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« La CGIL, per lesa maestà...I sindacalisti di oggi ?... »

A dimostrazione che la CGIL non ha alcuna affinità con la SINISTRA riformista

Post n°570 pubblicato il 22 Gennaio 2017 da leo.fortuna
 

Chi da sinistra sostiene che LA CGIL è diventata "una vociante folla indifferenziata, senza più alcuna connotazione di classe" lo fa con grande rammarico, soprattutto nel vederla proporre referendum abrogativi di leggi promosse e approvate nell'ottica riformista.
In realtà questa CIGL si è trasformata in autentica "macchina da guerra" da quando il PD (suo naturale alveo di riferimento politico sino alla segreteria Bersani) ha come segretario politico Matteo Renzi che nell'ottica del RIFORMISMO iniziò quella stagione con il dimezzamento dei DISTACCHI SINDACALI come uno dei primi provvedimenti del Governo da lui presieduto.
Lo ricordate?
Con decreto legge della Ministra Madia, a far tempo dal 1° settembre 2014, interveniva il dimezzamento dei DISTACCHI SINDACALI.
Il taglio del 50%, finalizzato «alla razionalizzazione e alla riduzione della spesa pubblica», riguardò anche i permessi retribuiti, ad eccezione dei permessi sindacali alle Rsu, perché non attribuiti alle singole organizzazioni sindacali. 
Tutte le OO.SS. beneficiarie, venivano obbligate a comunicare alle amministrazioni la revoca dei distacchi "non più spettanti": cui erano interessati all'incirca mille lavoratori, costretti a rientrare nei rispettivi luoghi e posti di lavoro.
Il distacco sindacale, nella Pubblica Amministrazione, corrisponde ad un'aspettativa retribuita con la sospensione dell'attività lavorativa: se revocato dà diritto al rientro al lavoro laddove il posto era stato accantonato.
Fu un duro colpo per le Organizzazioni sindacali basti pensare che nel solo comparto Scuola per il triennio 2013-2015 erano stati autorizzati circa 750 e la metà fu costretta a tornare nelle scuole, con un risparmio di oltre 10 milioni annui e con la revoca ai docenti si sono evitate anche le nomine dei supplenti.
Mentre i cittadini applaudivano la determinata azione del Governo, l'allora leader della Cisl, Raffaele Bonanni, tuonò affermando: «Non è con il taglio di distacchi e permessi che si risolvono i problemi della Pa. Questa è pura demagogia. Il Governo provveda al rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti fermi scandalosamente da ben sette anni».
Anche l'allora responsabile Cgil dei settori pubblici, Michele Gentile, accusando il colpo ebbe a dire: "Il taglio alla rappresentanza ci metterà in difficoltà, ma restiamo sufficientemente forti per continuare ad esercitare la nostra funzione".
Resta il fatto che i Sindacati, dopo questo primo, provvidenziale, provvedimento del Governo utile ad arginare il loro strapotere, hanno mosso guerra frontale all'allora Governo Renzi, modificando, in peggio, la propria naturale essenza.
Posso aggiungere, per parlarne più circostanziatamente nel prossimo post, che col taglio dei distacchi sindacali venne anche a galla una puntualizzazione dell'INPS circa il pensionamento dei Sindacalisti che a parità di regole per il calcolo dell'assegno, in media il loro è più alto del 27 per cento rispetto a quello dei lavoratori dipendenti.
E vedremo il perché: alla faccia delle denunce che il Sindacato fa sulle disuguaglianze sociali.

 
 
 
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