Creato da latortaimperfetta il 22/08/2011

la torta imperfetta

Acqua farina caffè marmellata Cuociono i cuochi una torta inventata Il riso in bocca, le mani in pasta Briciole zucchero e basta

 

 

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Post n°187 pubblicato il 31 Marzo 2016 da latortaimperfetta

Ciao dolce ...,

silenzio e tempo e spazio si sono messi tra noi.
Colpa mia, colpa di questo lavoro che mi assorbe e mi distrugge.

Un mese, è cambiato il ritmo della mia vita sempre più frenetico in cerca di altro tempo che non c'è, sono cambiati i miei viaggi orari diversi mai uguali, a volte in macchina a volte in treno in direzioni che non combaciano più con le tue.
Sono cambiato io, stanco più cinico coi colleghi, non mi piaccio.
Quante cose da dire.
Sto cercando di liberarmi da questo lavoro, mi sono accorto che non mi piace, non il lavoro in se ma questo lavoro, questa gestione e questo cliente, non riesco a gestirlo come vorrei io.
Sebbene pare siano tutti soddisfatti del mio operato io non lo sono, non sono a mio agio. Sto male la sera, la mattina esco con l'angoscia, conto i giorni.
Aspetto una proposta da un'altra azienda, ogni giorno guardo il telefono e aspetto che squilli.
In tutto questo ho perso te, i tuoi pensieri, che giustamente si sono allontanati quando non ricevevano piu le risposte che meritavano, solo brevi messaggi, sorrisi ed emoticons.
Mi sono ammalato, ho passato 4 giorni a letto, perchè le troppe mezzanotti mi hanno sfiancato. Non per il numero di ore lavorate ma per come le lavoravo io, sempre in tensione sempre preoccupato di fare bene.
I ritorni , quei pochi, al mio vecchio luogo di lavoro per concludere un passaggio di consegne erano attimi di quiete, vie di fuga da quella lavatrice che non smette di girare.
Ho cercato supporto nei capi, mi incoraggiavano ad andare avanti, senza aiutarmi ad uscire da un ritmo che per quanto mi riguarda non è umano o non è semplicemente giusto.
Ho un segreto da dirti , personale.
...., mi vuole bene, un mese fa ricevette una telefonata un sabato pomeriggio, non rispose, mi raccontò che era uno stalker. Mi disse che è una cosa che si portava dietro da prima di noi.
Un pugno allo stomaco , la paura che l'incubo vissuto con Laura si riproponesse.
Mi sono insospettito, geloso, ma cauto come mia caratteristica.
Ho lasciato passare del tempo, un giorno lei è uscita e io rimasto in casa.
Ha lasciato il telefono non ho resistito.
Ho letto un po di messaggi tra lei e lo stalker, in realtà so di chi si tratta, un ex collega o meglio ex capo.
Da quanto ho capito non è mai successo niente tra di loro, lei effettivamente lo sta allontanando lo ha allontanato. Gli ha bloccato facebook whatsapp e lui ogni tanto ha queste ricadute e torna a cercarla.
Lui sposato con prole più grande anche di me.
Tra i tanti messaggi, rabbia di essere "stato usato" e poi il classico "comunque ti avrò sempre nel cuore" etc...
Sto costruendo qualcosa con lei, sto abbandonando la mia città e i miei riferimenti.
Credo fermamente che lei voglia costruire con me, e vedo che lei sta cercando di tenerlo a distanza, ma è proprio il termine "cercare" che non è un termine netto e deciso a spaventarmi.
Viviamo a distanza, e questo fomenta la paura e la gelosia repressa.
A volte non risponde al telefono, a volte capita anche a me, la controllo un po, o meglio controllo dove sia il suo telefono ogni tanto.
Spesso quando non risponde è con sua madre, sempre tracciando il telefono.
Boh ormai sono su questa giostra e devo convincermi che lei sta costruendo con me qualcosa, e che questi sono solo strascichi di qualcosa del passato.

Effettivamente lei non mi ha mai raccontato molto di se prima di me, o meglio dell'immediato prima di me.
Mi ha detto solo una volta qualcosa su di un uomo sposato che l'aveva fatta stare male, si era sentita stupida.
Della serie, amore amore amore ma non lascio mia moglie. (immagino fosse una cosa del genere ma non lo ha mai detto)

poi guardo me, in fondo come posso giudicare, io voglio e so di voler costruire con lei il mio futuro.
Eppure non sono illibato nemmeno io. Non faccio niente di male finchè lei non dovesse sapere.
E' questa la sottile linea, il sapere.

Volevo raccontarti questa cosa, volevo farti sentire che so di non essere stato giusto sparendo così, volevo farti sentire me ancora.

Con il cuore

 
 
 
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