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Fuori Fuoco

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Paolo Borsellino

Post n°34 pubblicato il 19 Luglio 2012 da Disperson

Paolo Borsellino prima che un magistato impareggiabile era un padre di famiglia, un marito, un figlio, una persona che ha sempre fatto il suo dovere con dedizione e tenacia, non ha mai chinato la testa, scosso e turbato per tutto ciò che ha vissuto sulla sua pelle nel periodo della lotta alla mafia, ma una delle sue celebri frasi fanno capire di che pasta era fatto "Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola".

Non sei morto Paolo, biologicamente purtroppo sì, ma vivrai per sempre come le tue idee nei cuori e nelle menti di tutte le persone che ti apprezzano, ammirano e ne seguono l'esempio, un esempio per garantire un futuro migliore, più giusto al nostro Paese, per impedire a quel cancro, a quella manica di codardi e vigliacchi mafiosi di attecchire, un cancro da estirpare.

57 giorni, sono il tempo intercorso tra l'attentato a Giovanni Falcone e quello di Paolo Borsellino, Giovanni oltre che amico e collega da una vita era lo scudo di Paolo, sentiva di essere ormai nel mirino, ma tanti momenti bui, angosciosi e inquietanti lo attendevano prima della strage, una verità emergeva man mano che scavava per indagare su chi ci fosse dietro questa strategia delle stragi; annotava tutti i suoi rilevamenti, le sue dedizioni e le piste sulla sua famosa agenda rossa, che era con lui anche in via d'Amelio quella domenica di 20 anni fa, dopo l'attentato c'è una foto di un agente che porta via questa agenda di cui "guarda caso" si sono perse le tracce; stava emergento una trattativa tra mafia ed elementi deviati dello stato (ma ad altissimo livello); qualcosa che crea ancora grossi problemi oggi, anche se di alcuni nomi coinvolti ormai sono morti.

La trattativa (testimone la moglie di Paolo a cui le aveva confidato l'esistenza in un modo angosciato) riguardava la legge del carcere duro da rendere più "morbida" perchè i boss criminali non volevano perdere beni sequestrati (parliamo di valori molto ingenti) e volevano essere meno isolati (in modo da poter gestire ancora le "loro imprese"), Borsellino ovviamente non avrebbe mai concesso nulla a quella feccia, ma le sue indagini scomode erano ostacolate e vedevano venire a galla i veri responsabili nello stato perchè dovevano impedire che si sapesse la verità, quindi il magistrato divenne ancora di più un bersaglio.

Per far capire bene il clima di ostilità verso di lui, il clima di omertà e abbandono che c'era oltre il suo fedelissimo pool di uomini antimafia, basta sapere che tutti erano al corrente che a Palermo fosse arrivato un carico di tritolo per ucciderlo, lui è stato uno degli ultimi a saperlo e nemmeno il suo capo (il procuratore Giammanco) glielo aveva comunicato perchè la prassi prevedeva che l'informativa andasse alla procura competente di Caltanisetta... è assurdo, crudele e da cinici bastardi lasciare un uomo solo così; mi dispiace enormemente e immagino come possa essersi sentito tradito e solo, proprio da chi doveva essere protetto ed aiutato, supportato, invece era sabotato e malvisto perchè scomodo.

I suoi ultimi giorni di vita furono ancora più opprimenti e devastanti, sebbene in famiglia cercasse di mascherare il tutto, ma alla moglie rivelava verità sconcertanti come l'enorme delusione e sconvolgimento per aver scoperto la collusione della mafia anche dentro l'Arma che riteneva intoccabile e inviolabile, un pezzo grosso dei Ros dei Carabinieri il generale Subranni è stato definito in dialetto da Borsellino alla moglie un "punciuto", un mafioso, ed era uno degli uomini responsabili della sua protezione, gestiva informazioni riservatissime. In un altro incontro di alti esponenti militari e politici da cui era ritornato sconvolto aveva riferito piangendo alla moglie di aver visto la mafia in faccia.

Altro brutto episodio riguarda un dedalo di persone che sono legate non si sa ancora bene a che livello e a che scopo: uno è Nicola Mancino di cui le cronache si stanno occupando anche in questi giorni per intercettazioni scomode, sembra stia nascondendo qualcosa; a quell'epoca era appena diventato ministro degli Interni (un ministero chiave); Mancino chiamò per un colloquio urgente Borsellino a Roma ma al Viminale trovò solo Vincenzo Parisi (capo della Polizia) e Bruno Contrada che era stato capo della mobile di Palermo era al momento ai vertici del Sisde, il nostro servizio segreto; peccato che Contrada accusato di doppiogioco con la mafia sia poi stato condannato 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa... non si sa cosa si siano detti allora e perchè Mancino non ci fosse (dovendo rendere atto di un altro incontro con Borsellino, Mancino non ricorda, perchè dico io, è facile dimenticarsi di uno come Borsellino no?!)

La domenica di 20 anni da Borsellino stava andando a trovare sua madre in Via D' Amelio, la sua scorta doveva fermarsi davanti al condominio, ma per questioni di sicurezza avevano richiesto al comune di vietare il parcheggio alle auto in quella zona quando arrivavano, per i motivi, i pericoli, che ora sappiamo, ma il comune ha negato il permesso, comune che ha visto come sindaco anni prima un tal Vito Ciancimino colluso con la mafia a tal punto da esser definito dallo storico pentito Buscetta organico nelle loro organizzazione e pedina di Provenzano e Riina; la moglie del defunto Ciancimino ha rivelato di presunti rapporti di Ciancimino con Berlusconi per la costruzione di Milano 2 e da tramite ci sarebbe stato Dell'Utri, altro parlamentare in odor di galera per mafia in questi ultimi giorni e possibile beneficiario di 11 milioni di Euro di surplus di vendita di una villa che ne valeva 10 ma è stata pagata 21 da Berlusconi... per quale motivo? A cosa servivano tutti quei soldi in più? Dell'Utri con una faccia tosta da schifar ogni buon cittadino afferma che <<ha molte spese, scialacqua molti soldi, ha debiti e quindi gli servono soldi che silvio gli ha "generosamente" donato... >> sì come no... ci credono tutti...

Nell'attentato a Paolo Borsellino morirono anche altri eroi, angeli custodi, poliziotti onesti pronti all'estremo sacrificio convinti di fare del bene e di fare il proprio lavoro con coraggio fino in fondo, erano consapevoli del rischio immane; i loro nomi sono: Agostino Catalano (caposcorta), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi (la prima donna poliziotto italiana morta in servizio); mi ricordo come se fosse ieri è stato scioccante e devastante, ero pervaso da tristezza, rabbia, amarezza e profondo dolore, ero appena adolescente ma mi dispiaceva così tanto non aver potuto far nulla per impedire quello scempio, non aver potuto far nulla per aiutarli; ma un modo per onorarli è quello di non dimenticarli mai e di non piegarsi mai alle ingiustizie, di lottare contro la mafie.

Il processo che ne seguì fu una farsa che vide il Sisde (Contrada) consegnare una pista fasulla al capo della polizia Parisi (i conti tornano? E' bello quando vedi andare le tessere del puzzle al suo posto...) incolpando diversi persone estranee e in particolare un delinquente di bassa lega come Scarantino di essere il responsabile della strage, ma non aveva i mezzi e la possibilità per farlo, un depistaggio di stato (o di elementi deviati dello Stato, ma di altissimo livello) che ha insospettito subito Ilda Boccassini mettendola sulla strada giusta, solo qualche anno fa un pentito di nome Spatuzza (autoaccusatosi della strage, il processo è in corso) fa emergere un altra verità e tira in ballo la trattativa Stato mafia, che ora è meno tabù, ma è pur sempre un macigno che speriamo caschi dalla parte giusta schiacciando i veri colpevoli.

Oggi il mio è solo uno dei tanti articoli, dei tanti che li ricordano, da domani di nuovo si spegneranno il grosso dei riflettori, ma io sarò sempre uno di quelli che non dimenticherà il Vostro sacrificio per Noi e ve ne sono grato e ve ne sarò grato per sempre, non vi dimentico, vi penso spesso, come uomini leali, onesti, coraggiosi e un simbolo della lotta all'illegalità, alla mafia.

Metto 2 video su tutti: una lettera di Agnese Borsellino la moglie di Paolo Borsellino e una intervista a lei che parla delle confindenze che ha avuto negli ultimi giorni di vita di suo marito.

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