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IPOCONDRIA

Post n°44 pubblicato il 04 Febbraio 2011 da francescalc.mi
 
Foto di francescalc.mi

IL MALATO IMMAGINARIO

lib. tratta dalla commedia di J.P. Molière “Le Malade imaginaire” (1673)

(segue) PAURA DI AMMALARSI

L'IPOCONDRIA - QUANDO DIVENTA DISTURBO INVALIDANTE ____________________________________________________________________________ C’era una volta, un uomo molto molto ricco di nome Argante. Egli conduceva una vita fastosa e poteva dirsi alquanto fortunato. La sua esistenza avrebbe potuto trascorrere serena… Avrebbe… perché, di fatto, il facoltoso signore era perennemente preoccupato, per non dire disperato, a causa della sua salute. Non che fosse malato, sia chiaro, era sano come un pesce! Piuttosto era convinto di esserlo. Ascoltava ogni giorno il suo corpo, lo ispezionava con scrupolo e al minimo dolorino, gonfiore, ponfetto sulla pelle, preso dal terrore, consultava il medico di fiducia. Di frequente gli faceva visita il signor Fiorante, noto farmacista, per prestargli cure di cui Argante in realtà non aveva alcun bisogno. Di certo però, queste visite a domicilio tranquillizzavano il signorotto e soprattutto fruttavano molti danari al farmacista! Ogni giorno la solita storia si ripeteva: un banale dolore intercostale, un giramento di testa, un braccio intorpidito, tutto era segnale di morte imminente. Già, perché l’uomo era fermamente convinto che gli restasse ben poco tempo da vivere e niente poteva fargli credere il contrario. Argante aveva una bellissima figlia di nome Angelica in età da marito. Nella convinzione di essere in punto di morte (i suoi sintomi presunti negli ultimi tempi erano notevolmente aumentati), aveva pensato di offrirla in moglie al dott. Tommaso Diafoirus, figlio, a sua volta, di un noto medico della zona. Come dire? Prendere due piccioni con una fava? Proprio così! Nei pensieri contorti del ricco signore, il genero acquisito avrebbe potuto collaborare al suo caso col padre o sostituirlo in caso di malattia… occuparsi di lui, insomma, compito al momento riservato esclusivamente al dott. Purgone. I piano di Argante avrebbero funzionato, se non che la figliola era già perdutamente innamorata del giovane Cleante che la ricambiava con immenso ardore. Ma nemmeno l’amore poteva fermare Argante! Un giorno prese a quattrocchi Angelica, intimandole di rispettare il suo volere o sarebbe stata spedita in convento! I suoi progetti non potevano certo andare in fumo per i capricci di una giovinetta! Neanche l’intervento della fida governante poté dissuaderlo. La donna cercò di convincere in tutti i modi il padre della fanciulla, gli fece notare che è sempre sbagliato costringere qualcuno con la forza a sposare una persona che non ama. Invano. Argante era irremovibile. Sua figlia avrebbe presto sposato il medico. Che dire della moglie di Argante? Bhè, poteva essere di ben poco aiuto alla ragazza. Si trattava infatti di una donna avida di denaro (specie quelli del coniuge!) e per nulla sensibile ai sentimenti. Anzi! Inoltre Angelica era solo la sua figliastra, la donna aveva sposato Argante in seconde nozze, che importava a lei della giovinetta? Pur rendendosi conto che i sintomi descritti dal marito non corrispondono a malattia reale, Belinda, questo il suo nome, aveva trascorso un’intera esistenza ad assecondarlo … in realtà con l’unico scopo di impossessarsi delle sue ricchezze. Ed aveva buone ragioni per farlo! Argante, malato immaginario, aveva da poco deciso di stendere un testamento sotto la guida di un notaio, il signor Buonafede. Ovviamente Belinda sperava di essere nominata unica erede e per questo mise in atto il più falso degli atteggiamenti di compatimento verso la presunta malattia del marito. La donna sapeva bene di dover far un gran buon lavoro: se Argante non fosse stato convinto,avrebbe lasciato in sorte ogni bene ad Angelica! Nel mentre ben altri pensieri occupavano la mente della giovane! Insieme alla amica Tonietta, stava cercando di risolvere il problema del pretendente impostole dal padre. Un giorno, mentre Argante giaceva nel letto, vittima di chissà quali dolori immaginari, la governante annunciò l’arrivo del supplente del maestro di musica della figlia, interpretato da Cleante che aveva escogitato il piano per incontrare l’amata. Al suo arrivo, Angelica rimase impietrita… presa dall’amore, ma anche dallo stupore generato dalla scena. La lezione era appena agli inizi quando giunsero a far visita ad Argante anche il dott. Tommaso Diafoirus, futuro sposo di Angelica e suo padre, il noto medico. Motivo della visita: conoscere la fanciulla. Tommaso Diafoirus si rivelò essere da subito un allocco immaturo. Infatti non riuscì a spiccicar parola, se non stimolato dal padre. Argante nemmeno si curò di notare la stupidità del giovane, ma sfruttò invece l’occasione per presentare le doti canore della figliola a futuro genero e consuocero. E fu così che la scena divenne ancora più grottesca. Accompagnata dal finto maestro Cleante, Angelica cominciò a cantare per allietare gli ospiti. L’operetta a due voci che i giovani interpretarono, raccontava però di una storia d’amore del tutto simile alla loro. Fu per questo che Argante se ne accorse e adirato decise di scacciare Cleante dalla sua sontuosa dimora! Se il padre era uomo di temperamento, cocciuto quanto ipocondriaco, la figlia era altrettanto determinata e mossa da nobili motivazioni. Nessuno l'avrebbe mai convinta a sposare l’uomo che non amava.Belinda, la sua perfida matrigna, provò e riprovò, con l'unico scopo di ottenere i favori del marito, che, però, nel mentre, era intento a ben altro: si stava infatti già sottoponendo ad una visita accurata del futuro genero coadiuvato dal consuocero. Alla fine i due gli diagnosticarono falsamente una nuova – l’ennesima - malattia immaginaria, ben consapevole che i disturbi di Argante fruttavano denaro. Per sua fortuna Argante aveva un fratello intelligente ed onesto. Un giorno, facendo visita al malato immaginario, chiese di parlare in privato con lui. Provò così a spiegargli che i suoi malesseri erano solo di origine psicologica, che godeva di ottima salute e che sia il farmacista che lo stuolo di medici lo assecondavano solo per truffarlo. Non si trattò di un discorso breve. Anzi… fu molto lungo, Belardo tentò in ogni modo di dimostrare la verità delle sue argomentazioni. Alla fine, data la cocciutaggine di Argante, preso dalla disperazione, decise di essere più duro e meno comprensivo. Estremi mali, estremi rimedi: scelse, per il suo bene, di vietare ad Argante la visita medica quotidiana, con grande disappunto del medico Purgone e del farmacista che non poterono riscuotere più alcun quattrino. La nuova strategia coercitiva non ottenne però grandi risultati. L’ossessione di Argante non sembrava migliorare e Belardo, affranto, non sapeva più che fare… Era ormai rassegnato… quando… come spesso accade… all’improvviso gli venne un’idea: con l’aiuto della governante, decise di inscenare la finta morte di Argante. Solo così, pensavano i due, il vecchio testardo avrebbe potuto verificare chi teneva veramente a lui e alla sua salute e chi lo stava gabbando per ricavarci eredità e parcelle. La messinscena funzionò perfettamente. Argante sembrò destarsi da un profondo sonno. Si rese conto che solo la figlia, la governante ed il fratello lo amavano sinceramente e così permise alla giovane, finalmente, di coronare il suo sogno d’amore. Belardo, a questo punto, non si fermò e ne inventò un’altra davvero buona. Propose al fratello di divenire lui stesso medico! Avrebbe potuto curare da sé i suoi acciacchi senza sperperare inutilmente denaro. Fu così che Argante si laureò in men che non si dica addirittura in medicina! Sicuro la sua ipocondria non guarì, di certo, però, smise di essere gabbato dai tanti truffatori in circolazione!

 
 
 
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