Creato da asia601 il 12/09/2006
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“Perché non posso sapere dove passi la notte eh Francesco?”
“Perché sono c…i miei mamma.” sottolineò Francesco a denti stretti e dandole una spinta alla spalla.
“Fra non sopporto né che mi rispondi in questo modo, né che fai gesti del genere…oh che alzi le mani pure?
“Maaaaaaa che palle! Ho 17 anni e faccio come mi pare”.
“Tu come ti pare lo fai da tempo. Ma non ti rendi conto che non sto limitando la tua vita ma desidererei sapere dove trascorri le notti? Chi frequenti. E perché torni spesso bevuto?
Francesco io ho anche una responsabilità nei tuoi confronti…e poi non voglio che bruci la tua giovinezza in qualcosa di malsano……e poi con sti cani..Frà mi dici che vita stai conducendo?”
“Una vita ,” rispose lui guardandola dritta negli occhi, “che per quanto possa essere sbagliata, secondo te, è sempre meglio della merda che vivi. Sei una fallita mamma. Appena posso me ne vado da questa casa.
Uscì sbattendo violentemente la porta, così violentemente che non si chiuse ma si ruppe.
Lara si accasciò sul divano e pianse.
Francesco non lo riusciva proprio a capire.
L’adolescenza si diceva.
Ma Francesco erano già 4 anni che viveva ai limiti del tollerabile.
Francesco sembrava odiarla.
Francesco era suo figlio, ma non figlio di suo marito. Era nato prima, una storia senza vita, una storia che si interruppe con la sua gravidanza. Una storia senza amore. Solo il bisogno di non sentirsi sola.
Francesco non si era sentito accettato. Non tollerava suo marito. Odiava suo padre naturale.
Forse anche quella notte sarebbe rincasato tardi.
Lei avrebbe trascorso dalla due del mattino attaccata al cellulare. Lui a volte lo spengeva e in quei momenti per lei era la morte.
Poi lo riaccendeva e il vocino dolce di lui le diceva, mamma mi vieni a prendere? Sono in piazza da solo. Vieni presto?
Lei scivolava dal letto furtivamente, col cuore che le batteva all’impazzata. Aveva paura quando restava solo. Suo marito a volte neppure si accorgeva che di notte spariva.
Prendeva la macchina e andava. Stringeva il rosario tra le mani e andava. Aveva paura di notte. Le strade della periferia erano deserte. Solo le luci giallognole e i cani randagi passeggiare.
Ogni tanto faceva squillare il cellulare. La sua voce a volte cambiava, diventava docile e dolce. A volte lasciava immaginare una serata brava a base di birra, a volte era aggressiva e violenta.
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Lara era una donna semplice.
Eppure la sua vita era stata complicata e ruvida.
Non se l’era scelta quella vita, ma se la ritrovava come incollata. Prima che facesse quel lungo lavoro su se stessa, sovente aveva cercato di scollarsela, ma, puntualmente, se la ritrovava addosso come una seconda pelle.
Poi col tempo capì che conoscendo solo e unicamente alcuni tipi di sentimenti non faceva altro che richiamarseli ogni volta rigorosamente.
Lara ora aveva 50 anni, ma un tempo non molto lontano era stata ragazza, circa cinque anni prima.
Lara aveva un figlio e un marito che amava ma, che da qualche anno, sembrava, nessuno dei due più amasse lei.
Questo rendeva la sua vita complicata e ruvida ancora più complicata e ineluttabilmente vuota.
Lara aveva un perenne sorriso sulle labbra, e un modo di porsi delicato e dolce, ma un cuore selvaggio e triste. Il suo cuore non sorrideva, il suo cuore semmai qualche volta balzava in entusiasmi quasi infantili, in fondo Lara era infantile.
Lara amava, ma non riceveva adeguata risposta.
Lara teneva un diario elettronico.
Lì scriveva i suoi racconti e i suoi pensieri.
Lì si era messa in vetrina involontariamente.
Su quel diario cinque anni prima era stata ragazza.
(segue)
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Il se, il bambino interiore.
Lui amava Jung e avrebbe fatto volentieri psicologia non tanto per comprendere gli altri ma per comprendersi.
A volte aveva la sensazione che il mondo fosse oltre ad una sottile plastica nemmeno tanto robusta, eppure lasciava che la fantasia lo prendesse piuttosto che prendere a pugni il divisorio.
Entrava in se stesso in continuazione, soprattutto quando scriveva, ne usciva non ricco nè impoverito, solo nuovamente dubbioso. In fondo lui chi era?
Allungava e diluiva la sua adolescenza, quando avrebbe dovuto però pagare il conto?
Rimandare un esame, allungare, diluire, allungare, diluire.
Poi di nuovo il suo sperma cerebrale nei racconti e lì tutte le donne erano sue.
Oltre la plastica nemmeno tanto robusta lui era delle donne.
Vittima partecipe.
Vittima consenziente.
Un odore, un colore, un ricordo.
L'odore del mare gli rimaneva appiccicato addosso. Come tutti gli sguardi che aveva dato, come tutte le fantasie che si erano scatenate a vederle lì, a due passi da lui, col proprio profumo di donna con la loro elegante aggressività.
Sarebbe caduto in ginocchio davanti ogni carne.
al di qua mentre ne scriveva le donne erano tutte sue e le prendeva tutte con maestria, virilità e dolcezza; al di là lui era delle donne vittima consenziente.
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Semmai tornerai un giorno, semmai passerai di qui.
Volevo dirti tante cose eppure, non c’è stato tempo. Gli eventi furono tutti precipitosi e tiranni, contrari e dispettosi, così che improvvisamente rimasi sola, orfana e senza parole.
O meglio, le parole c’erano tutte, ma tu non eri più lì ad ascoltarle.
Quanti modi ci sono per amare?
Quanti modi di amare?
Da giovanissima credevo uno ed uno soltanto.
Da donna so che si ama in mille modi diversi.
Uno per ogni riflesso di luna in una notte nera.
Uno per ogni riverbero di sole nelle giornate torride o primaverili.
Mille modi di esprimere e sentire l’amore.
Dall’affetto all’amore universale.
Dal terreno alla sublimazione.
Dal tenero all’esaltazione.
Dal poco al completamente tutto.
Ecco perché ti dico semmai tornerai, se un giorni tu decidessi di volgere lo sguardo indietro, al passato e ascoltare in profondità quello che io sono nel tuo cuore, vorrei parlarti e raccontarti e continuare a scrivere..perché per questo nacqui.
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Inviato da: apungi1950
il 22/02/2011 alle 13:01
Inviato da: miguelortega
il 29/12/2010 alle 11:08
Inviato da: la.gattanera
il 26/07/2010 alle 20:40
Inviato da: antenore45
il 30/06/2010 alle 01:59
Inviato da: blubeluga
il 29/12/2009 alle 16:04