Creato da Solo_Vita il 10/08/2006

Angelo Ribelle

La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...

 

 

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LungoParma

Post n°199 pubblicato il 15 Settembre 2011 da Solo_Vita

La notte della Grande Pianura sembra voler ingoiare tutto quello che si trova al di fuori di questa educata cittadina: così pulita, così pacata, così ben vestita, così dannatamente glamour nei suoi mercoledì di coppie che sfilano agghindate a festa in Strada Farini, con le donne che giocano a fare le ragazzine coi vestiti stretti e l'occhio pronto a giocare coi rugbysti di vent'anni più giovani.

Una tangenziale a proteggerla tutto attorno: a nord, sud, est, ovest. Paiono i bastioni di un forte annegato nel territorio nemico, illuminati ininterrottamente dai fari delle moderne carrozze eternamente in transito.

Ci arrancano sopra camion della Barilla col disco orario manomesso carichi dell'unico oro italiano rimasto, ci sfrecciano le Ferrari dei calciatorini le cui quotazioni salgono e scendono come lo spread btp-bund a seconda del benestare di sponsor che parlano per mezzo di signori dagli elegantissimi completi grigi, ci sbuffano i motorini cinquanta degli studenti che, anche se non potrebbero transitare, nella notte pur di abbreviare il tragitto arrischiano l'infrazione al Codice della Strada -Lei lo sa che stanotte si becca un verbale da mille euro e la confisca del mezzo?-.

In tutto questo, il giovane uomo si muove all'interno del Microcosmo, scalfendo il silenzio che regna su Strada Garibaldi col cigolio cadenzato proveniente dalla sua vecchia bici scassata, l'unica che ha resistito al tempo ed a ben tre tentativi di furto da parte dei soliti nordafricani che bighellonano intorno alla stazione di questo bastione così tranquillo da sbattere i ladri di biciclette in prima pagina sulla Gazzetta di Parma.

Questa città non gli appartiene, nè per nascita, nè per vocazione, eppure stasera gli è facile sentirla tremendamente sua. Non sempre dev'esserci un perchè, non sempre serve l'odore del mosto del Chianti che bolle nelle botti per sentirsi a casa.
Gli pare di trovare complicità nella pavimentazione irregolare che fa sussultare il telaio e tremare le braccia asciutte e nervose, col grosso catenaccio assicurato alla canna che sbatte forte ad ogni buca scrostando quello che rimane di una vernice tossica stesa almeno cinque decenni fa dalle mani di un padre di famiglia che tornava stanco alla sera con addosso un'insana voglia di bere. Una brama tanto grande da portarlo a spegnere la coscienza con un sonno indotto e provvidenziale.

Stringe un patto con le messaggere dell'autunno in arrivo, milioni di foglie gialle e croccanti, spezzate dalle ruote dai raggi sottili che le attraversano senza convenevoli.
Ci passerà sopra senza esitazione, senza pensare, in cambio del loro lasciapassare. Non un'incertezza, non un attimo di indecisione riflettendo sull'estate già cadavere, ormai fantasma in attesa di percorrere il miglio verde che conduce alla stagione delle piogge, dei maglioni, dell'epidermide pallida a cui dare la caccia sotto strati di pesanti vestiti.

Di colpo un semaforo spezza la notte e nell'attesa del verde, settantadue secondi scanditi dal totalizzatore che dà il tempo nei pressi del Ponte di Mezzo, assiste ad una magia.
All'interno della Mini Rossa parcheggiata dall'altro lato della strada, sotto un portone, i due cuori sono sul punto di mescolarsi. Lo si intuisce come si può intuire l'arrivo di un temporale da quelle improvvise sferzate di aria elettrica che si spostano come impazzite contro le finestre, i tetti, i visi.

E' un istante immaginarsi tutto quello che ha portato sino a quel punto: l'incontro, le battute, lo scambio di un recapito, il timore della non risposta e poi quell'aperitivo strappato e fatto scorrere sulla punte del corteggiamento sino alle due di notte. E poi chiacchiere, tante chiacchiere nelle quali annegare un'attesa con un'onda di piena che quel rigagnolo che chiamano -Torrente Parma-  non vedrà mai.
Riaccompagnata sotto casa, già alla terza marlboro fumata all'interno dell'atmosfera rarefatta ed immobile dell'abitacolo saturo dei migliori anni ottanta di Billy Idol, è facile capire che il tempo sta per scadere.

Poi un lampo, istantaneo come il rosso che ha dato il via a questa unica edizione della divin commedia della vita, spavaldo come la vernice made in Germany della Mini fiammante.
Lei tira forte il fumo prima di smorzare la cicca nel posacenere, per poi fare tre anelli espirando, creando infine una nube che sbuffa fuori dalla fessura lasciata ad arte tra finestrino e tetto.
Gli occhi si girano verso di lui, una mano sibila tra i capelli, gli occhi dritti negli occhi, le gambe ambrate e tornite che si accavallano e si scoprono un pò al salire della gonna a palloncino: è il segnale in codice, è l'attimo che si incastra perfettamente nel presente tanto cercato, è la chiave per aprire il forziere che contiene il tesoro, è il messaggio che fa sganciare la bomba all'Enola Gay.

Il ragazzo alluga la mano, le carezza dolce uno zigomo, giocherella con la ciocca che celava il sopracciglio per poi indugiare pericolosamente sul profilo naso, sino alle labbra. Vorrebbe dire qualcosa, si capisce, ma è bloccato.

Lei nel frattempo immobile, è il cerbiatto al cospetto di un faro che apre la notte, un pò stupita, un pò curiosa di sapere cosa c'è scritto nella prossima pagina. -Chissà cosa farà adesso?-
E intanto il cuore sale sino alla gola. 

Di colpo il verde, ma le gambe non si muovono. Troppa la curiosità di vivere quella vita non sua.
Il ciclista paralizzato, anestetizzato dal veleno che quel predatore non ha certo destinato a lui ma che sembra, per un istante,aver messo il fermo immagine al mondo intero, ben oltre la linea del nulla oltre la tangenziale.

Il tempo di udire una bestemmia strascicata dal vecchio che dietro attendeva la ripartenza e li vede con le labbra di uno che combaciano perfette su quelle dell'altra, nella più bella delle alchimie che gli esseri mortali sanno mettere in atto.

Chissà cosa si stanno sussurando adesso all'orecchio. Le parole degli amanti: nulla di più dolce e mendace.

Un alito di vento freddo scuote i sensi del giovane, destandoli dal torpore onirico: è autunno, è solo e il sogno che sta vivendo non è di sua proprietà.

Nel frattempo però è scattato nuovamente il rosso. Settantadue secondi -solo settantadue- e poi si sentirà pronto per tornare a tagliare la notte con la prua impavida della sua bici.

Lasciategli vivere ancora per un istante un sogno che non gli appartiene. Perfavore.

Buona fortuna.

 
 
 
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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lanciallotto, come amor lo strinse:

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante.

 

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