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Ma perché mai?

Post n°30 pubblicato il 13 Luglio 2005 da dyer_maker

     Me lo hanno detto. Me lo ha detto la persona a me più vicina e cara in questo momento, quindi ci credo. No, non si tratta di nulla di allarmante: semplici constatazioni e divagazioni!

     Le cose stanno più o meno così: ieri notte, circa verso le 2:30, hanno trasmesso su rete4 un film, per la regia di Elio Petri, con protagonisti tra gli altri Gian Maria Volontè e Mariangela Melato. Il titolo: La classe operaia va in Paradiso. Embe'?, direte voi. Embe' un par di minchie, risponderò io. Perché? Ma come, perché? Vi pare normale, vi pare accettabile, vi pare reale che sulla rete ammiraglia del règime, la rete attualmente più filogovernativa (ma anche la più insulsa, la più faziosa, la più strumentalizzante, la più superficiale, la più noiosa, la più illegale, la più mediocre) trasmettano un film/manifesto del cinema politicamente impegnato degli anni '70? Non vi appare tutto leggerissimamente forzato, leggerissimamente grottesco?

     Il connubio Petri/Volontè produsse alcuni tra i migliori film italiani di sempre (l'opinione è del tutto personale e pertanto non obbligatoriamente condivisibile dall'altrui intelletto): Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo, ma anche La classe operaia va in paradiso. La recitazione di Volontè, sempre profonda, studiata, patita (nell'accezione più classica) tocca vertici irraggiungibili. La visionarietà allegorica delle immagini e delle situazioni colpisce e intrattiene allo stesso tempo. L'irrealtà, per esempio, dei luoghi in Todo Modo, si scontra con l'estrema realtà dei personaggi e delle situazioni (un richiamo più o meno diretto alla società ed all'assetto olitico dell'epoca). Non sono un critico (né un cineasta, sebbene mi piaccia guardare certi film ed insieme ad essi io sia cresciuto), quindi le mie parole sono sterili ed abbastanza inadatte ad esprimere certi stati d'animo ed a fornire indicazioni estetiche di sorta. Voglio però dirvi che le emozioni che certi film evocano, che la bravura di certi attori suscitano, che la visionarietà di certe immagini evocano sono semplicemente straordinarie e pertanto inenearrabili.

     Resta il fattaccio: un film che parla della triste situazione di un operaio nel nord italia; un tipo "tranquillo", "normale", con una compagna, un figlio non suo, un piccolo appartamento arredato alla meno peggio (pieno di cianfrusaglie piccolo-borghesi), ma soprattutto la stramaledetta esigenza di arrivare dignitosamente a fine mese. E allora, via di fresa per produrre di più, per integrare allo stipendio base di poche migliaia di lire altre, ma sempre poche, migliaia di lire per il cottimo. Superproduttività, superlavoro. Magnifica la battuta: "un pezzo, un culo... un pezzo, un culo". L'operaio si motiva pensando ad altro, ad una donna, al culo di una donna... La tragedia, un giorno. Un pezzo, un culo... Un pezzo, un dito... L'operaio diventa vittima della macchina, ne subisce la furia cieca. E la tragedia assume i caratteri della consapevolezza, personale e di classe: se fino a quel momento egli era stato un krumiro (per fame), da allora decide di combattere per i diritti degli operai. E allora scioprei, occupazioni e via dicendo. E il dramma psicologico ed umano si consuma insieme a quello di classe. Tragicomico il finale: il potere forte dei padroni l'ha e l'avrà sempre vinta. Gli operai sono puniti, "degradati" sia sul piano professionale che su quello umano, e rispediti alla catena di montaggio, generatrice somma di alienazione. Gli unici ad uscire sempre puliti, immutabili ed immutati dagli scioperi e dalle successive "rappresaglie" punitive da parte dei padroni sono i sindacalisti e gli intellettuali (nel film, gli studenti universitari). Come sempre. Gli studentelli di buona famiglia che abbracciano le cause degli altri da sé (lontani anni-luce da loro), salvo poi ritornare mesti da mamma e papà che li rimettono in riga. E' una storia tristemente nota, e tristemente ancora in voga.

Per me, è la stessa storia dei segretari di partito (o magari delle Sezioni Giovanili dei partiti) che si riempiono la bocca di paroloni e di ideali, ché tanto fa sempre e comunque figo, e che poi per insultare uno che non la pensa come loro gli danno del proletario. A me è capitato.

Per questo odio la Sinistra Giovanile ed i suoi inutili ed inconsistenti affiliati (tranne le doverose eccezioni, è ovvio)

Comunque, a fine di post, la domanda è: quali relazioni intercorrono tra rete4 ed il fu Gian Maria Volontè? Quale filo invisibile lega Elio Petri a Silvio Berlusconi? E quale la Fininvest ed il cinema politico italiano? Non è che ci stanno a prendere tutti per il culo, da trenta e passa anni a questa parte?

Ho come uno strano sospetto...

Ciao a tutti. A presto,

S.

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Commenti al Post:
BaileAthaCliath
BaileAthaCliath il 02/09/05 alle 15:57 via WEB
Posso assicurarti che non è sempre così... Ho fatto parte della FGCI prima e della Sinistra Giovanile poi, per quasi 15 anni, e posso assicurarti che spesso le parti sono invertite. Molto spesso incontri persone che "non si riempiono la bocca di ideali" ma li vivono sul serio ed in modo profondo, spesso in modo più completo coerente e metodico di chi ogni tanto si sveglia e scende in piazza a gridare per qualche battaglia "cotta e mangiata" e pronta all'uso (vedi da ultimo il movimento pacifista, che almeno a Cesena usava le capacità organizzative ed il personale dei partiti tradizionali, primo tra tutti i DS, per poi spalarvi merda sopra con il megafono in mano)lasciando poi ad organizzazioni come la Sinistra Giovanile il compito di presidiare il territorio fino alla battaglia seguente. Ti saluto.
(Rispondi)
lottergs
lottergs il 24/03/09 alle 04:11 via WEB
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