Versi e prose

Due punti non possono essere mai così distanti da non trovare un segmento che li unisce

Creato da IOeMR.PARKINSON il 06/06/2011
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« Un caso personaleNicole »

Canne al vento

Post n°25 pubblicato il 21 Agosto 2011 da IOeMR.PARKINSON
 
Foto di IOeMR.PARKINSON


Non voglio parlarvi del romanzo di Grazia Deledda ma della storia di una canna di bambù e di un canneto.


Vi chiederete, ma cosa può mai rendere interessante la storia di una pianta, tanto da farne oggetto di un blog!
Eppure....

Tanti anni fa, conobbi un'esile pianticella, in uno dei tanti giardini dove le canne vengono coltivate a scopo ornamentale: faceva parte, insieme ad altre, di un gruppo di giovani piante. Fra tutte era una delle più gracili ed aveva un modo tutto suo di lasciarsi cullare dai venti e uno di questi, un vento stagionale, ammirandone la particolare grazia, cominciò a trattarla  in maniera diversa (la nostra "amica" ne fu lusingata) rispetto a tutte le altre piante del gruppo. Ne ammirava la delicatezza,la sensibilità e l'elegante portamento che la faceva rassomigliare ad una ballerina e infatti, la invitò a ballare e, giorno dopo giorno, incominciò ad intrecciare con lei delle danze cosi armoniose che spesso accadeva che le api dimenticavano il proprio lavoro e dal palco di un fiore applaudivano con le loro zampette impollinate. Qualche volta anche le vanitose farfalle, senza darlo a vedere, volavono in tondo, sempre nello stesso punto, per ammirare quello spettacolo!
Capitava che qualche volta, dimenticandosi della gracilità di quella creatura, il vento la facesse vibrare per ore e fu in un pomeriggio d'autunno che, con impeto, la strinse a sè senza rendersi conto che le stava facendo .... male. Non la spezzò del tutto ma da quel momento la nostra giovane pianta perse la voglia di danzare e non fù più la stessa: diventò triste e perse fiducia nelle sue capacità di rinascita, diventò, come altre compagne del giardino, una semplice canna al vento....

Le stagioni si susseguivono sempre eguali e intanto le piante si riproducevano, invadendo sempre nuove porzioni di terreno, si riproducevano tutte, tranne la nostra.....amica.
Era rimasta, in fondo, una sognatrice e aspettava altri venti, magari, anche quelli, da terre lontane, che potessero risvegliare in lei la capacità di ritornare a vibrare, a vivere le emozioni di un tempo...

Un giorno accadde che un forte vento proveniente dall'est scuotesse il canneto trasportando semi da terre lontane, sussurava storie di paesi diversi e la sua voce sapeva essere ammaliante...... Dopo qualche mese un giovane virgulto cresceva accanto alla nostra pianta. Un'altra pianticella ma non era come le altre, non apparteneva alla famiglia delle Cannaceae; il seme trasportato dal vento era del genere Nastus, in altre parole stava crescendo una pianta di bambù.

In poco tempo crebbe forte e vigoroso ma dentro di sè portava i geni della madre e fra questi, una spiccata  sensibilità e anche una fragilità di fondo, e certe caratteristiche del padre, quel seme venuto da lontano, trasportato da un vento che non aveva mantenuto le promesse: aveva perso il potere di ammaliare trasformandosi in un vento che riusciva ad accumulare solo sabbia, montagne di sabbia che soffocavono la voglia di vivere.

Essendo un assiduo frequentatore del giardino che ospita il canneto ho seguito la nascita e la crescita di questo virgulto di bambù, ormai quasi adulto. Da piccolo l'ho coccolato, come si fa con un bambino, l'ho curato quando stava male (forse adesso lo ha dimenticato) ma poi essendomi trasferito in un'altra città ci siamo persi un pò di vista.

In questi giorni però mi è capitato di ritornare nel giardino del canneto e ho trovato il mio bambù (mi piace considerarlo un pò mio avendolo aiutato a crescere) cambiato. Se fosse un essere umano direi che il bambù era diventato arrogante e si vergognava di essere stato generato da una fragile canna, che aveva mantenuto, in fondo,  il dono di sognare ancora...

Mi hanno detto, gente del posto, che da qualche settimana il giardino è stato tormentato da quel vento dell'est che ogni tanto fa capolino e in particolare ha scrollato il giovane bambù cercando di sdradicarlo per portarlo con sè, nel suo mondo. Una terra arida dove la sabbia accumulata soffoca non solo ogni forma di vita, ma anche la possibilita di sognare e di vivere la propria giovinezza.

Forse è questo il motivo che ha provocato quei cambiamenti che ho avvertito nel mio giovane bambù che non essendo ancora abbastanza forte per poter resistere all'arido vento dell'est si è dimenticato di essere un giovane promettente esemplare di Nastus e si è lasciato trattare come una semplice canna .....una canna al vento.

Ma io credo di conoscere la mia giovane pianta e sò per certo che passati gli effetti causati dal vento del deserto, ritroverà nuovamente se stesso, nel rispetto delle sue origini: figlio di una fragile canna e di un seme trasportato da un vento che ha dimenticato i sogni della sua giovinezza che l'avevano portato, da clandestino (anche i venti hanno un loro paese di origine), in una terra che non era la sua....

Che storia è questa? vi starete chiedendo (perchè io ho l'illusione che qualcuno legga i miei "blog")!

E' una storia, una allegoria. una delle tante storie di questa generazione che spesso vive la propria esistenza come un gruppo di Cannaceae in un  giardino, una vita di povere canne ...al vento! 


Dedicato a F........ e alla sua mamma.


P.S.  Ho letto da qualche parte che stanno studiando dei vaccini contro i danni causati da semi non considerati nostrani.......

Che stupidaggini!!!

Ma nessuno li ha informati che il futuro delle diverse specie è proprio la bio-diversità? Quando saremo pronti ad accettare questo principio, inpareremo anche a smussare certi angoli che attualmente possono creare delle incomprensioni......genetiche.

 
 
 
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