ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Settembre 2012

LETTERA APOSTOLICA "PORTA FIDEI" DEL SANTO PADRE: MARIA DONNA DI FEDE ESEMPLARE

Post n°7484 pubblicato il 30 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La lettera apostolica in forma di motu proprio Porta fidei di Benedetto XVI addita Maria donna di fede esemplare in vari eventi biblici. Maria ci viene presentata quale «figura compiuta della fede». Ella, specifica il Vaticano II, «riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede».

L'Anno della fede inizierà l'11 ottobre prossimo, 50° anniversario dell'apertura del Concilio vaticano II e 20° anno dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica.

La lettera apostolica in forma di motu proprio Porta fidei di Benedetto XVI (11.10.2011), nel rilevare che «sarà decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede», addita Maria donna di fede esemplare in vari eventi biblici (n. 13). In chiusura esorta i credenti: «Affidiamo alla Madre di Dio, proclamata beata perché ha creduto (Lc 1,45), questo tempo di grazia» (n. 15).

Benedetto XVI nell'esortazione Verbum Domini (2010) presenta Maria quale «figura compiuta della fede» (n. 27). Ella, specifica il Vaticano II, «riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede» (LG 65). Il documento della Cei Educare alla vita buona del Vangelo (2010), scrive: «Maria, donna esemplare, porge alla Chiesa lo specchio in cui essa è invitata a riconoscere la propria identità» (n. 56). Paolo VI nella Marialis cultus (= MC) indica la Vergine modello della Chiesa nell'esercizio del culto: Vergine in ascolto (n. 17), Vergine in preghiera (n. 18), Vergine Madre (n. 19), Vergine offerente (n. 20), Vergine, maestra di vita spirituale (n. 21).

Siamo invitati a riconoscere la nostra identità di credenti in Maria nell'esercizio del culto, poiché «l'intellectus fidei (l'intelligenza della fede) è sempre originariamente in rapporto con l'azione liturgica della Chiesa» (Sacramentum caritatis, 34). Proprio durante le omelie liturgiche Ambrogio di Milano ricordava ai suoi fedeli: se un credente cresce nella fede, diviene Maria. Egli predicava: «Quando l'anima comincia a convertirsi, viene chiamata Maria, riceve cioè il nome della donna che ha portato Cristo nel grembo». Altrove il grande pastore milanese aggiungeva: «Non tutti sono perfetti, non tutti sono Maria... Tu compi... la volontà del Padre per poter essere madre di Cristo».

Il credente può raggiungere l'identità discepolare della Vergine seguendo questo percorso biblico-liturgico.

1. La Vergine in ascolto del Signore (MC 17) all'Annunciazione (Lc 1,26-38) è mostrata poi come la credente (Lc 1,45). Nell'enciclica Redemptoris Mater (= RM), Giovanni Paolo II descrive la beatitudine di Maria che ha creduto (nn. 12-19). Poi afferma: «A ragione, dunque, nell'espressione "Beata colei che ha creduto" possiamo trovare quasi una chiave che ci dischiude l'intima realtà di Maria» (Ivi). L'identità della Madre del Signore è quella di essere la credente. Al n. 14, Giovanni Paolo II paragona la fede di Maria a quella di Abramo «nostro padre nella fede» (Rm 4; Gal 3,6-7). Pertanto – continua il Pontefice – come «la fede di Abramo costituisce l'inizio dell'antica alleanza», così «la fede di Maria nell'Annunciazione dà inizio alla nuova alleanza» (RM 14). La centralità unica della Vergine nella pienezza del tempo salvifico si spiega dal fatto che ella è la credente per eccellenza, pistéusasa (Lc 1,45), participio aoristo greco che ha funzione di definizione, dichiarazione di identità, ed è la prima beatitudine che incontriamo nel NT. La sua maternità è frutto esclusivo della fede.

L'Annunciazione va vista come una liturgia della Parola: concerne la rivelazione di Dio, evidenzia il primato della Parola nella vita spirituale dei fedeli. Maria annunciata ricorda alla Chiesa celebrante: a Dio che parla nel rito, si risponde con l'ascolto docile e obbediente (cf Es 19,8; 24,7). Il discepolo ascoltatore è esortato a divenire egli stesso il realizzatore della Parola che si è rivolta a lui, poiché: res nostra agitur, ogni parola di Dio parla a noi, parla di noi.

2. L'Annunciata diviene annunciatrice. La Visitazione di Maria alla parente Elisabetta (Lc 1,39-45) segna l'inizio dei viaggi missionari di Gesù per mezzo della Madre. Questo evento, in cui ella, arca della nuova alleanza che porta in sé il Figlio di Dio, già produce i suoi frutti di salvezza: notiamo la professione di fede e la preghiera di lode di Elisabetta, l'effusione dello Spirito quale Pentecoste iniziale, la gioia messianica e la santificazione del Battista, la famiglia di Zaccaria visitata dal Signore.

La Visitazione della Vergine agli inizi della salvezza si prolungherà e dilaterà nella "visitazione" degli Apostoli dopo la Pentecoste, quando non ci sarà un'altra partenza di Maria verso la casa di Zaccaria, bensì la partenza degli Apostoli verso i popoli della terra. Lei in quel momento sarà presente per sostenere e accompagnare i nuovi annunciatori con la sua protezione materna e orante. «Stella dell'evangelizzazione» (Evangelii nuntiandi, 82), ella occupa un posto di rilievo nell'evangelizzazione: la prima evangelizzata splende quale insostituibile evangelizzatrice.

3. Vergine offerente (MC 20). Nella presentazione del Figlio al tempio «per offrirlo al Signore» (Lc 2,22), la Madre è unita al Figlio in un'unica offerta: ella presenta «la vittima santa, a Dio gradita » (san Bernardo). Già si prefigura lo Stabat Mater ai piedi della croce e si profila l'Unum olocaustum ambo (Christus et Maria) pariter offerebant: «L'unico olocausto offerto nello stesso tempo da ambedue: da Cristo e da Maria» (Arnaldo di Chartres, + dopo il 1156). Nell'offrire il Figlio, la Vergine rappresenta la Chiesa chiamata a celebrare il mistero di Cristo, che perpetua nel tempo umano il sacrificio gradito a Dio Padre. Fin dalla Presentazione ella vive una sorta di "Eucaristia anticipata", che avrà il suo compimento nell'unione col Figlio nella passione e si esprimerà dopo la Pasqua nella sua partecipazione alla Celebrazione eucaristica (cf Ecclesia de Eucharistia, 56). Donna nuova ed eccelsa figlia di Sion, Maria è contemplata come l'alba del genere umano, l'aurora del tempo salvifico, colei che prepara il cuore dei figli verso la pienezza della Cena pasquale.

4. Vergine in preghiera (MC 18). Dopo l'Ascensione del Figlio, la Madre sta nel Cenacolo (At 1,14) orante con i discepoli «assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli, nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42). Ma quale Madre dei discepoli ella è la capofila e la capocoro della Chiesa celebrante. La tradizione iconografica siro-orientale la raffigura orante, con le mani alzate al cielo e intronizzata alla destra del Figlio, quale mesitéia, "interceditrice", e déesis, "intercessione permanente". Nella Chiesa ella non svolge funzioni ministeriali come Pietro, non percorre il mondo per evangelizzare come Paolo. Nella Chiesa lei è la madre che veglia, serve, soprattutto prega e ama.

5. Icona dello statuto discepolare del credente: culto a Dio e impegno di vita.

La dichiarazione della Vergine: «Avvenga di me (fiat mihi) secondo la parola del Signore! » rivela «un desiderio gioioso di collaborare a ciò che Dio prevede per lei. È la gioia dell'abbandono totale al buon volere di Dio» (I. De La Potterie). La sua domanda di chiarificazione all'angelo: Quomodo fiet istud? è per un'assoluta obbedienza, in vista dell'offerta della propria libertà al Signore.

Memori che l'esortazione della Vergine alle nozze di Cana: «Fate quello che vi dirà! », significa altresì: «Fate tutto quello che ha fatto lui!», ossia «Continuate a compiere le sue opere!», fin dall'antichità «i fedeli cominciarono a guardare a Maria per fare, come lei, della propria vita un culto a Dio e del loro culto un impegno di vita» (MC 21). Nel suo fiat oblativo, i credenti riscontrano la vera libertà che cerca la perfetta gloria di Dio, la salvezza delle anime e il bene della società umana. Per questo la invocano: Vere libera, serva nos liberos!: «O veramente libera, mantieni noi liberi!».

-stpauls.it - autore: Sergio Gaspari - Donboscoland -

 
 
 

BEATIFICATO PADRE GABRIELE MARIA ALLEGRA. TRADUSSE LA BIBBIA PER LA COMUNITA' CATTOLICA CINESE

Post n°7483 pubblicato il 30 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Chiesa ha un nuovo Beato. Si tratta di padre Gabriele Maria Allegra, sacerdote francescano e biblista, morto nel 1976 e noto per aver tradotto la prima Bibbia per la Chiesa Cattolica cinese. La cerimonia di beatificazione questa mattina in piazza Duomo ad Acireale è stata presieduta, in rappresentanza del Papa, dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Presenti tra gli altri il cardinale arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, presidente della Conferenza Episcopale siciliana, il cardinale di Hong Kong, John Tong Hon, e il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre José Rodriguez Carballo, e migliaia di fedeli provenienti dalle diocesi siciliane.

“Una pietra miliare nella storia della Chiesa cattolica in Cina”. Il cardinale Angelo Amato definisce così, in un’assolata piazza Duomo ad Acireale, la traduzione integrale della Sacra Scrittura in lingua cinese realizzata in ventisei anni dal sacerdote francescano Gabriele Maria Allegra. Sugli ombrelli arancioni tenuti dai fedeli per ripararsi dal sole durante la celebrazione, gli ideogrammi cinesi con i versetti biblici tradotti da padre Allegra. L’entusiasmo corale per questo nuovo Beato è risuonato nelle parole di padre José Rodriguez Carballo che ha ringraziato il Papa per questa giornata esprimendo l’auspicio che il Beato Allegra sia presto santo e che la sua testimonianza ispiri l’ormai prossimo Anno della Fede.

Siciliano, nato a San Giovanni La Punta, in provincia di Catania nel 1907, Giovanni Maria a 23 anni diviene sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori. Quindi la missione in Cina: a Pechino fonda lo “Studium Biblicum Franciscanum”, poi per vicende belliche si trasferisce ad Hong Kong, dove resterà fino alla morte nel 1976 prodigandosi nell’assistenza ai poveri, ai lebbrosi e agli ammalati. Al microfono di Roberto Piermarini il cardinale Angelo Amato lo definisce “sacerdote sommamente virtuoso”:

"La fede era la sua forza. Una fede che lui stesso nelle sue Memorie descrive come «rocciosa, massiccia, ardente ed entusiasta». La sua fede si manifestava nel suo spirito di pietà. Il colloquio con Gesù Sacramentato, la preghiera del breviario e del rosario, la celebrazione della Santa Messa erano esemplari. Anche il modo di trattare la Parola di Dio evidenziava la sua fede profonda. Nella traduzione si adoperò moltissimo perché risultasse la più perfetta possibile. Spesso per trovare l’interpretazione esatta di una parola, studiava per più giorni con i suoi collaboratori".

Un lavoro di alto livello che padre Allegra svolse non per compiacimento intellettuale, ma in spirito di nascondimento e amorevole servizio alla Chiesa. Ancora il cardinale Amato:

"Nella sua profonda umiltà soleva ripetere: «Chi lavora così in profondità, forse non otterrà mai la rinomanza di certi altri teologi moderni, ma, a mio avviso, sarà più benefico alla Chiesa di Dio»".

Un traduzione che pur caratterizzata da assoluto rigore e fedeltà ai testi originali greci utilizza la lingua parlata cinese, semplice, ma elegante. La sinologa Monica Romano, presidente dell’associazione TherAsia Onlus:

"Negli anni ’30 del secolo scorso i cattolici cinesi non possedevano una versione integrale della Bibbia. Tra l’altro le traduzioni cattoliche del Nuovo Testamento si basavano in larga parte su antiche versioni latine (come la Vulgata) o altre lingue, non sul greco. Padre Allegra si cimenta in quella che egli stesso chiama 'l’opera della mia vita” e come lui stesso afferma 'per dare Cristo alla Cina e la Cina a Cristo”. I fedeli amano questa traduzione che ha anche acquisito nel corso del tempo una certa autorevolezza. Vi sono anche altre traduzioni, ma quella di Padre Allegra è la più diffusa tra i cattolici e la più autorevole".

Tradurre la Bibbia in cinese non significa esclusivamente effettuare una traduzione linguistica, ma anche semantica: la sfida era rendere comprensibili alla cultura orientale simboli ed immagini, propri della tradizione giudaico-cristiana. Ancora Monica Romano:

"Padre Allegra ha raccolto questa sfida. Si può ricordare la disputa sorta attorno all’uso del termine per indicare Dio o lo Spirito Santo. C’era stato un dibattito nella Chiesa Cattolica e anche tra le varie confessioni cristiane se fosse appropriato utilizzare una terminologia locale riprendendola dalla religiosità locale cinese, o al contrario coniare dei nuovi termini. La riflessione in seno alla Chiesa Cattolica è stata lunga, ma determinante per il lavoro di traduzione di padre Allegra e l'inculturazione del Vangelo in Cina".

L’opera di padre Allegra continua ad ispirare la Chiesa di oggi. L’ organizzazione TherAsia onlus della quale lei è presidente, recentemente ha stampato una breve storia del Concilio Vaticano II in cinese semplificato, una stampa che non era mai stata eseguita prima:

"Sì, la chiesa cinese si sta già preparando da diversi mesi a celebrare questo anniversario del Concilio. Il Concilio è penetrato in Cina più tardi, pertanto i principi e gli insegnamenti dei padri conciliari richiedono ancora di essere pienamente conosciuti e compresi dai cinesi. Per questo motivo la Ong caritativa cattolica cinese - Jinde Charities– ha richiesto a TherAsia onlus di supportare questa iniziativa e noi ben volentieri abbiamo accolto questo invito. Sulla base di questi documenti che sono stati poi stampati, hanno organizzato una serie di corsi di formazione che hanno visto una grande partecipazione da parte dei cattolici: uno di questi corsi di formazione si è svolto nel mese di maggio, vi hanno partecipato circa un centinaio di persone, tra vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, provenienti da circa 30 diocesi della Cina. C’è veramente un crescente interesse da parte dei fedeli cinesi nell’apprendere sempre di più e sempre meglio gli insegnamenti del Concilio Vaticano II".

Paolo Ondarza - radiovaticana.va -

 
 
 

EUTANASIA IN OLANDA: ECCO I NUMERI NASCOSTI, E' UCCISO ANCHE CHI NON VUOLE!!!

Post n°7482 pubblicato il 30 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

I numeri della dolce morte in Olanda sono molto più alti delle cifre ufficiali. Intervista a Alex Schadenberg, direttore della Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia

«Secondo il governo olandese nel 2011 ci sono state 3.695 morti per eutanasia, il 18% in più rispetto al 2010. Ma i numeri reali sono altri, molto molto più alti». Tempi.it ha intervistato Alex Schadenberg (nella foto), direttore esecutivo della Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia, associazione canadese «che si occupa di offrire assistenza legale a chi va in tribunale contro l’eutanasia e che attraverso incontri e conferenze cerca di far capire che l’eutanasia alla fine è solo questo: un uomo che uccide un altro uomo».

Partiamo dalle basi. Quali sono i requisiti per richiedere l’eutanasia in Olanda?

L’eutanasia in Olanda all’inizio poteva essere richiesta da chi era affetto da una malattia in stato terminale, ora invece il criterio è la sofferenza personale. Può richiedere l’eutanasia chi è soggetto a sofferenze insopportabili. Il problema è che non si può definire la sofferenza, è un criterio soggettivo. Dopo diverse sentenze del tribunale ora può essere ucciso così chi ha depressioni croniche, chi soffre di demenza e anche chi è affetto da malattie psichiatriche. Per questo credo anche che i numeri cresceranno col tempo: la pratica è sempre più accettata.

Anche i bambini possono richiedere l’eutanasia?

Sì. In Olanda la legge dice che non puoi morire per eutanasia se sei sotto i 12 anni, ma ora l’associazione dei medici olandesi e il governo hanno accettato le linee guida del protocollo di Groningen, che la prevede anche per i bambini nati con disabilità. Così oggi i bambini possono ottenerla. Diciamo che in Olanda le leggi e le sentenze dei tribunali non vanno sempre insieme.

Perché dice che i numeri forniti dal governo olandese sull’eutanasia sono sbagliati?

Secondo i dati forniti, nel 2011 ci sono stati 3.695 casi di eutanasia riportati. È importante sottolineare la parola “riportati”. Infatti, secondo uno studio del 2010 pubblicato sul New England Journal of Medicine, in Olanda il 23% di tutte le morti per eutanasia non vengono riportate, quindi a 3.695 bisogna aggiungere almeno un 23% in più. E arriviamo così a 4.544. Non solo. In Olanda eutanasia e suicidio assistito sono considerate cose molto diverse. Nel 2010 ci sono stati 192 casi di suicidio assistito, aggiungiamo l’aumento del 18%, e arriviamo a 226 casi di suicidio assistito nel 2011. Sommiamo tutto e otteniamo un altro numero: 4.770 persone morte in Olanda nel 2011 per l’eutanasia. Non 3.695.

Perché crescono così tanto i numeri dell’eutanasia dal 2010 al 2011?

Non è un problema nuovo, purtroppo è un trend costante. Nel 2006 le morti riportate per eutanasia in Olanda sono state 1.923, nel 2007 2.120, nel 2008 2.331, nel 2009 2.636, nel 2010 3.136 e nel 2011 3.695. E i numeri, ripetiamolo, non considerano le morti nascoste. Questi numeri dimostrano che la pratica in Olanda sta diventando comune, accettata dalla società. Anche in Oregon, Belgio e Svizzera i numeri sono in continuo aumento. Perché più passa il tempo, più l’opposizione a questa pratica si indebolisce.

Perché?

Come detto prima, perché il criterio è la sofferenza, perché la società si abitua e perché i dottori accettano questa pratica.

Ci sono anche ragioni economiche?

Secondo me le ragioni economiche ci sono, ma non sono quelle principali. Certo, le pressioni sulle persone più vulnerabili esistono ma il problema vero è che la gente crede sempre di più che l’eutanasia sia la soluzione giusta a certi tipi di problemi della vita dell’uomo, come la sofferenza. Questo poi non vuole dire che non ci siano ragioni economiche, perché è chiaro che si risparmia a uccidere un malato invece che curarlo. Bisogna anche dire che in Olanda la sanità è buona, ma se si dovessero affrontare certe malattie con cure palliative di riduzione del dolore, il costo sarebbe molto alto e la qualità della sanità forse diminuirebbe. È più economico così, ma voglio sottolineare che per me non è la ragione principale della diffusione dell’eutanasia.

Qual è allora la ragione principale?

La gente pensa che uccidere sia giusto. E questo è un grande problema, io sono molto preoccupato, ad esempio, che le persone disabili non capiscano che questo trend va contro di loro. Dietro la facciata umanitaria, l’eutanasia rappresenta un enorme rischio soprattuto per i disabili. Ma loro sembrano non accorgersene, e questo mi spaventa.

Ognuno fa le sue scelte, no?

Ecco, dobbiamo capire che quando si dice che l’eutanasia è un problema di scelta, della mia scelta, diciamo una cosa falsa. L’eutanasia non riguarda la scelta ma il modo in cui noi affrontiamo la sofferenza. Nella nostra società aumentano i suicidi e le depressioni. Come rispondiamo a questo? La gente è sempre più disperata, non ha più speranza. Come rispondiamo a questo? Uccidendo queste persone? Così però non risolviamo il problema.

Se una persona però vuole morire?

Non può obbligare un’altra persona a farlo. Noi vogliamo che uccidere sia lecito nella nostra società? Ecco la domanda. La sofferenza non si affronta uccidendo chi soffre ma fornendo cure migliori per il dolore, da un lato, e maggiore attenzione verso chi soffre. Aiutandoli a trovare il senso della sofferenza. Uno dei motivi per cui la gente chiede l’eutanasia è che si sente abbandonata, un peso per la società.

Prima ha parlato di morti per eutanasia non riportate. Perché succede?

Quel 23% riguarda la gente che muore di eutanasia, anche se non lo voleva, anche se non l’ha richiesta. Nel 2010, 310 persone sono morte di eutanasia senza volerlo. Perché alcune morti non vengono riportate? Perché i medici non hanno rispettato la legge. Sono omicidi fuori legge e questo è uno dei più grandi problemi cui l’eutanasia porta.

Conosce dei casi particolari?

In Olanda è molto difficile opporsi all’eutanasia, per questo si parla poco anche di questi casi di errore. Ma durante una conferenza che abbiamo tenuto in Scozia è intervenuta una donna che ha dichiarato che i medici avevano provato a uccidere il nonno senza il suo consenso. Ci sono persone e storie, ma è difficile parlare. È comunque dimostrato che in Belgio il 32% di tutte le morti per eutanasia viene praticato senza il consenso dei pazienti. È un numero enorme ma per l’Olanda ho solo statistiche, non storie personali. Ma può stare sicuro che molta gente ha paura di questa possibilità reale.

Perché si arriva a uccidere una persona anche se non lo vuole?

Quando si accetta il principio che c’è anche una sola vita che non merita di essere vissuta, che anche in un solo caso va bene che un uomo ne uccida un altro, allora, alla lunga, si arriverà per forza alla conclusione che uccidere un altro uomo va bene quasi sempre o sempre.

In Europa sono pochi i paesi dove l’eutanasia è legale. Un buon segno?

È questione di tempo, nessuno può sentirsi al sicuro o salvo. Neanche voi in Italia. La politica dell’eutanasia, infatti, è appoggiata da lobby ben organizzate: esiste addirittura la federazione mondiale delle associazioni per il diritto alla morte, hanno molte risorse e riescono a diffondere la loro posizione in tutto il mondo. Se devo essere sincero, mi fanno paura. Ma tutti dovremmo esserne spaventati. L’importante è però parlare dell’eutanasia per quello che è davvero: un uomo che uccide un altro uomo. E non è ammissibile che nella società qualcuno corra il rischio di essere ucciso anche se non vuole. Ecco perché l’eutanasia dovrebbe essere vietata. Al suo posto si dovrebbe incrementare la cura delle persone.

@LeoneGrotti - Tempi.it -

 
 
 

INGHILTERRA: GENITORI TENUTI ALL'OSCURO SE LA FIGLIA MINORENNE ABORTISCE

Post n°7481 pubblicato il 30 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ecco il caso di una quindicenne di Salford: quando il predatore assume, con la protezione della legge di stato, le caritatevoli sembianze di un medico, di un’infermiera o di un’insegnante.

Da tempo si va profilando il rischio che l’orizzonte socio-culturale britannico possa diventare il nostro in un prossimo futuro. E non è un bell’orizzonte. Eccone una riprova. Recentemente una quindicenne inglese di Salford, sospettando uno stato di gravidanza, ha deciso di recarsi in ospedale, dove ha ricevuto dagli operatori sanitari la conferma di aspettare effettivamente un bambino. Trattandosi di una gravidanza indesiderata, l’aborto è parso l’unica opzione possibile. I medici dell’ospedale hanno deciso di rispettare la volontà della ragazzina di non coinvolgere i propri genitori nella decisione di abortire, e si sono limitati a mettere al corrente della circostanza la scuola. Qui la quindicenne ha trovato la comprensione degli insegnanti, che hanno discusso con lei la delicata questione e assecondato la sua reticenza nei confronti della famiglia, concedendole il permesso di assentarsi per abortire e standole vicini quando si è recata in clinica per l’operazione.
Tutto regolare, perché secondo la legge inglese (quella che alcuni additano come modello anche per l’Italia…) gli insegnanti, i medici e gli infermieri possono fornire consulenza in campo sessuale o nei trattamenti sanitari – compreso l’aborto – a ragazze minorenni tenendo all’oscuro i genitori.

John Merry, responsabile del competente dipartimento dell’amministrazione comunale di Salford, ha difeso l’operato degli insegnanti, spiegando che «hanno correttamente ottemperato alle chiare e vincolanti disposizioni previste dalle linee guida nazionali in questi casi».
Michaela Ashton, dell’organizzazione Life, ha invece criticato il comportamento dell’istituto scolastico, accusando gli stessi docenti di «aver nascosto e concorso a determinare un evento grave, controverso, e potenzialmente dannoso nella vita della figlia e di due genitori». «Il fatto che la legge glielo consenta – secondo la Ashton – non significa che sia anche moralmente giusto». È il problema di sempre: la scelta tra la legge di Dio e quella degli uomini.
In Gran Bretagna, peraltro, il vezzo di tenere all’oscuro i genitori è ormai diventato la regola. È di quest’anno, ad esempio, la notizia dell’iniziativa adottata in nove scuole di Southampton per consentire di impiantare a studentesse minorenni un contraccettivo ormonale sottocutaneo (una piccola placca lunga circa quattro centimetri che, inserita nella parte interna del braccio, rilascia un ormone capace di bloccare l’ovulazione).

Tra le giovanissime, sono state coinvolte anche alcune tredicenni, senza che i genitori ne fossero a conoscenza. Si tratta di uno dei tanti provvedimenti adottati dalle scuole dopo che il governo di Sua Maestà ha sollecitato la necessità di arginare il dilagare delle gravidanze indesiderate tra le adolescenti. Il fatto è che la famiglia non può essere espropriata, nemmeno attraverso una legge ingiusta, della sua funzione essenziale di luogo dell’educazione nel quale l’individuo acquisisce il senso di appartenenza e sviluppa la propria coscienza, ossia il sentimento di sé come responsabilità verso qualcosa di più grande. In questo senso la famiglia diventa «initium sive particula civitatis», cellula della società e il suo principio, secondo la celebre definizione di quel campione di realismo cristiano che fu sant’Agostino.
Pensando a ciò che è accaduto alla povera quindicenne di Salford, torna alla mente un’altra immagine del grande vescovo di Ippona, mutuata dalla natura: la madre paragonata alla chioccia, che copre con la carezza delle sue piume i teneri nati, e raccoglie intorno a sé con voce rotta i pulcini pigolanti, mentre quelli che fuggono le sue carezzevoli ali «praeda fiunt alitibus», cadono preda di uccelli rapaci. Oggi può persino accadere che il predatore assuma le caritatevoli sembianze di un medico, di un’infermiera o di un’insegnante.

Avvenire - Gianfranco Amato -libertaepersona.org

 
 
 

IL BAMBINO E' STATO UCCISO..MA LE CARTE SONO A POSTO

Post n°7480 pubblicato il 30 Settembre 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Un uccello canta anche in un bosco di spine» - (San Francesco di Sales)

Non si può dire, ma a volte accade. Non è il caso del giudice Cocilovo. L’ha detto e io gli credo.
Però ho quasi cinquant’anni, da venticinque insegno agli adolescenti e da loro ho sentito tante storie. Storie vere.
Non si può dire, ma a volte accade.
Accade che una ragazzina scopra di essere incinta e, impaurita, non abbia nessun adulto che la sostenga davvero. E allora il consultorio, i medici, il giudice tutelare magari la indirizzano verso la strada più breve. Non ho detto la più giusta. Non ho detto la più indolore. La “convincono” a decidere di far ammazzare il suo bambino. Certo non glielo dicono così brutalmente. Le spiegano che in fondo è stato un incidente e che può capitare, ma che la prossima volta dovrà stare più attenta. Le dicono che quel che ha in grembo bambino ancora non è e che dunque faccia presto. Che è meglio togliersi il pensiero subito, in fretta, prima che da fuori si veda. Da fuori. Dentro però lei la sente la vita che c’è, nuova. Vita che, quasi invisibile, sta comandando il suo corpo.
Non si può dire, ma è così.
Quel che liquidano come “grumo di cellule” è a tal punto una presenza presentissima, che ha bloccato il ciclo mestruale di sua madre. Che le ha reso il seno più turgido. Che la ha fatto venire quel po’ di nausea che sente, quel non so che...
Non si può dire, ma a volte accade.
Accade che i consultori bypassino la famiglia. Ti vergogni? Hai paura che reagiscano male? Non vuoi parlarne con i genitori? Confidarti e confrontarti con loro? Non c’è problema. Se il problema c’è, te lo risolviamo noi. Ricorriamo al giudice tutelare, lui sa. Ti dirà cos’è bene per te. Si farà aiutare dai tecnici, dagli esperti, vaglierà. Però sappi che alla fine la decisione è la tua.
Non si può dire, ma alle volte accade.
In nome della “salute riproduttiva” non è indispensabile che il bambino che hai in grembo presenti anomalie o malformazioni. Né che tu, madre, sia a rischio di morte. No.
Non si può dire, ma a volte accade.
Accade che sulla scrivania del medico arrivi la perizia-fotocopia della psicologa (sempre uguale, sempre la stessa…), che attesta “un grave disagio a seguito di una gravidanza non cercata”. E’ sufficiente per uccidere un bambino? E’ sufficiente.
Non si può dire, ma accade.
Accade che alcuni ginecologi, per il gran numero di cause intentate ai colleghi (ci sarà un motivo per cui le compagnie assicurative faticano a stipulare polizze con questa categoria di medici, che hanno la responsabilità non di una ma di due vite umane…), spaventati, quando seguono una gravidanza informino i genitori di tutto e a volte anche… di più. Che al minimo sentore di qualcosa che non va prospettino scenari apocalittici. Non sappiamo con certezza, è solo un sospetto, ma suo figlio potrebbe non essere perfetto. Ora la chirurgia neonatale fa miracoli, però l’avvisiamo…
Non si può dire, ma accade.
Io glielo avevo detto, signora. E’ stata coraggiosa, siete stati bravi a portare avanti la gravidanza comunque. Son felice che suo figlio sia sano, ma io, nel caso, l’avevo avvisata che perfetto forse poteva anche non nascere.
Se quel figlio potenzialmente “imperfetto” e invece sano è stato ucciso per eccesso di zelo, pazienza. Io gliel’avevo detto che c’erano solo delle possibilità che non fosse sano. Ha deciso lei, signora. In piena libertà. Guardi, la firma è la sua.
Non si può dire, ma accade.
Accade che i sette giorni dalla richiesta di interruzione che – previsti dalla legge – devono passare perché la donna “soprassieda”, passino. Sì. Lunedì, martedì, mercoledì… Passano. Ma senza la presenza di chi potrebbe (dovrebbe?) sostenere la donna: aiutarla a decidere con cognizione di causa, prospettandole tutte le soluzioni alternative all’aborto. Passati i sette giorni si agisce e si volta pagina. Avanti la prossima.
Mi si dirà perché, se conosco queste storie, non le ho raccontate, non ho denunciato.
Perché le carte sono a posto. Perché la legge è rispettata e le firme sono dove sono. Come quando alle scuole chiedono la prova di evacuazione. Ci sono fogli da compilare e le carte vanno timbrate e protocollate. Quando la prova viene fatta a fine maggio va bene. La legge è stata rispettata.
Ha senso una prova di evacuazione a fine anno? Si è agito per il bene e per la sicurezza di chi passa metà delle sue giornate a scuola? No. Ma le carte sono a posto.
Si agisce sempre per il bene degli interessati (la giovane mamma e il suo bambino) quando la si convince ad abortire e si fa fuori suo figlio? Quando poi lei finisce in ospedale perché è depressa o ha minacciato il suicidio? Quando in nome dell’autodeterminazione si tagliano i legami tra una figlia minorenne e la sua famiglia (è successo non a una, a tante ragazze che ho conosciuto in questi anni di insegnamento) e come in una catena di s-montaggio a queste poverette si suggerisce di dire a casa che si è ospiti qualche giorno da un’amica, si ricoverano in due, il bambino viene eliminato e tornano a casa sole?
Sole. Senza figlio e senza sostegni umani significativi.
Non si può dire, ma è così.
Bravi tutti, ma il giudice tutelare, il medico, la psicologa, gli esperti del consultorio li vedi quei giorni e non li vedi mai più. Bella roba davvero.
Non si può dire, ma sapete una cosa? Ciò che in fondo in fondo brucia, dell’articolo di Dreyfus, è la sua verità triste e drammatica. Non riguarda il giudice Cocilovo. L’ha detto e io gli credo.
Riguarda però tutti i bambini a cui si è impedito e si impedisce di nascere. Riguarda tante mamme bambine. Riguarda noi adulti.
Quell’articolo interpella tutti, in quest’epoca che non ama e non tutela la vita, ma farebbe carte false per garantire la libertà (?) di uccidere e di morire. Una morte dolce e dignitosa, sia chiaro. Data o ricevuta a seguito di consenso informato e nell’assoluto rispetto della legalità. Che però non è propriamente la stessa cosa della “giustizia”, né del “bene”.
Lo so che non si può dire. Forse è per questo che è irresistibilmente giunta l’ora di dirlo.

Saro Luisella - Fonte: CulturaCattolica.it

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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