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La maggioranza degli statali non sono fannulloni.

Post n°667 pubblicato il 21 Gennaio 2016 da mariopulimanti
Foto di mariopulimanti

 

La maggioranza degli statali non sonofannulloni.

 

 

 

Si stanno sempre più colpendo con tutti gli strumenti propagandistici ilavoratori del pubblico impiego. La campagna comunicativa da tempo messa in attoper colpire gli impiegati pubblici sta aumentando, trasformandosi in un verobombardamento mediatico. E invece di parlare delle colpe di larga parte dellapolitica, che ci sta portando lentamente a combattere una guerra che di fattoci ha tolto la sicurezza quotidiana, che di fronte alla questione delle banchesceglie di stare dalla parte dei più forti a danno dei deboli, in questi giornil’argomento preferito dai media è costituito dai dipendenti pubblici. Ilavoratori del pubblico impiego, infatti, sono di nuovo alla ribalta e lo sonooccupando nei giornali, nei telegiornali, nei talk show e nei salotti televisivispazi talmente ampi da instillare nell’opinione pubblica il convincimento che iproblemi di cui sta parlando corrispondano ad un fenomeno di vasta scala, diper sé determinante per il futuro del Paese. Deve cessare l’atteggiamento di questo Governo, tutto teso a detronizzareil lavoro pubblico. Sarebbe,invece, ora che il Presidente del Consiglio dei Ministri intervenisse persanzionare l’assenteismo parlamentare e recedesse, altresì, dal suo abusocostituzionale, visto che in questo momento sta commettendo una infrazione,eludendo una sentenza della Consulta che prevede un serio rinnovo dei contrattipubblici. Ormai, il presunto “fannullonismo” dei dipendenti pubblici costituisceun cavallo di battaglia di Matteo Renzi, alla stregua di quello cherecentemente aveva portato in sella l’ex Ministro della Funzione PubblicaRenato Brunetta il quale, cavalcando un’onda anomala e producendo un quadrodistorto e fuorviante del mondo del lavoro pubblico, si era costruito un alibipretestuoso per produrre una riforma devastante e priva di ogni logica, che hamortificato e svilito la professionalità degli operatori del servizio pubblico,con conseguenze nefaste per i lavoratori e per la qualità dei servizi offertial cittadino. L’attuale Capo del Governo, Matteo Renzi, sta combattendo unabattaglia personale e senza precedenti nella storia della Repubblica nei confrontidei lavoratori pubblici e di coloro che li rappresentano. Ritengo che questo atteggiamentomiri allo smantellamento della Pubblica Amministrazione, alla compressione deidiritti, al dissesto del sistema pubblico che garantisce i servizi allacollettività: istruzione, legalità, giustizia, welfare, sicurezza e soccorsopubblico, in nome di interessi che intendono dirottare la macchina pubblicaverso la strada della privatizzazione, accollando sulla collettività i costi diservizi che oggi vengono garantiti e assicurati gratuitamente e con lacompetenza di personale specializzato. Certamente episodi come quelli diSanremo o di Salerno, riguardante alcuni dipendenti che hanno falsificato leloro presenze in ufficio, vengono utilizzati per colpire un’intera popolazionelavorativa. Le pecore nere vanno individuate e punite, però nei salotti televisivi regna il “Dagliall’untore!” nei confronti dei dipendenti pubblici ma nessuno parla di numeri.I dipendenti che per vari motivi sono finiti sotto accusa in tutta la PubblicaAmministrazione, lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo, non sono nemmeno l’unper cento dei lavoratori. E, se i comportamenti scorretti compiuti da pochissimepersone diventano notizia da prima pagina offuscando il lavoro svoltoquotidianamente dal rimanente novantanove per cento, vuol dire che dare risaltoa certe situazioni paradossali, fa parte di un gioco sottile, sotteso adavallare le scelte filo-governative poco propense al serio rinnovo deicontratti pubblici. Purtroppo è una storia che si ripete! Ogni qualvolta siparla di rinnovi contrattuali, si scatena la pubblicità regresso del pubblicoimpiego. Giornali, web e televisioni iniziano il bombardamento mediatico sullecattive abitudini del travet, con l’evidente intento di imprimerenell’immaginario collettivo la figura del dipendente pubblico disonesto efannullone. Ovviamente si devono condannare, senza alcuna attenuante, tuttiquei dipendenti truffaldini che hanno posto in essere comportamentiillegittimi, fraudolenti e disonesti. Ma, allo stesso modo non si deveconsentire a nessuno che tali episodi incresciosi e deprecabili diventino lospecchio di una realtà enorme come quella della P.A., dove 3 milioni di personequotidianamente assicurano i servizi alla collettività, nonostante siano senzacontratto da sette anni, nonostante i tagli al salario accessorio, nonostantele norme penalizzanti che, grazie agli ultimi governi, regolano il rapporto dilavoro, nonostante le carenze di organico che le costringono a carichi dilavoro enormi, nonostante l’elevata età media. Eppure, nonostante tutto ciò, lamacchina pubblica cammina e va avanti e noi vorremmo solo che, invece diimbastire queste manfrine, il Governo si impegnasse affinché, attraverso latempestiva riapertura dei tavoli di contrattazione, si possa riavviare unconfronto serio e costruttivo con le rappresentanze dei lavoratori, finalizzatoal miglioramento del servizio pubblico ed all’innovazione. Tantissimilavoratori compiono responsabilmente la propria attività divenendo le primevittime  di questo sistema, in quanto ingiustamente additati comeappartenenti di una categoria di pigroni. Inoltre, i dipendenti pubblici italiani sono al 27°posto inEuropa  per quanto riguarda  il totale di giorni di ferie/festivitàpubbliche di cui è possibile usufruire e agli ultimi posti per quanto riguardal’ammontare degli stipendi! Di fatto, un impiegato pubblico, in media, guadagnacirca 1.000/1.200 euro netti al mese e, a differenza dei politici, paga di tasca sua i mezzi pubblici eprivati per andare al  lavoro: una spesa che, spesso, può inciderepesantemente sugli stipendi. Meglio, allora, non limitarsi a mettere alla gognamediatica chiunque, considerando tutti i dipendenti pubblici fannulloni. Bisognerebbe, invece, sanzionarechi non svolge correttamente il proprio lavoro, dall’impiegato pubblico pigroal parlamentare che continua a godere di una serie di privilegi che, oltre adessere ingiusti a priori, nell’Italia “in crisi” sono decisamenteanacronistici. Abbiamo bisogno di unapolitica seria, che abbia veramente a cuore il destino del nostro Paese, chemetta giù le mani dalla Pubblica Amministrazione.

 

 

 

Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

 

 
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