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« AGONIA DI UNA SINISTRA MORTACE L'AVEVANO DURO E PROFUMATO »

EMILIO FEDE, IL SALUTO DELL'OTTUAGENARIO MAGGIORDOMO

Post n°219 pubblicato il 30 Marzo 2012 da chinasky2006
 

Foto di chinasky2006 su Libero.it

L’anziano maggiordomo se ne stava sotto una pianta tropicale del gigantesco soggiorno, intento a rammendare un calzino presidenziale e a studiare l’edizione serale del suo tg. Il pezzo forte è un dotto servizio sulle abitudini degli italiani post Silvio. Fa più bene essere nottambuli o vivere di giorno? Insomma, meglio gufi o allodole? Poi un atroce rumore ecclesiastico, simile al suono delle campane della basilica di San Paolo: il violento richiamo del megapresidente.
Emilio indossa la sciarpa rossonera e tutto ingobbito, con le ossa minate dalla gotta che scricchiolano in modo sinistro, si precipita nella stanza ove il monarca riposa ed ha ormai smesso il sonno dei giusti. Con l’affanno ed un fil di voce, esordisce: “Santità, ha forse chiamato? Ho sentito come un lieve scampanellar di richiamo. Vuole che l’accompagni allo stadio? Ha già fatto la formazione, che chiamo a quel cialtronaccio di allenatore? Lo licenziamo, che dice? Mi sembra comunista ed ha anche bisogno di un trapianto di capelli…”.  Il Divino lo guarda severamente, scuote il capo, sbuffa. “Ma si guardi un po’, vecchia ciabatta...fa davvero pena, viscido leccapiedi. Per anni mi sono vergognato delle sue azioni ignobili, frutto di una crapuloneria indegna. Ora basta, basta. Anche la mia benevolenza superiore ha un limite. Si consideri licenziato, le troveremo un’altra occupazione…”.
L’ottuagenario maggiordomo ha un mancamento. Dopo ventitré anni di indefesso ed instancabile lavoro come fedele cane da riporto ed estatica venerazione del sovrano padrone, non vuole credere al licenziamento. Barcolla, finge un pietoso malore. S’accascia lanciando uno straziante urlo di lacerazione interiore. Inizia a larmare, inconsolabile: “Santità, mia luce ultraterrena…mi dica…ove ho mancato? Cosa ho fatto? E’ forse andata in onda una sua foto dove appare poco avvenente? Non è colpa mia, ma di una redazione che sta cospirando...”. Silvio l'augusto ora inizia a spazientirsi, perché non vuole tardare alla mattutina poppata con la diciannovenne badante bielorussa. “La smetta vecchio cialtrone, prepari le sue miserabili cose e se ne vada, non possiamo permetterci un telegiornale simile…si guardi allo specchio, cade a pezzi. Non si tiene in piedi. Ha mancamenti in diretta, non ha più voce, dice somme stronzate in diretta. La nostra azienda deve dare allo esterno la immagine di freschezza e gioventù del suo presidente! Hop-hop!”, accompagnando le parole con due flessioni sulle gambe. 
Il lustrascarpe barcolla nuovamente. D’un colpo ritornano tutte le rughe. Dimostra 186 anni. Il ciuffo di capelli posticci, scomposto. Il pianto inconsolabile gli lacera i punti di sutura del recente lifting al volto da bacucco stirato. Proprio non vuole credere che tutto finisca. Niente più venerazione divina, governo, Silvio, Milan in tribuna vip, festini e meteorine da provinare. Lo attende una grigia vita da normale ottantunenne in pensione: Pronipotini, giardinetti, al limite bocciofila. Puttane nigeriane e Juventus davanti al televisore: “Maestà mi dia un’altra opportunità. Dica quello che devo fare e lo farò. Se vuole mi ferisco a morte in diretta, m’imbavaglio o mi do fuoco in sua difesa!”, lo scongiura ormai steso in terra a pelle di leone. “La smetta cialtrone, si rassegni e riprenda un po' di dignità. Ha fatto il suo tempo, è obsoleto, totalmente rincoglionito…ci vuole freschezza, gioventù. Il giornalismo è cambiato, abbiamo bisogno della rete della intenètte, di gente che conosce gogòl, tuiters, faisebò-hok. Lei è ormai buono per la bocciofila…levatemi questo cencio anziano dalla vista!”. Schiocca le dita in direzione dei due guardiaspalle con occhiali da sole, Sallusti e Belpietro.
Ma il devoto maggiordomo proprio non riesce a spiegarsi dove ha mancato verso il suo padreterno. Ora pensa a trame, congiure di palazzo, quelle quisquilie giudiziarie di cui è vittima, la prostituzione, la valigetta con venti milioni diretta in Svizzera. “La scongiuro, mio sire, un’altra opportunità…una sola. Lo so, le ultime ragazze che le ho portato erano solo battone camuffate ad escort di lusso, reclutate sulla Cristoforo Colombo, ma c’è la crisi. Chi c’è dietro? Salvo Sottile? Lo so che è lui, è un ambizioso giovinastro del cazzo. Mi metterò anche io a trattare di morti, ammazzamenti, stupri di bambini, sgozzamenti omicidiari, uxoricidi efferati, se me lo chiede Lei. O sarà mica colpa di quella valigetta di soldi? E’ una meschinità, tutto falso. Una congiura delle toghe rosse per mettere zizzania tra di noi. Io l’amo, santità. L’ho sempre amata. Anche sessualmente provo…beh…lasciamo perdere – e scoppia in fragoroso pianto –. Le porto due escort diciottenni, sono mulatte, due troioni che se li vedesse mio Sire…organizzo un bungabunga per questa sera e le iniziamo alla libertà…”.
Il messia è stanco, scocciato dall’insolenza dell’ottantunenne rammendatore-giornalista che, tutto ingobbito ed afflitto, viene accompagnato all’uscita dai guardiaspalla. A braccia. Malmenato e scalciato. L’ultimo, feroce calcione in pancia, che romba orrendamente in tutta la stanza, lo sferra il messia in persona. E il maggiordomo rotola via come un pupazzo morto, sugli scalini della villa. Il sultano, mosso a compassione, dà le nuove direttive editoriali. “Non ammazzatelo, è un povero cristo, in fondo. Che non si metta mai in dubbio la mia magnanimità. E’ impresentabile ormai come giornalista, in vista delle elezioni, ma vedremo di trovargli qualcosa. Una trasmissione di ricette, che quella ci manca. Un programma che vada alle 2,30 di notte stile ‘colpo grosso’, il posto da vice apprendista magazziniere del Milan, o al limite un seggio in parlamento…intanto chiamatemi Rudy Zerbi o Salvo Sottile che è giovine, spigliato, elegante, piacione, piace ai mammalucchi della rete ove ben si destreggia e fa ascolti incredibili. Portatelo a me, gli offrirò uno scatto di carriera, da vice maitre di sala a maggiordomo unico.”.

 
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