Creato da PapaveriSparsi il 26/04/2010

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Cinque

Post n°19 pubblicato il 13 Marzo 2012 da PapaveriSparsi

 

Si era svegliata con il rumore buio della pioggia.
La notte riarrotolava il suo mantello nero lasciando intravedere un
orizzonte rosato che sfiorava i tetti silenziosi di un sonno ancora
profondo.
Aprì la finestra per cogliere i primi profumi di un mattino appena
accennato  e l'aria fredda l'aveva salutata con brio, muovendole
i capelli e disegnandole un sorriso umido sul viso.
Riordinò la casa e le idee.
Amava sistemare le sue cose con metodo e mentre le mani si
muovevano sugli oggetti, la mente rincorreva i pensieri come
se leggesse una lista di appunti, in modo da non dimenticare nulla.
Le venne da ripensare a quel paio di scarpe visto in vetrina
il pomeriggio precedente, le aveva osservate a lungo, pur sapendo
di non potersele permettere.
Spesso gli occhi catturavano le immagini e rubavano una
parte di ciò che era solo da ammirare, ma non da avere.
E così le sembrava quasi di viziarsi un po', di trattenere piccoli
ricordi di oggetti forse anche non necessari, ma che trasmettevano
quel fascino del proibito che la faceva sentire bene.
Si era distratta solo un attimo, mentre valutava se i tacchi non
fossero un po' troppo alti per immaginarseli addosso, quando la
sagoma di un uomo aveva proiettato la sua ombra sulla vetrina.
Il cappello di lui si era riflesso proprio su quelle scarpe e non
aveva potuto non notarlo. Aveva colto una breve incertezza di lui,
nel fermarsi un istante alle sue spalle,  e aveva quasi avuto paura,
allungando lo sguardo verso il suo lato destro, senza voltarsi,
per coglierne i movimenti, quasi temendo che volesse toccarla o rapinarla.
Ma l'ombra sulla vetrina era subito scomparsa, silente come la discrezione
delle briciole di secondi condivisi da entrambi.
Però quell'immagine tornava a trovarla.
E si accorse di aver rubato un po' anche quel momento, di averlo
trattenuto dentro di se senza un motivo, di avere apprezzato il
breve brivido di quella presenza, ospite del suo desiderio di un
oggetto in vetrina, come se il proibito si fosse esteso a tutto quello
che il vetro rifletteva.
Indossò il trench, prese l'ombrello e mentre usciva di casa pensò che
il negozio era poco distante dalla fermata del bus dove scendeva per
andare al lavoro, e pensò che forse nel pomeriggio avrebbe avuto il
tempo di ...
ma mentre apriva il portone del palazzo una ventata le soffiò via la
sciarpa e i pensieri.
Alla finestra di casa la sua gatta osservava quelle gocce sui vetri che
sembravano perle in cui il mondo si specchiava.
Un mondo che incuriosiva sempre, con la frenesia di tanta gente che si
muoveva in ogni direzione, con la danza dei colori che variava con la luce,
con i rumori sempre distraenti, e quella pioggia che in quel giorno di Marzo
bagnava i semi dei sogni, regalando loro il preludio di un nuovo germoglio,
una gemma, una preziosità di vita che stava per nascere.

 

 

(continua...)

 
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