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“Per far fuori Sel ci vorrebbe l’esorcista. Piuttosto Monti accetti la prova delle urne”

Post n°27 pubblicato il 24 Dicembre 2012 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

Governatore Vendola, teme un’operazione politica di Monti sul Pd per sganciare voi di Sel e tutta l’ala più radicale dal centrosinistra, da Fassina alla Cgil?

«Ci vorrebbe un esorcista, più che Monti. Perché bisognerebbe far sparire prima il risultato delle primarie, quel popolo di tre milioni di elettori che ha indicato il candidato premier del centrosinistra. Penso che Bersani non abbia bisogno di una badante».

Monti scenderà in campo contro Bersani per Palazzo Chigi.

«Un singolare dominus, senza il bisogno di dover verificare quale sia la fonte di legittimazione democratica».

Dovrebbe candidarsi in prima persona?

«Certo che dovrebbe. Monti si pone come la meta politica. Dichiara che destra e sinistra non esistono più, e non so se l’abbia comunicato anche al resto d’Europa perché intravedo uno spread fra le sue parole e lo stato reale delle cose. Ma l’agenda Monti ha perduto la verginità. Non è più tecnica, superpartes, fuori dagli schieramenti».

Non lo è più perché il premier ora è sceso in pista?

«Lo avevamo già visto presentarsi in due luoghi altamente simbolici. E’ stato al vertice del Ppe, il cuore del campo europeo di centrodestra. Poi a Melfi, con Marchionne, e lì ha attaccato la Cgil. Anch’io sono andato a Melfi, ma ho annunciato la candidatura nelle nostre liste di Giovanni Borozzino, operaio licenziato dalla Fiat. Insomma, non si può vivere troppo a lungo di infingimenti».

Adesso è caduta la maschera?

«Un discorso così assurdo, come quello del premier in conferenza stampa, io non lo avevo mai sentito: immaginare che l’esito delle elezioni possa preventivamente essere fagocitato, con un atteggiamento che ha un elemento di arroganza. Ma perché Monti pensa che le ricette del rigore non possano essere differenti? Ci ha raccontato di un paese in ripresa dal 2013. Il presidente del Consiglio sa bene che non è così, che ci sarà invece un serio aggravamento del disagio e della frattura sociale, nei cui confronti Monti ha già dimostrato insensibilità ».

Il premier invece accusa lei di essere un conservatore, pur apprezzando le sue battaglie ecolo-giste.

«Ringrazio per le parole rispettose, non comuni di questi tempi. Però, davvero difendere la civiltà del lavoro vuol dire conservare? Ma a mandare in malora la nostra economia è stata l’indolenza dei lavoratori o la mancata innovazione sul processo e sul prodotto? ».

Con Monti, dopo le elezioni, intende allearsi o no?

«Monti è il capo legittimo del fronte neocoservatore. Bersani il punto di riferimento del polo progressista, al quale dopo le primarie io ho assicurato la mia lealtà. Se si rimette in pista una divaricazione bipolare, e noi vinciamo le elezioni, il problema non si porrà. E vorrei rivolgermi direttamente al presidente al Consiglio».

Prego.

«Noi non siamo le cicale pronte a lanciarsi su quel che le formichine hanno risparmiato, intenzionate a dissipare le risorse pubbliche. Abbiamo diritto o no di discutere liberamente con gli italiani le scelte su un programma di governo, nel caso in cui dovessimo governare? Anche perché, di errori il governo Monti ne ha già fatto tanti. Dalla crisi economica che si aggrava alla mancata legge sul conflitto di interessi, dall’anticorruzione all’assenza di una legge per ridare dignità alle carceri come chiede Pannella. E poi: ma è proprio un tabù tagliare i miliardi per gli F-35 e dare invece quei soldi alla scuola?».

 
 
 

Vendola: “L’austerità? Monti non è Berlinguer”

Post n°26 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da portorecanatimagazin

 



Pubblichiamo l’intervista di Sandra Amurri a Nichi Vendola, pubblicata sul Fatto Quotidiano.

Pronto Presidente, leggo un suo twitter sulla partecipazione di Monti alla riunione del Ppe:

”È evidente che il premier ha aderito al campo conservatore. Finalmente un elemento chiarezza”. È così, fa emergere le verità. Ci sono scelte politiche che vanno nella direzione di riproporre ossessivamente le politiche dell’austerità che non possono essere definite tecniche. Il fatto che Monti entri nel recinto del partito della signora Merkel è un disvelamento di ciò che noi sapevamo. Vorrei sottolineare il forte tentativo di condizionamento della sovranità nazionale. E questa amorosa attenzione all’Italia è una danza macabra per esorcizzare l’uscita a sinistra della crisi italiana, un tentativo di far uscire dalla scena pubblica l’agenda Bersani.

Cresce la rincorsa ai moderati. Ma chi sono esattamente?

Non esistono, coloro che hanno un’idea di taglio drastico della spesa sociale, che considerano indispensabile un progetto di svuotamento del welfare e inibiscono l’avanzamento dei diritti appartengono ad uno schieramento conservatore, liberista in economia e illiberale dal punto di vista dell’organizzazione della società. È contro l’austerità di Monti ma il primo a parlarne nel’78 fu Berlinguer. Quella di Berlinguer aveva a che fare con la riconversione del modello di sviluppo, era una critica radicale al consumismo, alla società dell’individualismo edonistico. Quella dei tecnocrati è il taglio del welfare e non è un caso che Monti faccia un’inquietante allusione all’insostenibilità finanziaria del servizio sanitario nazionale.

Bersani per il dopo elezioni auspica un’alleanza con Casini.

Escludo categoricamente che pensi ad un’alleanza con Casini ma che si riferisse al fatto che nella prossima legislatura bisognerà mettere mano ai poteri dello Stato e non lo si può fare senza la condivisione di uno schieramento più ampio.

Per il Papa i gay….sono una minaccia per la Pace.

Mi addolora che nell’elenco delle minacce alla pace vi siano le coppie gay e non la guerra, le armi, le ingiustizie sociali. La mia preghiera è: Signore, salvami dall’imperizia di chi salva i principi e uccide le persone.

Bersani non disdegna di avere con sé Passera o la Fornero.

Su Passera e Fornero abbiamo già dato, grazie. Penso che Bersani abbia una paura maledetta di fare passi falsi in un cammino disseminato di trappole e trabocchetti.

Cosa pensa della lettera aperta di Antonio Ingroia a Bersani?

La condivido totalmente. Ingroia è un magistrato autorevole, va aperta la discussione sulla giustizia negata ai cittadini. Le leggi che costituiscono un vulnus al sentimento della giustizia, che hanno rappresentato un tentativo di privatizzazione del servizio giustizia debbono essere cancellate.

 
 
 

Federazione Impiegati Operai Metallurgici nazionale

Post n°25 pubblicato il 15 Dicembre 2012 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

Care compagne e cari compagni,

crediamo di fare cosa utile nell’inviarvi copia del ricorso ex articolo 702/bis C.P.C. che la Fiom-Cgil ha

depositato al Tribunale civile di Roma, il 4/12/2012, contro Federmeccanica, Fim-Cisl e Uilm-Uil, avente ad

oggetto la violazione dell’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011/21 settembre 2011, tesa ad

ottenere il riconoscimento del diritto della Fiom-Cgil ad essere convocata ai tavoli di trattativa per il Ccnl, la

nullità/inefficacia dell’Accordo separato sul Ccnl, nel frattempo intervenuto, un risarcimento del danno di

immagine subito dalla Fiom-Cgil.

Vi inviamo, inoltre, il testo dell’Accordo separato firmato il 5/12/2012 tra Federmeccanica, Fim-Cisl, Uilm-

Uil ed anche dal Fismic e dall’Ugl che, tra l’altro, avviene nel solco dell’Accordo separato sulla produttività e

sulla competitività non firmato dalla Cgil.

Dalla lettura del ricorso si evince che la decisione della Fiom-Cgil non è contro l’Accordo del 28 giugno bensì

per ottenerne l’applicazione rimuovendone così la violazione di Federmeccanica, Fim e Uilm che ha

prodotto la discriminazione verso la Fiom-Cgil e la realizzazione di un illegittimo accordo.

Non era mai successo che la Fiom-Cgil fosse deliberatamente oggetto di un tentativo sistematico di

esclusione dal tavolo nazionale di trattativa per il Contratto.

E’ un dovere statutario, della Segreteria nazionale della Fiom-Cgil, quello di difendere il ruolo contrattuale

generale di tutela dei propri iscritti e dei metalmeccanici che rappresentiamo.

Per la verità dei fatti, nell’incontro tra le due Segreterie Cgil e Fiom-Cgil del 16/11/2012, il Segretario

generale della Fiom-Cgil, oltre che a cogliere l’invito di prendere tempo – visto che la trattativa confederale

sulla produttività e competitività, in cui si discuteva anche della presenza della Fiom al tavolo della

trattativa per il Ccnl, era ancora formalmente aperta – aveva con chiarezza ribadito che in assenza di tale

risultato, per la Fiom-Cgil era necessario agire, anche sul piano giuridico, prima che si arrivasse alla firma

dell’Accordo separato.

Su tutto ciò è stato coinvolto anche il Comitato Centrale della Fiom-Cgil nella stessa giornata del 16

novembre che ha discusso nel merito delle questioni aperte.

Cari saluti.

La Segreteria nazionale Fiom-Cgil

 
 
 

Perché Vendola vale più di Renzi

Post n°24 pubblicato il 08 Dicembre 2012 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

Il sindaco di Firenze ha catalizzato lo scontento contro il ceto dirigente del PD e ha beneficiato delle beghe interne al partito. Ma Nichi resta il leader più credibile e nel lungo periodo si vedrà

Vendola al 15% contro Renzi al 35%. Venti punti di differenza nel risultato del primo turno delle primarie che, ad un’analisi superficiale, sembrano dare ragione al moderatismo del sindaco di Firenze contro il riformismo radicale del presidente di SEL. Quest’ultimo ha giustificato il calo dei consensi attribuendolo ad una campagna elettorale vissuta come una sorta di congresso interno al PD. Altri hanno evidenziato l’appoggio quasi unanime dei media (una volta si sarebbe detto della stampa borghese) a Renzi. C’è del vero, ma c’è anche dell’altro.

Vendola fino ad un anno e mezzo fa era accreditato come il più probabile candidato premier del centrosinistra se si fossero svolte le primarie. I sondaggi erano quasi tutti in suo favore. Poi, piano piano, Bersani è riuscito a recuperare, anche attraverso un’abile campagna mediatica che, abbandonando le iniziali ingenuità e gli strafalcioni (ricordate i manifesti in bianco e nero?), lo ha fatto percepire come leader affidabile, riformatore, alla guida di una grande forza politica. Il “voto utile” al leader del maggior partito è un richiamo molto forte nell’elettorato del centrosinistra, come si è visto nelle elezioni del 2008, nonostante oggi non esista più il pericolo Berlusconi e nonostante l’appoggio del PD a Monti.

Questo spiega ampiamente la vittoria di Bersani, ma non l’ascesa di Renzi. Il sindaco di Firenze si è ben inserito nel recupero dei voti dei delusi dal ceto dirigente del PD. Appena Renzi è stato percepito come un pericolo, sia pure solo potenziale, la nomenklatura del partito si è scagliata quotidianamente contro di lui, con attacchi che gli hanno fatto gioco. Mentre Renzi parlava di “rottamazione”, i potenziali rottamati lo criticavano, regalandogli migliaia di voti ogni volta che aprivano bocca.

Pensateci: è lo stesso schema vissuto nel 2005 e nel 2010 in Puglia con Vendola. Soprattutto nel secondo caso. Le inchieste sulla sanità pugliese avevano fortemente fiaccato il consenso intorno a Nichi, anche se i fatti dicevano cose chiare sulla limpidezza dei suoi comportamenti. Ma quando piove, piove per tutti, e chi è al vertice deve comunque rispondere. Il Pd pensò di approfittare di questa debolezza e mise in discussione la ricandidatura di Vendola. A quel punto Nichi è tornato alla ribalta e, battendosi come un leone, è riuscito a vincere le primarie con un margine larghissimo. L’elettorato del centrosinistra ha infatti percepito chiaramente che il siluramento di Vendola avrebbe dato fiato alle vecchie glorie del PD, contro le quali aveva votato nel 2005.

Qualcosa del genere è successo anche per Renzi, sebbene non sia bastato a farlo vincere. Il voto di protesta, lo scontento, l’avversione nei riguardi della vecchia classe politica del PD sono ancora molto forti e hanno fatto la fortuna del “rottamatore”.

Vendola, al contrario, ha chiaramente improntato la sua campagna sull’immagine dell’alleato affidabile, visto che il posto dello sfasciacarrozze era già ampiamente occupato. E male non ha fatto, perché la politica della serietà paga: alcuni sondaggi hanno provato a “contare” il successo di Renzi fuori dalle primarie, scoprendo che un eventuale partito del sindaco otterrebbe meno del 5% contro il 6% di SEL. Questa è la riprova che, alla fine, la differenza per Renzi l’ha fatta il voto di protesta, il quale però non si trasferirebbe facilmente ad una forza politica da lui guidata, mentre il 15% di Vendola corrisponde proprio al peso potenziale di SEL nell’elettorato di centrosinistra. In altre parole chi ha votato Vendola lo ha fatto per convinzione, chi ha votato Renzi nella maggior parte dei casi ha solo votato contro D’Alema e Rosy Bindi.

Non c’è ovviamente solo la protesta: a questa si sommano anche gli scontri interni al PD, soprattutto a livello locale, dove una parte del ceto dirigente ha provato a garantirsi entrando in una “cospicua minoranza” e sfuggendo alla fila di chi chiederà un posto a Bersani. Meglio primi in minoranza che ultimi nella maggioranza. Solo seguendo Renzi personaggi assolutamente insignificanti sia dal punto di vista elettorale che politico potrebbero garantirsi un posto al Parlamento.

Ma a parte questo la cifra della campagna renziana è stata chiara ed inequivocabile: rompere, protestare, denigrare gli avversari, fino ad insinuare il dubbio che vi fossero brogli, per raccogliere il consenso di tutti quelli che volevano mandare una lezione al PD (il quale, sia chiaro, la merita).

Ora, passate le primarie, Vendola ha l’occasione di riallacciare rapporti positivi con quest’area di protesta per portarla verso posizioni rinnovatrici ma non distruttive. Mantenere un equilibrio tra l’esigenza di rinnovamento e ricambio da una parte e la garanzia di stabilità ed affidabilità dall’altra è complesso e rischia di scontentare tutti. Ma se ci si riesce, il consenso intorno a Nichi potrebbe tornare facilmente quello di un anno e mezzo fa. E Renzi sarebbe solo il pallido ricordo di una bolla mediatica sgonfiatasi appena la politica, quella vera, è tornata protagonista.

Guido Iodice

 
 
 

COMUNICATO STAMPA

Post n°23 pubblicato il 01 Dicembre 2012 da portorecanatimagazin
Foto di portorecanatimagazin

Anche nelle Marche la coalizione di Centro-Sinistra ha segnato un grande successo di partecipazione ai seggi delle primarie. Sono 92.412 i cittadini che il 25 novembre si sono recati nei seggi delle primarie.

Il Coordinamento regionale di SEL ringrazia sentitamente i 13.108 elettori, pari al 14,4% che hanno espresso il loro sostegno a Nichi Vendola.

Si tratta di un risultato positivo e non scontato se lo si analizza nel contesto in cui si sono svolte le consultazioni, cioè dentro ad un evento mediatico costruito  sullo scontro tra Bersani e Renzi e, dunque, di fatto come fossero le primarie del PD e non del Centro-sinistra.

Vogliamo sottolineare anche che nelle città più grandi e, soprattutto nei capoluoghi di Provincia, l'affermazione di Vendola sfiora il 20% e in alcuni casi come a Fermo quali il 23%.

 

Ora come dice Vendola, Bersani dovrà esprimere un “profumo di sinistra” se vorrà conquistare i consensi ottenuti dal leader di SEL che, tuttavia, sono del tutto liberi e senza alcun vincolo.

Intanto i volontari di SEL che si sono impegnati nei seggi e negli uffici elettorali continueranno il loro impegno affinchè tutto proceda come è stato fino ad ora, nella maniera più regolare e serena possibile .

 

 

                                                                                     Il Coordinamento Regionale SEL

 


Ancona, 27.11.2012

 
 
 
 

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