Angelo Ribelle
La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...
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Duemilaundici
Post n°198 pubblicato il 05 Agosto 2011 da Solo_Vita
Correva quella folle estate duemilaundici. Quella della tesi preparata nelle notti milanesi, dell'Italia ad un passo dal default, del caldo che non arrivava, di Vasco che smette di fare la rockstar. Delle parole sospese sulla punta della lingua, degli sguardi carichi come fili per tendere il bucato in una domenica di sole, delle finestre aperte che lasciano intravedere lampi provenienti da vecchie televisioni dal volume troppo alto, degli aperitivi sui Navigli, dello gnocco fritto in via d'Azeglio in una Parma anestetizzata da una bella stagione viva solo nel calendario. Quella del ritorno sull'Aurelia, a percorrerla tutta d'un fiato da Castiglione a Piombino, a giocarci nelle notti folli, con la luna che si getta nel mare, ora a destra, ora a sinistra della strada, secondo la direzione delle scorribande. Quella dei pensieri che si attaccano come moscerini al paraurti di quella macchina che sembra non volersi fermare più, un pò come la vita, un pò come un'esistenza eternamente in bilico tra i brividi sedati dallo xanax e la lucidità ritrovata sul bordo di una tazzina di espresso, tra andare alla deriva e solcare il mare sulla spinta dei 240 cavalli del Mercury che umiliano le vele. Un'estate fatta a mano, come i tortelli di zucca, come il risultato dell'estro di un maestro orafo, come quel piacere solitario che ti concedi equidistante da vergogna e lussuria. Sogni, così grandi e belli da sembrare veri, da richiedere pizzicotti quando torni in te, mentre il tempo sembra ignorare con eleganza la tua vita, disgregata sotto i colpi di un maglio dalla forza non umana. Ma non tutto è destinato a crollare. Anche se la vita passa, dopo di noi, qualcosa resta sempre. Il verde dell'erba rinvigorita dal temporale estivo che accende nell'aria l'odore di terra bagnata, il rosso dei papaveri che si stagliano come eroi contro il giallo sconfinato del grano, il profumo delle pesche mature, le parole d'amore alla ricerca degli occhi per cui sono state scritte, parole che attendono da tempo una Principessa pronta a leggerle a fior di labbra. Attaccate come superstiti della sciagura all'ultima trave galleggiante, col respiro compresso dall'acqua, il battito flebile, la mente appannata...eppur vive. Correva la folle estate duemilaundici, quella delle parole in attesa della loro Bella, cucite su una bandiera pronta ad essere issata per sventolare sostenuta da venti sconosciuti ed affascinanti, da consumarsi all'aria come un mantra buddista. La vita, cos'altro se non un soffio in attesa di un soffio, giusto un istante prima dell'esplosione della tempesta di acqua e sale. "Il mondo ruotava attorno ai suoi occhi, io con lui. Mi girava la testa quando mi guardava dritto dentro, frangendosi contro tutti quei filtri creati nell'arco di una vita intera, frantumandoli. Buona fortuna. |
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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto, come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
Inviato da: cjeannine0000
il 24/07/2014 alle 19:20
Inviato da: viaggio80
il 20/05/2013 alle 16:40
Inviato da: viaggio80
il 07/05/2013 alle 12:26
Inviato da: soleinvernale0
il 17/12/2012 alle 16:31
Inviato da: KimLaStrega
il 04/05/2011 alle 16:18