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BLOG DI SILVIA DE ANGELIS

Messaggi di Febbraio 2014

IL DOLORE

Post n°994 pubblicato il 03 Febbraio 2014 da das.silvia

Abitualmente chiamiamo dolore quel senso di costrizione nel petto, mancanza di forze e desiderio di chiuderci in noi stessi che proviamo quando perdiamo qualcuno, o qualcosa, cui tenevamo molto.
La perdita può riguardare una persona importante nella nostra vita affettiva, un lavoro che ci garantiva sicurezza economica, ma anche un compagno di giochi con cui eravamo abituati a condividere esperienze piacevoli.
Quando il vuoto lasciato da questa perdita permane a lungo e non riusciamo a riempirlo, il dolore assume quella forma soffusa e durevole che chiamiamo tristezza.
Negli articoli delle settimane precedenti abbiamo preso in considerazione in primo luogo la rabbia, indicandola come reazione emotiva verso un danno e/o una svalutazione, successivamente la paura che abbiamo posto in relazione ad un pericolo. Ora, considerando il dolore la reazione emotiva ad una perdita, completiamo il quadro di quelle che possiamo ritenere le nostre risposte più profonde ad eventi esterni. Per fortuna rimane un’altra emozione, di gusto gradevole e compagna della soddisfazione e dell’appagamento: la gioia, della quale ci occuperemo la prossima settimana.
Consideriamo queste emozioni nella funzione "naturale": indicare l’importanza di un evento (stiamo andando verso un crack finanziario, un collega ci sta mettendo in cattiva luce oppure una persona cara è partita per sempre) e sostenerci nel fare qualcosa d’adeguato per risolvere l’emergenza che si è creata per noi (predisporre e attuare un riassetto finanziario, mostrare chiaramente le nostre ragioni, ricercare nuove conoscenze o approfondire quelle vecchie).
Esiste purtroppo anche un uso, o meglio, un abuso delle emozioni che potremmo dire "tossico", l’argomento è vasto e, in questa sede, possiamo accennarlo solo considerando un personaggio che, prima o poi, tutti abbiamo incontrato: l’addolorato perenne, o la sua versione light, il sempre triste. Un mio amico usa le notizie del giornale, opportunamente interpretate in senso tragico e pessimista come l’iniezione di una dose quotidiana di dolore da consumare fino alle prime ore del pomeriggio. Per la serata, la sua tristezza è garantita dall’incomprensione della moglie. Penso a volte di chiedergli che sogni faccia.
Che cosa possiamo fare per risolvere efficacemente la situazione di vuoto creata da una perdita? Per spegnere la lacerante spia del dolore o quella più tenue, ma opprimente, della tristezza?
I bambini che hanno la sventura di perdere la presenza della madre senza trovare un valido sostituto, tendono a chiudersi e diventare abulici per trattenere e sentire meglio se stessi, e ciò che rimane loro.
Anche gli adulti tendono a reagire ad una grave perdita nello stesso modo. In questi difficili momenti, se abbiamo la fortuna di avere accanto persone disponibili, possiamo chiedere loro conforto attraverso manifestazioni affettuose ed amorevoli: un caldo abbraccio può alleggerire il dolore. Il conforto peraltro è come un farmaco che fa scendere la febbre senza curare veramente la malattia. E’ proprio il desiderio di far cessare la sofferenza, invece, che ci spinge a cercare una compensazione. Un nuovo lavoro o un amore nascente possono cancellare, lentamente o di colpo, la perdita subita e, conseguentemente, la sofferenza dolorosa.
I più bravi nel cogliere ciò che c’è di buono nelle esperienze, possono considerare che ad ogni perdita consegue almeno un aspetto positivo: creare spazio per nuove esperienze. Costoro potranno reagire alle perdite non solo con la tristezza, ma anche con quel sentimento di speranza che accompagna il nascere di nuove opportunità.
E quando la perdita è veramente incolmabile ed insostituibile mentre la strada per lo sconforto e la disperazione appare spianata? Se riusciamo ad attivare la parte più matura e saggia di noi, abbiamo ancora una possibilità: accettare i limiti stessi della vita e del mondo. Nella vita si nasce, si opera e si muore (a volte anche precocemente) e noi esseri viventi, in ultima analisi, non possiamo che accettare questi limiti.(WEB)

                      

 
 
 

LIMITE DEL TEMPO

Post n°993 pubblicato il 02 Febbraio 2014 da das.silvia

E quando sfugge ai tuoi polpacci

quella manciata d’ebbrezza

solita dar senso

alle inclinazioni celate nelle tasche

sembra ammutolirsi

il fiato del respiro ultimo

disagiato rincorrere

l’entità di tempo

minuscola come lo stoppino

consumato dal quell’arder denso

impietoso d’una fine lacerante


Silvia De Angelis tutti i diritti riservati

                           

 

 
 
 

TERREMOTO TRA CAMPANIA E MOLISE

Post n°992 pubblicato il 01 Febbraio 2014 da das.silvia

Una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 è stata localizzata nel distretto sismico Monti del Matese poco dopo le 8.10. La scossa - si apprende dal comando provinciale dei Carabinieri di Napoli - è stata sentita anche in alcuni quartieri della città partenopea.

La scossa è stata sentita in maniera molto chiara nella zona di Nola e dei monti del Matese, la stessa dove si è un altro evento sismico poco più di 2 settimane fa caratterizzato da un successivo sciame. L’evento è stato sentito anche in alcune aree del Sannio. Numerose le persone che sono scese per strada.  

Paura tra gli studenti di Isernia che erano appena entrati a scuola per una scossa che è stata avvertita distintamente anche nel centro molisano. Gli studenti sono stati fatti tutti uscire dalle scuole e si sono riversati in strada. Al momento non si registrano danni, ma sono in corso accertamenti. Un’altra scossa avvertita dalla popolazione tra Caserta e Campobasso. Dopo quelle delle 8,21 e 8,12. alle 9 la terra ha tremato di nuovo, facendo registrare una scossa di magnitudo 3.7. Per ora non si segnalano danni.  

Nella zona dei Monti del Matese «il livello di pericolosità sismica è molto alto, tra i più elevati in Italia»: lo ha detto il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Alberto Michelini. «Per questo - ha aggiunto - è fondamentale puntare sulla prevenzione, in modo da costruire sulle basi delle indicazioni contenute nella Mappa della pericolosità sismica». «Dall’Umbria in giù, lungo tutta la catena degli Appennini fino alla Sicilia, incontriamo zone ad alta pericolosità sismica», ha aggiunto il direttore del Centro Nazionale Terremoti. «Dobbiamo ricordare - ha rilevato - che l’Italia è un Paese sismico a tutti gli effetti».  (WEB)

                      

 
 
 

 

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