non lo conoscessi: notte dopo notte ho raccontato la sua storia alle stelle, e ora lo vedo. I suoi capelli sono scuri come i boccioli del giacinto, e le sue labbra sono rosse come la rosa del suo desiderio; ma la passione ha reso il suo volto simile a pallido avorio e il dolore gli ha impresso il suo suggello sulla fronte.»
«Il Principe dà un ballo domani sera», mormorava il giovane Studente, «e la mia amata vi andrà. Se le porterò una rosa rossa danzerà con me fino all'alba. Se le porterò una rosa rossa la terrò fra le mie braccia ed ella chinerà il capo sulla mia spalla, e la mia mano stringerà la sua. Ma non c'è una rosa rossa in tutto il mio giardino, e così io siederò solo, ed ella passerà dinanzi a me senza fermarsi. Non avrà alcuna cura di me, e il mio cuore si spezzerà.»
«Ecco sicuramente un vero innamorato», disse l'Usignolo. «Ciò che io canto, egli lo soffre; ciò che per me è gioia, per lui è pena. Davvero l'Amore è una cosa meravigliosa. È più prezioso degli smeraldi e degli splendidi opali. Perle e granati non possono comperarlo, e non è in vendita sulla piazza del mercato. Non possono acquistarlo i mercanti, né pesarlo le bilance dell'oro.»
«I musicanti siederanno nella galleria», diceva il giovane Studente, «e suoneranno i loro strumenti, e la mia amata danzerà al suono dell'arpa e del violino. Danzerà così leggera che i suoi piedi non toccheranno il pavimento, e i cortigiani nei loro abiti variopinti le si affolleranno intorno. Ma con me non danzerà, perché io non ho una rosa rossa da offrirle», e si gettò sull'erba, si chiuse il volto tra le mani, e pianse.
«Perché piange?», chiese un piccolo Ramarro verde, oltrepassandolo in corsa con la coda per aria.
«Già, perché?», chiese una Farfalla, che volteggiava qua e là inseguendo un raggio di sole.
«Già, perché?», bisbigliò una Pratolina al suo vicino, con voce sommessa e delicata.
«Piange per una rosa rossa», disse l'Usignolo.
«Per una rosa rossa!», esclamarono quelli. «Che ridicolaggine!», e il Ramarro, che era un po' cinico, rise di gusto.
Ma l'Usignolo capiva il segreto dolore dello Studente, e restava silenzioso sulla quercia, a meditare sul mistero dell'Amore.
D'improvviso spiegò le sue brune ali nel volo, e si librò nell'aria. Passò attraverso il boschetto come un'ombra, e come un'ombra aleggiò sul giardino.
Al centro dell'aiola erbosa si ergeva un bellissimo Rosaio, e non appena l'Usignolo lo vide volò sopra di esso e si posò su un ramo.
«Dammi una rosa rossa», implorò, «e ti canterò la mia canzone più dolce.» Ma il Rosaio scosse il capo.
«Le mie rose sono bianche», rispose, «bianche come la spuma del mare, e più bianche della neve sulla montagna. Ma va' da mio fratello che cresco accanto all'antica meridiana, e forse ti darà quel che desideri.»
Allora l'Usignolo volò sul Rosaio che cresceva accanto all'antica meridiana.
«Dammi una rosa rossa», implorò, «e ti canterò la mia canzone più dolce.»
Ma il Rosaio scosse il capo.
«Le mie rose sono gialle», rispose, «gialle come i capelli della sirena che siede sopra un trono d'ambra, e più gialle del narciso che sboccia nel prato prima che il mietitore giunga con la sua falce. Ma va' da mio fratello che cresce sotto la finestra dello Studente, e forse ti darà quel che desideri.»
Allora l'Usignolo volò sul Rosaio che cresceva sotto la finestra dello Studente.
«Dammi una rosa rossa», implorò, «e ti canterò la mia canzone più dolce.»
Ma il Rosaio scosse il capo.
«Le mie rose sono rosse», rispose, «rosse come i piedi della colomba, e più rosse dei grandi ventagli di corallo che ondeggiano nelle grotte degli oceani. Ma l'inverno ha agghiacciato le mie vene e il gelo ha straziato i miei boccioli, e l'uragano ha schiantato i miei rami, e non avrò più rose quest'anno.»
«Una sola rosa rossa è tutto ciò che ti chiedo!», gridò l'Usignolo. «Non c'è proprio nessun modo per averla?»
«Un modo c'è», rispose il Rosaio, «ma è così terribile che non oso dirtelo.»
«Dimmelo», pregò l'Usignolo, «io non ho paura.»

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( di Oscar Wilde )

Spesso  ci s'innamora per il desiderio d'amare...

e quindi si tende verso un'idea, non verso l'individuo che si brama.

L' Usignolo e lo studente sono due personaggi che ispirano simpatia,

 ma che vivono nell'errore del mito...

Però, mentre l'uccello dona la vita

(inutilmente, in tutti i sensi... perchè per un idea dell'amore non per esso),

il ragazzo commette anche un altro errore:

 si costruisce una corazza per non soffrire più.

Questo, è infatti un comune sbaglio da evitare,

perchè anche esso consigliato dalla mente...

Nelle fiabe di Wilde chi soffre ottiene ben poco in cambio,

 spesso anzi si dà la zappa sui piedi.

L'Usignolo perisce allo scopo di far sbocciare una rosa rossa stupendissima

 per lo Studente al quale l'innamorata ha promesso di ballare con lui

 in cambio di un fiore così;

ma quando il fiore arriva, l'incostante ragazza ha dimenticato la promessa,

e accetta invece i gioielli del figlio del Ciambellano.

 
 
 
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