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Del latercolo pompeiano

Post n°17 pubblicato il 16 Maggio 2008 da lejaorgana
 

di
ROSSELLA GRANATELLI
Questo nome così altisonante è stato dato all'arcinoto quadrato "magico" del SATOR in seguito all'ennesimo ritrovamento, questa volta negli scavi della città di Pompei - in ben due esemplari, uno integro e uno frammentario -, che spostò così indietro di svariati secoli la datazione dello stesso, che era stato sempre considerato di derivazione cristiana, con interpretazioni che spaziavano da quella salvifica a quella demoniaca, con tutte le sfumature intermedie. Va notato in primis che a Pompei è visibile solo la versione con ROTAS nella prima riga, per cui è questa la variante che va considerata la più antica e quindi l'originale; solo in un secondo tempo venne messo in risalto nella prima riga il SATOR. Poiché anche gli altri quadrati databili ai primi secoli dell'era cristiana sono tutti del tipo ROTAS, sarebbe interessante indagare, come vedremo più avanti, dove e perché avvenne il capovolgimento, che comunque non va posto antecedentemente al III-IV sec d.C. né posteriormente al IX sec. (periodo durante il quale sembra compaia per la prima volta la versione del tipo SATOR in un manoscritto di età  carolingia, guarda caso di argomento enigmistico - vedi avanti -, ma esiste anche un papiro copto, conservato ad Heidelberg, che potrebbe essere più antico), sebbene anche molto dopo questa data si rinvengano ancora quadrati del tipo ROTAS; ma ormai il quadrato era avviato sulla strada, che, per così dire, lo avrebbe portato ad uscire dalla storia per entrare nella leggenda, cioè, fuor di metafora, sulla strada che portò a dimenticare totalmente il motivo, del tutto ludico, per cui era nato, per caricarlo degli innumerevoli, misteriosi significati, che si sono stratificati su di esso nel corso dei secoli.
Premesso ciò, diciamo che la più altamente probabile è l'interpretazione più semplice del quadrato, cioè quella di considerare significante solo la frase ROTAS OPERA TENET (oppure TENET OPERA ROTAS: la frase si legge due volte in un modo e due volte nell'altro, anzi più precisamente da nord e da sud in un modo e da est e da ovest nell'altro), ripetuta quattro volte e leggibile man mano che il quadrato viene fatto ruotare di 90º (in senso orario o antiorario indifferentemente) per quattro volte, fino a tornare al punto di partenza, facendo perno sulla N centrale, che infatti in alcuni quadrati (soprattutto quelli rinvenuti in aree templari) risulta capovolta e ce ne sono alcuni in cui sono ruotate in varia maniera anche le lettere ai quattro angoli, R ed S, in modo da essere leggibili una volta che il quadrato è stato fatto ruotare rispettivamente di 90º e 270º; tale interpretazione ha almeno il pregio di eliminare la difficoltà  del termine AREPO che non ha senso (l'unico tentativo di dare un significato al termine lo rende un apax legomenon, cioè un termine che non si trova in nessun altro testo, epigrafe o qualsivoglia vestigia della civiltà  latina, ed è quindi estremamente sospetto, come un unicum sarebbe considerarlo un nome proprio, non altrimenti attestato; né miglior fortuna hanno avuto i tentativi di dividere diversamente le parole SATOR AREPO o il solo AREPO, del tipo SAT ORARE P. O. oppure A, REPO), anche se la frase rimane sufficientemente misteriosa da necessitare di un'ulteriore decrittazione, a meno di intenderla proprio come la descrizione della rotazione che si deve imporre al quadrato stesso per interpretarlo correttamente: "Quest'opera contiene delle rotazioni", senza per questo scartare del tutto l'interpretazione più aulica: "L'opera degli dei regge le sfere celesti", che è, secondo me, il gioco di parole contenuto nel quadrato (tecnicamente in senso enigmistico, si parla di frase bisenso), mentre la rotazione fisica del quadrato imita appunto la rotazione delle sfere celesti: non per niente ci sono dei quadrati magici....rotondi; molto importante per la comprensione del vero senso del quadrato magico è la sua versione rotonda che si trova a Sermoneta, nell'abbazia cistercense di Valvisciolo: sfido chiunque a leggere in quel graffito SATOR AREPO, senza farsi venire gli occhi strabici e un torcicollo fulminante, insomma chiari sintomi di possessione demoniaca ! A parte gli scherzi, cerco di spiegarmi, anche se, senza supporto grafico, è un po' difficile: ci sono cinque cerchi concentrici divisi in cinque settori in ciascuno dei quali c'è una parola, scritta inserendo ciascuna lettera tra due cerchi: si parte da sinistra in basso e si legge ROTAS, scritto dall'esterno all'interno, cioè da sinistra a destra, segue OPERA, scritto nel medesimo senso (ma sottosopra e con le lettere rovesciate: un indizio significativo della graficità del quadrato: vedi avanti), per TENET non c'è problema, perché, come vedremo, è un palindromo, cioè si legge indifferentemente nei due sensi. Gli ultimi due settori sono rispettivamente quelli a destra e in basso, dove, dall'esterno all'interno, c'è scritto AREPO e SATOR; senonché noi siamo abituati a leggere da sinistra a destra e dall'alto in basso e quindi spontaneamente questa volta saremmo portati a leggere, dall'interno all'esterno, OPERA ROTAS, se non fossimo condizionati da una sovrastruttura culturale, che ci dice che lì ci deve essere scritto AREPO SATOR. La prova del nove consisterebbe nel far leggere il cerchio a qualcuno, che non ha mai sentito parlare del SATOR, purché di lingua indoeuropea, in quanto le cose andrebbero in modo diametralmente opposto se lo facessimo leggere da un arabo o da un cinese ! Ma la prova definitiva la dà  il caso, inverso a quello di Valvisciolo, della Collegiata di S. Orso ad Aosta. Al centro del bellisimo mosaico (circondato ai quattro lati da figure, che, più che rappresentare i simboli dei quattro Evangelisti, sono, secondo me, quelli dei quattro elementi: leone Terra, aquila Aria, drago Fuoco, uomo-pesce Acqua) è rappresentata la figura di Sansone che uccide il leone, la quale fa riferimento ad un passo biblico (AT, Giud. 14) in cui un indovinello all'apparenza insolubile, con un po' di pazienza e di savoir faire, viene risolto, anche se ai danni di Sansone stesso (e ben gli sta: così impara ad uccidere un povero leone indifeso ! Scusate: un moto spontaneo della mia anima animalista !): un chiaro riferimento alla risolvibilità del rompicapo contenuto nel mosaico. Nel cerchio più esterno è inciso (sono due versetti di ritmo esametrico, assonanti tra loro, bell'esempio del passaggio dalla metrica quantitativa antica a quella in rima delle lingue romanze, individuati da due crocette poste tra di loro)
Interius Domini domus h(a)ec ornata decenter-
qu(a)erit eos qui semper ei psallant reverenter
("Più all'interno la casa di Dio, qui adornata con decoro, protegge coloro che Gli innalzano salmi con reverenza e con regolarità", frase che a un dipresso esprime lo stesso concetto di TENET OPERA ROTAS); nella metà  sinistra dell'unico cerchio interno, individuata ancora una volta da una crocetta, il nostro motto è scritto con le lettere, naturalmente quelle che hanno un verso, cioè REPSR, di AREPO SATOR tutte a rovescio (e rovesciate sono anche la N ed una delle E di TENET, probabilmente ad indicare che va letto due volte, sia in un senso che nell'altro): questo espediente grafico indica il giusto verso in cui vanno lette, che è il contrario di quello spontaneo, ché in questo caso bisogna leggere, contro la nostra disposizione naturale, da destra a sinistra. E non c'è dubbio che si debba leggere in questo modo perché nello stesso senso e con le lettere rovesciabili capovolte è scritta anche la seconda parte della frase esterna che nessuno si sognerebbe mai di leggere RETNEREVER TNALLASP IE REPMES IUQ ecc. Le due versioni rotonde seguono quindi strategie opposte per ottenere il medesimo risultato: considerare significante solo la frase ROTAS OPERA TENET e mettere l'accento sulla graficità del rompicapo: più chiaro di così !
Ce ne sarebbe già a sufficienza per considerare geniale l'anonimo autore del quadrato e il quadrato stesso un po' magico. Ma, si sa, noi mortali non siamo contenti finché non ci complichiamo al massimo la vita: non si può certo dire che nella disamina del quadrato sia stato applicato spesso il principio del rasoio di Ockham, ma nemmeno quello di Sherlock Holmes ! E dunque uno dei tentativi più diffusi di interpretazione è quello di usare la N, le due P, le due S, le quattro R, T, A, E, O che compongono il testo prevalentemente per anagrammarle tra di loro fino a formare altre parole e frasi di senso più o meno compiuto, la più semplice delle quali è il A PATERNOSTER O, scritto sia orizzontalmente che verticalmente, a formare una croce greca (cioè con i quattro bracci di uguale lunghezza), facendo sempre perno sulla lettera N, che andava per la maggiore quando si credeva che il quadrato fosse di origine cristiana.
Altri hanno ricavato frasi in italiano, più o meno di senso compiuto, più o meno spiritose: vedi ad esempio S. Bartezzaghi nella rubrica "Lessico e nuvole" della Repubblica del 30 giugno 2000.
Anch'io mi voglio occupare del quadrato magico in senso enigmistico, perciò mi sono cimentata nel ricavare frasi in latino, tralasciando volutamente quelle di contenuto più o meno religioso (ORO TE, PATER, ORO TE, PATER, SANAS oppure RETRO SATANA, TOTO OPERE ASPER) o al contrario satanico (SATAN, TER ORO TE, REPARATO OPES oppure SATAN, ORO TE, PRO ARTE A TE SPERO), già  ampiamente esplorate e sfruttate, ricavandone alcune di contenuto decisamente profano e pagano, più o meno significanti, più o meno ellittiche e con licenze poetiche (leggi: barbarismi e solecismi, cioè strafalcioni di grammatica e sintassi), e dando loro una traduzione sufficientemente libera, ma rimanendo sempre al di qua dei limiti della forzatura, per riuscire a trovarvi un qualche significato; per altro in questo mio tour de force non ero supportata da alcun ausilio elettronico automatico, ché non c'è un "anagrammatore" latino in rete: questi sono i risultati, elencati partendo dai più banali anagrammi fino ad arrivare ad altri giochi enigmistici meno sfruttati per l'interpretazione del quadrato.
Anagrammi:
1) O TEPOR, O TEPOR, AT TENERAS ARAS ( con assimilazione alla T iniziale della parola seguente di AD, trasformato in AT: barbarismo oppure allitterazione): cosa potrebbe essere ? Per esempio una pubblicità  delle terme (se non erro a Pompei il quadrato magico è stato ritrovato nei pressi della Palestra con annesso complesso termale): "O calore moderato, o moderato calore presso le are confortevoli !".
2) A TE ORO: PENETRAS ARAS; OPORTET: "Ti supplico: entra nei penetrali delle are; è necessario !". Esortazione a frequentare più assiduamente i templi: siamo sì in ambito religioso, ma pagano !
3) ORA, ATER PASTOR, ARTE (h)OSTE PONE (la mancanza della H è epigraficamente accettabile): "Prega, oscuro signore, con artifici opponiti al nemico", di ispirazione vagamente tolkieniana !
4) ARSA ATE, ORO, TER PASTOR, TE PONE: "Consumato l'odio, ti prego, tu, che per tre volte mi hai guidato, placati". Un'invocazione a Iuppiter ?
5) variazioni sul tema dell'ARS:
a) ARS, A TE ORO, PONE TE, ATER PASTOR: "Arte, lo imploro da te, riposati, o guida occulta !"
b) ARS, A TE ORO, AT TORO PENE SPERAT: "Arte, da te invoco [l'estro], ma nel triclinio si dispera [di ottenerlo]"; a) evidenzia un eccesso di ispirazione, b) la sua mancanza, lo stesso dualismo che si riscontra nelle frasi diciamo così "religiose".
Ma il miglior anagramma è il seguente:
6) SAT, NE PER SATA A TORO OPORTERE (torus è il cuscino, che per sineddoche indica il triclinio, che a sua volta è tanto il letto conviviale che la stanza del convito): "Basta, non è necessario [spingersi] dal triclinio nei campi !", un'esortazione a dilungarsi nell'oziare a banchetto. Come dire gaudeamus igitur. Ma, e questa volta senza ulteriori anagrammi, ma spostando solo l'ordine delle parole, può voler dire anche il contrario: NE SAT, A TORO PER SATA OPORTERE, "Né basti, è necessario dal triclinio [recarsi] nei campi". Ancora l'ambivalenza del significato !
Infine il capolavoro: una LETTURA INTRICATA, secondo la nomenklatura della "Settimana enigmistica". La faccenda funziona per entrambi i quadrati: se si prende la variante originaria del quadrato, quella che inizia con ROTAS, basta partire dalla A di OPERA, seconda riga in alto a destra, nell'altro caso si parte dalla A di AREPO, seconda riga in alto a sinistra, e senza mai staccare la penna dal foglio e senza ripassare mai dallo stesso punto, si ottiene:
ARSA, TE ORO, PETRA SAT ORE PONET.
"Una volta resa incandescente, mi raccomando, una pietra, sarà  sufficiente mettersela in faccia". La pubblicità  di un peeling ante litteram, sempre con riferimento al luogo di ritrovamento a Pompei, un centro benessere dell'antichità ?
E, ciliegina sulla torta, la frase è anche un trimetro, o meglio un senario, giambico scazonte, cioè zoppo: ciò non significa però che sia un verso sbagliato, ma semplicemente che alla fine cambia ritmo, per cui va letto così:
ARSÀ | TE Ò|RO PÈ|TRA || SÀT | ÒRE| PÒNET
(e vi risparmio altre notazioni iperspecialistiche) .
Non solo: c'è anche un appiglio epigrafico, che avalla la legittimità  di tale operazione: la cosiddetta pietra di Stenay (cittadina della Lorena, dipartimento della Mosa, Francia nord-orientale), con la quale ripiombiamo in pieno mistero di Maria Maddalena, Merovingi, Codice Da Vinci e quant'altro. Ma sorvoliamo su ciò, ché Dan Brown rispunterà  ancora più avanti, e concentriamoci sulla pietra di Stenay; essa è andata perduta, ma ne esiste una copia (secondo me in realtà quello che ci resta è un calco della pietra originale e vedremo più avanti quanto ciò sia importante). Così come si presenta, sulla pietra a sinistra in verticale sono scolpite le consonanti SRNPR, seguite da un apice (>) molto grande che occupa tutta la parte centrale della pietra, mentre in alto a destra c'è una piccola croce greca. Le lettere sono quelle che tocca il grosso apice se sovrapposto al quadrato in versione SATOR, che può essere richiamato dalla croce greca, ché i due TENET centrali formano proprio una croce di questo tipo. Quale il significato di tutto ciò se non l'invito a procedere sul quadrato, tracciando il percorso intricato da me ipotizzato, che contiene svariati apici, per ricavare l'ultima frase, la quale, come valore aggiunto, è costituita da un elegante verso latino ?!
Sembra proprio di aver trovato il bandolo della matassa ! Sarà  finalmente giunto il momento di pronunciare l'EUREKA tanto atteso ? Ne dubito vivamente, perché rimango ferma nel parere che l'interpretazione da me riportata all'inizio, cioè quella di un sottile gioco, ma fine a se stesso, che si autodefinisce, sia quella giusta: c'è un equivalente letterario a questo tipo di paignia, i Carmina figurata di Osidio Geta, anche loro difficilissimi da interpretare, anche loro pieni di barbarismi e solecismi, praticamente intraducibili, a meno di usare funambolismi linguistici inaccettabili, e per ciò stesso del tutto autoreferenti.
In fondo tutto l'ambaradam è iniziato grazie ad una coincidenza, che è stata trasformata in una pericolosissima "coincidenza significativa", condita con un fraintendimento: per palindromo si intende un termine che letto nei due sensi ha il medesimo significato (ANILINA), poi a livello enigmistico il termine è stato esteso a quelle frasi che, contenendo al loro centro un termine palindromo, possono essere lette anche loro nei due sensi (ROMA SUMMUS AMOR oppure IN GIRUM IMUS NOCTE ECCE ET CONSUMIMUR IGNI) per poi approdare anche a quelle frasi che possono essere lette nei due sensi, pur non contenendo alcun termine palindromo, ma almeno, per essere enigmisticamente valide, una lettera al centro che non si ripete e su cui la frase, per così dire, si impernia per ruotare, per cui ognun vede che, anche se alle due frasi precedenti si togliessero rispettivamente i termini SUMMUS ed ECCE, che sono gli unici termini palindromi, esse cesserebbero di essere frasi palindrome, perché mancherebbe loro il perno, cioè la lettera centrale; va aggiunto che nel secondo caso, sebbene sia stata fatta innumerevoli volte, l'operazione è particolarmente illegittima, ché la seconda frase è un esametro (che per incidens va letto nel modo seguente:
ÌN GIR'I|MÙS NOC|TÈ || ECC'|ÈT CON|SÙMIMUR| ÌGNI: ciò dimostra che anche questo gioco è di natura scritta, grafica, ché nella pronuncia si perde, per così dire, la palindromicità del verso: qui si potrebbe aprire una dotta querelle sulla convenzionalità della nostra lettura della metrica quantitativa, ma, pur ammettendo che noi non sappiamo come veniva pronunciato il latino - ah quanto sarebbe utile in questo caso il cronografo di padre Pellegrino Ernetti ! -, siamo almeno abbastanza sicuri che la M di GIRUM era muta e già questo esclude la palindromicità nella pronuncia) , per cui ognun vede come non possa essere privato di una parola senza compromettere la sua natura di verso. Il fraintendimento appena descritto costituisce l'alibi per dare il nome di palindromo a qualsiasi termine che letto nei due sensi dia comunque un significato, anche se non lo stesso, mentre in questo secondo caso si deve parlare più precisamente di bifronte: quindi i due esempi precedenti, privati del loro palindromo, diventano: l'ex-esametro due emistichi l'uno bifronte dell'altro ( i quali non concorrono a formare un pentametro, come si potrebbe sperare, perchè CONSUMIMUR è uno ionico a maiore, non un coriambo, cioè la sua sequenza quantitativa è lunga-lunga-breve-breve e non lunga-breve-breve-lunga, come servirebbe per costruire il pentametro, per cui al più può essere un verso asinarteto, cioè disarticolato -anche qui ciò non ha una connotazione negativa, ma vuol dire solo che a metà cambia ritmo- formato da un hemiepes + un reiziano, verso che si trova, per esempio, nei cori della commedia antica greca, ma che nel nostro contesto è del tutto fuori posto) e il primo due parole bifronti, proprio come ROTAS e SATOR. Dunque, riassumendo, nel nostro motto l'unico termine palindromo è il TENET posto al centro, mentre è una pura coincidenza che il bifronte (e non il palindromo) di ROTAS, SATOR, non sia un nonsenso come AREPO, apparente bifronte di OPERA, ma abbia un significato e anche un significato intrigante, "il seminatore"; da ciò è derivato che tutti gli interpreti, ignorando (in entrambi i sensi che ha questo verbo, cioè non sapendo oppure mettendo da parte) il fraintendimento di cui sopra e galvanizzati da quel significato intrigante e anche dalla versione SATOR del quadrato, che lo mette in risalto, abbiano perso di vista il macroscopico fatto che la parola che non   ha senso, AREPO, e che quindi NON È NÉ UN BIFRONTE NÉ TANTO MENO UN PALINDROMO, impedisce all'intera frase di essere una frase palindroma, pur contenendo al suo interno il palindromo TENET, ed è inutile accanirsi a volerle trovare un sia pur improbabile significato; è un po', per prendere ad esempio un altro divertissement sponsorizzato dal Bartezzaghi, come ostinarsi a voler trovare un significato al termine ACCAVALLAVACCA, pur di dichiarare di aver trovato il palindromo italiano più lungo (in realtà  il palindromo più lungo in assoluto è un termine finlandese di 19 lettere), solo che nel caso di ACCAVALLAVACCA siamo tutti (o quasi) consapevoli che si tratta di una burla, mentre tutti gli interpreti del quadrato del SATOR in senso esoterico si sono presi e ancora si prendono terribilmente sul serio ! Potenza della suggestione ! Ma il semplice fatto di aver attratto per tanti secoli una così grande attenzione in fondo in fondo non rende forse il nostro quadrato di per se stesso un po' "magico" ?
Come magico non in senso esoterico, ma tecnico-enigmistico va considerato il quadrato, proprio per la sua proprietà  di essere letto diciamo così dai quattro punti cardinali. È insomma il suo impatto visivo, la sua grafica ad essere la cosa più importante per cui, lungi dall'essere una frase palindroma, se, quanto al contenuto, come abbiamo detto sopra, è una frase bisenso, quanto alla forma, è in ultima analisi un ambigramma e dico ciò pur consapevole del rischio di tirare in ballo ahimé l'altro bestseller di Dan Brown, "Angeli e demoni", che è stato e sarà  ancora di più in futuro (tra circa un anno, quando uscirà  il film, le cui riprese stanno cominciando a Roma in questi giorni) quello che ha diffuso e riportato agli onori della cronaca gli ambigrammi.
Con ciò si chiude questo scritto, che, come i carmina figurata del buon Osidio, non vuol essere altro che un paignon, e non spera certo di aver definitivamente reso giustizia al quadrato delle ROTAS, come ormai potremmo chiamarlo, facendo finalmente piazza pulita dell'inquietante seminatore Arepone sul suo fantomatico carro celtico !
(continua in: Appendice al latercolo pompeiano)

 
 
 
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