Creato da marcalia1 il 09/05/2008
Riti e miti della devozione popolare

 

I miei link preferiti

 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 

Ultime visite al Blog

corrado3020080patrizia17loredanabazzimagnifico.pinafauchonoamodio1940aura66croce_editorefbrevborisrasuragiraluugo.albanoarco20giovannadefaziovibrazioneforte
 

Ultimi commenti

Questo puņ suonarti strano, lo sai che puoi raggiungere i...
Inviato da: Philip Hudson
il 17/09/2021 alle 21:33
 
Questo puņ suonarti strano, lo sai che puoi raggiungere i...
Inviato da: Philip Hudson
il 17/09/2021 alle 21:32
 
commento non trovato
Inviato da: ospite
il 20/03/2020 alle 15:07
 
commento non trovato
Inviato da: ospite
il 18/03/2020 alle 15:38
 
commento non trovato
Inviato da: ospite
il 18/03/2020 alle 01:06
 
 

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« A Lei. Al Noi.L'officina della parola... »

IL RITO DELLA "COVATA" E LA "FIGLIATA DEI FEMMINIELLI". ANALISI MINIMA DI UN MISTERO DI (RI)NASCITA

Post n°77 pubblicato il 15 Settembre 2010 da marcalia1
 

          Nell'aspetto diacronico degli studi etnografici l'ignoranza sessuale primitiva è ormai ben nota, come ho cercato di dimostrare nel mio saggio Il femminile magico e la nascita prodigiosa; sul piano della topografia religiosa più antica esistono tuttavia miti che suggeriscono inoltre veri e propri tentativi da parte del maschio invidioso di sperimentare costantemente, nella realtà primordiale, un metodo per eguagliare il mistero del femminile magico riproduttivo. D'altronde, «la magia creativa del corpo femminile è in sé qualcosa di meraviglioso. Cosicché, laddove gli uomini nei loro riti (come iniziati, dignitari di tribù, sciamani o quel che sia) vengono indistintamente insigniti di facoltà magiche, la più potente magia del corpo femminile si tramanda da sé».[1] Probabilmente, quindi, anche in quegli ingenui esperimenti di emulazione della nascita è da ricercarsi l'origine antropologica della «covata» (couvade), diffusa presso molte popolazioni (e in varianti molto meno accentuate anche nelle nostre vecchie tradizioni contadine), che è un antichissimo rito di natura magica per cui, mentre la donna partorisce, il marito mima a sua volta il parto, imitando le doglie con pianti e grida, e ricevendo per questo tutte le attenzioni normalmente riservate alla partoriente. Per analogia Sir James Frazer, considerato il fondatore dell'etnologia moderna, descrive una pratica magica basata sul principio di finzione operata tra alcuni aborigeni Dayak del Borneo che pare avere strette attinenze con l'emulazione maschile della nascita:

Quando una partoriente ha un travaglio difficile si chiama lo stregone il quale cerca di agevolare il parto manipolando il corpo della donna. Frattanto un altro stregone, all'esterno, tenta di raggiungere lo stesso scopo con mezzi che a noi apparirebbero totalmente irrazionali. In effetti, egli finge di essere la partoriente; una grossa pietra, assicurata al suo stomaco con un panno legato intorno al corpo, rappresenta il bambino nel grembo materno, e seguendo le indicazioni che il collega gli trasmette ad alta voce, da dove è realmente in corso il parto, lo stregone sposta sul suo corpo il finto bambino, imitando esattamente i movimenti di quello vero, fino a quando esso viene alla luce.[2]

          «Il mistero del parto, cioè la scoperta da parte della donna che ella è creatrice sul piano della vita costituisce un'esperienza religiosa che non si può tradurre in termini maschili».[3] Estremamente importante sembra essere perciò un rito di couvade forse ancora attuale, segno popolare di un mistero arcaico della nascita che richiama la memoria ancestrale del mitico Androgine primevo:[4] quello, cioè, denominato la figliata dei femminielli - descritto anche da Curzio Malaparte nel romanzo "La pelle" - che fino a pochi anni fa era certamente praticato nei paesi dell'area vesuviana, specie a Torre del Greco.[5] Figura sacra della tradizione iconologica partenopea, sotto la lente antropologica delle varianze o' femminiello non può essere ridotto semplicemente alle pure categorie sociali di omosessuale, travestito, transessuale: piuttosto egli è immagine archetipica dell'ermafrodita, entità partecipe dei due sessi originari, creatura che porta quindi in sé fisicamente la duplicità divisa della Natura, la cui antica figura nel folclore napoletano pare riallacciarsi ai culti magnogreci della Grande Madre Cibele, al cui servizio erano ammessi quei seguaci che si fossero evirati per emulazione di Attis; non a caso il femminiello ha tuttora una speciale predilezione per Mamma Schiavona, la Madonna Nera di Montevergine, verso la quale ogni 2 febbraio accorrono effeminati da tutta la Campania, specie dai vicoli napoletani dei Quartieri Spagnoli.[6] Ad ogni modo, sdraiato sul lettino di un basso, il femminiello viveva il travaglio del parto secondo una gestualità mimata, spesso pure accompagnata dagli astanti che eseguivano la lamentazione rituale secondo le posologie tecniche del taluorno e del trivolo battuto, a dire una nenia ritmica tipica della veglia funebre realizzata colpendosi il volto con le mani, facendo oscillare contemporaneamente il capo avanti e indietro; si simulava poi il finto neonato in sembianze solitamente di un bambolotto o un fallo di smisurata proporzione, la cui nascita «misterica» veniva infine festeggiata con vermouth e babà.

 


[1] [The creative magic of the female body is a thing of wonder in itself. And so it is that, whereas the men in their rites (as initiates, tribal dignitaries, shamans or what not) are invariably invested with magic costumes, the most potent magic of the womanly body inheres in itself], Campbell J., The Masks of God: Primitive Mythology, New York, The Viking Press, 1959, pp. 388-389. La traduzione è mia.

[2] Frazer J.G., Il ramo d'oro, trad. it. Nicoletta Rosati Bizzotto, Roma, Newton & Compton, 1992, pp. 35-36. Tale pratica rituale rievoca vagamente il mito olimpico di Crono che divorava i figli generati da Rea. Difatti, per evitare che il dio inghiottisse Zeus neonato, Rea, dopo il parto, aveva avvolto la pietra Abadir nelle fasce e l'aveva data a Crono. Egli la deglutì, convinto che si trattasse del figlioletto, ma l'astuto sotterfugio ideato dalla dea non resse a lungo.

[3] Eliade M., Il sacro e il profano, Torino, Boringhieri, 1984,  p. 123.

[4] Platone, nel Simposio, così si riferisce all'Androgine: "In origine c'erano tre sessi umani, non due, maschi e femmine soltanto come ora, ma ce n'era un terzo che partecipava dell'uno e dell'altro e che, scomparso oggidì, sopravvive appena nel nome. C'era allora un terzo sesso, l'androgino, che di fatto e di nome aveva del maschio e della femmina, e questo non esiste più fuorché nel nome ... I sessi erano tre e così fatti per questa ragione; che il sesso maschile traeva origine dal sole, il femminile dalla terra e l'androgino dalla luna, perchè anche questa partecipa del sole e della terra".

[5] Proprio come un atto di consacrazione misterica, la figliata dei femminielli avveniva in tutta segretezza, lontana da occhi indiscreti. Esisteva anche un'altra liturgia, detta spusarizio mascolino: due femminielli venivano uniti a nozze in forma privata; poi i novelli consorti si ritiravano in camera dove avrebbero consumato il matrimonio. Tra gli invitati, infatti, il più anziano andava ad accertarsi il giorno dopo che il ludus veneris fosse stato portato a compimento.

[6] Un tempo questa chiassosa comitiva giungeva al santuario su un carrozzone addobbato con colori sgargianti. Una volta arrivati sul posto, i femminielli (talvolta abbigliati con abiti nuziali) si mischiavano agli altri devoti cantando e danzando al ritmo della tammurriata, in onore della Madonna. Da quarant'anni il Gran Sacerdote della liturgia coreuticomusicale è Marcello Colasurdo, dai devoti definito o' Re.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Rosmarco/trackback.php?msg=9270446

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
ambrosiadossi88
ambrosiadossi88 il 25/08/16 alle 13:18 via WEB
molto bello questo articolo. mi č piaciuto. Ciao da

Mobiletech

(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963