Creato da Dauto il 24/08/2013

Four Wheels to Me

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Alfa Romeo storia e aneddoti di un marchio leggendario (parte 1 di 5)

Post n°5 pubblicato il 25 Agosto 2013 da Dauto

File:Romeo Logo.svg

Pronunciare le parole Alfa Romeo solitamente suscitano una scintilla luminosa e un mezzo sorriso negli occhi di un appassionato del mondo automobilistico o amante del made in Italy; il perchè ha radici lontane, che non sono state scalfite da un esistenza travagliata ma piena come poche case automobilistiche di successi sportivi eclatanti e auto stradali tanto belle da guidare che stampano un sorriso in faccia a chi ha la fortuna di possederle od usarle.

In mezzo a tutto questo possiamo mettere la passione, il nostro buon gusto e il genio italico sia nelle linee, nella meccanica e nelle soluzioni tecniche innovative, intraprendenza e il desiderio di costruire qualcosa meglio di altri.

La storia più antica (almeno fino al dopoguerra) dell'Alfa Romeo è poco conosciuta ormai, ma ha contribuito in modo determinante a forgiarne le caratteristiche ed a scrivere pagine di vittorie leggendarie; non si chiamava nemmeno Alfa Romeo quando è nata la casa, ma solo ALFA acronimo un pò banale di Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, ma il suo marchio grafico nasce già molto simile all'attuale e in pochi sanno cosa rappresenta, nascendo a Milano si cerca di metterne le nobili radici dei suoi simboli, il classico biscione (uno dei soprannomi delle Alfa) è un serpente biblico presente sui gonfaloni dei crociati milanesi, mentre la croce rossa in campo bianco risale a Giovanni da Rho, il marchio nasce quindi nel 1910 e insieme ad esso le sue prime vetture destinate in larga parte alle competizioni automobilistiche; si distunguono subito gli uomini che vi lavorano e che ne forgiano il carattere: il progettista Giuseppe Merosi sviluppa i primi motori la produzione è di piccola serie dato che la motorizzazione di massa da noi non arriverà che nel dopoguerra inoltrato (intorno agli anni '50) sono pochi i facoltosi che possono permettersi un auto; fioriscono in tutta Europa carrozzieri indipendenti che rivestono i telai e la meccanica di molte auto facendone dei pezzi unici su misura del cliente, celebre da questo punto di vista è l'Alfa Romeo 40-60 Aerodinamica detta anche Siluro Ricotti per via di una innovativa e sbalorditiva carrozzeria aerodinamica dalla forma a goccia, se il telaio di base appare in linea con i modelli del periodo, la carrozzeria ha quasi un aspetto di una carlinga d'aereo, ma se parliamo che è del 1914 e nessun aereo all'epoca aveva una linea così moderna la rende unica nel panorama mondiale capace di raggiungere il 140 chilometri orari, per un auto stradale di quell'epoca dove ben poche erano asfaltate era un risultato molto rilevante.

Il progettista Merosi sempre in quell'anno da vita ad un auto da gara con un motore incredibile per l'epoca se parliamo di caratteristiche tecniche e di tecnologia disponibile all'epoca, sembra attuale ad elencare quelle caratteristiche eppure ha quasi cento anni: motore con due alberi a camme in testa, quattro valvole per cilindro, doppia accensione (due candele per ogni cilindro). Peccato che iniziano a farsi sentire per l'Alfa problemi finanziari che la tormenteranno un pò per tutta la vita e che non la vedono gareggiare con quel modello, poi arriva anche la prima guerra mondiale e tutto si ferma, si converte la produzione alle commesse governative che richiedono per il conflitto, tuttavia non essendo sufficienti la società viene messa in vendita e rilevata da una banca, che l'affida all'ingegner Nicola Romeo industriale, vi dice niente il cognome? Si legherà al marchio diventando Alfa Romeo, le difficoltà finanziarie proseguono e viene rilevata nel 1932 dall'IRI (un insieme di imprese gestite dallo Stato). Negli anni 20 le Alfa vincono ovunque e diventano le regine delle competizioni guidate da italiani leggendari come Ascari e Campari. Nel frattempo "un certo" Enzo Ferrari conclusa la sua esperienza di pilota fonda l'omonima scuderia ma non produrrà auto col suo nome se non dopo la seconda guerra mondiale, si occupava di gestire le Alfa Romeo da corsa e i risultati continuarono ad arrivare, nel 1925 vince il primo campionato mondiale con la P2.

            

Corrono per l'Alfa Romeo anche Achille Varzi e l'inarrivabile Tazio Nuvolari, uno dei piloti migliori di tutti i tempi, forse il migliore, mai troppo celebrato ormai, ma all'epoca ci voleva gran coraggio per lanciarsi a bordo di quelle auto insicure in gare massacranti, erano auto con gomme sottili, senza cinture di sicurezza, bastava un piccolo incidente e se il serbatoio si bucava si incendiavano, non esistevano abiti ignifughi, il casco era di semplice cuoio, quindi inutile, eppure nonostante gli innumerevoli rischi, vittorie e pericoli è stato uno dei pochi a morire nel suo letto e non i gara.

Leggendarie le sue imprese e la sua caparbietà di piccolo uomo tutto d'un fascio di nervi: in una delle sue ultime gare Enzo Ferrari viene battuto da uno scatenato Nuvolari che guidava una vettura meno potente e persino con un acceleratore che si era rotto alla partenza, come fece a supplire alla rottura? Sostituisce l'acceleratore con la cinghia dei pantaloni di un suo meccanico! Enzo Ferrari gli fece da copilota e alla prima curva sentendolo sbandare pensava che avesse perso il controllo mentre invece usciva ancora più veloce da quelle strade sterrate, aveva inventato (secondo molti) la derapata o "sbandata controllata" per sfruttare al massimo l'auto in quelle condizioni di fondo.

In un altra gara arrivò al traguardo (non con un Alfa in queso caso) vincendo senza volante per un incidente a pochi chilometri dal traguardo, riuscì ad arrivare al traguardo stringendo al posto dello sterzo una chiave inglese con cui sterzava! Altro episodio da ricordare è avvenuto alla Mille Miglia, la gara più bella del mondo, quando superò Varzi di sorpresa ed andò a vincere la gara, come fece? Era notte e arrivando da dietro spense i fari... ce ne sarebbero altri di episodi da raccontare, ma ne cito un ultimo per tutto quello che simboleggia: nel 1935 in pieno nazismo al gran premi di Germania su una delle piste più difficili: il Nurburing, il grande "Nivola" o "Mantovano Volante" con la sua Alfa Romeo parte nettamente svantaggiato perchè deve scontrarsi con le nuove auto tedesche Mercedes e Auto Union che sulla carta sono stra-favorite, inutile dire che i tedeschi e nazisti hanno avuto un travaso di bile, le han prese in casa loro, Nuvolari aveva pensino accumulato un ritardo notevole nell'ultimo giro (una trentina di secondi su un circuito da oltre 20 chilometri) ma una furiosa rimonta portò Tazio a vincere ed a salire sul gradino più alto del podio!

Credo che nemmeno il più fervido sceneggiatore potrebbe mai scrivere e inventarsi nulla di più incredibile nel campo automobilistico, peccato che essendo passati tanti anni e non avendo i media di ora la sua figura si sia un pò dimenticata, ma già ora potete capire il perchè di quella luce negli occhi a parlare di Alfa Romeo, perchè pur se solo "auto" questi mezzi sono diventati pezzi di storia della nostra nazione, così come i loro geniali progettisti ed i loro inimitabili piloti, orgoglio della nostra nazione ed io li ammiro per questo.

Pensare che non volevo parlare molto del primo periodo storico, ma poi mi ritrovo a voler dare il giusto riconoscimento e ringraziamento (per quanto possibile) a chi ha permesso tutto ciò.

Enzo Ferrari in persona sceglie nella gestione della squadra corse un ingegnere motorista il cui nome si legherà in modo indelebile alla storia del marchio: Vittorio Jano progettista di motori eccellenti a 6 - 8 e 12 cilindri.

Sulle piste l'Alfa diventa ben presto l'auto da battere ed i modelli storici sono tanti, tra i più famosi l'Alfa P2, l'Alfa Romeo 6C (due anni di vittorie ininterrotte), l'Alfa Romeo 8c (nel 1936 alla Mille Miglia tre di queste Alfa ai primi 3 posti con distacchi abissali sugli avversari), questo marchio si fa conoscere, apprezzare ed ammirare in tutto il mondo, diventa sinonimo di sportività e di grandi innovazioni e scelte tecniche ai vertici delle categorie ma anche di auto molto belle ed eleganti esteticamente, famosa la frase di un "tale" Henry Ford (fondatore della Ford): "tutte le volte che vedo passare un Alfa Romeo mi tolgo il cappello" questo era in segno di rispetto verso questa piccola industria concorrente era un gran bel riconoscimento che si sente molto raramente per ovvie ragioni commerciali; perchè nonostante la mancanza di capitali e nonostante l'indebitamente perenne questa industria si arrabbattava sempre e tirava fuori dal "cilindro" (e in questo caso più che mai cilindro) il classico coniglio in grado di stupire tutti. Se dal lato sportivo l'Alfa Romeo primeggiava dal lato industriale era ancora indietro e con i conti sempre in rosso, non era certo il posto in cui ci si aspetterebbero tutti questi risultati sportivi eccellenti, invece sembra che il detto in cui noi italiani esprimiamo il meglio nei periodi peggiori sembra calzarle a pennello. L'Alfa Romeo ha avuto uno dei suoi periodi migliori a cavallo della seconda guerra mondiale, vincevano ovunque e gli avversari potevano poco, dopo la guerra è ripartita insieme alla la ricostruzione della nostra nazione ridotta in miseria e anche in questo caso con pochi mezzi, poche risorse i grandi tecnici dell'Alfa Romeo, con i loro celebri collaudatori e meccanici creavano nuove auto capaci di vincere contro avversari ancora più agguerriti e forti finanziariamente.

In un epoca in cui tutte le auto avevano i parafanghi separati dalla carrozzeria i carrozzieri italiani rivoluzionarono tutto unendo i parafanghi all'abitacolo con una nuova linea filante e moderna copiata poi da tutti come sistema; è ricordata per questo la famosa Cisitalia 202 marchio scomparso ma che è stata esposta al MOMA di New York come scultura per aver ridefinito i canoni estetici del design automobilistico nel 1947, tuttavia ci arrivò prima l'Alfa Romeo con la Tipo 256 ad opera della Carrozzeria Touring nel 1939/1940 era una filante carrozzeria denominata poi barchetta, questa auto era talmente poliedrica che veniva acquistata sia per gareggiare, per esibirsi nei concorsi d'eleganza dedicati alle auto ed era anche adatta all'uso quotidiano, ma la produzione era sempre artigianale e ridottissima, in questo caso solo 8 esemplari!

Come curiosità segnalo anche che durante la seconda guerra mondiale per esigenze belliche venne messa a punto la 6C Coloniale in una versione adatta ad un uso gravoso a quattro ruote motrici, sarebbe stata un mezzo molto innovativo visto che anche la Jeep produceva solo da qualche anno la prima mitica 4x4 Willys, ma il precipitare degli eventi non consentì mai l'impiego del mezzo.

Nasce negli anni '50 il campionato mondiale Formula 1 massima espressione tecnica dell'automobilismo e l'Alfa Romeo non si fa trovare impreparata, con i modelli 158 e 159 vince campionati mondiali, Enzo Ferrari fonda l'azienda omonima e rileva la squadra corse Lancia e vince il suo primo campionato mondiale dando inizio a duelli fra costruttori che hanno reso famosa la competizione. Competizioni in cui partecipavano tante piccole realtà ma anche industrie automobilistiche, piloti professionisti e gentleman driver, che con coraggio affrontavano gare senza sicurezze, ci sono stati moltissimi incidente e molti morti, anche tra gli spettatori tutto questo ha portato negli anni al miglioramento netto della sicurezza in cui vantaggio è stato anche che la ricerca non era solo volta al miglioramento delle prestazioni, ma anche alla sicurezza e tante di queste migliorie sono passate poi sulle auto di tutti i giorni.

Negli anni '50 l'Alfa Romeo diventa una realtà industriale importante e grazie alla produzione in catena di montaggio in grande serie può fabbricare molte più auto, il successo sempre legato a prestazioni di primordine, tecnica all'avanguardia, grande piacere di guida e linee sportive non manca e i modelli come l'Alfa 1900, la Giulietta, Giulietta Spider e Sprint, la Giulia diventano un simbolo del boom economico e del desiderio di benessere e rinascita. L'Alfa Romeo 1900 vantava un motore bialbero, solo la Jaguar aveva questa stessa caratteristica di pregio ed è la prima Alfa Romeo con la carrozzeria portante (la prima al mondo è stata la Lancia che ha inventato il sistema), mentre con la Giulietta al bialbero si è aggiunto il motore interamente in alluminio e quindi più leggero, nascono tante nuove realtà industriali italiane che diventeranno famose in tutto il mondo (come Brembo per i freni) dedicate a fornire pezzi meccanici di pregio per queste auto e la continua ricerca e sviluppo è un ottimo investimento che genera sempre ritorno economico e prestigio, una percentuale che attualmente l'Italia ha purtroppo un pò ridimensionato rispetto alla media delle altre nazioni.

La famiglia di auto Giulietta è stata un grande successo sia commerciale che sportivo ed ha portato l'Alfa Romeo ai vertici del settore in Europa, la Giulietta tra le auto da turismo vinceva ovunque nel mondo e solo lei batteva auto sulla carta ancora più forti come le Porsche 356; è stata anche una delle prime auto ad essere progettata per resistere meglio agli incidenti con le prove dei crash test e rinforzi strutturali adatti ad assorbire gli urti, niente di paragonabile alle auto moderne, ma allora era una novità degna di nota ed anche l'attenzione alla sicurezza del consumatore era una buona pubblicità. Lo stabilimento del Portello è ormai troppo piccolo e viene costruito un nuovo stabilimento molto più grosso e moderno ad Arese appena fuori Milano, un altro simbolo dell'Alfa che nasce e lascerà un segno nella sua storia.

               

Per avere un idea del prodotto "Giulietta" basti pensare che nonostante un prezzo alto la Giulietta Sprint durante la presentazione al pubblico al salone di Torino riceve ben 700 ordini di acquisto e l'iconica Giuletta Spider ottiene un enorme successo negli USA tanto che tutta la prima parte della produzione viene mandata oltreoceano e in 3 anni ne vengono costruite 8000.

L'Alfa Romeo dopo due titoli mondiali di Formula 1 si ritira dal campionato ma nel 1963 nasce una nuova struttura indipendente che presto diventa un nuovo riferimento per le Alfa da gara: l'Autodelta fondata dagli ingegneri Carlo Chiti e Ludovico Chizzola a Udine che creano auto rivoluzionarie diventate leggendarie, le celebri TZ, TZ2 e la 33 Stradale.

E' Il periodo anche di prototipi da salone o piccole serie che sbalordiscono tutti, come la 1900 Disco Volante in versione Spider o Coupè, del 1952/53 che anticipano il grande successo delle Jaguar E-Type che sicuramente si sono pesantemente ispirate a queste linee avveneristiche che sembrano scolpite dal vento, Disco Volante era un nome non scelto a caso visto che la sua carrozzeria sembrava quella di un UFO ma era comunque molto elegante e filante, è stata appena ripresentata in una nuova versione attuale creata dalla carrozzeria Touring sacrificando (e per me è un sacrilegio) quel capolavoro assoluto della 8C Competizione auto su cui ritornerò più avanti.

        

L'Autodelta in collaborazione con Alfa Romeo e con lo stile disegnato da Zagato (altro celebre carrozziere situato vicino ad Arese, a Mazzo di Rho ) crea la prima TZ dove questa sigla sta per Tubolare Zagato, vanta una notevole leggerezza e caratteristiche tecniche notevoli come sospensioni indipendenti, cerchi in magnesio e freni a disco sulle 4 ruote; per rientrare nel regolamento alle competizioni a cui doveva partecipare era dotata di un motore piccolo ma elaborato per le competizioni (un 1600 da 160 cavalli che oggi sarebbe considerato alla portata di molti allora era una potenza notevole)è comprensibile come sia diventata un ottima auto da gara, l'aerodinamica non era ancora studiata con tecniche avanzate, ma semplici soluzioni come la coda tronca garantiva una velocità massima maggiore.

          

Ancora più bella, filante, potente, veloce e vincente è la TZ2 che pesava ancora meno, si passava dai 660 chili ai 620 chili, una frase famosa del fondatore della Lotus (Colin Chapman) spiega bene il concetto "Con un auto potente vai forte in rettilineo, con un auto leggera vai forte dappertutto".

  

 
 
 

Alfa Romeo (parte 2)

Post n°4 pubblicato il 25 Agosto 2013 da Dauto

L'Alfa Romeo 33 Stradale può essere considerata come una delle migliori auto di tutti i tempi, ovviamente se si intende per lo scopo per cui è nata: gareggiare e proporre soluzioni tecniche innovative. E' la progenitrice di una serie di vetture da competizione nella categoria sport-prototipo per via delle caratteristiche estreme che la contraddistinguevano e che la rendevano un ottima base da cui sviluppare auto competitive.

        

E' nata prima di un altra leggenda dell'automobilismo la Ford GT40 che a mio avviso è esteticamente invecchiata meglio, ma la 33 Stradale essendo nata prima vanta caratteristiche notevoli: la prima è scenografica più che funzionale ma è la prima auto ad avere l'apertura delle portiere in verticale, ora si definisce apertura tipo Lamborghini perchè molte sue auto montano questo tipo di apertura, ma molti pensano erroneamente che sia stata la Lamborghini ad idearle. Anzi addirittura è stato lo stesso Marcello Gandini che ha disegnato per Bertone la Lamborghini Countach a riprendere prima la soluzione delle portiere che si aprono verso l'alto con lo splendido prototipo dell'Alfa Romeo Carabo, era basato sulla meccanica della 33 Stradale ma aveva le linee tese e spigolose che espoderanno poi nei due decenni successivi.

Era un auto piccola e di potrebbe dire aderente al pilota per poter essere più leggera ed aerodinamica possibile; anche il motore era piccolo ma era un capolavoro: un 2000 a 8 cilindri progettato dall'ultimo grande ingegnere motorista dell'Alfa Romeo, si chiamava Giuseppe Busso e firmerà pezzi di storia con motori osannati in tutto il mondo. Questo motore aspirato sviluppava una potenza di 270 cavalli ottenuti ad un regime di 9600 giri/minuto, un valore incredibile all'epoca (nessun motore ci arrivava) che ancora oggi è notevole nonostante i progressi nei materiali e nonostante l'elettronica che gestisce molti più parametri con precisione (quel capolavoro della Ferrari 458 arriva a 9000 giri), era un motore costruito con alluminio e magnesio, anche il telaio aveva elementi con questi nobili metalli, il tutto in un peso di 700 chili. Le prestazioni erano fenomenali per un motore tanto piccolo: 260 km/h e 0-100 km/h in poco più di 5 secondi.

        

La famiglia di modelli 33 per le competizioni hanno vinto molto in gara ma hanno anche sofferto molto la potenza molto maggiore di rivali come Ford con la GT40 (più pesante ma con un motore grande più del doppio di cilindrata...), Ferrari con la 330 P, la 512 e la Porsche.

Tutti questi sforzi verranno ripagati da versioni aggiornate della 33 da competizione e si tradurranno in un esaltante 1977 dove l'Alfa Romeo domina il campionato mondiale sport prototipi e conquista il mondiale vincendo tutte le gare del campionato con la 33 SC 12 che montava un 12 cilindri 3000 da oltre 500 cavalli.

Sempre tornando in tema di prototipi innovativi e che hanno lasciato un segno non si possono non nominare i famosi prototipi BAT, tre in tutto, la BAT 5, la BAT 7 e la BAT 9, a vederle così sembrano in effetti delle Bat-mobili uscite dal fumetto di Batman, risalgono agli anni '53 '54 e '55 ma non erano queste le intenzioni di Bertone storica carrozzeria nel ralizzarle, anche il nome che poteva richiamare l'uomopipistrello era un acronimo (Berlinetta Aerodinamica Tecnica) , quelle pinne e quelle linee affusolate servivano a migliorare l'aerodinamica, rendendo l'auto più filante nell'aria si poteva farla andare più veloce e consumando meno, il coefficiente di resistenza aerodinamica si abbrevia con una sigla semplice il famoso "CX", più è basso il valore e migliore è la penetrazione del veicolo nella fluidodinamica dell'aria, un cx buono nelle auto odierne è inferiore allo 0,30 e solo auto curate in questo senso ci arrivano, la BAT 5 arrivava a o,23 mentre la BAT 7 arrivava ad un ottimo 0,19 il tutto studiato in anni in cui non si poteva contare sui calcoli permessi attualmente in ambito elettronico, era fatto tutto sperimentalmente nelle gallerie del vento e con calcoli manuali matematici. La BAT 5 e la BAT 7 fecero scalpore per il loro stile e furono molto ammirate finendo con influenzare altre auto, la BAT 9 invece era meno prototipo e più auto stradale nel caso si decidesse di metterla in produzione.

Gli anni '60 sono uno dei periodi più floridi e riusciti per l'Alfa Romeo, diventata un industria di riferimento a livello mondiale non solo per le auto da corsa ma anche per le doti sportività che mettte sulle sue auto di serie, oltre che per una serie di modelli riuscitissimi. Uno degli artefici di questo successo è stato Giuseppe Luraghi diventato presidente dell'Alfa Romeo nell'orbita sempre del gruppo IRI (Stato); ci sono varie discussioni in merito, alcune fonti dicono che l'Alfa Romeo nonostante tutti questi successi ed auto strepitose sia sempre stata con i conti in rosso e altre che dicono che solo in questo periodo l'Alfa ha avuto i conti in ordine grazie a Luraghi, non so quale delle due sia giusta ma so che è sicuramente quasi sempre con i conti in rosso. Sempre in questi anni di boom economico ci sono state anche scelte che hanno portato ad un abbassamento della qualità come l'apertura dello stabilimento di Pomigliano D'Arco dove le maestranze sentendosi garantite dallo Stato facevano in bello e cattivo tempo in azienda e se si unisce questo a risparmi non sempre efficienti sulla componentistica ha fatto poi abbassare la qualità e l'affidabilità degli interni e della carrozzeria (ruggine), mentre la meccanica e la tenuta di strada erano sempre al top.

Altro grosso danno è stata l'ingerenza politica sulla gestione dell'Alfa Romeo (ma anche della Fiat), da una parte veniva giustamente incentivata l'apertura di stabilimenti nel mezzogiorno con il buon proposito di portare economia in posti con poco lavoro, dall'altro c'era la convenienza di certi politici nel portare tutto questo dove avevano maggiori voti per garantirsi futuro politico, De Mita (uno che di danni ne ha fatti tantissimi, sempre nel mondo automobilistico negli anni '80 ha provato a far aprire una fabbrica di fuoristrada 4x4 fatti male e cari) in questo caso voleva far aprire una fabbrica in Irpinia dove aveva tutto l'interesse e il bacino di voti, ma Luraghi non accettò e se ne andò dall'incarico dopo un decennio di grandi risultati... un manager capace che se ne va e un politico incapace che resta... troppe volte in Italia si è visto questo.

In questi anni nasce un altra Alfa famosa: la Giulia, che a me in verità non è mai piaciuta tantissimo, ma se la paragoniamo alle altre sue auto concorrenti del periodo ha sicuramente una linea unica ed avveneristica con quella sua coda tronca; il cx era di 0,34, un valore di tutto rispetto e migliore della maggior parte delle auto in commercio.

Grazie a questo, a sospensioni ingegnose, ai freni a disco su 4 ruote che erano una rarità anche su auto molto più costose (i primi modelli con freni a tamburo erano scarsi in frenata), al motore bialbero Alfa Romeo, alla sicurezza attiva, questa auto diventa il punto di riferimento del settore, per i clienti dal piglio sportivo, per le forze di polizia e di conseguenza anche per i banditi...

Come per la Giulietta, anche la familia Giulia si allarga in varie declinazioni con la sempre bella Spider e la leggendaria coupè che ha vinto di tutto nelle gare, bestia nera per gli avversari: la Giulia Sprint GT,mentre la variante per le gare era la versione GTA (Gran Turismo Alleggerita), sigla diventata di culto per il marchio, l'auto in questa versione aveva una carrozzeria in lega leggera per contenere il peso, il motore come sempre era all'avanguardia con doppia accensione, particolari in magnesio, la versione stradale arrivava a 115 cavalli, mentre quella agonistica arrivava a 170, potenze solo discrete oggi, ma unite alla compattezza dell'auto e alla sua leggerezza la facevano andare forte ovunque, rendendola una berlina che ha vinto molti titoli della categoria in cui partecipava lasciando le briciole agli avversari.

Nel 1966 nasce un nuovo simbolo per l'Alfa Romeo destinata a rimanere in produzione per quasi 30 anni fino al 1995 (in vari aggiornamenti): l'Alfa Romeo Spider Duetto, Pininfarina disegna una linea inconfondibile e nella prima serie con quella coda particolare viende definita ad "osso di seppia" e diventa un nuovo successo mondiale, soprattutto negli Stati Uniti dove diventa famosa nel film "Il Laureato" dove diventa un simbolo di emancipazione e di libertà per un giovane studente. Ne verranno prodotte 124.000 esemplari.

         

Stilisticamente gli anni '70 sono stati a mio parere anni non molto convincenti per molte auto, sono nate icone in quel periodo ma con la diffusione della plastica e delle economie di scala sono nate anche auto meno riuscite, anche Alfa Romeo, come con l'Alfasud prodotta a Pomigliano, un auto piccola per cercare di fare volumi maggiori e maggiori ricavi, ma non è stato il modello più riuscito. Gli anni '70 sono stati anni di grandi cambiamenti, di crisi e di scontri sociali, la concorrenza nel settore auto era sempre maggiore ed entrano in gioco le prime norme anti inquinamento e si deve iniziare a pensare nel progettare un auto anche a questo importante tema, gli investimenti continui nella ricerca, nella meccanica e nell'elettronica hanno portato l'auto a migliorare molto sotto questo punto di vista.

L'Alfa Romeo ritorna in Formula 1 negli anni '70 ma si è aperto un nuovo mondo dove lo sport avvincente, romantico e a volte un pò improvvisato si sta trasformando in un industria che muove molti soldi e sponsor dove i costi per emergere e vincere si rivelano altissimi, l'Alfa Romeo non riesce nell'impresa di vincere di nuovo un campionato mondiale e nei primi anni '80 di ritirerà di nuovo dalla Formula 1 dedicandosi con successo ad altre competizioni.

Viene messa in produzione nel 1971 dopo averla ammirata come prototipo 4 anni prima una bella e sfortunata auto: l'Alfa Montreal, sfortunata perchè è un auto sportiva, costosa nata nel perido dell'austerity quando c'è stata la peggiore crisi petrolifera della storia e questo non ha certamente invogliato le vendite. Un peccato perchè ne furono prodotti meno di 4000 esemplari in 6 anni, aveva una linea moderna che ricordava un pò la Lamborghini Miura nel parte posteriore, l'anteriore aveva la particolarità di una presa d'aria NACA (tutte le prese d'aria con quella forma si definiscono così) sul cofano e dei listelli orizzontali che coprivano metà fari anteriori quasi come se fossero una persiana/veneziana, il motore a 8 cilindri era quello della leggendaria 33 Stradale ed era in questo caso di 2.600 di cilindrata per 200 cavalli di potenza.

      

Nasce nel 1972 il modello destinato a prendere il posto della Giulia: L'Alfetta, sarà la prima auto italiana dotata di motore turbodiesel, ma era anche molto raffinata a livello meccanico: il motore bialbero aveva il carburatore a doppio corpo (che contribuiva al suono tipico dei motori Alfa), la trazione era posteriore e per una migliore ripartizione dei pesi il cambio era montato sull'asse posteriore (il famoso schema transaxle), i freni a disco erano posizionati non all'interno delle ruote posteriori ma all'uscita dei differenziali per ridurre le masse non sospese e di conseguenza migliorare le risposte dinamiche dell'auto.

Derivata dall'Alfetta nel 1974 nasce una nuova coupè più a buon mercato rispetto alla Montreal ma sempre degna del marchio: è la Alfetta GT che diventerà nelle ultime versioni GTV, disegnata da Giuguaro, vanta anche lei una primizia in Italia nel motore: sarà la prima auto turbo a benzina italiana di serie, messa a punto dal reparto corse Alfa Romeo; il turbo sarà uno dei simboli motoristici degli anni '80, divenne quasi un ossessione o un ostentazione per i vantaggi che portava nelle prestazioni. L'Alfa GTV ha gareggiato anche nei rally, dove la presenza di Alfa Romeo non è mai stata molto spinta, ma ha vinto nella sua categoria il campionato mondiale del 1975.

Ultima auto degli anni '70 per l'Alfa è stata la sostituta dell'Alfetta: la Giulietta con quella sua caratteristica coda con la pinna, non mi ha mai fatto impazzire esteticamente, ma in strada era sempre molto performante, vince il titolo di auto dell'anno nel 1978.

Arrivano gli anni '80 per cercare di migliorare i conti in rosso nonostante i buoni risultati delle vendite si tenta di allearsi nel produrre un auto con un altro costruttore affidabile, in quegli anni i giapponesi diventano il metro di paragone nella produzione industriale efficiente e nella rigorosa qualità; peccato che sono totalmente incapaci di disegnare auto belle (il 99,9% delle loro auto a me non è mai mai piaciuto) e viene fatta disegnare a loro un Alfa e diventa probabilmente la peggiore più dileggiata Alfa della storia: l'Arna, sulla carta un auto economica, affidabile e Alfa Romeo, nella pratica brutta, insignificante e semplicemente un auto anonima basata su una Nissan.

Viene sostituita l'Alfasud con una più moderna e convincente auto: l'Alfa Romeo 33 che riprende un pò impropriamente il nome dalla celebre antenata anche se non ha nulla in comune con essa. Nonostante le dimensioni compatte, la trazione anteriore e la sua economicità (d'acquisto, non nei consumi, visto che è sempre stato bello tirare la sua meccanica con una guida allegra...) la 33 è un auto brillante e agile, in alcune versioni monta un piccolo motore con una caratteristica particolare che viene usata da pochi altri costruttori al mondo: la disposizione dei cilindri contrapposti detta anche "boxer" i cilindri non sono quindi in linea e non formano nemmeno la V in incrocio nella loro corsa, ma sono contrapposti a 180° a due a due in orizzontale, soluzione che permette di abbassare il baricentro e di migliorare la guidabilità. Viene sviluppata anche nella bella e indovinata versione station wagon chiamata però dall'Alfa SportWagon , categoria che inizia ad avere molto successo per la praticità di carico e viene anche realizzata una versione 4x4, avrà un restyling che ne migliorerà l'aspetto esteriore ed interiore insieme a nuove dotazioni e motori e verrà prodotta fino al 1994 per ben 11 anni, è stata la seconda Alfa più prodotta di sempre con oltre un milione di esemplari (la prima è l'Alfasud... e non è che me lo spieghi molto...) ed ha contribuito a far conoscere ancora di più il marchio; celebre il suono del suo motore.

I soldi da investire però continuavano a scarseggiare e per sostituire la Giulietta si è cercato di mantenere quanto più possibile di buono e costoso ci fosse, quindi il telaio, l'intelaiatura delle porte e le soluzioni meccaniche (molto costose da risviluppare, in genere tutti i costruttori sfruttano questo principio in toto o meno) vengono tenute anche per il modello successivo l'Alfa Romeo 75, l'ultima Alfa Romeo di grande serie a trazione posteriore e motore longitudinale, per questa sua caratteristica di spicco vista con nostalgia dagli appassionati del marchio un pò ciecamente la definirono l'ultima vera Alfa, ma non è così, altre Alfa Romeo ben degne di portare questo nome sono arrivate in seguito, ma le alterne fortune del marchio e qualche scelta sbagliata hanno sempre reso la sua vita travagliata pur se piena di allori.

Monterà svariati motori bialbero a benzina a diesel, ma il suo motore di punta resterà il leggendario V6 "Busso", dall'ingegnere che l'ha sviluppato di 3.000 cc e anche una versione turbo benzina di 1800 cc, dotata di prestazioni al vertice della categoria. La serie limitata Turbo Evoluzione è stata creata per far omologare la versione da competizione, in un numero di 500 esemplari, molto appariscente anche se piuttosto pacchiana (ma siamo negli anni '80).

L'Alfa Romeo fortemente indebitata passa nel 1986 al gruppo Fiat, ci sono state molte discussioni in merito all'opportunità in merito, visto che la Fiat diventa monopolista dei marchi italiani, ma la vita commerciale del marchio non è mai stata semplice nonostante l'immensa e meritata fama e aldilà di molte scelte sbagliate fatte prima e dopo l'arrivo di Fiat, questo glorioso marchio riesce sempre a tenere vive le emozioni che sa donare con le sue caratteristiche peculiari che si apprezzano in ogni suo modello.

Il 1987 vede nascere sotto il gruppo Fiat una delle Alfa Romeo più apprezzate di questi ultimi 30 anni, pur se a trazione anteriore o integrale ha saputo convincere molti acquirenti delle sue qualità stradali ed emozionali, parlo della bellissima Alfa Romeo 164, prima grande berlina, o ammiraglia della casa in tempi recenti; basata sul pianale delle contemporanee e riuscite Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000 ha una linea inconfondibile che si discosta da tutte le altre, è disegnata in collaborazione con uno dei maestri del design: Pininfarina.

      

Ha una linea ancora pulita,moderna ed attuale a 26 anni dalla sua nascita, al momento della sua uscita fece veramente colpo. E' stata esportata anche negli Stati Uniti per cercare di riaprire quel florido mercato con il nome di 164 Turbo America insieme alla 75 Milano, ma problemi che di affidabilità elettronica che hanno afflito molte auto hanno creato una pubblicità negativa fino ad abbandonare quel mercato qualche annon dopo.

La 164 però si riscattava alla grande una volta in movimento, tra la strada, dove poteva sfoggiare un invidiabile soupplesse di marcia, far risaltare le sue doti di stradista con ottime prestazioni, in particolare ricordiamo un fantastico motore in alluminio (eletto poi motore dell'anno) 2.000 V6 Turbo derivato dal Busso che spingeva l'auto oltre i 240 km/h, un valore ottimo e grazie al turbo era anche dotato di notevole coppia (30 Kgm) per prestazioni molto sportive in accellerazione (quando entrava a regime il turbo) e ripresa, le rivali per avere prestazioni simili dovevano montare motori molto più grossi e ancora in certe prestazioni non riuscivano a battere l'Alfa. La versione 4x4 denominata Q4 era destinata al solo motore 3.000 V6 da 230cv Busso e anch'essa garantiva ottime prestazioni e maggiore padronanza del mezzo in condizioni stradali difficili grazie alla trazione integrale, che permetteva anche una più ottima trazione, la velocità massima anche per questo modello superava i 240 Km/h.

C'è stato poi un riuscito restyling nel 1992 dove ha preso la denominazione Super e ha avuto miglioramenti estetici (paraurti in tinta con cromature, fari più piccoli anteriori, migliori finiture all'interno e modifiche interne).

 
 
 

Alfa Romeo (parte 3)

Post n°3 pubblicato il 25 Agosto 2013 da Dauto

Un auto poco conosciuta è l'Alfa 164 Pro Car, che avrebbe dovuto correre in un campionato prototipi è nata solo come esemplare unico ed è un peccato perchè era una auto da pista estrema ed aveva una tecnologia al massimo livello, gestita da centraline elettroniche e dotata di sospensioni a triangoli sovrapposti da gara di tipo Push Rod (come nelle Formula 1 moderne o nelle supersportive) monta anche un motore di derivazione Formula 1 un 10 cilindri aspirato da 3.500 cc capace di sviluppare ben 640 cavalli, che devono spostare una massa molto minore visto che l'auto è in pratica fatta di leggere e resistenti fibre composite come Kevlar e fibra di carbonio, ne derivano prestazioni incredibili con una velocità massima di 340Km/h e percorre i 400 metri in 9,7 secondi. Un vero peccato che questa meraviglia non abbia mai corso e tantomeno vinto visto il potenziale, un occasione persa per il reparto corse.

Ancora meno conosciuta e altrettanto sfortunata è stata l'Alfa Romeo Sport Prototipo, un auto che trovo ancora bellissima e moderna, un auto da competizione destinata a correre nel leggendario e durissimo campionato mondiale sport prototipo; questo campionato tra gli anni '80 e primissimi '90 è stato per grado di evoluzione tecnologica e prestazioni solo un filo dietro alla Formula 1 e garantiva grandi ritorni di immagine, le regole permettevano grandi potenze e molte sperimentazioni, cosa in abbiamo sempre saputo eccellere, ma purtroppo questo campionato è stato poi eliminato perchè ritenuto troppo pericolo e costoso, quest'Alfa quindi anche per problemi economici della Fiat non prese mai parte a gare, ma aveva in sè un notevole poteziale da sviluppare.

  

Il motore era lo stesso di derivazione F1 della 164 Pro Car,la potenza solo leggermente inferiore, perchè questi motori erano destinati a gare di durata e quindi dovevano garantire le prestazioni e la funzionalità anche per ben 24 ore filate durante le più importanti gare come la 24 ore di Le Mans, in seguito venne montato anche il motore Ferrari da F1 a 12 cilindri sempre di 3.500 cc, il tutto unito alla ricerca delle massime prestazioni con un grande studio aerodinamico (ha una linea molto filante adatta alla categoria sport prototipi), soluzioni tecniche di prim'ordine ancora oggi: carrozzeria e pianale in compositi, sospensioni push rod e degli efficacissimi freni in carbonio, soluzione che era appena arrivata in Formula 1.

Il vantaggio di questo tipo di freni è che riducono le masse non sospese all'interno delle ruote (meno peso = più prestazioni e miglior controllo, minor affaticamento meccanico) e permettono l'uso esasperato della frenata senza deformazioni e senza consumare il disco, non risente del fading in frenata, anzi più sono caldi meglio funzionano (il contrario di quelli normali in metallo), è usato oggi su pochissime supercar in quanto produrre questo tipo di freni è un processo lungo e costoso, 4 freni a disco (senza pinze) possono costare anche 20.000 Euro, ma l'altro vantaggio su auto stradali è che durano (non le pastiglie però) tutta la vita dell'auto tanto sono resistenti.

Tornando alle vetture stradali gli inizi degli anni '90 è stata criticata da molti la gestione Fiat, anche se ha saputo fare buone auto o ottime auto e di tornare a vincere in competizioni sportive; ma l'Alfa Romeo si conferma sempre travagliata anche se tanti sono sempre incantati da ciò che trasmette anche quando non sembra al meglio.

Un auto molto particolare, dal desing che definirei brutale per l'essere strana, grezza e cattiva, è stata la sportiva SZ disegnata e costruita da Zagato vicino ad Arese (Mulazzano di Rho), basata sul pianale ed il motore 3.000 dell'Alfa 75 garantiva ottime prestazioni (245 Km/h) con la carrozzeria leggera in vetroresina e con particolari in carbonio; ne sono stati costruiti 1000 esemplari; più rara in circa 350 esemplari è stata la versione spider RZ esteticamente più piacevole alla vista, ma senza mezze misure, o piace o non piace, molto originale comunque e oggi ricercate dai collezionisti.

      

La sostituta dell'Alfa 75, ultima Alfa di grande produzione a trazione posteriore è l'Alfa 155 costruita sull'ottimo ed in anticipo sui tempi (verrà poi copiata da tutti questa tecnica) del pianale modulare "tipo" che ha dato origine a moltissime auto del gruppo Fiat (Tipo, Tempra, Coupè, Bravo, Brava, Marea) Lancia (Dedra, Delta II) Alfa Romeo (155, GTV Spider, 145, 147, 147, 156, GT).

Permetteva grandi risparmi industriali ma non sempre certe scelte stilistiche hanno convinto, l'Alfa 155 ha diviso le opinioni, non era brutta, ma nemmeno così bella, molto comoda, abitabile (grande spazio), grazie alla coda alta un bagagliaio capiente e la solita proverbiale guidabilità Alfa Romeo a mettere una pezza sulla trazione anteriore ( 4x4 in alcune versioni), la solita affidabilità elettronica non sempre impeccabile e qualche finitura interna da rivedere.

Ma il colpo grosso e storico è stato quello di correre in casa dei tedeschi nel loro sacro campionato delle berline il famosissimo DTM e di vincere in casa loro il campionato nel 1993 un campionato all'epoca estremo, delle auto di serie non rimaneva nulla se non la forma; l'auto è la leggendaria 155 V6 TI dotata di un motore appunto V6 di 2500 cc aspirato dotato di ben 420 cavalli, trazione integrale (TI) e di soluzioni tecniche all'avanguardia come il cambio sequenziale.

Quel campionato gareggiato contro i colossi tedeschi è stato vinto sia il campionato piloti con Larini che quello costruttori e con ben 12 gare vinte su 20 abbiamo dimostrato di che pasta sono fatte le Alfa Romeo anche in questa categoria.

Trovo che sia stupenda nella livrea Martini Racing; l'Alfa 155 non si è più ripetuta a questi livelli (ha perso per poco l'anno seguente il titolo nonostante 11 vittorie) forse anche per budget ridotti poi, ma ha continuato a gareggiare e vincere gare singole in una versione meno estrema nella categoria Superturismo, dove le auto erano più simili alle vetture di serie.

      

L'Alfa Romeo tra la fine del 1994 e l'inizio del 1995 lancia due auto compatte nuove di segmento C destinate a sostituire la vecchia 33, sono la 145 e la 146, la prima dal design più dinamico a 3 porte era destinata ai giovani, la seconda più tradizionalista ma inconsueta (non molto bella) con quella mezza coda e 5 porte era più un auto da famiglia.

Le linee erano particolari, non somigliavano a nessun altra auto ed erano quindi inconfondibili, ma non particolarmente riuscite, con il restyling ci fu qualche miglioramento estetico, nei motori (addio ai boxer e arrivarono i twin spark a doppia accensione) e negli interni.

Anche le due auto sportive del decennio non mi hanno convinto molto pur essendo molto buone (preferivo il Fiat Coupé) sono la sportiva coupé GTV e la sua versione spider chiamata per l'appunto semplicemente Spider richiamando i nomi storici della casa.

Debutta nel 1998 l'erede della 164: la 166, ma non è altrettanto fortunata e bella, nasce vecchia, il progetto è stato più volte rimandato e quando esce lo stile del frontale è discutibile, per il resto l'auto è molto valida, si viaggia comodi ed ha buone finiture e motori; ma quel frontale ha rovinato l'immagine dell'auto, mi domando come possano averla messa in produzione così con quei piccoli brutti fari e quelle prese d'aria ai lati; negli anni 2000 c'è stato un restyling che ne ha migliorato il frontale ma ormai il modello era a fine carriera.

Disegnata in collaborazione con Pininfarina ha ancora oggi una bella linea frontale e di tre quarti, una fiancata originale dinamica con quella linea a salire, mentre il posteriore l'ho sempre trovato troppo semplice, banale e anonimo, se fosse stato diverso e meno tozzo secondo me sarebbe stata molto più bella. Il motore di punta è sempre il Busso portato a 3.200 cc e capace di portare queste Alfa Romeo ad oltre 240 Km/h

Finalmente arriva il 1997 ed inizia una rinascita (ora interrotta in attesa del rilancio) grazie a due modelli che arriveranno tra qui ed il 2000, due modelli disegnati da Walter Da Silva (che poi non si è più ripetuto) che conservano ancora a distanza di tanti anni linee quanto mai attuali e belle.

La prima del nuovo corso stilistico che richiama modelli del passato come la Giulietta anni '50 è la bellissima 156 dalle linee che sono un mix vincente tra tradizione, eleganza e sportività, una vera Alfa Romeo ed è subito un successo, ha una linea pulita convincente e vanta anche una soluzione estetica poi copiata da molti dove la maniglia posteriore è nascosta nel montante faceno quasi sembrare un auto coupè, ha ottime finiture interne a livello delle migliori, viene eletta nel 1998 Auto dell'Anno; vanta anche una primizia mondiale, un invenzione del gruppo Fiat che ha rivoluzionato tutti i motori del mondo e che oggi usano tutti (brevetto stupidamente ceduto poco dopo all Bosch...): il Common Rail nel Diesel, una tecnologia che permette grazie ad iniezioni estremamente precise e bilanciate di aumentare significativamente le prestazioni del motore e al tempo stesso ridurre consumi, inquinanti, vibrazioni e rumori.

Monta raffinate sospensioni a quadrilatero alto all'anteriore e Mac Pherson al posteriore, soluzioni pregevoli che la fanno diventare una grande stradista, che ti stampa il sorriso sulle labbra nelle curve; se la gioca come sportività con la BMW serie 3 l'unica altra berlina a mio parere dalla linea e dalle prestazioni con cui l'Alfa se la gioca in quegli anni.

Monta un motore 2.500 V6, mentre qualche anno dopo arriva la versione GTA dall'estetica ancora più sportiva, erede di una dinastia di auto belle (un pò meno leggera visto che non ha particolari di carrozzeria in alluminio) e potenti, monterà l'ultima declinazione del leggendario V6 Busso da 3.200cc da 250 cv che le permetteranno di raggiungere i 250 Km/h.

  

Diventa una delle Alfa Romeo più vincenti degli ultimi anni e dal 1999 e fino al 2004 vince ovunque nella categoria Superturismo, diventa la regina dei campionati europei, nonostante la trazione anteriore contro la più redditizia posteriore.

                

Nel 2000 esce la versione station wagon o come dicono giustamente in Alfa: la Sportwagon, dalla linea sportiva e seducente è un altro successo meritato di critica e pubblico, la capacità del bagagliaio è ridotta, ma resta una delle più belle station wagon del segmento, anzi, la più bella del periodo.

     

Il posto guida e la plancia sono sportivi, il cruscotto dalla bella linea, non è monotono, tutto nero e serio fino ad essere noioso come sulle tedesche, ma ha carattere ed è orientato sul guidatore per tenere sotto controllo gli indicatori più facilmente; nel 2003 c'è un restyling piuttosto esteso ad opera di Giugiaro, interessa il frontale e gli allestimenti, arriva anche una versione integrale Q4 destinata solo alla Sporwagon, c'è in due versioni interessanti, la All Road più rialzata con protezioni più estese alla carrozzeria destinata ad un uso anche fuori dall'asfalto ed una più bassa e stradale denominata Crosswagon che preferisco ed era molto bella con i cerchi a 5 razze.

Da questo modello nasce, come sostituta della 145 e 146, nel 2000 un altro grande successo, : la 147 stavolta bellissima auto dallo stile pulito, elegane e sportivo, stranamente nasce prima la 3 porte e a distanza di qualche mese arriva la 5 porte, caso strano, stilisticamente mi è sempre piaciuta di più questa versione, sembra più sportiva e riuscita, forse grazie alla maniglia posteriore nascosta come sulla 156, o al bel taglio del finestrino posteriore, ma a distanza di tanti anni rimane splendida e sono convinto che venderebbe ancora anche oggi se fosse ancora in produzione, stupenda nelle versioni speciali in particolar modo con cerchi da 17 pollici e tetto nero.

   

  

Negli ultimi anni di produzione riceve un ottimo differenziale anteriore a slittamento limitato che migliora notevolmente le prestazioni di trazione in curva e quelle versioni si chiamano Q2.

Anche all'interno riprende lo stile della 156, ma migliorando le plastiche, le finiture e l'estetica, era diventata una compatta premium del segmento C, anche lei ottenne grande successo e il titolo di Auto dell'Anno nel 2001. Verrà declinata anche lei in versione GTA con lo stesso motore della 156, la trazione anteriore non le permetteva di scaricare facilmente tutti i 250 cv ma era una rivale tosta delle più potenti della categoria.

 
 
 

Alfa Romeo (parte 4)

Post n°2 pubblicato il 24 Agosto 2013 da Dauto

 

Ultima nata da questo pianale prolifico denominato "Tipo" è stata la bella e un pò incompresa GT disegnata da Giugiaro, una bella coupè con portellone e coda appena accennata, 4 posti di cui i due dietro non molto ampi, ma grande stradista, una bella granturismo.

   

Bertone ha proposto questa auto anche in versione prototipo Spider, da realizzare eventualmente presso il loro stabilimento, bella linea, ma la Fiat purtoppo ha deciso di non investire in questo progetto con un mercato di spider marginale è difficile rientrare dalle spese e visto che aveva già in programma un altra Spider.

E' stata l'ultima Alfa Romeo a montare il glorioso Busso da 3.200 cc prodotto nello storico stabilimento di Arese

Nel 2000 si è interrotta la produzione di auto ad Arese mentre il leggendario e ammirato V6 è stato prodotto per l'ultima volta nello stabilimento il 31 dicembre 2005 e ironia della sorte pochi giorni dopo il 3 gennaio 2006 moriva proprio l'ingegner Busso padre di questo motore; altra coincidenza a cento anni e tre giorni dalla nascita dell'ingegner Busso il 30 aprile 2013 sono state staccate le utenze allo stabilimento di Arese per ricovertire un enorme fetta dell'area in zona commerciale è la parola fine alla fabbrica di auto; l'enorme complesso appartiene ora solo in minima parte al gruppo Fiat, dove vi è il più importante call center del gruppo che gestisce tutta Europa con i suoi servizi ed il museo storico dell'Alfa Romeo che è una perla troppo poco valorizzata vista la quantità di vetture inestimabili sia come valore che come prestigio; si è parlato a lungo di rilancio del museo ma si è rischiato anche di vederlo smembrato per non si sa quali stupide scelte, ora mi risulta chiuso in attesa di decisioni, mentre alcune istituzioni stanno cercando di metterlo sotto vincolo storico per non disperdere questo patrimonio; basti ricordare musei di auto straniere che sono diventati poli turistici e generano importanti introiti dopo che quelle strutture sono state riammodernate e rese più appetibili.

Nel 2005 viene presentata l'erede della fortunata 156, disegnata da Giugiaro è subito ammiratissima per la linea moderna, dal frontale cattivo con quel triplo fanale tondo, e un estetica sia elegante che sportiva, si chiama Alfa Romeo 159 e riprende il nome da una sua celebre e vittoriosa antenata, vanta un pianale completamente nuovo che risponde alle più recenti normative di crash test che supera senza problemi e guadagna il punteggio massimo di 5 stelle, ma per ottemperare a le nuove normative aumenta molto di peso e questo insieme alle dimensioni accresciute che danno maggior abitabilità della 156 porta critiche che peseranno molto sul suo destino commerciale, verrà colpevolizzata di peso eccessivo, ed è vero, ma la cosa mi ha fatto parecchi arrabbiare, perchè era la più nuova ed a norma del segmento e si confrontava con altre berline vecchie meno pesanti, quando anche queste ultime si aggiorneranno i pesi corrispondenti saranno in linea con le concorrenti, pesando a seconda delle versioni tra i 1500 e i 1700 chili, ciò causa anche consumi maggiori, i motori che monta (a parte i più venduti turbodiesel) non sono del tutto adatti, le nuove normative antinquinamento strozzano le prestazioni e il motore di punta che deve rimpiazzare il Busso è un pessimo motore General Motors 3.200 da 260cv (ai tempi Fiat era conscociata alla GM) che nemmeno i tecnici Alfa hanno saputo migliorare troppo (testata rifatta da loro). C'era un Opel Astra diesel si segmento inferiore C, che pesava tanto quanto l'Alfa e non ho mai letto critiche al riguardo, quell'auto più corta pesava ben 1700 chili e nessuno la criticava, questa era la mia rabbia in quanto sì ci sono stati errori nel non farla pesare di meno (si pensava ad un restyling per togliere con nuovi pezzi qualche decina di chili ma poi non si è più investito su questa auto) e alcuni motori a benzina erano inadeguati, ma non si è giudicato obiettivamente la validità del progetto, mentre si è stati rapidi a sparlarne.

Persino Daniel Craig l'attore che interpreta James Bond, nella vita reale fuori dal set l'ha preferita all'Aston Martin tanto da comprarsene una dopo che l'ha vista in azione sul set del suo film come auto da cattivi.

Le qualità nella 159 non mancavano a partire dagli interni di ottimo livello, sempre sportivi in linea alla 156, con la possibilità di montare un raffinatissimo climatizzatore automatico trizona, optional che oggi quasi nessuna della categoria può vantare e nemmeno fra le ammiraglie, in pratica al clima sdoppiato anteriore,anche i posti posteriori potevao regolare la propria temperatura, anche se sembra banale in un abitacolo piccolo e unico posso garantire che funzionano bene questi clima bizona o trizona, sono veramente utili.

Si sono visti in giro anche prototipi di una versione GTA con delle belle prese d'aria ai lati dei passaruota anteriori, di cui si ignoravano le specifiche, ma sarebbe dovuta essere sicuramente molto più sportiva ed incisiva, si parlava di motore V8 o turbo; peccato per un altra occasione persa, la 159 come auto è piaciuta molto ma non ha venduto abbastanza purtroppo; quindi il coraggio per altri investimenti è mancato, però osare poteva aumentare la reputazione ed il prestigio del marchio, verso la fine della sua carriera, negli ultimi due anni quando ormai le vendite erano basse è spuntato l'ottimo motore a benzina di cui aveva bisogno dall'inizio, più leggero e potente dell'aspirato precedente: il 1750 cc turbo benzina da 200cv che migliorava prestazioni e consumi rispetto al vecchio motore.

Viene presentata poi anche in versione Sporwagon, quella che a mio parere resta la più bella station wagon della storia, in allestimento TI (Turismo Internazionale) con bellissimi cerchi da 19 pollici e qualche piccolo particolare sportivo (spoiler posteriore sul lunotto, doppio terminale di scarico, pedaliera in alluminio e finiture interne color titanio) è stupenda, la sua immagine sportiva ma discreta è d'impatto.

Dalla 159 derivano due belle auto anch'esse criticate e vendute di meno del preventivato, la Brera e la Brera Spider; la Brera è stata deliberata dopo il grande successo del prototipo di Giugiaro dei primi anni 2000 di un cuopè granturismo Alfa dalla spiccata linea sportiva, in quel caso era trazione posteriore, ma le economie di scala hanno portato a qualche modifica alla linea e alla trazione anteriore per sfruttare il telaio già esistente della 159, viene messa in vendita nel 2005

La linea l'ho sempre trovata riuscita, un pò strana di tipo hatcback (coupè 2 volumi con portellone), ma diversa e inconfondibile da tutte le sue rivali, che erano più compatte, leggere e più costose, in questo caso una dieta con qualche chilo in meno avrebbe giovato, resta un ottimo coupè granturismo, non una sportiva spinta.

Ancora più bella esteticamente, la Brera Spider del 2007, perde il tetto metallico per un tetto in tela a scomparsa, bella a capote chiusa, ma bellissima a capote aperta, ha la particolarità di avere due piccoli roll bar seminascosti da cupolini aerodinamici dietro gli appoggiatesta di questa biposto.

        

Sempre in quel bel 2007 arriva un capolavoro assoluto in tiratura limitata che manda in visibilio tutti gli appassionati del marchio ma non solo: l'Alfa Romeo 8C Competizione, deriva anch'essa da un prototipo aprezzatissimo del 2003 e in questo caso non è cambiato nulla della linea.

E' considerata da molti (me compreso) una delle più belle auto di tutti i tempi, basta vederla per giudicare, è bellissima da ogni angolazione, in alcune foto è sublime; richiama alcune famose Alfa Romeo del passato ma con uno stile attuale sinuoso e sportivo, tipico design italiano.

E' un auto molto esclusiva costruita in soli 500 esemplari, è stata venduta interamente la produzione prima ancora che fosse prodotta e non stento a crederlo... le soluzioni tecniche sono di prim'ordine: telaio in fibra di carbonio (prodotto in Italia dalla Dallara) così come la carrozzeria, per contenere i pesi, anche gli interni molto belli e di buon gusto fanno ampio uso carbonio a vista insieme a particolari della plancia in alluminio lavorati dal pieno, ritorna dopo diversi anni la trazione posteriore su un Alfa, il motore ha un suono splendido come solo noi italiani sappiamo mettere a punto, è un V8 4.700 da 450cv di derivazione Maserati (arriva dalla Granturismo) ma è stato profondamente rivisto nella testata e nell'albero motore, ha raffinate sospensioni a quadrilatero, tutto questo permette all'auto di arrivare a 292 Km/h e di scattare da 0 a 100 in 4,2 seconti.

Una volta ordinata si riceveva la visita a casa di un venditore Alfa Romeo con una speciale valigetta che conteneva i campioni di colore per la carrozzeria, le pelli per gli interni e che aiutava il cliente a scegliere e personalizzare la sua auto negli optional, segnalo anche tre tipi di cerchi in lega, tra cui un tipo di enormi cerchioni da 20 pollici veramente stupendi, riprendevano il motivo della 156 GTA forgiati con un disegno ancora più riuscito e proporzionato con 5 cerchi che formano la classica stella nel cerchione.

Non stupisce che abbia vinto tanti premi in giro per il mondo come auto più bella, stupisce un pò di più nonostante i numeri la guidabilità e la messa a punto non a livello delle migliori Alfa Romeo sportive, intendiamoci resta una sportiva con i fiocchi, ma è più granturismo che sportiva affilata perchè non è così efficace in pista, anche se chi comprerà quest'auto difficilmente rischierà di rovinarla tra i cordoli.

 
 
 

Alfa Romeo storia, aneddoti e miei considerazioni (parte 5)

Post n°1 pubblicato il 24 Agosto 2013 da Dauto

Era possibile far di meglio della 8C Competizione? Sì perchè nel 2008 arriva la versione Spider! Ed è l'ennesimo capolavoro stilistico, una meraviglia da vedere scoperta, è stata anche leggermente affinata nella meccanica e nella messa a punto migliorando il comportamento stradale, inoltre monterà degli ottimi freni carboceramici.

Verrà prodotta anche lei in 500 esemplari, da alcune fonti leggevo che le avessero vendute tutte già prima di produrle, da altre parti che non le avevano vendute tutte e mi sembrerebbe strano, perchè era sì cara, ma non impossibile per chi è benestante; a potere io me ne prenderei 5 coupè e 5 spider di queste alcune me le conserverei impeccabili da ammirare, mentre un paio o poco più le userei.

Nel 2008 dopo molta gestazione esce una novità per l'Alfa Romeo si chiama MiTo, un utilitaria piccola a tre porte per i giovani basata sul telaio della Grande Punto, per attirare nel marchio nuovi clienti; i bozzetti che la anticipavano erano molto belli e convincenti, la critica più forte è stata rivolta a frontale che è troppo particolare, vuoto di fianco a fanali e questi ultimi dalla forma bizzarra e un pò troppo femminile, non hanno aiutato le nuove norme sulla sicurezza che prevedono il muso alto per superare i crash test su eventuali investimenti di pedoni. Anche il passaruota eccessivamente bombato finisce col far sembrare troppo piccoli cerchioni normali e solo con i 17 e 18 pollici l'auto ha la giusta proporzione (come con la futura Giulietta); il resto delle linee è molto bello e riprende come stile proprio la 8C, a partire dai bei fanali posteriori tondi a led. Molto sportivo anche il taglio dei finestrini, belle le portiere senza cornice con solo vetro a vista, fa molto coupè sportivo; anche gli interni hanno lo stesso carattere giovane e dinamico con ottimi accostamenti di materiali e linee; può essere personalizzata in molti modi anche le cornici dei fari o gli specchietti in varie finiture e colori. Ha una chicca che purtroppo non è stata a mio parere molto spinta dal marketing (stupidamente) nè troppo recepita dai giovani più interessati magari all'immagine o ai cavalli motore piuttosto che alla guidabilità e sicurezza, sto parlando di una primizia del segmento che non si era ancora vista su auto di questo segmento e che io avevo accolto con gioia perchè venissero sdoganate anche qui: le sospensioni a controllo elettronico fatte tra l'altro dalla Magneti Marelli, che garantiscono un assetto più stabile durante le sollecitazioni nelle curve o nei trasferimenti di peso, irrigidendo o ammorbidendo l'auto quando necessario, con soli 800 Euro si può avere nelle versioni più sportive questo efficace optional.

Resta la presenza di serie su tutta la gamma di un manettino per modificare lo stile di guida e di risposta ai comandi (di sterzo, accelleratore, freni e centralina motore) chiamato furbescamente D.N.A. acronimo in questo caso delle tre opzioni di guida a cui è rivolto Dynamic (programma più reattivo nei comandi di accelleratore e freni, rende lo sterzo più duro per una guida più sportiva ed anche la centralina motore adegua la riposta di conseguenza) Normal (come dice il nome per la guida di tutti i giorni) e All Wheather (ogni tempo, più precisamente quando il fondo stradale è più insidioso come con pioggia e neve e quindi serve una risposta più delicata ai comandi), anche il nome MiTo ha un doppio significato scritto così viene inteso come il legame tra l'Alfa Romeo (MIlano) e il gruppo Fiat che la produce a TOrino.

E' stata appena oggetto di un leggero restyling, si parlava da tempo di un eventuale versione a 5 porte ma non è mai arrivata, è stata un buon successo all'inizio e ora è un pò calato, anche in questo caso qualche scelta discutibile e poco coraggio non hanno premiato un modello molto interessante; anche questo modello è apparso in versione GTA prototipo, particolarmente ben riuscito e gradito non è tuttavia (stupidamente e mi stufo a scriverlo tanto quanto a ribadirlo) messo in produzione, ed è stupido per una casa che si sta ricostruendo un nome e si basa molto sulla sportività.

Penultimo modello della gamma è la Giulietta nata nel 2010 ed erede della fortunatissima 147 in vendita per ben 10 anni, compito non facile anche per le tante nuove rivali, si scontra in casa con le riuscite Fiat Bravo e Lancia Delta, basata sullo stesso pianale è però rifatto per il 75% e diventa anche l'auto più sicura non solo della categoria ma di tutte le auto europee nei crash test appena cambiati e resi più severi.

Vengono modificate anche le sospensioni e piovono critiche perchè si abbandona una soluzione unica e costosa nel segmento come la disposizione a quadrilatero alto per un semplice e comune Mac Pherson all'anteriore, soluzione usata da tutti perchè più economica e dalla buona efficacia, in compenso al retrotreno monta un raffinato multilink (sono le sospensioni più raffinate per le auto comuni), risultato? E' più efficace fra le curve della 147 e regala ancora maggiore soddisfazione tra le curve, perchè in questi 10 anni anche lo sviluppo dei materiali è progredito e il risultato è l'auto migliore del segmento in guidabilità, anche la temuta rivale (e unica a trazione posteriore del segmento) BMW Serie 1 a parità di motori non la impensierisce.

Su tutti i modelli è attivo il sistema Q2 ma a differenza della 147 non è più un differenziale meccanico ma una semplice e furba soluzione elettronica (costa meno), soluzione poi copiata da molti concorrenti, in pratica è la centralina che per migliorare l'aderenza di una ruota che slitta troppo in curva pinza il freno leggermente e trasferisce la coppia sulla ruota che ha maggiore trazione aumentando l'efficacia dinamica; unica controindicazione che mi fa un pò storcere il naso? Il differenziale è meglio per sostituirlo si usano i freni che sono materiali di consumo, ovviamente non mangia i freni, ma comunque ne fa un piccolo uso quando serve.

L'intero della Giulietta è più austero e serioso del solito quasi come le tedesche, uno stile semplice e pulito che richiama vecchie Alfa, nel complesso è soddisfacente e a livello delle migliori della categoria, ha anche lei il manettino DNA monta motori molto buoni sia benzina, diese che a gas, il top di gamma è la Quadrifoglio Verde che richiama le vecchie Alfa da corsa e monta l'ottimo 1750 turbo da ben 235 cavalli che permettono prestazioni molto sportive con una velocità massima di 242 km/h e lo 0-100 in 6,8 secondi.

Il design della Giulietta a mio parere ricalca le critiche da me fatte sulla MiTo, sono belle auto, ma bastava poco per renderle perfette, qui si aggiunge la mia definizione critica di "effetto saccottino" come le brioches, ossia prendete una di quest brioches così gonfie, metteteci delle ruotine piccole e un pò all'interno ed ecco il risultato, un auto non ben proporzionata molto gonfia e con le ruote che sembrano sempre troppo minuscole a meno di montare cerchi da 18 pollici che riequilibrano le proporzioni; anche il frontale è un pò vuoto: tra la scudetto ed i fari c'è un pò troppo vuoto, anche qui nei disegni d'anteprima la resa era migliore, ma si sono un pò persi. Per il resto c'è da dire che è bella, inconfondibile, non è affatto banale, ma con qualche modifica potrebbe essere perfetta come lo era a suo tempo la 147, perchè la Giulietta sta avendo un buon successo, soprattutto in Italia dove spesso è al vertice del segmento nelle vendite, ma in Europa vende meno del previsto.

Concludo il mio interminabile post sui modelli con l'ultima chicca che sta per entrare in produzione anche se in piccoli numeri: L' Alfa Romeo 4C una esclusiva (ma a portata di molti come prezzo) biposto a motore posteriore centrale, trazione posteriore, soluzioni tecniche molto prestigiose che comportanto prestazioni ai vertici della categoria, capace (in attesa di prove ufficiali) di dare del filo da torcere a sportive molto più potenti e costose.

Saranno consegnati i primi esemplari tra pochi giorni, il prototipo di questa sportiva compatta e leggera è stato presentato a sorpresa verniciata in un bellissimo rosso satinato al salone di Ginevra nel 2011 e dopo soli 2 anni è già in strada come modello definitivo, quel bel concept è piaciuto tanto che è stato deciso di metterlo in produzione, anche per rafforzare l'immagine sportiva del gruppo in vista di un imminente sbarco nel mercato americano dove è attesa da molti anni, anche perchè purtroppo al momento la gamma è rappresentata solo dall MiTo e dalla Giulietta.

La linea è originale, anche le dal mio punto di vista la zona della presa d'aria dietro la portiera poteva essere disegnata meglio, quello era l'unico particolare che non mi convinceva in un estetica da urlo, anche se in certi momenti mi piace ed in altri resto dubbioso per quel particolare. Poi quest'anno è stata presentata la versione definitiva ed è cambiata pochissimo, la modifica più evidente sono i fari ora omologati per l'uso stradale ma che sono un pò bizzarri e non proprio azzeccati (le ultime 3 Alfa sono state criticate proprio in questa zona), con quei led di posizione assomiglia agli occhi di un insetto e non si amalgama bene con il resto; c'è a chi piace e a chi no, ma sembrano essere di più quelli a cui non piace; ma sono quasi tutti pronti a mettere da parte le critiche di fronte a ciò per cui è stata progettata: la guida sportiva anche in pista.

Con la 4C l'Alfa Romeo è pronta a sfidare e sopravanzare la regina delle compatte sportive leggere: la Lotus Elise/Exige, ma i piani sono ancora più ambiziosi, il costo è ottimo paragonato ai contenuti, si partirà da circa 55.000 Euro (la prima serie Launch Edition prodotta in 1000 esemplari è già stata tutta venduta, costa 60.000 per gli optional speciali montati), la Lotus pur non vantando pari caratteristiche è venfuta a prezzi simili o superiori; perchè le caratteristiche tecniche di questa 4C sono di primissimo livello: il telaio completamente in carbonio per contenere al massimo il peso e aumentare la rigidità strutturale, basti pensare che è la prima di questa categoria di prezzo ad averlo, solitamente per avere un auto con questa pregevolissima caratteristica bisogna spendere almeno 4 volte di più!

Il telaio tutto italiano è progettato da uno dei pesi massimi del settore carbonio, la Dallara è prodotto praticamente a mano da tecnici specializzati in una industria nel sud Italia che è specializzata in questa lavorazione e fornisce anche pezzi alle imprese aeronautiche e spaziali, fibra di carbonio che è lasciata ampiamente a vista nell'abitacolo, col duplice scopo di limitare al massimo i pesi (non mettendo altri pannelli) e lasciando alla vista questa primizia, il motore e la sospensione anteriore è attaccata al telaio in carbonio con una leggera ma resistente struttura in alluminio, la carrrozzeria è costruita con speciali resine sempre con l'obbiettivo di limitare il più possibile il peso lasciando solo l'essenziale, anche l'abitacolo quindi è molto semplice e spartano, criticato per questo da alcuni stolti che non hanno bene in mente a chi e per cosa è rivolta questa auto, basta vedere la concorrente diretta Lotus quanto è spartana dentro, tutto per risparmiare peso.

E' presente anche su questa il manettino DNA per variare alcune caratteristiche e la risposta del motore, che è lo stesso 1750 turbo benzina della Giulietta ma costruito interamente in alluminio e in grado di arrivare a 240 cavalli, per un peso totale molto molto basso per gli standard odierni: si parla di circa 895 chili, il che rende un rapporto peso potenza molto promettente; è inferiore a 4Kg per ogni cavallo. Sarà un auto fantastica da guidare anche perchè è molto compatta con i suoi 4 metri scarsi di lunghezza, bassissima ma piuttosto larga (circa 2 metri); qui riprendo il motto di Colin Chapman che avevo citato più è ben espresso: "un auto potente va forte in rettilineo, un auto leggera va forte ovunque". La velocità massima è di oltre 250 Km/h e lo 0-100 inferiore ai 5 secondi ne fanno una sportiva agile che darà molto filo da torcere alle rivali anche più potenti.

Ma si parla già di versioni GTA più potenti con almeno 300 cavalli e vista la sinergia futura con Maserati (viene assemblata nello stabilimento Maserati a Modena) anche di una versione molto più potente a marchio Maserati sempre con questo telaio ma con carrozzeria differente, la produzione però con questa costruzione quasi artigianale sarà di circa 2500/3000 unità all'anno, speriamo di poter vedere presto anche questi modelli.

In futuro per l'Alfa Romeo con l'ingresso o il ritorno in nuovi mercati più grossi come la Russia e gli Stati Uniti sono previsti nuovi modelli per il rilancio in grande stile per questo marchio (che fa gola a molte industrie del settore che vorrebbero comprarlo), modelli come la nuova Duetto da fare in società con la Mazda, la casa giapponese fabbricherà l'auto e insieme progetteranno un nuovo telaio a trazione posteriore, mentre il design sarà indipendente (e meno male, mai più auto giappo disegnate per l'Alfa!) e ognuna avrà il suo stile particolare ed i propri motori (si prevede una strepitosa Duetto...), è attesa anche il primo SUV Alfa Romeo, settore dove stava per entrare nel momento in cui inziava la grande richiesta di questi mezzi, ma dopo aver presentato il bel prototipo Kamal nel 2003 su base 147 non se n'è fatto più nulla, ora con i telai Jeep a disposizione c'è la concreta possibilità di sfruttare questa ottima sinergia. La 159 dovrebbe avere un erede per quella che ora è chiamata Giulia, ma è ancora abbastanza prematuro, si parla del 2015; mentre si parla anche di una nuova ammiraglia a trazione posteriore in sinergia con Maserati, su base Quattroporte e si posizionerebbe appena sotto ad essa per no sovrapporsi e non farsi una guerra in casa, ognuna col proprio stile e caratteristiche distintive.

Per ora concludo qui il mio post sull'Alfa Romeo dedicato ad una appassionata Auroraboreale, spero ti sia piaciuto, ora saprai apprezzare ancora di più questo prestigioso e bellissimo marchio nostrano, perchè come dice l'azzeccato nuovo slogan "Senza Cuore saremmo solo macchine".

            

 
 
 

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