ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Maggio 2014

VIOLENZA SULLE DONNE: LA QUOTIDIANITA' DELLA SOFFERENZA

Post n°9046 pubblicato il 31 Maggio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Chi è vittima deve trovare il coraggio di denunciare, nella certezza di finire in strada, a perdere ulteriormente dignità e fiducia, senza risposte, se non un consiglio ad abbandonare casa e andare lontano...

Se ne stava lì in un angolo della stanza, rannicchiata addosso alla parete, come volesse occupare uno spazio invisibile. Una signora con i capelli argentati, una donna esile, fragile, improvvisamente sola. Mentre l'accompagnavo da persone amiche disponibili ad accoglierla per la notte, mi raccontava una storia incredibile, ma tragicamente reale.

Ogni tanto le succede di scappare da casa, attraverso i campi raggiunge la città, per recarsi al pronto soccorso: le accade di non riuscire a muovere le braccia, né piegarsi, o respirare bene. Ogni tanto succede che la testa le ciondola sul collo, svuotata di ogni pensiero, le gambe oppongono resistenza, non c'è più sincronia tra dire e fare, neppure nello sperare che le cose possano cambiare. Ogni tanto il marito la colpisce forte, la offende e la spintona, per il lavoro che non c'è più, per la malattia sopraggiunta, per lo sfratto imminente. Le percosse e le umiliazioni la fanno morire un po' di più: "No, non denuncio a mio marito, perché se lo scopre mi ammazza stavolta, no, non lo denuncio mai, a che servirebbe, rimarrebbe in quella casa, ed io a rischiare di più".

Guardo quella signora e mi vengono in mente le reiterate sensibilizzazioni a chiamare il numero verde, gratuito ed efficiente a difesa di chi non sa più a che santo votarsi per sopravvivere, se, al diritto di vivere, è negato l’accesso. Frasi fatte, luoghi comuni, gli scudi levati al grido " la violenza sulle donne non ha più scuse". A questa donna hanno sollecitato "lo denunci signora, lo denunci, e poi vada via subito dal paese", ma lei mi dice: "Dove vado io, cosa faccio io?".

Incredibile, chi ha ragione ed è vittima, deve trovare il coraggio di denunciare, nella certezza di finire in strada, a perdere ulteriormente dignità e fiducia negli altri, senza risposte a propria tutela, se non quella di un consiglio ad abbandonare casa e andare lontano, dove e come ha poca importanza, perché di fondi non ce ne sono, il paese non offre lavoro, nonostante i decreti, le nuove normative, la legge è quella che è. Una donna presa a calci, rifiutata e calpestata, è solamente il frutto di una errata concezione morale, di valori culturali che soccombono ai pugni sferrati dai pregiudizi, si tratta semplicemente di vittime ammutolite dalla consapevolezza di rappresentare poco più di un fattaccio privato, anche quando la bestemmia burocratica è spogliata nella sua menzogna, dall’efferatezza dei dati esponenziali che indicano in migliaia le donne colpite dai sassi psicologici, fisici, sessuali.

Mentre scende dall’auto e la portano nella sua stanza, ho come un magone, ma non è il risultato della compassione, della partecipazione emotiva - solidale verso chi vede martoriati i propri diritti fondamentali. Il groppo in gola è lì per l’impotenza a intervenire ai fianchi di infamie come queste, che accadono nell’indifferenza e nell’incapacità di porre termine a una delle ingiustizie più miserabili che aggredisce sempre le persone più deboli e indifese. Ogni tanto la signora è costretta a ricorrere alle cure mediche, a negare l’evidente, a chiedere aiuto e vederselo negato, ogni anno ci sono le ricorrenze, le feste, le coreografie delle pari opportunità, sull’uguaglianza e sulla diversità, sulle quote rosa. Ogni anno, ci sono pure le mimose che dovrebbero rammentare, a ciascuno, di rispettare le donne. Non solamente qualche volta l’anno.

 autore: Vincenzo Andraous - donboscoland.it -

 
 
 

LA "PEREGRINATIO MARIAE": MARIA SANTISSIMA, APOSTOLA ED EVANGELIZZATRICE

Post n°9045 pubblicato il 31 Maggio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Chi ha avuto la grazia di vivere “in diretta” l’esperienza della predicazione mariana, accompagnata dalla presenza di una immagine della Vergine di Fatima, non può che riconoscere la fecondità e la forza di tale specifico apostolato. Le forme possono variare, le esigenze “locali” sono sempre diverse, eppure un comune denominatore caratterizza quei giorni. La “Madre del Signore”, come 2000 anni or sono, si porta pellegrina nel territorio di una parrocchia o di una diocesi, attrae a sé il cuore dei suoi figli; li invita, instancabile, al sacramento della riconciliazione; dispone l’animo dei fedeli ad accogliere il dono della Parola di Dio. Lei che per prima -come felicemente ci ricordava Papa Francesco- ha ascoltato, si è decisa e ha agito (Santo Rosario in Piazza San Pietro, 31 maggio 2013) ci coinvolge nella sua vita interiore, indicandoci sempre, in modo nuovo, la via della Salvezza: Cristo Gesù. L’amore materno della Vergine non si ripete mai stancamente, si ripropone invece affascinando il cuore e la mente alla bellezza delle “cose di Dio” e sa penetrare, con la sua impagabile e disarmante dolcezza, anche nelle coscienze che più ostinatamente si oppongono alla Grazia. Quante volte capita, animando la “Peregrinatio”, di incontrare qualcuno che inspiegabilmente si ritrova inginocchiato a chiedere perdono dei propri peccati, forse solo perché, incuriosito, si era soffermato dinanzi a quella statua e ne aveva subito il misterioso richiamo. Quale abbondante messe di preghiera, di sinceri propositi, di autentica conversione dello spirito si genera durante queste “settimane mariane”, scandite dalle frequenti celebrazioni eucaristiche, dalla attenta meditazione dei misteri del Rosario, dalla lunga fila ai confessionali.

L’istintivo sospetto di molti “adulti”, di fronte a queste pratiche di devozione, giudicate troppo “popolari” ed esteriori, rivela forse la difficoltà di riconoscere il “criterio” di Dio, che opera, come sempre, le sue opere più grandi, i suoi “mirabilia”, attraverso i canali evangelici della umiltà e della semplicità. Maria Santissima è la esponente per eccellenza di quel Popolo Santo che, in mezzo alle prove della vita, si affida al Signore e solo da Lui attende la Salvezza e la liberazione. Lei che ha attraversato la povertà di Betlemme, il silenzio operoso del nascondimento di Nazareth e l’umiliazione del Calvario, sempre intimamente unita alla generosa offerta del Figlio, sa introdurci nella vera comunione con il Padre. Il nostro cuore ha bisogno di sentirsi amato, compreso e perdonato: la consapevolezza di essere teneramente ricercati dalla Misericordia di Dio, che non si arrende mai dinanzi alle nostre miserie e infedeltà, ci incoraggia e ci ridona lo “slancio” per riprendere con fiducia il cammino. Maria Santissima è Madre e Maestra di carità; con pazienza ricuce in noi gli strappi provocati dal peccato e ci riconsegna nelle mani di Cristo Gesù. Il suo desiderio non si limita a vederci recitare con fervore una preghiera o a ripetere una formula di “affidamento” al suo Cuore Immacolato: Ella vuole che quelle parole diventino la nostra vita, irradino le nostre molteplici attività quotidiane e il nostro lavoro, sostengano le nostre relazioni, nella Chiesa e nella società, perché la luce del Vangelo penetri dovunque. La “Visitazione” –secondo mistero gaudioso, di un Rosario iniziato un giorno lontano a Ain Karin, nella casa di Elisabetta e proseguito nei secoli attraverso i “luoghi della Grazia” dove Lei si è manifestata, richiamando gli uomini al loro vero destino- è l’impegno di ogni nostra giornata. In tutti gli ambienti, dove ci chiama la Volontà di Dio, come Maria dobbiamo essere Tabernacolo e Ostensorio di Cristo, cuori di pace e di carità che siano conforto e voci amiche per le coscienze devastate del nostro tempo. Il solo desiderio di Maria Vergine è che in ogni casa risuonino le parole del Magnificat, incarnato nella irripetibile originalità dei nostri cuori. La “Madonna Pellegrina” non è solo una bella statua da venerare e davanti alla quale riversare le proprie pene: è il proposito di una conversione radicale a Dio, anche in questo tempo di povertà morale e spirituale. “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome!”. Grandi cose va compiendo il Signore nella apparente banalità della nostra vita, segnata dalla nostra fragilità ma benedetta dal Cielo, quale autentica “Terra Santa”, terra di Maria.                       

Zenit.org - Padre Mario Piatti icms è direttore del mensile “Maria di Fatima”

 
 
 

BEATIFICAZIONE DI MADRE SPERANZA: STORIA DEL BIMBO MIRACOLATO E L'ACQUA BENEDETTA DEL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

Post n°9044 pubblicato il 31 Maggio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A Collevalenza, in Umbria,  è celebrata la Beatificazione di Madre Speranza di Gesù, al secolo Maria Josepha Alhama Valera. La suora spagnola, morta  proprio a Collevalenza 31 anni fa – l’8 febbraio del 1983 – ha dato vita alle Congregazioni, femminile e maschile, dell’Amore Misericordioso e al Santuario di Collevalenza, definito la “piccola Lourdes” nel cuore dell’Umbria, per via dell’acqua sgorgata in quella località e indicata da Gesù a Madre Speranza.

Il decreto di Beatificazione è stato firmato da Papa Francesco il 5 luglio dello scorso anno, in seguito alla guarigione immediata, nel ’99, di un bambino colpito da grave intolleranza alimentare. Giovanna Bove ha intervistato il postulatore della causa di Beatificazione, il pavoniano padre Pietro Riva:

R. – Si tratta di miracolo qualificato di terzo grado, cioè “quoad modum”, riguarda le modalità. Cioè, la guarigione è stata pressoché istantanea, è stata totale ed è stata duratura. E’ avvenuta per intercessione di Madre Speranza, invocata, ma soprattutto attraverso lo strumento dell’acqua benedetta del Santuario di Collevalenza, portata a Vigevano. Il bambino ha bevuto quell’acqua dal 28 giugno 1999 fino al 4 luglio, quando si è verificato che l’intolleranza alimentare multipla alle proteine è stata completamente superata.

D. – Madre Speranza di Gesù ha scritto oltre 2.300 pagine, tra le Costituzioni delle Congregazioni, i suoi spunti autobiografici… Che cosa la colpisce di questa donna?

R. – Una donna forte: questa fortezza spirituale le ha permesso di affrontare tanti ostacoli, soprattutto quelli posti dalle autorità religiose in Spagna e poi anche qui a Roma, compreso il Vaticano, che l’ha sospesa dal governo della sua Congregazione per qualche anno. E’ andata avanti perché sicura di fare qualche cosa che venisse dal Signore che la ispirava ed è riuscita a fondare due Congregazioni: è riuscita a portare avanti il suo capolavoro che è il Santuario di Collevalenza e soprattutto a diventare una delle apostole più importanti del secolo 20.mo dell’Amore Misericordioso.

D. – A proposito dell’Amore Misericordioso, con suor Faustina Kowalska si parla di “Divina Misericordia”, con Madre Speranza si completa, quasi, il discorso sulla “Misericordia del Signore”. E’ così?

R. – Innanzitutto, bisogna sottolineare che è sbagliato dire che la Divina Misericordia nella Chiesa è stata “scoperta” nel secolo 20.mo. E’ sbagliato, perché sempre la Chiesa ha predicato la misericordia. Però, nel passato, accanto alla misericordia, si ricordava anche la “giustizia di Dio”. Un’accentuazione della Divina Misericordia è venuta nel secolo 20.mo, attraverso tante anime sante. Ricordo Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Teresa di Gesù di Lisieux, poi Santa Faustina Kowalska e anche Madre Speranza.

Aggiungiamo anche Papa Giovanni Paolo II e attualmente Papa Francesco. Tutto un complesso di interventi di Santi o di persone autorevoli che hanno rilanciato più in profondità la misericordia di Dio. Quindi, c’è una accentuazione maggiore. Però, c’è il pericolo che si parli solo di misericordia intendendo, da parte di qualcuno, un lasciar correre tutto, “tanto Dio è misericordioso”… No, la misericordia di Dio vale quando c’è almeno l’inizio della conversione, altrimenti è prendere in giro la misericordia di Dio.

D. – Un altro messaggio molto importante di Madre Speranza è il tema della Provvidenza. La Provvidenza, sì, ti aiuta – sintetizzo il suo pensiero – ma bisogna essere previdenti, bisogna lavorare. Lei stessa ha lavorato: uno degli esempi è il suo impegno per Luisa Spagnoli, in Umbria, con tutte le sorelle della Congregazione. Effettivamente, anche questo è un passaggio significativo: darsi da fare e Dio c’è, Dio ti aiuta…

R. – La Madre Speranza – come quasi tutti i Santi dell’Ottocento e del Novecento che si sono impegnati nell’assistenza ai malati, poveri e abbandonati, praticamente le categorie più bisognose – per attuare i loro progetti di carità hanno dovuto pensare alle strutture. E quindi è saltato fuori il problema dei beni da acquisire. Sul piano umano non li avevano, però loro sono riusciti ad attuare queste opere meravigliose. Hanno puntato sulla Divina Provvidenza: Dio che interviene in un modo prodigioso. Il che però non li esonerava dalla “previdenza”: quindi si davano da fare. E in questo connubio di previdenza e di Provvidenza hanno fatto miracoli.

D. – A lei, personalmente, cosa colpisce di Madre Speranza e del Santuario dell’Amore Misericordioso?

R. – La fortezza con cui ha affrontato la sua vita. L’altra cosa che mi ha colpito molto è la sua esperienza mistica. Posso dire che è da considerarsi una delle più grandi mistiche del nostro tempo.

Il miracolo che ha permesso la Beatificazione di Madre Speranza di Gesù è, come detto, avvenuto nel luglio del 1999 e ha riguardato un bimbo di circa 1 anno, di Vigevano, colpito da grave forma di intolleranza alimentare. Poco prima del suo compleanno, dopo aver assunto per alcuni giorni l’acqua del Santuario di Collevalenza, scompare qualunque traccia della malattia. La guarigione del piccolo viene preannunciata in un particolare incontro. Lo racconta la mamma di Francesco Maria, la signora Elena Fossa, nell’intervista di Giovanna Bove:

D. – Era il luglio 1998, avevi avuto da pochissimo un bambino, non riuscivate ad alimentarlo, perché?

R. – Perché ci siamo accorti quasi subito, dopo il fatto che io non sono riuscita più ad allattarlo, che Francesco aveva grossi problemi a livello intestinale.

D. – Non era una semplice intolleranza…

R. – Non era una semplice intolleranza, perché man mano che il tempo passava la situazione diventava sempre più critica: corse in ospedale al Pronto Soccorso perché Francesco aveva forti eruzioni cutanee, dissenteria, vomito. Poi sono iniziate otiti, cistiti… Un calvario.

D. – Poi, un pomeriggio ascoltando la tv senti del Santuario dell’Amore Misericordioso e di queste acque definite prodigiose. Che cosa accade?

R. – Sento parlare di Madre Speranza. Onestamente vengo catturata e corro in soggiorno quando si parla di quest’acqua, un’acqua che sgorga, che Gesù ha voluto. La frase dice: “Guarisce malattie che la scienza umana non riesce a curare”.

D. – Cominciate a far assumere al bimbo quest’acqua di Collevalenza, del Santuario dell’Amore Misericordioso…

R. – Sì, iniziamo a dare l’acqua a Francesco e iniziamo a recitare tutti, insieme anche ad amici, la novena dell’Amore Misericordioso, nell’attesa che noi potessimo andare giù a Collevalenza per poter poi immergere completamente Francesco in queste piscine.

D. – Accade anche un’altra cosa straordinaria, un incontro…

R. – Accade che io il mercoledì vado a fare un giro con Francesco Maria in un parco del nostro paese e vengo attirata da una figura seduta su una panchina e mi siedo vicino a lui.

D. – Era un signore, un signore distinto, di che età più o meno?

R. – Non so dirvi, onestamente non giovane, di mezza età, ma un signore molto distinto, una persona con degli occhi che mi avevano catturato molto. Dice: “Francesco, Francesco sei proprio un bel bambino”. Io, lì per lì, rimango un po’ sbalordita, perché non mi sembrava di aver chiamato mio figlio e gli chiedo come faceva a sapere il nome di Francesco. Inizia a dirmi delle cose molto personali, tra cui il fatto che Francesco era stato affidato a Maria e questa era una cosa che avevamo fatto, mio marito ed io, nel momento in cui ero stata dimessa dall’ospedale. Non poteva sapere tutte queste cose importanti della nostra vita.

D. – Ti aveva detto anche che il bambino era guarito…

R. – Sapeva che Francesco la domenica avrebbe compiuto un anno e mi disse di fare una grande festa perché Francesco era guarito.

D. – La festa c’è stata, la domenica, il luglio del ’99. Francesco ha mangiato tutto, era in braccio alla nonna. All’improvviso ha afferrato la torta con le sue piccole manine e ha cominciato a provare i cibi che erano sul tavolo e non è accaduto nulla…

R. – No, assolutamente niente. Tra l’altro, noi eravamo molto agitati perché poco tempo prima Francesco per un briciolo di fetta biscottata che aveva trovato aveva avuto grossissimi problemi, era stato malissimo.

D. – Che cosa avete provato da quel momento in poi?

R. – Abbiamo fatto un’inversione di marcia. Abbiamo capito che veramente il Signore quando ci tocca cambia tutto. Ci siamo resi conto che la nostra vita doveva sicuramente mettersi al servizio degli altri.

D. – Tornate ancora, ovviamente, al Santuario di Collevalenza, al Santuario dell’Amore Misericordioso, con quale stato d’animo?

R. – Di gratitudine, perché Madre Speranza ci ha dato molto come vita concreta. La sua vita ci ha insegnato che davvero lo “straordinario” può diventare “ordinario”. Torniamo a Collevalenza sempre. Se potessimo vivere lì lo faremmo, ma la nostra vocazione e il nostro messaggio è qua dove viviamo. Però, sicuramente, con lo sguardo rivolto sempre a un Gesù misericordioso che ama intensamente ogni persona e che l’aspetta con tenerezza infinita.

Testo proveniente  dal sito di Radio Vaticana

 
 
 

L'EUROPA BUTTA NEL CESTINO QUASI DUE MILIONI DI FIRME DELLA PETIZIONE "UNO DI NOI". CI TEMONO.

Post n°9043 pubblicato il 30 Maggio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Intervista a Maria Grazia Colombo, portavoce del Comitato. «La Commissione e chi ci ha combattuto ha avuto paura che la nostra petizione facesse crollare l’impianto abortista della legislazione europea»

«La volontà di due milioni di cittadini europei è stata completamente snobbata dalle istituzioni. È successo tutto dopo le elezioni, come a dire che l’Unione Europea è ben consapevole dello scollamento fra sé e gli elettori, come se li temesse e li disprezzasse». Maria Grazia Colombo, portavoce del Comitato italiano della campagna “Uno di noi”, parla così della decisione della Commissione europea di bocciare la petizione firmata da 1.901.947 persone in 28 diversi paesi in cui si chiedono leggi a tutela dell’embrione.

Colombo, la Commissione uscente, fra i suoi ultimi atti, ha deciso di accantonare “Uno di noi”. Come mai?

Secondo i commissari era urgente ribadire l’inutilità del divieto di finanziamento della ricerca sugli embrioni, in quanto la legislazione proteggerebbe già l’embrione. Credo che, se fosse davvero così, non avrebbero avuto fretta di chiudere al più presto la porta in faccia a tante persone, proprio un momento prima di dimettersi.

Chi ha fatto pressione perché ciò accadesse?

Alcune associazioni e lobby. Il 10 aprile scorso, prima della decisione, abbiamo partecipato in circa 400 persone all’audizione di fronte alla Commissione. Lì mi sono accorta di quanto in Italia non ci si renda conto della forza dei progressisti: fuori dall’aula hanno preso in mano i cartelli a favore dell’aborto e ci hanno accusati di violenza contro la donna e la sua libertà di scelta.

Cosa c’entra l’aborto con la ricerca sugli embrioni?

Il punto è proprio questo. La Commissione e chi ci ha combattuto ha avuto paura che la nostra petizione facesse crollare l’impianto abortista della legislazione europea. Questo è il vero motivo per cui si sono spaventati. Ammettere che due milioni di persone pensino che l’embrione sia un essere umano da tutelare significa dover accettare che sia sullo stesso piano di ogni persona, con tutti i suoi diritti, compreso quello alla vita.

Cosa pensa in merito alle motivazioni della Commissione?

Sono motivazioni incoerenti: prima si dice che esiste già una legge simile poi si ribadisce che, comunque, la sperimentazione è necessaria come servizio alla ricerca contro le malattie. Come dire che non si può tollerare l’uccisione di un embrione, se non per curare un essere umano già sviluppato.

Se questa è la situazione, a cosa è servita la vostra campagna?

Innanzitutto a far capire la distanza delle istituzioni dalla volontà popolare, ma anche a evidenziare che l’Unione Europea teme fortemente la forza che può venire dai cittadini. Significa che non ci si deve arrendere, ma cominciare ad usarla di più. Conosciamo tutti i parlamentari italiani che prima di essere eletti hanno sottoscritto il manifesto in difesa della famiglia: li contatteremo, ora dovranno tener conto di quello che è successo.

Se persino il lavoro di mesi è stato snobbato, come pensate di incidere?

L’iniziativa ha generato una rete di movimenti a favore della famiglia e della vita, presenti in tutta Europa e forti in alcune nazioni come la Polonia. Questo era solo l’inizio, credo che con un’azione congiunta nel tempo si possa contenere meglio la deriva. Ma anche non ottenessimo una vittoria numerica ora, è necessario per il futuro che ci sia chi continua ad affermare ciò che è bene.

- tempi.it on Facebook -

 
 
 

LA CENSURA DI FACEBOOK CANCELLA IL CAPITOLO DUE DEL LIBRO "VOGLIO LA MAMMA" DI MARIO ADINOLFI

Post n°9042 pubblicato il 29 Maggio 2014 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Apprendo ora che Facebook ha cancellato il capitolo due del libro “Voglio la Mamma” di Mario Adinolfi.
Diciamo che sull’argomento la penso praticamente come lui. Diciamo che, magari userei accenti diversi per scrivere più o meno le stesse cose. Su altri argomenti – argomenti diversi da quelli trattati nel capitolo due censurato da Facebook – la penso diversamente ma, dato che non mi piace la censura (che ho subìto anch’io quando cercavo di diffondere il blog tramite il social più diffuso soprattutto quando scrivevo su argomenti prolife), in segno di stima nei confronti di Adinolfi e di libertà nei confronti di Facebook, premesso il massimo rispetto verso le persone di qualunque orientamento sessuale…

Insomma…ecco a voi il capitolo due

Voglio la mamma / Capitolo 2


Prima con la legge nella Spagna di Zapatero, poi con analogo e contestato provvedimento nella Francia di Hollande, infine con la sentenza della Corte Suprema Usa nell’America di Obama (per carità, è solo un primo passo, ma la pallina ormai è su un piano inclinato) il matrimonio gay, già sdoganato in alcuni paesi del Nord Europa, si appresta a diventare tema di dibattito anche in Italia e prima o poi legge. Mi rendo conto dell’impopolarità della mia posizione, in particolare a sinistra dove comunque ricordo la linea del Pd è contrario al matrimonio omosessuale e a favore delle unioni civili “alla tedesca” (linea su cui concordo in pieno), ma io sono stato sempre e resto contrario alle nozze gay. Lo sono proprio a partire da posizioni di sinistra, di tutela dei soggetti più deboli, che sono sempre i bambini. Provo a riassumere il perché della mia contrarietà in cinque rapidi motivi.

1. Per me il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, questo è stato per millenni. Dal matrimonio derivano diritti e doveri. La battaglia per il matrimonio omosessuale non è una battaglia per una parolina (chiamarla “matrimonio” o “pippo” cosa cambierebbe?) è la battaglia per i diritti che ne conseguono. I tre fondamentali temi di controversia sono il diritto “a formarsi una famiglia”, il diritto di successione e il diritto alla reversibilità della pensione. Sono diritti che io contesto possano essere riconosciuti fuori dal matrimonio tra un uomo e una donna. Anche in termini etimologici non c’è matrimonio senza “mater”: come sempre, in questo libro, ci vuole la mamma.

2. Se il matrimonio è solo un timbro pubblico sul proprio amore e “davanti all’amore lo Stato non può imporre a nessuno come comportarsi”, al momento dovessimo ammettere la rottura del principio sacro per millenni che il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, perché limitarci a rendere legale e matrimoniale solo il rapporto tra due donne o due uomini? Perché non accettare che ci si possa amare in tre? O in quattro? Se un bambino riceve amore uguale a quello di una madre e di un padre da due papà, perché non da quattro? O da tre papà e una mamma? O dal papà che ama tanto il proprio cane e vuole che la sua famiglia sia composta dal papà, dal cane e dal bambino ottenuto da una madre surrogata? Il cane dimostra tanto affetto verso il bimbo, quasi gli somiglia. Se rompiamo la sacralità del vincolo matrimoniale tra uomo e donna, ogni rapporto “stabile” potrà alla lunga trasformarsi in matrimonio, sarà un diritto incontestabile. Con conseguenze inimmaginabili. Non a caso in Italia un parlamentare del Movimento Cinque Stelle, Carlo Sibilia, ha avanzato l’ipotesi di un proposta di legge che estenda la possibilità di contrarre vincolo matrimoniale tra due uomini, tra due donne o anche tra più persone senza vincolo di numero e genere, addirittura tra specie diverse. Qualcuno ha irriso il deputato Sibilia, ma dal punto di vista strettamente logico i suoi argomenti sono inappuntabili.

3. Se due uomini possono sposarsi ne deriva il pieno diritto a “formarsi una famiglia”. Senza limitarsi al diritto all’adozione, no, quello è il meno. I precedenti ci dicono che il diritto a figliare forzando la natura sarà pienamente tutelato. Il caso più noto è quello di Elton John e di suo “marito” David. Sono decine di migliaia già i casi similari. Elton e David vogliono un figlio. La natura pone un limite a questo loro bisogno, come è noto. Ma Elton e David vogliono, fortissimamente vogliono. Sono sposati e ora come tutte le coppie vogliono un figlio. Allora affittano (Dio mio, faccio fatica persino a scriverlo) l’utero di una donna, mescolano il loro sperma e con quel mix la ingravidano, nasce il piccolo Zac che appena nato istintivamente viene posato sul ventre della madre e naturalmente cerca il suo seno. Zac vuole la mamma. Viene però immediatamente staccato a forza da quel suo rifugio naturale e consegnato ai “genitori”. Il bimbo per un anno intero non fa altro che piangere, Elton se ne lamenta graziosamente in qualche intervista e racconta che per placarlo faceva “tirare” il latte al seno della madre naturale per allattarlo poi con il biberon. Io l’ho trovata una storia agghiacciante, una violenza terribile fatta al più debole tra gli umani, il neonato. La moda imperante considera tutto questo invece molto glamour. Sull’orrore della “gravidanza per altri” più avanti troverete un capitolo a parte, così come sull’ottusità che si esprime in burocratese nella cancellazione che alcune amministrazioni hanno fatto sui moduli pubblici della dizione “madre” e “padre” per arrivare all’idiozia della definizione “genitore 1″ e “genitore 2″. Vogliono cancellare persino la parola mamma e pensano che questo sia essere di sinistra. Chi è di sinistra non priverebbe mai un soggetto debole, debolissimo come un bambino del suo diritto a chiamare mamma.

4. Se il vincolo matrimoniale non è più quello tra un uomo e una donna, il diritto alla successione riguarderà prima di tutto il coniuge. Ho un amico ricco e anziano, che fin dai banchi del liceo ha come migliore amico un suo compagno sostanzialmente nullafacente che vive di espedienti. Gli ha dato rifugio in casa, una casa enorme e vivono sotto lo stesso tetto. Da più di cinque anni ormai. Mi racconta sempre il mio amico ricco che spera da tanto tempo la legge sul matrimonio omosessuale perché vuole lasciare l’eredità e soprattutto la sua pingue pensione all’amico, non a quella megera della ex moglie e alla di lei (e di lui) prole, da lui qualificata come avida e ingrata. Anche qui c’è un lato glamour, anche se il mio amico non è per niente gay, anzi. Io vedo però diritti negati e anche un’opportunità: alla dipartita del mio amico anziano, andrò io a convivere nell’enorme casa con il suo amico, che è più anziano di me di vent’anni e morirà presumibilmente prima di me, lasciandomi avendomi omosessualmente sposato il diritto alla pingue pensione reversibile. E così via.

5. L’impatto del matrimonio omosessuale sul tessuto sociale, su quel poco di stabilità che resta nelle nostre convinzioni ancestrali, persino sui conti pubblici in materia previdenziale, sarebbe devastante. Non ce rendiamo conto e pensiamo che sia solo una materia alla moda per sentirsi tanto moderni e progressisti. Sei contrario al matrimonio omosex? Sei medievale. Con buona pace dei liberal contrari ad ogni discriminazione, pronti però a discriminarti per un’opinione discordante.

Credo che la mia sia una battaglia persa, persino la Corte Suprema Usa si è piegata allo “spirito dei tempi” ed ormai è solo questione di tempo. Resta, però, un fatale errore. Qui ci occupiamo di dirlo con una certa nettezza.

Alessandro - fermenticattolicivivi.wordpress.com -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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