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Diaspro Rosso

Post n°15 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da sonia.tarnesi1
 
Foto di sonia.tarnesi1

Potente pietra guaritrice.

Rivitalizza la psiche e porta serenità mentale.

Riequilibria le energie sessuali

Primo e quarto chakra.

E' abbinato allo Scorpione e all'Ariete

 
 
 

Aglio

Post n°14 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da sonia.tarnesi1
 
Tag: Piante
Foto di sonia.tarnesi1

 

 uso officinale: infuso o decotto per curare i dolori reumatici, catarri bronchiali, febbre e pressione alta. Uso esterno: per nevralgie e verruche. Controindicato per chi ha la pressione bassa e irritazione gastrica.

uso esoterico: (marte con influenza lunare) Protezione durante gli esorcismi e purificazioni. Ha la virtù di attirare le correnti astrali, anche quelle negative fungendo da filtro. Assorbe le energie negative e protegge contro le larve astrali.

 

 
 
 

Fehu

Post n°13 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da sonia.tarnesi1
 
Tag: Rune
Foto di sonia.tarnesi1

Uso per sigilli e incantesimi:

-permette di consolidare una condizione felice
-cambiamenti positivi
-per proiettare la propria energia magica e agire a distanza
-per attirare le forze cosmiche
-per rafforzare i poteri psichici

 

Significato divinatorio:

Indica guadagno, conquiste, ma chiede anche di riflettere sulle nostre reali necessità e sul valore della generosità 

 
 
 

The wheel of time

Post n°12 pubblicato il 26 Gennaio 2014 da sonia.tarnesi1
 
Tag: poesie

It's the circle of life
it's the wheel of time
which goes on over and over
while days and nights kiss each other.

Everything in our reality
has its moment to be
the flowers and their fragility
from the highest cliff to the deepest sea.

If we learn to listen with our heart
we'll discover that all has a soul
everything we can see has a part
in this world, everyone should follow their call.

In the middle of a forest
where neither the sun can dare to see
we can feel the voice of the trees
the emotion of the Earth.

If we'll be able to do it
there will be nothing She will hide from us. 

 
 
 

Fiordaliso

Post n°11 pubblicato il 26 Gennaio 2014 da sonia.tarnesi1
 
Tag: poesie

Mio Racconto

 

 

l fiordaliso che la bambina reggeva tra le dita era veramente bellissimo. Pareva del colore del mare più profondo e le gocce di rugiada scintillavano come raggi di luna illuminando il suo viso triste. Non era felice, lo sapeva, aveva tentato in tutti i modi di esserlo, ma inutilmente. In fondo non era colpa sua. Spesso si ripeteva che se solo si fosse costretta ad accettare la sua vita, se non avesse desiderato che fosse migliore, sarebbe riuscita ad essere felice. Era quasi il tramonto ed era ora di tornare a casa. Se avesse ritardato sarebbero stati guai seri. La sua casa. In realtà non la sentiva tale, e come avrebbe potuto? Dentro quelle mura non c’era altro che dolore. Era rimasta fuori troppo a lungo, sapeva che, se non si fosse sbrigata a tornare, sarebbe stata punita. A scuola nessuno le domandava mai nulla sui lividi che aveva sul corpo, non era possibile che credessero alle sue spiegazioni, probabilmente non credevano che fossero fatti loro. L’unica persona che le fosse mai stata vicino era il fratello. Il suo fratello più grande. Lui la proteggeva. Suo padre pareva più tollerante con lui. Non che gli risparmiasse le cinghiate, ma almeno non lo aveva mai fatto finire in ospedale. Quando piangeva suo fratello la consolava, se, per punizione, le facevano saltare la cena, le portava da mangiare, rischiando lui stesso di venir punito.

Una volta Tommy aveva provato a chiedere aiuto, aveva parlato con una sua insegnante, ma non gli avevano creduto. Suo padre era arrivato con un’ottima spiegazione e con i flaconcini di pillole. Aveva spiegato che il ragazzo era in cura psichiatrica e che soffriva di schizofrenia. Non era pericoloso per gli altri, ma spesso si procurava delle ferite da solo. Suo padre era una persona importante, in vista, incensurato. Era ovvio che avrebbero creduto a lui e non alle parole di un ragazzino. La ancora la bambina non si capacitava che nessuno avesse mai avuto sospetti. Gli adulti credono quasi sempre a ciò che appare e si accontentano di questo, pensava la bambina. Quella volta sua fratello era stato duramente punito. Lo aveva picchiato così forte, che per un momento la bambina, vedendo che non si rialzava dal pavimento, aveva creduto che fosse morto. Poi un gemito. Era vivo. Si era avvicinata a lui e lo aveva stretto tra le braccia, avevano pianto insieme.

La bambina stava fuori il più possibile, ma non era possibile sfuggire sempre. Oramai lo aveva capito. Nella vita non si riesce mai a sfuggire.
Fortunatamente quel giorno riuscì a tornare in tempo.
Lei e suo fratello. Non aveva altro che loro stessi. Nel profondo del cuore la cosa che temevano di più era di rimanere soli, uno senza l’altro.
Gli anni passavano sempre nella stessa maniera. Il ragazzino divenne un ragazzo, la bambina una ragazzina, ma niente tra quelle mura era cambiato e nessuno al di fuori aveva mai osservato.

Un giorno, la ragazzina non ricordava cosa avesse scatenato la furia del padre, ma la stava picchiando, le stava facendo tanto male. Era a terra, non riusciva a muoversi eppure lui continuava a colpire. Suo fratello, si mise in mezzo. Sta volta no, basta. Oramai sono grande, pensava, non permetterò più questo. Così si frappose tra la sorella e il padre. Ma on servì a molto, anzi, fu peggio. Il padre, anche quella sera ubriaco, cominciò a colpire lui, lo colpì, e ancora, e ancora. Poi lo tirò su e lo getto a terra. La testa del ragazzo colpì violentemente il pavimento e lui rimase immobile. Il sangue cominciò a spandersi sul pavimento. La macchia si allargava e pareva avere vita propria. La ragazzina non riusciva a staccare gli occhi da essa, dal viso mortalmente pallido del fratello. Non si muoveva. La ragazzina si mise a piangere, sapeva che questo avrebbe fatto infuriare il padre, ma non riusciva a smettere. L’uomo parve ritrovare la lucidità per un attimo e poi venne la paura. Un terrore pietrificante. Che aveva fatto? Ora sarebbe finito in prigione. Non pensava al figlio che aveva appena ucciso, pensava alla prigione, al suo nome sulla bocca di tutti. Così sotto gli occhi orripilati della figlia trascinò il corpo fino al giardino, nel retro e lo seppellì. Il giorno seguente disse che il figlio era scappato di casa. Tutto il quartiere si mostrò così triste per lui e le voci girarono. La gente cominciò a dire che sì, era sempre stato un ragazzo strano, non normale, ah che preoccupazioni per quella famiglia, dicevano scuotendo la testa. Povera famiglia.

La ragazzina non parlava più. I suoi occhi non avevano più vita. Ogni volta che posava la testa sul cuscino rivedeva il fratello, ogni volta che il padre la picchiava, rivedeva il fratello. Lui le aveva promesso che, una volta diventato grande, avrebbe trovato il modo di scappare e la avrebbe portata con lui, che avrebbero trovato il modo di avere una vita nuova. E sarebbero stai insieme. Ma ora era tutto finito. Lui se n’era andato. Piangeva silenziosa. Se n’era andato, ma non l’aveva portata con sé, lo aveva promesso, ma non lo aveva fatto. Sapeva che lui non c’era più per proteggerla, sapeva che non sarebbe mai riuscita ad andarsene. La speranza era morta col fratello. L’unica persona che avesse mai amato e che l’avesse mai amata.

Fu in una notte di luna. Le piaceva la luna. Il fratello le parlava spesso della luna, le raccontava delle storie. Le diceva che la luna era una dolce signora che vegliava sul sonno dei bimbi addormentati e che le persone che morivano potevano guardare chi amavano da lassù. Così, la ragazzina uscì in giardino e andò sotto l’albero. Un albero grande. Da sotto i suoi rami guardò la luna. La intravedeva e pareva sorriderle. Il fratello di lassù la stava guardando. Silenziosamente getto la corda che aveva in mano, la fece passare su quel ramo dove un tempo c’era stata un’altalena rossa. Fece un nodo. Era il nodo giusto. A scuola avevano fatto un corso sui nodi. Non sapeva perché, ma ora le sarebbe stato utile. Salì sopra l’albero, si mise a calcioni su quel ramo, infilò la testa nel cappio, e dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla luna si gettò.

 

Il giorno seguente il padre trovò il corpo. Non fu qualcosa che poté nascondere. Lo avevano visto altri. Avevano chiamato la polizia, l’ambulanza. Tutto il quartiere mormorava su quella tragedia. Il padre doveva essere disperato. Ma poco a poco, vennero fuori i particolari, i veri particolari. Particolari orribili. Il corpo del ragazzo venne dissotterrato dal giardino.  Il padre andò in prigione. La polizia fece il suo lavoro, la legge seguì il suo corso, ma era troppo tardi. Troppo tardi per salvare quelle due vite.

 

I due fratelli furono seppelliti insieme. Uno accanto all’altra. Sulla tomba un giorno apparve il seguente biglietto. “Perdonateci se vi abbiamo abbandonato. Non siamo mai riusciti a vedere il vostro dolore, non abbiamo mai compreso le vostre preghiere. Sappiamo che non ha valore, ora, ma chiediamo il vostro perdono”.

 

Quella notte la luna brillo nel cielo. Era stata piena due giorni prima, ma quella notte brillò come se lo fosse ancora. Sopra il biglietto la mattina seguente era adagiato un fiordaliso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 

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Un blog di: sonia.tarnesi1
Data di creazione: 23/01/2014
 

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