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« I ricatti della politica...L’ITALICUM è legge e non... »

L'8 settembre è alle porte e la minoranza PD scalpita.

Post n°399 pubblicato il 01 Settembre 2015 da leo.fortuna
 

Ci siamo, l'8 settembre è alle porte e ci aspetta la ripresa dei lavori sulle riforme.
La minoranza del partito democratico ribadisce la necessità che il premier Matteo Renzi dimostri l'annunciata disponibilità al confronto sulle modifiche alla Costituzione.
Il confronto verterà sull'esame degli emendamenti presentati da 25 senatori del pd, dissidenti, che chiedono di riaprire il capitolo legato alla elettività diretta dei senatori.
Un capitolo, che al Premier pare assurdo ridiscutere e modificare dopo il doppio sì già incassato in Parlamento durante l'esame del provvedimento, dove indiscutibilmente è previsto il superamento del bicameralismo perfetto.
L'iniziativa dei dissidenti del pd è chiara lotta politica, già fatta e persa all'interno del partito ed ora trasferita "scorrettamente" in parlamento.
Durante i lavori parlamentari tutto lascia presupporre che i dissidenti del partito democratico costituiranno ostacolo congiuntamente alle opposizioni che da tempo gongolano ritenendo che al Senato i numeri per approvare la riforma non ci sono.
Se così fosse i dissidenti del pd avranno accolto l'invito della Lega, congiuntamente a FI, M5S, Sel, FdI, a dare la 'spallata' a Renzi "che prima va a casa e meglio è".
Esaltante!
A questo punto, col governo battuto, dovrà prendersi atto di quanto dichiarato recentemente dal Professor Massimo Cacciari, in una intervista all'Unità.
In sintesi Cacciari, sull'evidenza comportamentale interna al partito democratico, sicuramente anomala, ritiene che: "Il Pd non è mai nato, strozzato in culla dalle oligarchie ex Dc ed ex Pci, e da questo suicidio nasce l'affermazione politica di Matteo Renzi".
Con l'inequivocabile affermazione personale dell'attuale Segretario e Premier, Massimo Cacciari deduce che: "La scissione è già nei fatti, solo nel modo più spurio e improduttivo. Vivono da separati in casa. Ma 40 anni fa c'è stato il referendum sul divorzio: nessuno è più obbligato a convivere se non ci sono più le condizioni".
L'ex sindaco di Venezia non considera l'attuale scontro interno al partito come "la solita lotta tra correnti", ma vede uno scenario diverso: "C'è una leadership molto forte che fatica a creare intorno a sé un gruppo dirigente autorevole. Renzi ha autorevolezza, gli altri che lo circondano sono gregari. Dall'altra parte ci sono esponenti di una cultura che con questo capo non ha niente a che fare. La differenza è quasi antropologica".
Quindi "non si può parlare di partito. C'è una insanabile contrapposizione tra il leader e il suo seguito da una parte, e una corrente che non ha nulla a che spartire con loro dall'altra". In conclusione il Professor Cacciari ritiene "utile che questo equivoco si sciogliesse presto", perché "danneggia sia il leader che la minoranza".
Un'analisi nitida e spietata questa di Cacciari, non escludente, infine, che "Renzi riesca con il tempo a costruire un vero partito con dirigenti all'altezza e un radicamento territoriale che oggi manca del tutto. Ma sarà il Partito di Renzi e non più il Pd".
Con enfasi beneaugurante Massimo Cacciari raccomanda che: "il premier deve mettersi in testa che se vuole governare a lungo avrà bisogno di un partito vero e più strutturato di questo".
Ben detto Professor Cacciari.
Cos'altro aggiungere: intervenga la scissione.
Ovvero si stacchino i dissidenti, così come hanno già fatto Civati, Fassina e Cofferati, consentendo a Renzi di ristrutturare l’attuale PD con gli ingredienti da egli già individuati per creare un partito di sinistra veramente riformista.

 
 
 
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