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« Cosa viene dopo la primavera?

Perché un liberaldemocratico non dovrebbe votare Berlusconi

Post n°34 pubblicato il 16 Febbraio 2013 da Quintana5
Foto di Quintana5

Lo so, avevo detto che il precedente sarebbe stato il mio ultimo post, ma in tempo di elezioni e con un problemino che mi ha impedito di allenarmi...me ne è sfuggito dalle dita un'altro! Questa volta prometto solennemente con la mano sul cuore che non ci cadrò mai più; possano slacciarmisi le scarpe vicino al traguardo il giorno che sto per realizzare il mio miglior tempo se ne scriverò ancora uno dopo di questo!

 

Avevo intitolato questo post “Perché un liberaldemocratico non può votare Berlusconi”, ma poi ci ho riflettuto e mi sono detto che quel “non può” non lascia adito a dubbi, è apodittico; invece "non dovrebbe" lascia la porta aperta al dubbio, nel senso che secondo me non dovrebbe, ma non è scritto da nessuna parte che io abbia la verità in tasca, posso sempre sbagliarmi e cambiare idea e se dovessi farlo non mi creerei problemi: solo gli imbecilli non lo fanno mai.

 

Una premessa: un eventuale elettore del PD non dovrebbe sentirsi rinfrancato da quanto scriverò più sotto: quanto detto per Berlusconi ed il PdL vale in uguale misura per il PD, sono partiti molto simili a cominciare dal vertice, nel primo c’è un uomo solo al comando che impedisce ogni evoluzione, nel secondo c’è un apparato che lo rende perennemente identico a sé stesso. Il resto della sinistra, Ingroia e Vendola è fatta di parolai da incubo.

 

Le promesse elettorali di Berlusconi non saranno cosa che esaminerò per due motivi: primo perché la più famosa, quella del rimborso dell’IMU, ho dimostrato altrove che è una balla che ha la stessa credibilità di Babbo Natale (Il foglio, diretto da Giuliano Ferrara, fan di Berlusconi, l’ha definita circonvenzione d’incapace); il secondo motivo consiste nel fatto che neanche gli altri, parlo di Bersani e di Monti, sono credibili. Bersani non ci dice cosa vuole fare, come e con chi; Monti ha cambiato agenda fin troppe volte ed anche lui risulta poco chiaro e credibile quanto a promesse. Casini e Fini non possono davvero essere considerati, qui ha ragione Berlusconi a definirli personaggi orridi.

 

Berlusconi ha governato dal 1994 fino al novembre 2011, con alcune pause, e non sono tra quelli che ne demonizzano l’azione di Governo. Nel 1994 il suo Governo cadde per l’incapacità della Lega di affrontare con coraggio la riforma delle pensioni e dopo qualche mese di propaganda irresponsabile della sinistra e la caduta del Governo, Rutelli disse che gli italiani non andavano presi in giro, promettendo di mantenere uno status quo che non aveva alcuna possibilità di resistere, infatti Dini poi realizzò la riforma.

 

Nel 2008, con lui al Governo, c’è stata, e dura ancora, la più grande crisi finanziaria di tutti i tempi; Tremonti affrontò bene i problemi, come scrisse un insospettabile sul Corriere della Sera nel 2009 e l’Italia, al momento delle dimissioni di Berlusconi, era, tra le altre cose, in avanzo primario. Ben peggiore e più biasimevole fu l’atteggiamento di chi, ricordo Buttiglione ad esempio, sosteneva che l’Italia era “tecnicamente fallita”.

 

Se queste sono le luci, molte, troppe, sono le ombre.

 

La prima è quella etica: tanti, troppi esponenti del PdL sono stati presi con le mani nel famoso sacco; si può obiettare che a sinistra sia accaduto lo stesso ed è vero, ma a me questa logica da tifoso non interessa. Inoltre risultano troppe candidature di giovani donne sul cui curriculum politico ci sarebbe tanto da obiettare: in un caso, la Carfagna, il risultato è stato eccellente, in molti altri no, in almeno un caso, la Minetti, da vergognarsi.

 

La seconda: la vita privata di Berlusconi è affare suo, certo, ma la sua credibilità è affare anche mio in quanto italiano; le famose feste a Palazzo Grazioli ed a Villa Certosa denotano una estrema leggerezza nella scelta delle compagnie: se un privato cittadino riceve delle persone a casa sua è un problema che riguarda solo lui, ma se lo fa il Presidente del Consiglio non è la stessa cosa e non è una questione di morale, chi ricopre una simile carica dovrebbe saperlo benissimo.

 

La terza: i giri di valzer di Berlusconi. Se una persona sostenesse oggi una cosa e l’indomani il suo esatto contrario nel giro di pochissimo sarebbe ritenuta inaffidabile. Questo al Cavaliere non capita proprio perché la politica viene vista come un proseguimento del calcio e per provarlo qui mi limiterò a vicende degli ultimi periodi, sono sufficienti. Il Governo Monti è stato sostenuto dal PdL, che ne ha avallato tutti i provvedimenti, IMU compresa. Questa tassa era giù prevista da Tremonti, ma con esclusione della prima casa e oggi Berlusconi, pur avendola votata, sostiene che sia una tassa iniqua. Ancora: Monti non è stato nominato Dittatore: chi sostiene che in Italia vi sia stata una democrazia sospesa dimentica che il suo Governo ha chiesto ed ottenuto la fiducia più volte e se è vero che i dati economici sono peggiori di quando lasciò Berlusconi è altrettanto vero che tutti i suoi provvedimenti sono stati votati dal PdL, nessuno escluso, in altre parole nella pessima gestione di Monti, fatta solo di nuove tasse, c’è la totale corresponsabilità del Pdl. E del PD. Berlusconi cosa pensa davvero di Monti e del suo Governo? Difficile dirlo: il 9 ottobre dice che Monti sarebbe una valida ipotesi come leader dei moderati; il 12 dicembre dice che se Monti si candiderà a leader del raggruppamento dei moderati addirittura farà un passo indietro e lascerà campo libero; il 18 dicembre, solo sei giorni dopo rallenta sull’ipotesi, ma solo per quanto scritto da Casini, non per un reale ripensamento su Monti. Il 16 febbraio ci dice che “Monti non capisce niente di economia”. E avrebbe voluto propinare come leadere dei moderati uno che non capisce niente di economia? Aspetto una risposta dai suoi potenziali elettori. Nel frattempo Berlusconi ha avuto tempo per proporre anche la reintroduzione dell’immunità parlamentare.

 

Quarto: le promesse non mantenute. Chi vota per Berlusconi ha una certa idea della politica: meno Stato, più liberalizzazioni, meno difficoltà per imprese e persone, lo Stato deve fungere da controllore, ma evitare di controllare banche, imprese, assicurazioni etc. Nei fatti cosa ha realizzato Berlusconi?

 

Iniziamo da questa promessa, che è del marzo 2008:

  • La prima cosa da fare è dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei consiglieri comunali. Non parlo di Province, perché bisogna eliminarle“. “Quindi dimezzamento dei costi della politica significa innanzitutto dimezzare il numero delle persone che fanno politica di mestiere ed eliminare tanti enti inutili, Province, Comunità montane, e tutti quegli enti antichi che sono rimasti in funzione senza produrre alcun effetto“. Che fine ha fatto questa promessa?
  • Liberalizzazione dei servizi privati e pubblici per migliorare prezzi e servizi agli utenti; fatto qualcosa al riguardo?
  • Al fine di abbassare il debito, immettere una parte consistene di patrimonio pubblico, offrendo nuove opportunità.
  • Poi, bonus bebè, detassazione tredicesima, graduale abolizione dell’IRAP, introduzione del quoziente familiare. Nulla. Ma la perla è questa: la graduale riduzione dell’IVA sul turismo, tanto graduale da aver introdotto invece la tassa di soggiorno.

 

Qualcuno obietterà: glielo hanno impedito, Casini e soprattutto Fini con il suo tradimento lo hanno ostacolato! Eppure di leggi ne sono state votate e, mi ripeto lo so bene, il Parlamento ha stabilito che è stato del tutto credibile che Ruby fosse nipote di Mubarak. Invece di questo non avrebbe potuto far votare qualcos’altro di più utile alla nazione?

 
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